https://www.rischiocalcolato.it/2017/12/irrispettosa-indifferenza-le-balle-biden-magari-un-botto-austria-rafforzera-concetto.html
Che irrispettosa indifferenza per le balle di Biden: magari,
un “botto” in Austria rafforzerà il concetto
12 dicembre 2017
Sicuramente ci diranno che è stata colpa di un operaio tabagista che non è stato in grado di attendere la pausa per fumarsi una sigaretta. O magari il più classico dei cortocircuiti. O un piccione kamikaze. O una malfunzionante fiamma pilota come per il frigorifero di “Fight club”.
Per ora, si parla di “problemi tecnici e nessuna indicazione di terrorismo”. Sia come sia, il più grande hub per il gas naturale austriaco è stato messo fuori uso da un’esplosione che, finora, è costata un morto e 21 feriti (di cui uno molto grave), anche se fonti non confermate parlano di 60 persone ricoverate o medicate sul posto.
La certezza è una sola: l’accaduto ha sospeso la fornitura di gas russo verso il Sud Europa. E non a maggio o agosto, a metà dicembre e nel pieno di una perturbazione che sta portando neve e gelo record su gran parte dell’Europa.
Capita. Il nostro ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha immediatamente attivato lo stato di emergenza, tranquillizzando però tutti: la mancata importazione verrà coperta da una maggiore erogazione di gas dagli stoccaggi nazionali di gas in sotterraneo. Anche SNAM, il gestore della rete italiana, ha confermato che le forniture di gas dalla Russia
all’Italia sono temporaneamente interrotte ma la sicurezza del sistema energetico è garantita.
Inoltre, la società rende noto che è possibile una ripresa a breve del flusso e anche Gazprom ha comunicato di “essere a conoscenza” dell’accaduto e, in una nota, la divisione per le esportazioni assicura che “sta lavorando alla ridistribuzione del flusso e facendo del suo meglio per assicurare le forniture ai suoi clienti di questa rotta”.
Ma attenzione, perché dopo le rassicurazioni, arrivano le prese d’atto. Sempre il ministro Carlo Calenda, infatti, ha evidenziato l’importanza di un’alternativa come il Tap, il gasdotto Trans-Adriatico che porterà in Italia gas naturale proveniente dall’area del Mar Caspio, in particolare dall’Azerbaigian:
“Oggi c’è stato un incidente serio sul gas in Austria, vuol dire che abbiamo un problema serio con una grande concentrazione di forniture dalla Russia. Il gasdotto Tap serve a questo: se avessimo il Tap non dovremmo dichiarare lo stato d’emergenza”.
Claudio De Scalzi, amministratore delegato di ENI. non è stato da meno. Dopo aver sottolineato come il gas che arriva in Italia tramite l’hub austriaco di Baumgarten “copra poco più del 30% del fabbisogno italiano”, non è mancata l’occasione per dare man forte al ministro:
“Di quel quantitativo, l’ENI ha l’80%. Oggi avrebbe dovuto portare 57 milioni di metri cubi. In parte lo prenderemo dagli stoccaggi, speriamo il meno possibile.
E stiamo lavorando sul gas algerino e libico e sul gas da comprare da nord che passa dalla Svizzera. Se finisse domani non è un problema, se dura qualche giorno o settimana lo possiamo compensare. Tra gli addetti ai lavori non c’è allarmismo”. Ma, perché c’è sempre un ma, “il gas oggi ha vissuto un problema che è normale se l’Italia importa il 90% e l’Europa il 70% di energia necessaria.
Questo determina una salita dei prezzi e dipende da quanto durerà il problema. Ma al di là di trovare altro gas più costoso o usare gli stoccaggi, che però ci servono a gennaio e febbraio, è uno scenario che porta a aumento generalizzato dei prezzi. Una fragilità che può essere sconfitta solo con la diversificazione attraverso lng e pipeline”. Eh già, occorre diversificare. Come in Borsa.
Strana modalità, però. E strano tempismo. Oltretutto, questo “incidente” riesce a mandare tre messaggi politici in un uno, quasi un record. All’Italia e all’Europa, le quali dipendono così tanto dalla Russia e della sua energia: vuoi mai che restino veramente con le chiappe al freddo e le fabbriche ferme, un giorno.
Se poi fossero tentate di togliere le sanzione, chissà. Alla Russia, eccessivamente protagonista e non soltanto a livello energetico, come ci confermano le cronache mediorientali di questi giorni. E, en passant e senza magari una volontà o un’urgenza particolare, a quell’Austria che ancora sta cercando di mettere insieme i tasselli del governo tra Popolari e FPOE: troviamo magari un’alternativa, cosa dite?
E, già che ci siamo, evitiamo di rompere troppo i coglioni a Soros e di frequentare quel tipaccio di Orban.
Ci sono un po’ troppi simbolismi e un po’ troppo coincidenze per un incidente: oltretutto, chirurgico, perché al netto del bilancio di vittime e feriti, l’incendio è stato domato in tempi relativamente brevi e senza eccessive difficoltà. Ma i danni sono stati ugualmente sostanziali. E molto rumorosi, a livello di politica energetica.
E poi, dai, che brutto tono ha usato ieri Federica Mogherini a Bruxelles nei confronti dell’apertura di Trump su Gerusalemme: vedi che a comportarti male, poi il karma ti manda le sfighe? Calenda e De Scalzi, poi, sono stati rapidissimi nel reagire, davvero bravi: rapidissimi anche nell’intavolare la polemica sulle fonti alternative, d’altronde. E “La Repubblica”?
Il sito aveva un articolo di approfondimento sulle pipeline pronto a tempo di record, un po’ come i coccodrilli che si tengono nel cassetto quando un vip finisce in terapia intensiva.
Vuoi vedere che serviva un “botto” accidentale in Austria per rafforzare il concetto tra le righe dalla denuncia di Joe Biden, relativamente al fatto che l’Italia deve tenersi, di fatto, il più lontano possibile dalla Russia?
Quanta irrispettosa indifferenza verso quella messa in guardia rilanciata da “La Stampa”! Addirittura, “Il Corriere della Sera” si è permesso di farla sbertucciare da Silvio Berlusconi in un’intervista fiume in difesa di Vladimir Putin: non si fa così, accipicchia. I russi interferiscono, occorre prenderne atto.
Altrimenti schioppano gli hub. Ma sicuramente domani i tecnici austriaci terranno una rigorosa conferenza stampa che ci confermerà, senza ombra di dubbio e con prove certe ,la natura totalmente incidentale dell’accaduto.
Certo, se nelle prossime settimane qualcosa dovesse muoversi nelle scelte strategiche di pipeline e percorsi, occorrerà dissimulare un po’. Ma qual è il problema: trattasi della specialità della casa.
Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @mauroBottarelli