"Così penseremo di questo mondo fluttuante: una stella all'alba; una bolla in un flusso; la luce di un lampo in una nube d'estate; una lampada tremula, un fantasma ed un sogno:"
(Sutra di diamante)
Sono pragmatica: so che non raggiungerò la moksha dopo questa vita. Posto che non sarò io Papessa a ritornare e a rivivere, ma un'altra forgiata dal deposito samskarico all'interno dell'ente.
La mia curiosità sarà cercare di capire come costei sarà....cosa manifesterà...quali stigmi la connoteranno. Per far questo mi servirò dei sistemi astrologici orientali e delle parole di un vecchio astrologo monaco tibetano che consultai molti anni fa, negli anni '90.
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(Sutra di diamante)
No. Questo è sicuro.
Ho definitivamente passato la fase di indifferenziazione delle rinascite....e da un bel pezzo.
E lo dicono solo i buddhisti mahayanici che la donna deve rinascere uomo per raggiungere il nirvana. Detto brutalmente è una solenne cazzata.
I Theravada nemmeno la prendevano in considerazione la donna.
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(Sutra di diamante)
Non è vero, leggi il Therigâthâ.
E con quelle scemaggini pensavano di raggiungere lo stato di arahant?
Ma andiamo! Si sa benissimo, e il Canone lo conferma, cosa pensasse il Gauthama della donna e quanto la ritenesse inadatta alla vita spirituale. E altrettanto bene si sa che che acconsentì malvolentieri e dopo molte insistenze alla creazione di monasteri femminili.
Ed è logico....chi insegna una via monastica maschile solitaria e rigorosa per il raggiungimento della liberazione non può in alcun modo contemplare la stessa via per chi abbia caratteritiche generali tanto diverse da quelle dell'uomo. Per questi ed altri ineludibili motivi che non è il caso di stare ad approfondire.
E lasciatemi dire che lo spettacolo delle buddhiste con la testa rasata e vestite come gli uomini sono r-i-d-i-c-o-l-e. Pensano davvero di impetrare in queste condizioni una reincarnazione maschile? Illuse.
Basta con le stupidate.
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(Sutra di diamante)
Non miravano ad alcuna reincarnazione: secondo il buddhismo Theravāda, Śākyamuni è l'unico buddha della nostra era ed, eccetto lui, il massimo grado a cui tutti gli esseri umani (uomini e donne, indifferentemente) possono aspirare è quello di arhat, colui che solo la morte separa dal Nirvana.
Inoltre, non tutto il Mahāyāna crede che sia necessario rinascere come uomo, per raggiungere l'illuminazione.
Il Theravada esprime un giudizio pessimo sulle donne: chiunque può accertarsene leggendo il Canone pali. E pure allorchè il Gautama fu FORZATO ad accettare il monacato femminile le regole stabilite erano VISIBILMENTE E VISTOSAMENTE fondate su una discriminazione precisa tra uomini e donne. Cosa che oggi viene al solito letta come espressione dei tempi oscuri e maschilisti, ma in realtà derivante e poggiante su tutta la Tradizione, ove MAI viene attribuita alla donna DA SOLA la capacità di oltrepassare la soglia del confine tra cosmico e ultracosmico. Le altre chiacchiere stanno a zero. I tentativi di interpolare le antiche regole con soluzioni moderne stanno ugualmente a zero. E questo lo si può verificare conoscendo davvero in profondità la Tradizione, che non cambia, non muta nel tempo, non è modificabile e rimanda ai fondamentali della natura del cosmo e dell'uomo.
E persino nel cristianesimo, spacciato come avveniristico nei confronti delle donne, e che effettivamente apre alcune porte all'influenza di costoro, non esita a chiarire in alcuni punti evangelici le regole necessarie all'evoluzione spirituale femminile, come esplica l'episodio della samaritana al pozzo di Giacobbe.
La regola è regola. Il fondamento è tale perchè la realtà è quella: una e precisa.
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(Sutra di diamante)
se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...