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  1. #1
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    Predefinito L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    NOVEMBRE 23, 2017 LASCIA UN COMMENTO
    Aerei da trasporto militari russi per la Siria utilizzano lo spazio aereo turco
    Marko Marjanovic, Checkpoint Asia 21 novembre 2017Notizie incredibili per chiunque ricordi ancora le relazioni russo-turche al minimo a fine 2015. La Turchia ha tranquillamente aperto lo spazio aereo agli aerei da trasporto delle Forze Armate russe dirette in Siria. Laddove nel novembre 2015 la Turchia abbatté un aereo da combattimento Su-24 russo perché presumibilmente entrato nello spazio aereo turco per alcuni secondi, le forze russe in Siria ora vengono rifornite da aerei che sorvolano la Turchia. Inoltre, si ricorda che nel 2015, in conformità agli auspici degli Stati Uniti, Bulgaria e Grecia negarono l’uso dello spazio aereo anche ai voli umanitari per la Siria. Gli Stati Uniti non saranno contenti della Turchia in questo momento. (Per inciso, non lo sono). Inoltre, visitando la Russia oggi, anche il Presidente Bashar al-Assad sorvolava la Turchia. Questo sarebbe stato del tutto impensabile nel 2015, ma nel frattempo è accaduto qualcosa di cruciale: la Turchia ha completamente rinunciato all’obiettivo della rivolta islamista per rovesciare il governo siriano. Si è rassegnata alla vittoria della Russia e di Damasco sui jihadisti che un tempo appoggiava generosamente. Invece ha limitato le ambizioni in Siria il più possibile su autogoverno e potere dei curdi nazionalisti sostenuti dal Pentagono, obiettivo che non contrasta con quello che siriani e russi cercano.
    Quindi la Turchia ora proverà a sostenere Mosca e Damasco contro la partnership curda con gli Stati Uniti e ad ingraziarseli, vedendo in definitiva che la Turchia, che ospita oltre 15 milioni di curdi, è molto più nervosa sul nazionalismo curdo che non la Siria, dove sono meno del 10% della popolazione, o della Russia. (La Russia in particolare potrebbe convivere facilmente con un Kurdistan siriano autonomo). Ankara vuole che la Russia tenga conto del suo desiderio che la Siria mantenga i curdi i più isolati possibile, ma se Erdogan lo vuole deve dimostrare che la sua cooperazione sarà molto utile per la Russia, più di un accordo coi curdi. In ogni caso, il fatto che gli aerei-cargo russi volino verso la Siria sorvolando la Turchia fornisce un eccellente indicatore delle relazioni russo-turche e della fiducia che i russi vi ripongono. Se i russi dovessero ricominciare a sorvolare Iraq e Iran, sarà segno che la relazione va nuovamente male.Turchia, NATO e F-35
    USA e NATO fanno pressione sulla Turchia per impedire l’acquisizione del sistema missilistico S-400 dalla Russia, minacciando di non adempiere al contratto per consegnare i caccia F-35 ordinati dalla Turchia. Per rappresaglia, Ankara minacciava lo smantellamento della stazione-radar statunitense di Malatya-Kurecik, con l’AN-TPY-2 schierato dagli Stati Uniti nel 2012 a Yeni Safak, ufficialmente come elemento del sistema antimissile degli USA, ma probabilmente centro di spionaggio delle operazioni delle forze armate di Siria, Iraq, Iran e Russia contro lo Stato islamico. Nel tentativo di dissuadere la Turchia dall’acquisto il sistema di difesa missilistica S-400, gli Stati Uniti avvertivano che ciò “avrebbe messo a repentaglio la vendita dei caccia F-35 alla Turchia“. Nell’ambito degli accordi con la NATO, la Turchia aveva permesso per lo spiegamento del radar sul proprio territorio a danno dei Paesi limitrofi, preoccupati da tale azione.
    Il segretario alla Difesa degli USA James Mattis aveva avanzato preoccupazioni per l’acquisto da parte della Turchia del sistema di difesa aerea S-400 dalla Russia, dicendo che “Questa è una decisione sovrana per la Turchia. Chiaramente, ma non sarà interoperabile con la NATO . Quindi dovranno pensarci se andranno avanti“. Il ministro della Difesa nazionale turco Nurettin Canikli affermava a sua volta che “oltre all’S-400, la Turchia ha anche stretto accordi preliminari coi Paesi Eurosam per sviluppare, produrre e utilizzare un sistema di difesa aerea al fine di migliorare la difesa nazionale a lungo termine. Puntiamo soprattutto ad avere nostra tecnologia“. La Turchia , quindi, firmava una lettera di intenti con Francia e Italia sviluppare un nuovo missile antiaereo, basato sul sistema missilistico SAMP-T. Insieme a Canikli, la ministra della Difesa francese Florence Parly e la ministra della Difesa italiano Robert Pinotti partecipava alla firma del contratto. È previsto che la Turchia riceva in tutto 116 caccia F-35 entro il 2030, in parte prodotte a livello nazionale dall’industria aeronautica TAI-TUSAS.
    Nel frattempo, ul ministro della Difesa turco Nurettin Canikli annunciava che 8500 militari delle forze armate turche venivano dimessi per il fallito colpo di Stato del luglio 2016, tre loro vi sono 150 generali, 4630 ufficiali dell’esercito, 3379 sottufficiali e 411 funzionari, accusati di aderire all’organizzazione islamista di Fethullah, in esilio negli USA. Le autorità turche hanno anche emesso mandati di cattura per 216 persone, tra 82 del personale del ministero delle Finanze per presunti legami coi l golpisti.Traduzione di Alessandro Lattanzio

