I Radicali a Gentiloni: “Dimezzate le firme per le liste elettorali. Così ci impedite di essere eletti”



E’ possibile ancora intervenire con un decreto che abbatta il numero di firme necessarie per la presentazione delle liste per le prossime elezioni? Secondo i Radicali italiani sì. Emma Bonino, il segretario Riccardo Magi, assieme al presidente di Forza Europa e sottosegretario del governo Benedetto della Vedova, hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per chiedere di correggere quelle norme introdotte dalla legge elettorale che «sono irragionevolmente punitive e discriminatorie nei confronti delle formazioni politiche che non fanno riferimento a gruppi parlamentari già costituiti nelle due Camere».
Agli sgoccioli della legislatura i radicali tornano con una delle loro battaglie più sentite. Chi non è rappresentato in Parlamento è obbligato a raccogliere le firme. Ma «la previsione di un numero altissimo di fatto impedirebbe» l’esercizio del diritto di associarsi liberamente tutelato dagli articoli 49 e 51 della Costituzione. «Tempi, modalità di raccolta, autenticazione e certificazione delle sottoscrizioni» nei pochi mesi rimasti allo scioglimento delle Camere e con le vacanze alle porte, rendono tutto più arduo. La richiesta contenuta nella lettera è semplice: un decreto per dimezzare le firme e l’avvio della sperimentazione della firma digitale per abbattere le barriere architettoniche elettorali, soprattutto ora che arriva la stagione più rigida, non proprio invitante per chi deve fisicamente stare o recarsi ai banchetti.
Di che numero di firme parliamo? A oggi sono 45 mila circa (erano 120 mila all’alba delle scorse elezioni, nel 2012). La metà, circa 23 mila, aiuterebbe a rimanere in corsa. Un’impresa resa comunque complicata, secondo i radicali, «perché la nuova legge elettorale impone un meccanismo di raccolta più diffuso, in una settantina di collegi plurinominali, anziché nelle 26 circoscrizioni regionali» previste con la legge precedente.
Inoltre, facendo due conti, prima della prima metà di dicembre è difficile che siano disegnati i collegi, «e dunque non sarà concretamente possibile avviare la raccolta delle sottoscrizioni». Significa avere tempi ancora più stretti per un partito come i radicali, non presente in parlamento, e oggi fermo a un bivio tra la voglia di creare un nuovo soggetto europeista e federalista (assieme a Della Vedova) e l’esigenza di apparentarsi con la sinistra di Giuliano Pisapia o il Pd di Matteo Renzi.