Scicli risulta il comune piu lento d’Italia nei pagamenti


Per la classifica del ministero Scicli è il peggior Comune d’Italia. Ma il sindaco si difende: “Colpa dei dati inseriti in modo errato”

Il municipio di Scicli è uno degli edifici pubblici diventati più famosi in Italia, e ormai pure all’estero. Eppure si trova in una piccola città del Sud Est della Sicilia che fino a qualche anno fa, sebbene immersa nel tardo barocco del Val di Noto Patrimonio Unesco, era di fatto sconosciuta fuori dall’isola. Ora è meta di turisti da ogni parte, le sue stanze tra agosto e settembre scorsi sono state visitate da migliaia di turisti portando 40mila euro nelle casse del Comune: quel palazzo è infatti il set televisivo per eccellenza della fiction «il Commissario Montalbano»: il commissariato della Vigata di Andrea Camilleri e, nella vera stanza del sindaco, pure l’ufficio del questore di Montelusa. Per dire che l’orgoglio di essere, nell’immaginario collettivo, un luogo celebrato in mezzo mondo, stride molto con i numeri pubblicati ieri da «La Stampa» che danno il Comune di Scicli come il più lento d’Italia nel pagare i propri debiti con i fornitori: 658 giorni dice la statistica del Mef, quasi due anni, quando invece la normativa imporrebbe pagamenti entro 60 giorni. Per numeri come questi (Comuni lenti ce ne sono in tutta la Penisola, da Nord a Sud), la Commissione di Bruxelles ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea. E dunque a Scicli si sentono un po’ la pietra dello scandalo, senza però sentirsi colpevoli: «Quei numeri non sono veri», taglia corto il sindaco Vincenzo Giannone, che si è insediato con la sua giunta di centrosinistra un anno fa dopo 18 mesi di commissariamento, a sua volta arrivati dopo lo scioglimento per mafia della precedente amministrazione. Per respingere l’accusa, il sindaco convoca nella sua «famosa» stanza-set tv l’assessore alle finanze e ai tributi e la responsabile della Ragioneria generale: «Tutta colpa di un errato inserimento dei dati - spiega la funzionaria Maria Grazia Galanti -. Chi l’ha fatto, ha prima inserito nella piattaforma del ministero i dati di spesa e poi ha cominciato a inserire tutti quelli dei pagamenti. Ma non ha fatto in tempo e la rilevazione statistica del ministero è stata fatta prima che il lavoro fosse completato. Ora però siano a regime, tutti i dati sono stati inseriti». Mostra tabulati e numeri: «Al momento, per quanto riguarda il 2017, per i pagamenti siamo a 142 giorni, e stiamo recuperando perché erano 245 nel 2016; nell’ultimo trimestre siamo arrivati a 94 giorni; sono sempre tanti ma siamo ben lontani da quel numero enorme che ci viene addebitato».
L’assessore alle finanze e ai tributi, Giorgio Vindigni, se la prende anche con la macchina burocratica del Comune: «Purtroppo l’inefficienza è nel palazzo, e questo è un collo di bottiglia. Ma non abbiamo quei ritardi e, anzi, siccome abbiamo una disponibilità di cassa consistente, riusciamo a fare pagamenti quasi in tempo reale». Colpa della sfortuna, allora? «Abbiamo un’eredità pesante - dice il sindaco Giannone - vecchi debiti per 7 milioni di euro che partono dagli Anni 70 e sono in buona parte dovuti a espropri per pubblica utilità, anche se i conti sono in ordine. Ma poi c’è anche la gestione commissariale per uno scioglimento che, peraltro, non era dovuto visto che il sindaco che all’epoca fu arrestato fu poi assolto». Che c’entra la gestione commissariale? Interviene la dottoressa Galanti: «Perché durante la gestione commissariale non si può certificare il credito e dunque in quel periodo la piattaforma del ministero è stata da noi tralasciata. Con il risultato che appena si è insediata la nuova amministrazione, la mole di dati da inserire era enorme mentre ora la mia scrivania è sgombra».
Insomma, un errato metodo di lavoro e un accumulo di pratiche avrebbe trasformato Scicli nella capitale italiana dei cattivi pagatori: «Questo perché noi comunque i dati li abbiamo forniti, seppure parziali - osserva il sindaco - perché se avessimo fatto come altri Comuni, che sulla piattaforma non hanno inserito un bel nulla, non saremmo qui a parlarne».
Davanti alle scale del Municipio, con la spettacolare via Mormino Penna già addobbata con le luminarie, non ci sono auto della polizia, non c’è Catarella e nemmeno l’ispettore Fazio. C’è invece un gruppo di anziani che si gode la giornata mite di fine autunno: «Ma quale scandalo, ora viene Natale e sono tutti più buoni - dice, fatalista, uno di loro -. E poi lei l’ha mai visto un Comune senza debiti?». Una coppia di giovani turisti si avvicina, chiede se lì c’è davvero l’ufficio di Montalbano e, spalle al palazzo, scatta un selfie: «Sembra vero, chi l’avrebbe detto». Il commissario li avrebbe guardati, ignorati e «per chiudere la facenna» si sarebbe andato a fare un piatto di pasta con le sarde.