    https://aurorasito.wordpress.com/201...li-della-nato/

  2. #2
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    Predefinito Re: L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    Putin batte Trump 6-0 6-0 gioco partita incontro.


    Soviet made shit


  3. #3
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    Predefinito Re: L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    Grazie, Recep.

    a proposito vi ricordate di questo coglioncello




  4. #4
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    Predefinito Re: L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    Citazione Originariamente Scritto da dDuck Visualizza Messaggio
    Putin batte Trump 6-0 6-0 gioco partita incontro.

    E si.

    https://www.azernews.az/region/122820.html

    https://www.bloomberg.com/news/artic...ng-simsek-says

    La Turchia e' un paese della NATO e tale restera.

    I suoi imprenditori sono legati mani e piedi ai mercati occidentali.

    La Russia non ha nulla da offrire.

  5. #5
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    Predefinito Re: L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    Citazione Originariamente Scritto da paulhowe Visualizza Messaggio
    E si.

    https://www.azernews.az/region/122820.html

    https://www.bloomberg.com/news/artic...ng-simsek-says

    La Turchia e' un paese della NATO e tale restera.

    I suoi imprenditori sono legati mani e piedi ai mercati occidentali.

    La Russia non ha nulla da offrire.
    spiegami la connessione tra la nato ed i mercati occidentali
    clash bankrobber

  6. #6
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    Predefinito Re: L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    Citazione Originariamente Scritto da paulhowe Visualizza Messaggio
    E si.


    La Turchia e' un paese della NATO e tale restera.

    I suoi imprenditori sono legati mani e piedi ai mercati occidentali.

    La Russia non ha nulla da offrire.


    L'Iraq è in mano agli sciiti filo iraniani,

    La Siria è in mano ad Assad filo iraniano.

    L'Afganistan non si capisce,

    La Turchia è de facto fuori dalla NATO e fa una politica antiamericana da anni.


    L'Arabia Saudita campa comprandosi il consenso con i soldi e la vostra alleanza con altrettanti soldi, ma è un paese feudale, cui considerano gli americani essere inferiori e infedeli e gli stessi cittadini americani considerano i sauditi un popolo tribale al medioevo.
    Un alleanza si basa anche su affinità ideologiche, culturali, di principi.


    Questo dopo avere speso montagne di soldi.


    Soviet made shit


  7. #7
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    Predefinito Re: L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    Citazione Originariamente Scritto da blobb Visualizza Messaggio
    spiegami la connessione tra la nato ed i mercati occidentali


    hahhahahahahahahahahahhahahhhahahahah

    Ma stai scherzando o dici sul serio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



  8. #8
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    Predefinito Re: L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    Citazione Originariamente Scritto da dDuck Visualizza Messaggio
    L'Iraq è in mano agli sciiti filo iraniani,

    La Siria è in mano ad Assad filo iraniano.

    L'Afganistan non si capisce,

    La Turchia è de facto fuori dalla NATO e fa una politica antiamericana da anni.


    L'Arabia Saudita campa comprandosi il consenso con i soldi e la vostra alleanza con altrettanti soldi, ma è un paese feudale, cui considerano gli americani essere inferiori e infedeli e gli stessi cittadini americani considerano i sauditi un popolo tribale al medioevo.
    Un alleanza si basa anche su affinità ideologiche, culturali, di principi.


    Questo dopo avere speso montagne di soldi.


    L'IRAK era un paese ostile agli USA, questo gia nel 1991.

    La Siria e' distrutta con un economia a pezzi. Mai stato un alleato degli USA, peraltro.

    L'afganistan e' una realta del 4 mondo, conta meno di zero.

    La Turchia e' un paese della NATO, con basi e installazioni dell'alleanza.


    I paesi che contano sono: Arabia Saudita (soldi e petrolio), Israele (potenza nucleare), Iran e appunto Turchia.

    Si aggiungano altri soggetti minori con il conio. Kuwait, Qatar, Emirati, che sono alleati e clienti/fornitori degli USA.

