Dopo la Seconda guerra mondiale, il governo francese lancia una martellante e preventiva propaganda anti-italiana nelle scuole e nella popolazione dell'isola per evitare ogni futura, e ormai utopica, unificazione con l'Italia. Il risultato è un mezzo insuccesso, perché ormai l'irredentismo sull'isola è estinto a causa del fascismo e dell'occupazione italiana durante il conflitto, ed è quindi soppiantato dall'indipendentismo e dall'autonomismo, che trova presto nuovo vigore e nuovi ideologhi. La guerra ha allontanato definitivamente ogni speranza per i «corsisti» filo-italiani, ridotti moltissimo, e ogni espressione italiana in pubblico è tacciata di «irredentismo mussoliniano».

Il capo del Governo provvisorio della Repubblica francese, Charles De Gaulle, sviluppa un rapporto particolare con l'isola, dove è stato accolto come liberatore all'indomani dello sbarco alleato e compie numerosi viaggi anche dopo che la sua carica passa di mano. Fenomeno contraddittorio e inspiegabile: un'isola costituzionalmente lontana dall'aderire al centralismo francese e gelosa della propria diversità, tributa tuttavia una ripetuta e calorosa accoglienza all'uomo che, più di ogni altro, ha perseguito la grandeur e lo statalismo più spinto nella storia francese del Novecento.

Sgonfiato il fenomeno elettorale del Partito Comunista francese nell'immediato dopoguerra, che ha un notevole successo nelle elezioni legislative del 1945, la Corsica torna a replicare in pieno schemi già noti per la rappresentanza politica nazionale, e i clan dei Giacobbi e dei Rocca Serra si spartiscono il potere nell'isola, che rimane rurale e povera e, durante l'instabile Quarta Repubblica nata nel 1946, iniziano le prime avvisaglie del nuovo fenomeno turistico di massa, provocato dalla ricostruzione e dalla nascita della società dei consumi. Nel 1949 avviene la riedizione del Plan terrier di due secoli prima, che porta alla compilazione delle risorse presenti nel territorio insulare.

Nel 1957 vede la luce un progetto che individua nel turismo e nell'agricoltura le risorse da sviluppare per il futuro della Corsica. Per il turismo si ipotizza soprattutto un miglioramento delle vie di comunicazione interne e un rilancio dei collegamenti con la Francia. Per l'agricoltura si prospetta ancora una volta il recupero soprattutto delle pianure costiere orientali e la loro coltivazione ad agrumi e ad ortaggi, senza prendere misure particolari nel campo vinicolo. Per l'avvio del progetto turistico sono istituite due società a capitale misto statale e privato, la SOMIVAC (Société d'économie mixte pour la mise en valeur de la Corse) e la SETCO (Société pour l'équipement touristique de la Corse). La SETCO finisce per realizzare ben poco, sia per la mancanza di mezzi finanziari, sia per la fortissima opposizione incontrata nell'isola contro i suoi piani di cementificazione delle coste per la realizzazione di migliaia e migliaia di alloggi e residenze. D'altra parte questi investimenti nel campo turistico sono effettuati da società che non reimpiegano nell'economia locale i proventi realizzati.

Nel maggio 1958 un pugno di paracadutisti guidati dal deputato corso Pascal Arrighi ed altri politici gollisti prendono possesso della prefettura di Ajaccio e, disarmata la Gendarmeria, istituiscono dei «Comitati di salute pubblica» nella capoluogo dell'isola e a Bastia. Si tratta di un vero e proprio mini-golpe nel più ampio quadro delle agitazioni che conducono alla nascita della Quinta Repubblica francese, semi-presidenziale, e al mandato per il generale De Gaulle il 21 dicembre 1958, confermando l'autorità e l'influenza di cui il nuovo presidente gode in Corsica.

Nel 1960 esplode una protesta attorno al progetto, ritirato a furor di popolo, di chiudere le linee ferroviarie insulari, dopo che già è rimasta disattivata (e mai riaperta, malgrado lo sviluppo agricolo) la linea che, lungo la piana orientale, collega Bastia a Porto Vecchio, danneggiata durante la guerra. L'anno dopo, nel 1961, mentre si moltiplicano gli scioperi, si tiene a Corte un'assemblea dei corsi della diaspora, e si registrano i primissimi attentati dinamitardi rivendicativi.

