Vecchio acido e avaro, Zio Paperone di Carl Barks compie 70 anni | Avanti!

“Eccomi qua, nella mia comoda dimora, aspettando che passi il Natale! Bah! Che stupida festa, in cui tutti si vogliono bene! Ma per me è diverso! Tutti mi odiano e io odio tutti! E tutti a comprare regali… Pare che si divertano! Non mi sono mai divertito, io!” (da “Il Natale di Paperino su Monte Orso”, (Donald Duck’s Christmas on bear mountain), Four Color Comics n. 178, dicembre 1947; testo e disegni di Carl Barks.

E’ con questa frase che Uncle Scrooge Mc Duck (Zio Paperon de’ Paperoni, come verrà infine battezzato da Mario Gentilini, l’allora direttore di Topolino) esordisce 70 anni fa nell’universo dei paperi Disney, anche se i fumetti sono realizzati e pubblicati dalla Western Printing & Lithographing. Secondo il canone ufficiale, cioè l’albero genealogico pensato proprio da Barks, Paperino è figlio di Ortensia, sorella minore di Zio Paperone, e di Quackmore Duck, uno dei figli di Nonna Papera. Quindi è l’unico nipote in linea diretta dello Zione.

QUADRO BARKS 08 okAll’inizio né l’autore né i redattori della casa editrice puntano a più di qualche comparsata per il vecchio acido e avaro, uno dei tanti personaggi di contorno alle avventure di Paperino – Donald Duck, già in pista per doppiare il successo del primo nato, quel Mickey Mouse – Topolino che, sin dal 1928, aveva conquistato le platee di tutto il mondo grazie al cartoon “Plane Crazy”.

Ma Uncle Scrooge non ne vuole sapere di ruoli secondari e nel 1954, dopo un pugno di storie, conquista una testata tutta sua, che continua a essere pubblicata ancora oggi. Così, l’insopportabile avaro diventa uno dei personaggi di punta dell’universo papero e una tra le più importanti icone del Novecento, contribuendo a catapultare il suo autore nel ristretto Olimpo dei grandi narratori del secolo scorso e, probabilmente, anche di quello attuale.

QUADRO BARKS 07Le avventure di Zio Paperone sono state e vengono ancora oggi raccontate da autori di tutto il mondo che hanno realizzato un numero incalcolabile di storie. Ma non è questo il momento di parlare degli altri, di quel battaglione di migliaia di disegnatori e sceneggiatori che in settant’anni di vita ne ha raccontato le gesta; o delle varie scuole, tipo quella italiana, che hanno caratterizzato il papero più ricco e avaro del mondo. Questa è la celebrazione del compleanno dello Zione, non un’enciclopedia, e vogliamo festeggiarla alla grande dedicando tutto lo spazio a lui e al suo geniale creatore, lasciando perdere il resto.

QUADRO BARKS 01Sin dal suo esordio, Zio Paperone indossa un caratteristico abbigliamento che resterà sempre uguale: redingote, ghette, cilindro, bastone da passeggio e un paio di occhialini senza montatura sopra il becco. Col tempo i coloristi si metteranno d’accordo e la palandrana diventerà ufficialmente blu con i polsini e il colletto rossi, con qualche variazione nelle copertine. Per realizzare il suo personaggio Barks si è sicuramente ispirato a uno degli avari per eccellenza della letteratura: Ebenezer Scrooge protagonista del “Canto di Natale” di Charles Dickens, ma ha anche riproposto il mito americano del self made man, del povero che raggiunge successo, benessere e ricchezza dopo aver praticato decine di lavori, e ci riesce grazie alla sua forza di volontà e al duro lavoro, magari dimenticandosi di santificare le feste, vacanze e divertimenti. Anzi, il suo unico divertimento è quello di fare sempre più soldi. Ma possiamo anche leggerci, come allegoria, l’autobiografia di Barks e delle fatiche che ha affrontato prima di diventare il leggendario uomo dei paperi.

QUADRO BARKS 09Con Zio Paperone, Carl Barks reinventa a modo suo il classico zio d’America: avaro, ricchissimo, irascibile, più propenso a elargire tanti buoni consiglio che dollari, a far lavorare tanto e a pagare poco anche i suoi parenti più stretti, ma che ogni tanto si toglie le sue belle soddisfazioni da uomo, scusate da papero più ricco del mondo. Insomma, uno con un carattere insopportabile ma che devi sopportare in attesa che schiatti (presto) così da intascarne l’ingente eredità.