    Il resto non esiste.

  9. #9
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    Predefinito Re: L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    Citazione Originariamente Scritto da paulhowe Visualizza Messaggio

    hahhahahahahahahahahahhahahhhahahahah

    Ma stai scherzando o dici sul serio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


    come al solito quando non sai come rispondere , ma quanti anni hai 16-17?
    clash bankrobber

  10. #10
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    Predefinito Re: L’intervento russo in Siria passa dai cieli della NATO

    Citazione Originariamente Scritto da paulhowe Visualizza Messaggio
    E si.

    https://www.azernews.az/region/122820.html

    https://www.bloomberg.com/news/artic...ng-simsek-says

    La Turchia e' un paese della NATO e tale restera.

    I suoi imprenditori sono legati mani e piedi ai mercati occidentali.

    La Russia non ha nulla da offrire.
    Siria, foto da Sochi: Putin abbraccia Assad poi vede Erdogan e Rohani. “E’ diventato il primo interlocutore in Medio Oriente”

    l 21 novembre il presidente siriano ha ringraziato "per aver salvato il Paese" il leader russo, che il giorno successivo ha favoritola stretta di mano tra i leader di Iran e Turchia: "Mosca riesce a tenerli insieme - spiega Giuseppe Dentice, analista dell’Ispi - per trovare una Russia così forte in ambito internazionale dobbiamo tornare all’Unione Sovietica degli anni ’60-’70". Complice la debolezza degli Usa
    di Gianni Rosini | 24 novembre 2017
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    Più informazioni su: Guerra in Siria, Iran, Russia, Siria, Turchia, Vladimir Putin
    È riuscito a rilanciare la figura del presidente siriano Bashar al Assad, oggi è a capo della coalizione che nel conflitto siriano può dire di rappresentare la fazione vincente, almeno in ambito militare, e continua a mandare a segno colpi diplomatici che rafforzano la sua posizione a discapito degli altri soggetti impegnati nell’area, uno su tutti gli Stati Uniti. Con la stretta di mano tra il presidente iraniano, Hassan Rohani, e il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdoğan, Vladimir Putin ha posto un’altra pietra nel processo di costruzione della propria leadership in Medio Oriente.

    Con l’aiuto di una Washington sempre meno efficace e l’incapacità dell’Arabia Saudita di ostacolare l’ascesa iraniana, il leader russo è riuscito a mettere Mosca sul gradino più alto della scena politica mondiale, in vista dei colloqui di pace sulla Siria che ripartiranno il 28 novembre a Ginevra. “Per trovare una Russia così forte in ambito internazionale – spiega a IlFattoQuotidiano.it Giuseppe Dentice, analista ed esperto di Medio Oriente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) – dobbiamo tornare all’Unione Sovietica degli anni ’60-’70. È indiscutibile che Putin, favorito anche da una convergenza di fattori, si sia preso la scena in Siria e in Medio Oriente, ma non solo. Oggi, per prima cosa, i vari attori internazionali non vanno più a bussare alla porta della Casa Bianca. Vanno da Putin e dopo, semmai, chiamano Washington”.

    È nel corso dell’ultima settimana che il capo di Stato russo ha sferrato nuovi colpi importanti. Lunedì a Sochi, sul Mar Nero, si è fatto fotografare mentre abbracciava Assad, che lo ha ringraziato per “aver salvato il Paese e aver permesso a migliaia di sfollati di tornare a casa”. Quello che il leader siriano non ha detto è che Putin è riuscito a imporre la sua figura nel futuro della Siria quando, fino a tre anni fa, la miglior prospettiva per il leader alawita sembrava quella di passare il resto dei suoi giorni in esilio. Subito dopo lo zar ha incontrato pubblicamente i presidenti di Iran e Turchia.

    I due governi, storicamente rivali e che hanno conosciuto un recente avvicinamento soprattutto sulla questione curda, sono arrivati a un’intesa sulla creazione di un Congresso del Popolo Siriano che metta a un tavolo i rappresentanti del governo di Damasco e le diverse anime dell’opposizione. Di fatto, è riuscito a far accettare l’attuale governo damasceno da chi, all’inizio del conflitto, si era speso per farlo cadere, ossia Ankara. “Quest’ultima stretta di mano – continua Dentice – fortifica ulteriormente la posizione di Mosca. Prendiamo alcuni dei soggetti in campo: Turchia, governo di Damasco, Iran, milizie curde. Questi hanno tra loro diversi punti di scontro, ma hanno un punto in comune: la Russia. Mosca è un collante così forte da riuscire a tenere insieme tutti questi attori e questa sua caratteristica è allo stesso tempo causa e conseguenza della sua ascesa”.

