Mentre la gerarchia ecclesiastica ha trovato estranea <Distruttrice> nelle smentite della teocrazia di Israele, contrappasso dantesco ma non infernale per l'invadenza Vaticana nella politica italiana e nel mondo politico, il cattolicesimo trova interna <Costruttrice> nella burocrazia italiana, per la quale dopo economiche esenzioni e contro-esenzioni da Stato Italiano, dopo attribuzioni da Unione Europea, i beni economici ecclesiastici cattolici italiani hanno per unico qualsivoglia referente fiscale stesso Stato della Italia e non altri.
La parte di tali beni, consistente in opere architettonicamente criticate e ripudiate dalla direzione vaticana del clero cattolico, opere in aspetto gotico, forma post-industriale, definibili da critica: arte povera non di avanguardia, fatta principalmente di chiese periferiche, extraurbane, sculture cittadine, già di fatto estromesse dalla gestione dipendente dal Vaticano a causa di rifiuto di questo e di accettazione del rifiuto degli altri interessati, ora sono in condizione di fatto non soltanto di estraneità a interessi vaticani ma di completa alienità e specificamente anche e proprio quali proprietà ecclesiastiche di non soli terreni né beni di natura od in natura e quali oggetti di interessi anche e specificamente religiosi vaticani oppure gestionali.
Ciò dopo che Stato italiano ha già dato sentenza, non fattiva per il futuro ma incontrovertibilmente esemplare, di condanna per realizzazione architettonica non conforme a scopi dichiarati e non conforme a descrizioni previe, tutte e due dei medesimi committenti e realizzatori sia assieme che non assieme, consistente in costruzione con destinazione d'uso altra da quella prevista anche per autofinanziamenti e finanziamenti eventuali, cioè da edificio religioso per studi cattolici per cui permessi e rapporti anche con e da Stato della Italia, a tempio esoterico cristiano-massone.
MAURO PASTORE