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C’è un’altra Napoli, che fa a meno dei pacchetti turistici sui luoghi-simbolo della Gomorra televisiva e propone un volto nuovo della città a milioni di visitatori ogni anno. Carmela Manco, presidente dell’associazione Figli in famiglia a San Giovanni a Teduccio, periferia poverissima, dice che non sa se «Gomorra ha giovato al turismo, ma non credo. Forse è servita a qualcuno. Però è un male per i ragazzi che copiano atteggiamenti e vestiti degli attori per sentirsi chic e per trasformarsi in piccoli 'boss', come quelli della televisione. Quello è un mercato che fa soldi sulla povera gente».

Padre Fabrizio Valletti, in trincea a Scampia, pensa che «la fiction somigli più ai film di gangster americani. La realtà è altra anche per quanto riguarda la camorra: i personaggi sono differenti, il clima e il livello culturale sono difformi». Scampia «sta cambiando molto con la partecipazione della gente che vuole cambiare». Parte dalle Vele, che presto saranno abbattute, lo “Scampia Trip Tour”, un itinerario anticamorra in bus, alla scoperta delle bellezze e delle storie del quartiere, raccontate senza stereotipi da Daniele Sanzone e Ciro Corona con i ragazzi del quartiere. Attraverso varie tappe i turisti per la prima volta visitano un sito periferico e inusuale tra i percorsi turistici e luoghi ricchi di umanità e impegno civile.

Nel 2009 l’assessore regionale al Turismo, Claudio Velardi, presentando una ricerca sul turismo in Campania condotta da Jwt per la Regione, dichiarava: «La Campania è per il turista coraggioso». Un’immagine penalizzata da una reputazione «pesantemente negativa» aggravata dal modo in cui i media si sono occupati delle questioni più scottanti: dall’emergenza rifiuti, alle notizie sul clan dei Casalesi, alle scorrettezza gestionali delle amministrazioni locali. Tra le cause citate dalla ricerca «il libro Gomorra, con relativo film». Ecco cosa spiegava il calo dei turisti in regione e il tracollo del settore.

Dopo otto anni il dato si è capovolto: l’affluenza record di turisti, a Napoli e in tutta la Campania, attratti da una nuova immagine internazionale della città (legata anche al recupero di legalità soprattutto nella gestione pubblica). E quella frase disperata e triste è stata cancellata.

Napoli è la città più ricercata tra le mete on line, secondo Google: 25% in più, meglio di Firenze e Milano. Il turismo si conferma un settore brillante anche in regione. Tra i numeri, spiccano gli scavi di Pompei: il direttore Massimo Osanna punta a superare i tre milioni entro fine anno. Ottimi anche i dati per gli altri musei e siti a gestione autonoma, da Ercolano alla Reggia di Caserta, al parco archeologico Paestum.

A Napoli si registra un trionfo per il Museo di Capodimonte, guidato da Sylvain Bellenger: dal 1 gennaio al 31 agosto, ha accolto 200.973 visitatori, somma di tutto il 2015 e 2016. Significativi anche i numeri dell’estate del Museo archeologico nazionale, diretto da Paolo Giulierini: l’obiettivo è raggiungere entro fine dicembre il mezzo milione di turisti. Don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità, non giudica Gomorra, anche perché non l’ha mai vista, ma indica la speciale classifica che comprende dieci luoghi, compilata in base alle preferenze dei visitatori di tutto il mondo. Tra i primi tre momenti ci sono le Catacombe di San Gennaro: una vera vittoria dei giovani di Napoli e della sinergia tra istituzioni.