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    Predefinito Il mezzogiorno subisce l’ultima beffa

    L'Opinione delle Libertà

    Il Mezzogiorno subisce, ancora una volta, un affronto. Infatti, l’ultima beffa che l’esecutivo riserva al Sud riguarda il via libera all’emendamento alla manovra di Bilancio che istituisce le Zone logistiche speciali (Zls) al Nord. Non sono di certo queste le misure necessarie per lo sviluppo del Meridione. Si tratta, piuttosto, di un autentico insulto. Come si conciliano le Zls con le Zone economiche speciali (Zes) istituite con il Decreto Mezzogiorno? Perché non si comprende che il vero male del nostro Paese è determinato dallo squilibrio tra Nord e Sud? Con queste premesse, inevitabilmente, le grandi imprese continueranno a sostenere la parte economicamente avanzata del Paese. Ma il risultato potrebbe essere drammatico. Un abbaglio storico.

    I governi della sinistra hanno mostrato, in questi anni, la loro assoluta inadeguatezza. Soprattutto, rispetto al rilancio del Mezzogiorno. E le leggi di bilancio sono la dimostrazione oggettiva di un imbarazzante strabismo. Nessuna misura decisiva è stata prevista a sostegno del Sud e delle piccole e medie imprese, settore trainante del Paese. Sono convinto, da anni, che un’autentica rivoluzione potrebbe essere rappresentata da una rinnovata idea della Cassa per il Mezzogiorno. Perché la questione meridionale è decisiva non solo per il Sud. Ma per l’intero Paese.

    Il premier Paolo Gentiloni, l’ex capo del Governo Renzi, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il ministro del Mezzogiorno Claudio De Vincenti si proclamano, a parole, progressisti. Ma, nei fatti, hanno realizzato un sistema che lascerà macerie. Possono vantare un triste storico primato: hanno abbandonato il Meridione al proprio destino. La sinistra non riesce a comprendere che la capacità di ripresa, nonostante le contingenze internazionali, è determinata dall’eccezionale sforzo delle piccole e medie imprese che resistono e creano sviluppo. I governi Renzi-Gentiloni, con tutta evidenza, non hanno voluto sostenere questo comparto, infischiandosene di creare nuova occupazione e limitandosi a promuovere dei provvedimenti “spot”.

    Questa maggioranza non ha alcuna visione organica degli interessi del Paese. La sinistra è inadatta a guidare l’Italia. Ma sono certo che, per i suoi disastri, pagherà un conto salatissimo alle prossime elezioni nazionali. Frattanto, la prima débâcle si è già registrata in Sicilia. Con la vittoria del centrodestra guidato da Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè. I moderati hanno dato una lezione irripetibile ai miopi neofiti della politica a cinque stelle. Senza dimenticare gli insegnamenti impartiti agli ormai deflagrati e implosi democratici di tutte le risme.

    Si parla spesso di “Modello Sicilia”. Che, tradotto, significa una coalizione il cui asse centrale è costituito da Forza Italia, con la collaborazione della Lega e di Fratelli d’Italia. Ma adesso il “Modello Sicilia” va esportato sul piano nazionale. Le velleità egemoniche del leghismo salviniano devono fare i conti con la chiarezza, inequivocabile, dei numeri reali e di prospettiva. Forza Italia, a Palermo come a Roma, rappresenta il nucleo principale dell’unità dei moderati. Ma in Sicilia, come per il resto del Paese è arrivato il tempo di dare risposte. Il centrodestra deve inaugurare una nuova fase di sviluppo economico. Un’attenzione particolare, oltre alle piccole e medie imprese, va riservata ai giovani, alle famiglie, senza dimenticare i grandi investimenti per il Sud. Determinando, soprattutto, un rilevante abbattimento della pressione fiscale. Il centrodestra ha vinto a Palermo e domani vincerà a Roma. Il pensiero liberale può tornare, finalmente, alla guida della politica nazionale. Manca poco all’avvento del nuovo governo dei moderati. Allora la musica, finalmente, potrà cambiare. Abbiamo davanti un’occasione storica. Non possiamo fallire. I nostri figli non ce lo perdonerebbero.