Nel campo d'azione della SOMIVAC, invece, si assiste a più importanti realizzazioni, accompagnate però da conseguenze forse impreviste, ma non per questo meno negative per l'isola. L'indipendenza dell'Algeria nel 1962 ha tra le sue conseguenze il trasferimento in Corsica, proprio sui terreni soggetti a sviluppo, di decine di migliaia di rimpatriati francesi (Pieds-noirs), cui sono assegnati il 90% dei terreni SOMIVAC originariamente destinati agli agricoltori corsi. Non essendo ancora realizzate le opere d'irrigazione necessarie all'orticoltura, si passa così rapidamente ad una massiccia espansione della viticoltura soprattutto nelle terre occupate dai Pieds-noirs, che per di più godono di finanziamenti statali aggiuntivi, negati invece agli agricoltori corsi, che devono profondere un impegno enorme per mettere a frutto le coltivazioni di agrumi, dalla quale comunque ottengono buoni risultati. Questi sviluppi, affiancati dalla sostanziale mancanza di misure e di investimenti atti ad interessare significativamente la rinascita agricola sulla gran parte del territorio non pianeggiante dell'isola, conducono al montare di un senso di frustrazione e di rabbia nella popolazione che si sente espropriata e sfruttata vedendo le terre più fertili e redditizie (nonché gli investimenti maggiori) andare a favore dei Pieds-noirs, che anche in Francia continentale (e non solo in Corsica) vengono sovente considerati come stranieri. Nel 1963 esplode la questione fiscale, mentre monta il dibattito ed il malcontento innescato anche dall'affare dei Pieds-noirs. I rimpatriati godono dei maggiori vantaggi, avviando una produzione di massa ed essenzialmente speculativa ad esempio di vini di qualità medio-bassa e realizzando grandi profitti, subito capitalizzati.

La sfiducia, la crisi e il malcontento iniziano così a montare nuovamente in modo significativo già nella prima metà degli anni '60 e riparte l'emigrazione: l'andamento demografico segna 175mila abitanti: gli incrementi successivi sono dovuti tutti all'immigrazione dei coloni francesi (che spesso si portano con sé anche lavoratori dipendenti nordafricani) e non riesce a coprire il saldo negativo dovuto all'emigrazione dei corsi. Nel 1968 la popolazione dell'isola raggiunge le 190mila unità e nel contesto della protesta mondiale, viene fondato il primo movimento regionalista organizzato del dopoguerra, il FRC, Fronte Regionalista Corso, che coinvolge molti studenti. Accanto a questo si sviluppa l'ARC, Azione Regionalista Corsa, che mobilita un po' tutti gli strati della società insulare e coagula il maggiore attivismo rivendicativo soprattutto attorno alla questione agraria (da sempre un problema fondamentale nell'isola). In questo quadro l'ARC si radica nella piana costiera attorno ad Aleria, tenendo in zona i propri congressi (poi spostati a Corte, antica capitale dell'indipendenza corsa) e denunciando la spogliazione del patrimonio insulare ed il perdurare di condizioni che potrebbero condurre alla «morte» dello stesso popolo corso e di ogni suo tratto culturale originale.

L'afflusso migratorio dalle ex colonie francesi prosegue negli anni successivi (e non si arresta) modificando significativamente l'equilibrio demografico e, per conseguenza, il profilo culturale dell'isola, che perde sempre più le sue caratteristiche. Nel 1972 è l'italiana Montedison a sollecitare la risposta violenta dei corsi: due navi della società scaricano fanghi rossi altamente tossici nel mare a pochi km del Capo corso, senza che vi sia immediata reazione - malgrado le denunce dei pescatori - da parte degli Stati. Questa interviene dopo che gruppi clandestini corsi prendono prima a fucilate e poi minano le navi dei veleni, la «Scarlino I» e la «Scarlino II».

