Il 2017 è stato l’anno del crac della “Banca Marche”

Sotto la ribalta dei riflettori della stampa nel 2017 sono finiti i fallimenti delle banche toscane e venete ma anche la vecchia banca Marche è finita nell’occhio del ciclone
Nell'inchiesta sul default miliardario della vecchia Banca Marche la Procura di Ancona nel 2017 ha chiuso le indagini per 18 persone tra ex dirigenti di BM e Medioleasing, componenti del vecchio cda fino al 2012, del collegio sindacale e altri funzionari. Tra le accuse contestate a vario titolo ad alcuni degli interessati, tra cui figura l'ex direttore generale Massimo Bianconi, c'è anche la bancarotta fraudolenta per distrazione. I reati contestati a 18 persone nell'inchiesta sul crac di Banca Marche «sono la bancarotta fraudolenta patrimoniale (commessa attraverso plurime operazioni di finanziamento disposte a favore di alcuni clienti di Banca Marche e della controllata Medioleasing spa) e la bancarotta fraudolenta impropria (bilanci al 21 dicembre 2010 e al 31 dicembre 2012 e alla situazione semestrale 30 giugno 2012), la cui contestazione consegue alla dichiarazione di stato di insolvenza pronunciata dal Tribunale di Ancona in data 10 marzo 2016». Sono poco meno di 60 le operazioni finanziarie della vecchia Banca Marche e della controllata Medioleasing, condotte tra il 2007 e il 2012, che hanno portato al crac miliardario le due società e che sono finite nel mirino degli inquirenti della procura di Ancona.
Di queste operazioni, 32 riguardano aperture di credito o proroghe di finanziamenti concessi da BM per operazioni immobiliari a società del Gruppo edile Lanari (sei a “La Fortezza” fallita nel febbraio 2015, 21 a “La Città Ideale” fallita nell'aprile 2016, cinque alla “Immobiliare Elle” fallita a marzo 2016). Alla scadenza, in molti casi, i finanziamenti venivano prorogati o estinti, con la concessione di nuovi fondi per evitare segnalazioni della posizione debitoria che non veniva riclassificata per «l'aggravamento degli indicatori negativi». Il tutto mentre il collegio sindacale di BM avrebbe omesso di «esercitare i poteri di vigilanza e di controllo». Finanziamenti lampo senza istruttoria, concessi a società che versavano in situazioni economiche e patrimoniali difficili, garanzie non effettive o carenti, importi erogati per estinguere debiti pregressi. Sono le prassi che, secondo la procura di Ancona, avrebbero contribuito al dissesto da 920 milioni di euro di Banca Marche, dichiarata insolvente nel marzo 2016. A distruggere il patrimonio societario, per l'accusa, furono «operazioni dolose»: finanziamenti concessi tra il 2007 e il 2012 con «abuso di poteri e violazione di doveri» per «conseguire un ingiusto profitto a danno della società», in una «strategia aziendale tesa a favorire un particolare segmento di clientela prevalentemente legata a rapporti personali, e in alcuni casi economici, con il direttore generale Massimo Bianconi»