  2. #2
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    Predefinito Re: Il mezzogiorno subisce l’ultima beffa

    Dopo le Zes al Sud, il Nord risponde con le Zone logistiche speciali - Il Sole 24 ORE

    Dopo le Zes al Sud, il Nord risponde con le Zone logistiche speciali
    –di Marzio Bartoloni 22 dicembre 2017
    (Agf)
    (Agf)
    Un emendamento in extremis alla legge di Bilancio ha previsto nuove zone franche a burocrazia zero per attrarre investimenti nei porti del Nord. Si chiameranno «Zls», acronimo che sta per Zone logistiche speciali. In pratica sono la versione light delle Zes nel Sud, le Zone economiche speciali (ancora non decollate) previste nel decreto per il Mezzogiorno varato la scorsa estate. La differenza principale starà nel fatto che le nuove «Zls» non avranno il credito d'imposta per gli investimenti delle Zes, ma avranno le stesse semplificazioni fiscali e burocratiche per attrarre gli investimenti. Dal Sud sono già arrivate le prime reazioni negative perché la misura - dicono - farebbe perdere così competitività alle Zes

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    inRead invented by Teads
    Dopo le Zes arrivano le Zls
    Le aree franche nei porti sono una novità in Italia, dove c'è stata l’eccezione storica del porto di Trieste. Sono però diventate uno strumento ormai diffusissimo in tutto il mondo per attrarre investimenti internazionali - se ne contano oltre 4mila - con casi ormai famosi come Dubai o Shenzen. La manovra nel suo passaggio alla Camera ha introdotto una nuova norma che aggiunge alle Zes - ne dovrebbero aprire 8 in altrettanti porti del Sud - anche le nuovissime Zone logistiche speciali per favorire lo sviluppo di nuovi investimenti nelle aree portuali delle Regioni settentrionali. Di Zls ne dovrà nascere non più di una a Regione in un’area portuale strategica (porto Tent-t) o dove sia presente un’autorità di sistema portuale. La Zls, sulla falsariga di quanto previsto per le Zes, verrà istituita con un Dpcm, su proposta della Regione interessata, per una durata massima di 7 anni, rinnovabile fino a un massimo di ulteriori 7 anni. All’interno di questa Zls sia le nuove imprese che quelle già esistenti potranno beneficiare di procedure semplificate previste per le Zes (è atteso un decreto che definirà le semplificazioni).


    LE ZONE ECONOMICHE SPECIALI 27 giugno 2017
    Al Sud è corsa alle Zes: dopo Gioia Tauro e Napoli in lista Taranto, Bari, Matera e Messina
    Si accende la partita tra Nord e Sud
    «Si chiamano diversamente ma sono sostanzialmente la stessa cosa», ha spiegato subito Ugo Patroni Griffi, presidente dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico meridionale (Bari e Brindisi), che in polemica di fronte «all’ennesima mortificazione del Meridione» ha deciso di lasciare il gruppo di lavoro regionale sulle Zes. «Vorrei capire – aggiunge Patroni Griffi - cosa caratterizza le Zes rispetto alle Zls, in cosa sono competitive, perché allora non può essere solo il credito di imposta. Ci vuole qualcosa di più, una distinzione qualitativa tra le Zes e quelle altre cose. Ci vogliono dei vantaggi economici, procedurali, fiscali, doganali. Altrimenti abbiamo uno strumento la cui competitività e attrattività nasce mortificata fin dall'inizio». La replica è arrivata dal deputato Pd Ludovico Vico che ha ricordato come «alle zone logistiche semplificate del Centro Nord non vengono applicati i vantaggi fiscali del credito d'imposta che, invece, sono previsti esclusivamente per i porti del Sud. «Non c’è alcun elemento di svantaggio o concorrenza per il Sud», ha aggiunto Vico. «Quello che dunque mi permetto di suggerire è di accelerare le procedure per la costituzioni delle zone economiche speciali meridionali».

  3. #3
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    Predefinito Re: Il mezzogiorno subisce l’ultima beffa

    Purtroppo tutto nella norma

  4. #4
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    Predefinito Re: Il mezzogiorno subisce l’ultima beffa

    Non ho mica capito.

    Il Sud potrebbe avere le Zes ma non le sfrutta ?

 

 

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