Ma non basta. Barks crea un suo pantheon particolare, una sua personale versione del modo di raccontare storie a fumetti. E ci riesce facendo indossare una maschera da papero ai personaggi tradizionali della commedia dell’arte, raccontando storie più “umane” e coinvolgenti di quelle che a volte si trovano nella letteratura importante, raccontando di noi, di quello che siamo e di quello che magari saremo potuti essere.

COVER 09Zio Paperone nel corso della sua lunga vita ha svolto decine di mestieri, come appunto il suo creatore, prima di diventare il papero più ricco del mondo, come ama definirsi senza tema di smentita: imprenditore, palazzinaro, finanziere, banchiere, cercatore d’oro, proprietario di linee aeree e marittime, e via elencando. Dite un lavoro e lui lo ha già fatto, pensate a un campo d’affari e lui lo ha già occupato. E con una voglia di vivere e di scoprire sempre nuovi modi di fare soldi che ricorda il suggerimento di Rita Levi di Montalcini per avere una lunga vita: tenere il cervello sempre in esercizio. E quello di Zio Paperone è sempre in movimento, fosse solo per inventarsi un modo per pagare meno il già pagato poco Paperino, magari il nipote prediletto ma non l’erede. Gli eredi designati sono i bisnipoti, i figli di Della, sorella gemella di Paperino. Sono quei saggi e assennati Qui Quo Qua, lontani dalle monellerie iniziali, che sapranno ben gestire un patrimonio inverosimile anche se di fantasia.

COVER 11Zio Paperone lascia la villa dove lo incontriamo la prima volta e si trasferisce nel suo gigantesco deposito costruito sulla collina Ammazzamotori, dove ha accumulato tutta l’ingente fortuna raccolta con suo personale lavoro nel corso di lunghi decenni trascorsi in giro per il mondo a concludere buoni affari. Si tratta di tre ettari cubici di monete, dorate in Italia ma grigie-argento negli Usa, con cui ama trascorrere gran parte suo del tempo libero: le conosce una a una, e di ciascuna è in grado di raccontare come l’ha guadagnata, e ama farci il bagno: “mi piace nuotare nel denaro, come un pesce-baleno, scavarci delle gallerie come una talpa e gettarmelo in testa come una doccia”, dichiara al colmo delle felicità in molte delle sue storie, senza mai rivelare perché riesce a farlo senza farsi male.

Impossibile non citare la Numero 1, (Old Number One) la prima moneta guadagnata all’età di dieci anni, quando faceva il lustrascarpe a Glasgow, nella nativa Scozia. La Numero 1 è il suo portafortuna quasi ufficiale perché il nostro avaro più di una volta ha affermato che i guadagni si ottengono lavorando duramente e non grazie ai talismani. Ricordate Benedetto Croce che non ci credeva ma faceva gli scongiuri? Quasi uguale. Certo è che Amelia, fattucchiera napoletana con casa sul Vesuvio, ci crede, eccome, al potere del talismano e approfitta di ogni occasione per tentare di rubarglielo. Così come non demorde la Banda Bassotti, sempre alla ricerca dell’idea giusta per svuotargli il deposito e sempre sconfitta dall’immarcescibile papero.

COVER 02Nella mitologia di Zio Paperone un posto importante occupano le sue avventure di cercatore d’oro nel Klondike, quando era un giovane povero determinato a diventare ricco che affrontava traversie e combatteva nemici di tutti i tipi. Compreso il suo primo, unico, grande e irrisolto amore: Doretta Doremì, una sciantosa da saloon che tenta di rubargli una grossa pepita d’oro. Il nostro eroe recupera il maltolto ma non può evitare di perdere un pezzo del suo cuore.

Sin da bambino, Carl Barks (Merrill, 27 marzo 1901 – Grants Pass, 25 agosto 2000) ha coltivato la passione per il disegno e l’illustrazione, pur adattandosi ad altri lavori per sbarcare il lunario. Nel 1928 è il Calgary Eye-Opener, giornale umoristico di Minneapolis, a pubblicare le sue prime vignette da professionista. E in questo giornale lavorerà sino al 1935 in veste di redattore tuttofare, raffinando le sue doti di disegnatore e di scrittore.