Nel 1974 il governo di Parigi predispone una commissione interministeriale incaricata di tentare di riequilibrare, senza troppo successo, l'intervento dello Stato centrale in Corsica. Nel 1975, mentre gli attentati dinamitardi (che sono sempre eseguiti con una particolare attenzione volta ad evitare vittime umane) risorge imponente, accanto all'esigenza di riacquisire la lingua corsa, la richiesta della riapertura dell'università fondata a Corte da Pasquale Paoli, mai riaperta dai francesi.
Nello stesso anno, a luglio, l'ARC, trasformatasi nel frattempo in Azione per a Rinascita Corsa, tiene un congresso a Corte, denunciando con forza l'azione del governo. La situazione va precipitando e in agosto si giunge all'azione che resta famosa come i «fatti di Aleria»: un piccolo gruppo di autonomisti corsi, guidati da Edmondu Simeoni, medico di Bastia, occupa un'azienda agricola (la Cave Depeille) tenuta da una famiglia di Pieds-noirs coinvolta negli scandali fiscali e finanziari che caratterizzano lo sviluppo agricolo nella zona, giudicato parassitario e colonialista. L'occupazione dell'azienda è eseguita senza alcun spargimento di sangue da sette corsi armati di fucili da caccia, che allontanano i proprietari ed i loro impiegati, e issano la bandiera della «Testa Mora». La reazione dello Stato francese è decisa. Il Ministero degli Interni fa circondare l'azienda occupata da 1.200 uomini appoggiati da elicotteri e carri armati. Nell'assalto due gendarmi restano uccisi, e due occupanti feriti. I responsabili dell'occupazione sono incarcerati a Parigi, mentre qualcuno incendia l'azienda stessa e l'ARC è sciolta. Scoppiano incidenti gravissimi a Bastia (carri armati per le strade e un gendarme ucciso) e il prefetto regionale e il viceprefetto di Bastia sono rimossi. Lo scioglimento dell'ARC radicalizza verso l'indipendentismo e spinge nella clandestinità il movimento. Simeoni, portavoce dell'ARC, tiene un acceso e affollatissimo comizio a Corte (chiusosi al canto dell'inno corso, il «Dio vi Salvi, Regina»), snocciolando le rivendicazioni locali, dal bilinguismo corso-francese (mai concesso) alla «corsizzazione» degli impieghi e denunciando al contempo la chiusura di fatto della via democratica alle riforme come conseguenza dell'esplodere delle frodi elettorali favorite dall'istituzione del voto per corrispondenza: nasce così il FLNC, Fronte di Liberazione Naziunale Corsu, nel quale confluiscono il FPCL, Fronte Paesanu Corsu di Liberazione, sorto nel Sud dell'isola e Ghjustizia Paolina, che firmano numerosi attentati in Corsica e in Francia.

Nel 1975 la popolazione - grazie soprattutto all'immigrazione - giunge a 210mila abitanti, ma l'anno successivo si registrano più morti che nati e il numero di cittadini nati in Corsica, ma residenti in Francia continentale, supera i 100mila. Tale fenomeno massiccio porta l'isola ad occupare stabilmente il primo posto tra le regioni francesi per popolazione più anziana.

Tra il 4 e il 5 maggio 1976 ben 22 attentati dinamitardi scuotono la Corsica e arrivano a colpire il palazzo di Giustizia a Marsiglia, segnando l'avvio di una lunghissima serie di attacchi. Ancora il 5 maggio i rappresentanti del FLNC tengono una conferenza stampa clandestina presso le rovine del Convento francescano di Sant'Antonio di Casabianca, luogo carico di significato simbolico in quanto vi era stato proclamato «generale» della nazione corsa Pasquale Paoli nel 1755.

Nel 1977 nasce l'UPC, Unione di u Populu Corsu, partito guidato da Edmond Simeoni, tuttora presente sulla scena politica e di orientamento autonomista. Già sul finire degli anni '70 nascono altri partiti autonomisti e nazionalisti, mentre la politica è occupata da quelli che gli attivisti locali definiscono eredi dei «clanisti», ossia i maggiorenti isolani che rappresentano i partiti nazionali francesi.