    A favorire la conquista della leadership da parte dell’uomo forte di Mosca, però, hanno concorso altri fattori: “Uno su tutti – spiega Dentice – è la debolezza degli Stati Uniti. Lo vediamo in campo internazionale, in Medio Oriente e in Asia, e anche in ambito interno. Non credo che fino ai colloqui di Ginevra assisteremo a un cambio d’atteggiamento di Washington. Anche perché, in questo preciso momento storico, per gli Usa è meglio rimanere defilati, proprio a causa della sua debolezza interna. Quando si sveglieranno? Probabilmente quando uno dei loro alleati più importanti nell’area ne avrà bisogno, ma non adesso”.

    Proprio uno dei suoi più importanti partner mediorientali, l’Arabia Saudita, sta conducendo una politica totalmente opposta e molto più aggressiva, in funzione anti-iraniana: lo si vede nella continuità con cui dal 2015 conduce la lotta ai ribelli Houthi in Yemen, nella politica di isolamento adottata con il Paese meno allineato del Golfo, il Qatar, e in ciò che, ultimamente, ha tentato di scatenare il Libano contro Hezbollah e, quindi, l’Iran: “L’Arabia Saudita sta portando avanti da anni una politica di frazionamento in Medio Oriente in funzione anti-iraniana – continua l’analista – come ci dimostrano questi tre casi, in particolar modo il Libano, lo fa con scarso successo. Ma non mi aspetto che tiri il freno a causa della maggiore debolezza americana. La loro tattica è ribattere colpo su colpo all’ascesa dell’Iran, anche a costo di ufficializzare l’intesa con Israele che, ormai, non è più un segreto per nessuno”.

    I risultati ottenuti dalla partnership tra Stati Uniti e Arabia Saudita, però, rimangono ancora limitati, almeno riguardo alla questione siriana. Nonostante la pressione che Riyad ha cercato di esercitare sul Partito di Dio e sui suoi alleati iraniani, è arrivato perentorio il comunicato del comandante in capo delle Guardie della Rivoluzione, Mohammad Ali Jafari: “Il disarmo di Hezbollah non è negoziabile”, ha dichiarato alla tv di Stato iraniana. Gli ha fatto eco Konstantin Kosachev, presidente della Commissione per gli affari esteri del Consiglio della Federazione Russa, che, come riporta l’Agi, ha dichiarato: “Ѐ perfettamente chiaro che gli americani non sono nella posizione di imporre condizioni”.

    Chi invece ha la forza di farlo è proprio la coalizione con a capo la Russia. Mentre Putin faceva il padrone di casa a Sochi, nella capitale saudita ha preso il via l’incontro tra i 140 delegati dei gruppi d’opposizione al regime siriano per stabilire una linea comune in vista dei colloqui di Ginevra. Al Jazeera, che dice di aver avuto accesso a una bozza della risoluzione finale, scrive che in essa viene ribadita la convinzione “che una soluzione al conflitto in Siria può essere raggiunta solo con la partenza di Assad all’inizio del periodo di transizione”.

    Una posizione che sembra fermamente legata a quella che i ribelli hanno chiarito già dai primi colloqui di pace, ma che, se si continua a leggere, appare ben più aperta a quella che sembra un’inevitabile presenza del presidente siriano nel futuro del Paese: “Il processo di transizione potrà includere membri dell’attuale governo, insieme a quelli dell’opposizione e di altri gruppi”, continua l’emittente qatariota. Quindi la presenza di rappresentanti, se non dello stesso Assad, non viene esclusa.

    A sostenerlo è anche Suheir al-Atassi, ex membro dell’Alto Comitato per i Negoziati, organizzazione che riunisce diversi gruppi di opposizione siriani, che a Middle East Monitor spiega che ai gruppi ribelli è stato chiesto di accettare la permanenza al potere di Assad, proposta che ha provocato le sue dimissioni e quelle di altri membri. “Vedremo se i ribelli riusciranno a sposare una linea condivisa – dice Dentice – visto che sono molto frammentati al loro interno. C’è chi ha assunto posizioni più morbide rispetto all’idea di un futuro con Assad, mentre altri nemmeno vogliono sentir parlare di quello che per loro rimane il Macellaio di Damasco”.

    Ai colloqui del 28 novembre, quindi, si arriva con il blocco Russia-Iran-Assad molto forte e una coalizione a guida statunitense, invece, debole e frammentata al suo interno: “La Russia in Medio Oriente ha trovato un palcoscenico sul quale mostrare la propria forza – conclude Dentice – ma se possiamo dire che al momento sono la fazione vincitrice in ambito militare, la ricostruzione sarà un passo ancora più impegnativo da compiere. La Russia dovrà essere brava a tenere insieme tutti i soggetti interessati a esercitare la propria influenza in Siria. Se non ci riuscirà o si tirerà fuori dai giochi troppo presto, rischieremo un nuovo Iraq”.
    clash bankrobber

 

 
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