Alluvione a Brescello il paese di Don Camillo e Peppone
Il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini chiede lo stato d’emergenza


A Brescello sono oltre mille gli evacuati dal paese di Lentigione andato quasi completamente sommerso per l’esondazione del fiume Enza: la piena ha raggiunto il paese nel Reggiano e per gli abitanti c’è stato solo da cercare la via di fuga. La piena ha invaso i piani terra delle case senza preavviso, ha allagato la campagna industrializzata, fra i vari capannoni qui c’è la sede della Immergas, senza dare il tempo alle persone di mettere in salvo le proprie cose. «La situazione è indubbiamente molto preoccupante» ha fatto sapere il presidente dell’azienda, Alfredo Amadei, spiegando come la produzione ( che nel 2018 contava di raggiungere il record) si sia completamente fermata e ci siano danni evidenti e gravi agli impianti. Le preoccupazioni ora si spostano sulle zone circostanti e le colline dove c’è il rischio di frane.
Di piene ne ho viste tante, ma un disastro come questo mai». Stivaloni alti di gomma da pescatore tutti inzaccherati, intabarrato nella giacca cerata e le guance rubizze per il freddo, Boris Donelli, 57 anni, due figli, vive a Brescello, in una vecchia casa colonica sommersa dalla piena dell’Enza. Lunedì notte il modesto torrentello, che d’estate è poco più di un fosso tutto curve nascoste da rovi, arbusti e sterpaglie, ha rotto l’argine. «L’acqua è uscita, lenta, continua e inarrestabile», racconta l’uomo. Ha creato un gigantesco lago rettangolare di almeno 200 ettari, qualcosa come 300 campi da calcio uno dopo l’altro. Risultato: danni a coltivazioni e aziende per non meno di cinquanta milioni di euro, almeno 1.500 persone costrette a lasciare le proprie abitazioni e che non sanno quando potranno rientrare. Sono 117 gli sfollati ufficiali al centro polivalente di Poviglio (tutti gli altri hanno trovato sistemazioni proprie), 52 le persone tratte in salvo dagli elicotteri dell’Aeronautica mentre altre 78 non ne hanno voluto sapere di sgomberare e hanno preferito restare a casa loro.Il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini ha chiesto lo stato d’emergenza e ha stanziato due milioni di euro per i primi interventi.
All’imbrunire, dopo che la situazione è parsa tranquillizzarsi anche grazie all’imponente mobilitazione della Protezione civile, è arrivato il momento della rabbia. «Nessuno ci ha avvertiti: al mattino presto ho visto sfrecciare carabinieri e vigili urbani che non si sono fermati» racconta Boris. Che intanto si era allarmato grazie alle segnalazioni del sindaco di Sorbolo Nicola Cesari, aggrappato ai centralini d’emergenza già dalle due di notte perché preoccupato per l’imminente piena, tanto da aver postato su Facebook ripetuti allarmi su possibili evacuazioni. «Mentre era ancora buio e l’argine stava diventando un sorvegliato speciale — prosegue Donelli — a Sorbolo erano già stati caricati sui camion i sacchi di sabbia per innalzare le protezioni. Noi a Brescello (senza sindaco dopo il commissariamento antimafia, ndr), che confiniamo con loro, siamo invece rimasti senza informazioni ». Non solo: l’imprenditore, che conosce palmo a palmo questo angolo di Bassa in cui è nato, sostiene che «l’argine del torrente dopo una piena, due anni fa, aveva subito criticità strutturali e lunedì si è rotto nello stesso punto». La sua vicina, Elisa Farri, è ancora più diretta: «Nessuno ha mai pensato a risistemarlo. La pulizia dei canali? Io qui non ho mai visto nessuno».