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[Il retroscena] La Libia è una pentola a pressione pronta a scoppiare: 1 milione di migranti verso l’Italia
L’allarme arriva dall'Organizzazione internazionale delle migrazioni. Situazione drammatica nei centri ci concentramento dove i migranti vengono torturati e lasciati senza cibo e acqua. Nel nostro Paese gli sbarchi sono diminuiti ma aumenta la paura. E certi politici sono pronti a cavalcarla in vista delle elezioni
di Guido Ruotolo
L’allarme viene lanciato dall’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni: «Stimiamo che in Libia in questo momento siano presenti da settecentomila a un milione di migranti mentre nei centri libici di accoglienza la presenza è triplicata passando da cinquemila a quindicimila, dopo il trasferimento da Sabratha dei migranti da centri non ufficiali».
La Libia si sta trasformando in una pentola a pressione, con un milione di migranti pronti a partire per l’Italia-Europa bloccati nei centri di accoglienza che spesso sono centri di concentramento dove i migranti vengono torturati e lasciati senza cibo e acqua.
La strategia dell’Oim è quella di accelerare il programma di Ritorni Umanitari Volontari, che dal primo gennaio ad oggi sono stati 14.007 e che per fine anno dovrebbero diventare circa 30.000.
Ben poca cosa rispetto ai numeri che imporrebbero una offensiva internazionale per far rientrare nei paesi d’origine i migranti economici, aiutando quei Paesi ad attivare politiche di sviluppo e lavoro, e garantendo invece l’accoglienza umanitaria a chi ne ha diritto.
Se in Libia si stanno concentrando migranti che non trovano la via per proseguire il loro viaggio con destinazione Europa, i numeri forniti dal Viminale raccontano che la strategia italiana di ridurre il numero di sbarchi sulle nostre coste sta funzionando: -32% dal primo gennaio, a novembre -65% rispetto al novembre dell’anno scorso.
Dal primo luglio ad oggi -67,61%. Se nel 2016 erano stati 173.008 i migranti sbarcati fino al 30 novembre, quest’anno i numeri sono scesi a 117.042.
Insomma il rubinetto libico delle partenze per l’Italia si sta prosciugando. Ma proprio per questo la macchina della pianificazione e del governo dei flussi migratori deve funzionare a pieno regime.
Dopo dichiarazioni ingiuste e ingenerose nei confronti dell’Italia che sarebbe complice della carneficina libica contro i migranti, l’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha espresso «apprezzamento» per la decisione delle autorità libiche sostenute dal governo italiano, di allestire una struttura di transito e partenza a Tripoli, per persone che hanno bisogno di protezione internazionale.
Per questo l’assalto naziskin di Como dell’altro giorno in un centro per i migranti è un preoccupante campanello d’allarme. Non solo per la crescita importante di una estrema destra razzista, quanto perché queste azioni vengono strumentalizzate da esponenti politici della destra. Come nel caso del leader leghista Matteo Salvini.
Alla vigilia dello scioglimento delle Camere è facile prevedere che il tema dell’immigrazione prospettando soluzioni drastiche come la cacciata di migranti dall’Italia, sarà al centro della campagna elettorale.
I numeri raccontano di una riduzione «dell’assalto alle coste italiane», grazie a una strategia messa in campo dal ministro dell’Interno Marco Minniti. Ma a fronte di questo crollo verticale degli sbarchi invece di diminuire cresce l’insofferenza verso i migranti.
Sicuramente in parte c’è una strategia mirata della destra estrema e dei partiti anti immigrati che non aiutano la «pancia» del Paese a interpretare positivamente la riduzione dei flussi migratori in entrata in Italia.
E certamente siamo arrivati alla necessità di fare un tagliando al sistema di accoglienza dei migranti. Episodi di corruzione, di centri poco ospitali, di strutture gestite da prestanomi della ndrangheta. Sono tutti fenomeni da tenere sotto controllo. Le mafie internazionali sono al centro di questo business. E l’Italia, andrebbe spiegato a tutti, a n che ai sordi di casa nostra, è uno dei pochi paesi che la lotta ai trafficanti e alla tratta dei migranti la fa sul serio.
2 dicembre 2017
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