Radicali liberi, ma senza simbolo - LOSPIFFERO.COM

Una campagna elettorale impegnativa, un futuro quanto mai incerto e un incarico prestigioso quanto ingrato. I Radicali scongiurano, per il momento, la scissione e tra i protagonisti di una fase che dovrebbe prevedere la ricomposizione di un arcipelago mai così frammentato ci sarà anche Silvja Manzi, coordinatrice dell’associazione torinese Adelaide Aglietta e da ieri tesoriere dell’associazione Radicali Italiani. È stata eletta nel congresso che ha confermato il segretario Riccardo Magi e la presidente Antonella Soldo (che ha sconfitto Silvio Viale), al termine di un testa a testa serrato con Valerio Federico sul quale l’ha spuntata per una manciata di voti. Il XVI congresso ha certo evitato il dramma di un’altra frattura insanabile, dopo quella con il “Partito” di Rita Bernardini, Maurizio Turco e Sergio D’Elia avvenuta subito dopo la scomparsa di Marco Pannella. Ma il problema sulla natura del partito resta lì, sottotraccia, per ora solo aggirato con un escamotage. Magi ha dichiarato la propria intenzione di rivedere lo statuto, il suo avversario Marco Cappato ha rinunciato alla candidatura e così si è evitata la conta ma anche i più ottimisti faticano a interpretare il momento come qualcosa di più di una tregua armata.

La disputa ruota attorno alla rivoluzione pannelliana consumatasi alla fine degli anni Ottanta, quando la sua creatura si costituisce come partito transnazionale, cambia simbolo e viene istituito il divieto di presentarsi alle elezioni. Diventa un soggetto che va oltre i confini nazionali ed europei e quindi delega a liste elettorali territoriali la propria rappresentanza: nascono così le liste Pannella e Bonino – per filiazione diretta – o formazioni elettorali come la Rosa nel Pugno, frutto dell’intesa con Socialisti e Liberali. Da alcuni anni anche i Radicali Italiani – soggetto almeno formalmente autonomo dal Partito Radicale (c’è da farsi venire l’emicrania) hanno sancito per statuto l’astensione da una partecipazione diretta alle elezioni. Ed è questa la norma che Magi vorrebbe modificare, mentre Cappato rappresenta la linea più ortodossa.

“Rimangono differenti visioni riguardo la natura del nostro movimento – ammette Manzi, capatosta foggiana e rigore sabaudo come la definisce il compagno di partito Giulio Manfredi -. Sulla presentazione del simbolo alle elezioni dovremo avviare una discussione”. Un problema rinviato perché “in questo momento è più opportuno presentarsi con una formazione innovativa, federalista ed europea” che con ogni probabilità si alleerà con il Pd di Matteo Renzi.

L’ultimo congresso ha infatti stabilito che i Radicali sosterranno la lista Forza Europa ritrovando il vecchio compagno Benedetto Della Vedova, mentre l’anima di questo progetto resta Emma Bonino. L’ex ministro, pur nella malattia, è stata il primo testimonial della campagna Ero Straniero con la quale sono state raccolte 86mila firme di cui 8mila in Piemonte e oltre 4mila nella sola provincia di Torino. La sua figura sposta, dunque, il baricentro del movimento radicale dal partito all’associazione Radicali Italiani, mentre a Bernardini e soci restano (e non è poco) sede, radio e strutture.

Tra i temi che in modo atavico assillano i radicali c’è quello delle risorse: “Intendo proporre l'adesione di Radicali Italiani al due per mille” dice Manzi, che nel suo ruolo di tesoriere determina la politica di autofinanziamento. Anche per questo servirà una modifica dello statuto e, c’è da scommetterci, non mancheranno i distinguo.