Risale al 1935 l’avvenimento che cambierà radicalmente la sua vita. Barks, infatti, risponde a un annuncio pubblicato da Walt Disney che cercava nuovi disegnatori per un grandioso progetto che aveva in mente. Dopo aver frequentato un corso per disegno dal vivo e in movimento, viene assunto come intercalatore, cioè realizza i disegni intermedi che devono dare l’idea del movimento tra un fotogramma di partenza e uno di arrivo delle varie scene in cui è diviso un film a cartoni animati.

E non si tratta di un filmetto qualsiasi, ma di “Biancaneve e i sette nani”, tratto dall’omonima fiaba dei fratelli Grimm. Un’opera che sin dall’anteprima viene acclamata come un capolavoro e che segna una svolta epocale nella storia del cinema. Il film, che uscirà nelle sale due anni dopo, detiene tanti record: è il primo lungometraggio a cartoni animati prodotto negli Stati Uniti, il primo interamente a colori, il primo film della Walt Disney Productions, e il primo Classico Disney.

L’incontro di Barks con l’universo dei paperi avviene due anni dopo. Nel 1937, infatti, Paperino assume il ruolo di protagonista del cortometraggio “Modern Inventions”. La regia è di Jack King che si avvale anche della sua collaborazione. Una veloce toccata e fuga che dopo qualche anno diventerà una grande storia d’amore .

COPERTINA ALBO 1 STORIA ZIO PAPERONENell’agosto 1942 su Four Color 9 inizia la collaborazione di Carl Barks con la Western. La casa editrice, che ha già un ampio catalogo di libri e albi con i personaggi Disney, ha bisogno di una storia originale di Paperino per lanciarlo alla grande nei comic book, così da sfruttare anche nelle edicole il successo che il papero più irascibile del mondo sta mietendo sugli schermi cinematografici e nei quotidiani. Ed ecco l’esordio in “Donald Duck Finds Pirate Gold” (Paperino e l’oro del pirata ), realizzata da Barks e da Jack Hanna nei ritagli di tempo.

Sempre nel 1942, per la precisione il 6 novembre, Barks cambia lavoro, dedicandosi all’allevamento dei polli. Molla gli studi Disney perché poco interessato ai film sulla difesa militare che, dopo la scoppola presa al botteghino nel 1940 da “Fantasia”, vengono realizzati per non chiudere i battenti. Mantiene però i contatti con la Western e nel maggio 1943, su Walt Disney’s Comics & Stories n. 32, viene pubblicata “Paperino e il gorilla”, la sua prima scritta e disegnata, il suo esordio come autore completo.

COVER 10In pochi anni Carl Barks diventa uno dei disegnatori più amati dai lettori, anche se il suo nome non viene rivelato al pubblico. Tra le varie versioni sul perché di questa scelta editoriale, riportiamo l’introduzione di Franco Fossati alla sua “Carl Barks Guide” (Libreria dell’immagine – Comic Art, Milano, 1992): “E’stato a lungo un perfetto sconosciuto. “Molti – ha detto, con grande modestia, nel corso di un’intervista – lo ritengono ingiusto. Comunque era una di quelle situazioni in cui se io fossi stato popolare e avessi ricevuto un mucchio di posta dagli ammiratori non avrei avuto tempo per scrivere le storie, le avrei realizzate peggio e avrei cominciato a pensare di essere troppo bravo e avrei perciò prodotto delle brutte storie”.

Inoltre, avrebbe potuto chiedere un aumento, cosa che per l’editore non era neanche lontanamente sognabile. Barks sarà comunque assunto dalla Western nel 1958, grazie alle vendite stratosferiche di Walt Disney’s Comics and Stories, che presenta ogni mese in apertura di albo una sua storia di Paperino, e che nel periodo di massimo splendore vende tre milioni di copie a numero.

Solo dall’agosto 1968, il nome di Carl Barks inizia a essere conosciuto. Apripista è quel gioiellino editoriale intitolato “Vita e dollari di Paperon de’ Paperoni, numero 170 degli Oscar Mondadori, curato da Mario Spagnol , con un’introduzione di Mario Gentilini e una prefazione di Dino Buzzati, che presenta alcune tra le più belle storie di Barks, di cui viene rilevato il nome per la prima volta al mondo. Buzzati, che l’anno dopo pubblicherà “Poema a fumetti”, un capolavoro che ha aperto in Italia la strada alle graphic novel, scrive una prefazione che è ancora oggi un colpo diretto a quanti storcono il naso quando si parla di comics: “Colleghi e amici, quando per caso vengono a sapere che io leggo volentieri le storie di Paperino, ridono di me, quasi fossi rimbambito. Ridano pure. Personalmente sono convinto che si tratta di una delle più grandi invenzioni narrative dei tempi moderni”. Così il fumetto disneyano, ma non solo, entra di diritto nello scaffale “importante” della biblioteca degli italiani, in una collana che propone tutti i più importanti scrittori dell’Ottocento e del Novecento.

