Il governo Berlusconi cade alla ripresa dei lavori delle Camere. Berlusconi si reca al Quirinale per presentare le proprie dimissioni, e spera di ottenere le elezioni anticipate. Bossi è con lui, quindi il premier è ottimista sull'assenso di Napolitano. In breve, tuttavia, i credit default swaps del nostro Paese esplodono, con quotazioni sempre più inquietanti. Il premier, logorato da acciacchi cardiaci in un'estate e inizio autunno di fuoco nel tentativo di staccare i finiani dal presidente della Camera, riceve una ulteriore sberla sul muso quando Bossi, fiutato che la situazione economica sta peggiorando e che Fini sta radicandosi rapidamente sui territorio, teme per un crollo generale che metta a repentaglio il federalismo e assieme a Tremonti chiede un governo d'emergenza. A malavoglia Berlusconi è costretto ad acconsentire a un Governo affidato proprio al Presidente della Camera, e su cui si trova l'accordo anche con PD e UDC, contraria resta solo l'IdV, nonostante Di Pietro sia molto più cauto del previsto.
La squadra del governo di unità nazionale:
Presidente del Consiglio dei Ministri: Gianfranco Fini, FLI
Ministero per i Rapporti col Parlamento: Gianni Letta, PDL
Ministero degli Affari esteri: Romano Prodi, PD
Ministero dell'Interno,: Roberto Maroni, LN
Ministero della Giustizia: Giulia Bongiorno, FLI
Ministero della Difesa: Alfredo Mantovano, PDL
Ministero dell'Economia e delle finanze: Giulio Tremonti, PDL
Ministero delle Attività produttive: Mario Monti, indipendente
Ministero delle Politiche agricole e forestali: Giancarlo Galan, PDL
Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio: Stefania
Prestigiacomo, PDL
Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti: Sergio Chiamparino, PD
Ministero del Lavoro delle politiche sociali: Savino Pezzotta, UDC
Ministero della Salute: Ferruccio Fazio, indipendente in quota PDL
Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca: Valentina Aprea, PDL
Ministero per i Beni e le attività culturali Ernesto Galli della Loggia, indipendente
Ministero per la PA e l'Innovazione: Renato Brunetta, PDL
Ministero per le Riforme Istituzionali: Umberto Bossi, LN
Berlusconi rimane Presidente del PDL, ma nomina coordinatori il trio Frattini-Gelmini-Meloni. La Russa, Bondi e Verdini vengono discretamente allontanati, Gelmini e Alfano erano indigeribili all'opposizione come membri di un governo di unità nazionale. Il programma dell'Esecutivo è realizzare una nuova legge elettorale, riformare gli ammortizzatori sociali per rispondere alla nuova ventata della crisi, negoziare con la FIAT e altre grandi imprese una nuova politica industriale, mettere mano alla privatizzazione di alcuni servizi pubblici locali per fare cassa, completare una serie di liberalizzazioni per rilanciare l'economia e mettere in sicurezza i conti pubblici. La Lega ha avuto la garanzia di portare a casa il federalismo, ma si ragiona su una cornice ibrida, tedesca a livello generale ma con la possibilità che alcune regioni più pronte autogestiscano alcuni servizi, sul modello catalano. E' stato però messo bene in chiaro a Bossi e ai suoi che i trasferimenti statali verrano falcidiati pesantemente.
Venite contattati dal centralino di una nota casa di sondaggi che vi ponela fatidica domanda: Che ne pensate ? Sosterrete l'Esecutivo ?