Il senso delle celebrazioni non va inteso come "festeggiamento" della morte di milioni di uomini.
IO PROVENGO DAL psi. Il mio partito, allora, si oppose all'entrata in guerra ed io, che a volte non seguo diligentemente i " consiglio" di partito, in quel caso mi convinsi che sarebbe stato meglio restare fuori.
Detto questo l'italia entrò in guerra e, una volta in guerra, ogni buon cittadino deve difendere la patria.
Il 4 novembre per me é un giorno glorioso, il giorno della vittoria contro l'impero austroungarico, la rivincita di caporetto.
So bene quanto ci costasse quel giorno ma sarebbe stato peggio trovarsi i crucchi a roma.
Io credo si festeggi "la fine" di quella guerra.
Fino a qualche anno fa si festeggiava "la vittoria", il che francamente mi sembra eccessivo.
Ma è bene festeggiare ogni ricordo: per me, ad esempio, importa ricordare che la resistenza sul Piave non fu merito dei disorientati comandi, ma dei caporali e dei sergenti (tutti di leva), cui anni di incapacità militare dei professionisti della guerra avevano insegnato molto più degli stupidi manuali.
Mi ricorda anche che il maggior tributo di morti lo diede la Basilicata, seguita dalla Sicilia e dalla Puglia. Ciò significa che quegli incolpevoli morti morirono senza sapere perché: il Trentino o le Venezie erano, a quei tempi, più lontane dell'Australia. E, per la massa degli analfabeti contadini, completamente estranea.
Ti invito a leggere il diario di V. Rabito, pubblicato da Einaudi: una scelta delle lettere che quel contadino siciliano semianalfabeta ma con un cervello dieci volte migliore di quello di D'Annunzio, scriveva stentatamente a casa.
Oppure E. Lussu, che era molto più colto e della tua terra.
Ogni ricordo suscita le emozioni che ciascuno sente, o crede.
Mia nonna, ad esempio, festeggiava il 20 settembre; e non mi mandavano a scuola.
Strano che nessuno dica niente sul festeggiare i milioni di morti dell'olocausto, buono a sapersi
Le plus grand soin d’un bon gouvernement devrait être d’habituer peu à peu les peuples à se passer de lui.