COVER 01Se Zio Paperone resta il suo personaggio più famoso, nel corso della sua lunga carriera Barks realizza oltre 660 avventure con i paperi, inventando sempre nuovi personaggi per il pantheon disneyano. Ne ricordiamo alcuni, citandoli in ordine di apparizione. Ciccio (Gustav Goose, 1939 in tandem con Harry Reeves); Mr. Jimmy Jones (1943); Gastone Paperone (Gladstone Gander, 1948); Gongoro (Bombie, 1949); la città Testaquadra (Plain Awful, 1949); la Banda Bassotti (Beagle Boys, 1951); le Giovani Marmotte (Junior Woodchucks, 1951); Archimede Pitagorico (Gyro Gearloose, 1952); Edi (Helper, 1952); la strega Nocciola Vildibranda Crapomena (Witch Hazel, 1952); Doretta Doremì (Glittering Goldie, 1953); Emy, Ely, Evy (April, May, June, 1953); Gu, l’abominevole uomo delle nevi (Gu, 1955); Cuordipietra Famedoro (Flintheart Glomgold, 1956); Amelia (Magica De Spell, 1961); John Davison Rockerduck (1961); il Fantasma della Cattedrale (The Phantom of Notre Duck, 1965); Paperon-Scià (King Scrooge the First, 1967).

Nel luglio 1967 Barks va in pensione e Uncle Scrooge n. 70 pubblica quella che dovrebbe essere la sua ultima storia:“Zio Paperone e la gemma anatema” (Uncle Scrooge “The Doom Diamond”). Ma non è cosi perché sia i fan, sia la sua voglia di raccontare non gli faranno mai smettere del tutto di dedicarsi alle avventure dei paperi. Il suo sarà un ritiro come quello dei grandi divi, con tanti ritorni in scena per concedere e concedersi l’ennesimo ultimo bis. Tra remake, vecchie sceneggiature con nuovi disegni, storie inedite e collaborazioni varie, questo ritiro mai definitivo dura più di trent’anni sino ad arrivare al novembre 2000, quando la Disney Italia pubblica in anteprima mondiale, su Tesori 3, l’ultima storia realizzata dall’uomo dei paperi pochi mesi prima della sua morte: “Somewhere in Nowhere” (Da qualche parte in mezzo al nulla), sceneggiata assieme a John Lustig e disegnata da Pat Block.

Da semi-pensionato Barks coltiva l’hobby della pittura ma non dimentica i suoi personaggi. Dal 1971 riceve dalla Disney l’autorizzazione per realizzare una serie di quadri a olio ispirati, appunto, alle più belle storie che ha scritto per i paperi. Questa produzione rinnova l’interesse dei fan e i quadri raggiungono quotazioni altissime, tanto che nel 1998 un collezionista spende per una sua opera la “modica” cifra di mezzo milione di dollari.

COVER 04Quarant’anni sono sempre un traguardo importante e il 1987 rappresenta veramente un anno importante per Paperone, grazie a due iniziative, una italiana e l’altra made in Usa. In dicembre, la Mondadori, che allora aveva i diritti Disney in Italia, lancia la rivista “Zio Paperone” che presenta una versione integrale, curata e annotata di tutte le storie di Barks, con dietro un lavoro maniacale e certosino realizzato da grandi appassionati della sua opera. Lavoro continuato dalla Disney Italia e dalla Panini, che all’ultima edizione di Lucca Comics ha anche festeggiato i 70 anni dello Zione.

Negli Stati Uniti, il 18 settembre 1987, su Disney Channel va in onda la prima puntata di Duck Tales, con trame che si ispirano ai personaggi e alle storie di Barks. Il successo è enorme e la serie è tra le più apprezzate e rimpiante dagli appassionati. E per questi 70 anni dorati del nostro Zione non poteva mancare il reboot. Una nuova serie di Duck Tales, infatti, ha esordito il 12 agosto scorso negli Usa ottenendo il solito clamoroso successo, mentre in Italia sarà trasmessa da domenica 26 novembre, candidandosi, ovviamente, a battere tutti i record di ascolti.