Lo sforzo politico dà tuttavia alcuni frutti, come la riapertura nel 1981 a Corte dell'Università di Corsica fondata da Pasquale Paoli e nel 1982 (800 attentati in un anno) la concessione sotto il presidente socialista François Mitterrand dello «Statuto Particolare». La riforma è osteggiata e svuotata in tutti i modi dai conservatori e dai nazionalisti francesi. Il FNLC è dichiarato fuorilegge del tutto nel 1983 e porta avanti le sue istanze clandestinamente. Nello stesso anno è ritentata la chiusura delle linee ferroviarie corse, portando ad un'altra protesta locale che conduce al risanamento delle linee superstiti.

Si giunge così al 1991, con la nascita della Collettività territoriale di Corsica dotata di un nuovo statuto particolare che trasferisce all'Assemblea di Corsica, eletta a suffragio universale e con numerose competenze in materia culturale, economica e sociale.
I partiti corsi autonomisti, dopo varie scissioni, si riunificano nel 1992, dando vita a Corsica Nazione, una delle forze politiche più importanti dell'isola. In generale - e semplificando oltremodo - si può dire che i partiti autonomisti siano spesso afferenti all'area politica della sinistra, mentre quelli indipendentisti sono piuttosto tendenti a destra; tuttavia vi sono anche partiti indipendentisti d'ispirazione socialista.

Negli ultimi due decenni del secolo si susseguono assassinii mirati degni della più antica tradizione della vendetta isolana, vittime sia avversari politici, sia gendarmi, sia poliziotti. Tuttavia, una parte degli attentati finisce per essere funzionale a regolamenti di conti privati ed alla riscossione di una «tassa rivoluzionaria», di fatto difficilmente distinguibile dal pizzo.

Uno dei più gravi delitti è certamente l'omicidio del prefetto di Corsica Claude Erignac, freddato il 6 febbraio 1998 ad Ajaccio. Una prova particolarmente imbarazzante del gioco delle parti che si nasconde dietro certe violenze si ha tra il 20 e il 21 aprile 1999 quando un attentato - che si scopre ordinato direttamente dal nuovo prefetto dell'isola, Bernard Bonnet - distrugge un ristorante a Coti Chiavari. Bonnet, scoperto, è destituito ed arrestato.
Per iniziativa del governo di Lionel Jospin sempre nel 1999 vengono avviate nuove trattative che conducono, nel 2002 al varo di una nuova Loi sur la Corse (Legge sulla Corsica) che oltre ad estendere i poteri dell'Assemblea di Corsica, prevede un'estensione - sebbene ancora insufficiente - dell'insegnamento della lingua corsa sia nelle scuole materne che in quelle elementari.

Il 10 giugno 2003 si svolge un referendum sull'autonomia della Corsica e che prevede la riunione ad un unico dipartimento dell'Alta Corsica e della Corsica del Sud e altri poteri all'Assemblea insulare, ma il No vince con uno scarto di poche migliaia di voti col 50,9%. Negli anni 2000 i corsi affrontano la crisi economica e il crescente numero di immigrati presente nella società francese e sull'isola, con l'aumento della xenofobia, provocata dagli scontri multirazziali nelle periferie più povere, come nelle banlieue di Parigi nel 2005.

Dopo la vittoria autonomista e regionalista corsa alle elezioni locali del 2015 - una svolta storica sull'isola -, nella Francia di Hollande in stato d'emergenza per gli attacchi terroristici, nel giugno 2017 la coalizione regionalista riesce a mandare tre deputati su quattro all'Assemblea nazionale di Parigi e alle elezioni regionali del dicembre dello stessso anno gli autonomisti, guidati dall'indipendentista Jean-Guy Talamoni e dall'autonomista Gilles Simeoni, ottengono la maggioranza dei voti, in attesa che il 1° gennaio 2018, finalmente, l'isola sia riunita in un solo dipartimento con la nuova «Assemblea della Collettività» e si prospetti uno statuto speciale come per i possedimenti d'oltreoceano, processo che richiede una revisione costituzionale.