Venezia, nuovo scontro tra residenti e turismo sullo storico teatro venduto dalla Regione e occupato dai cittadini “Non diventi ristorante”



A Venezia, una città dove spariscono case, uffici e negozi di vicinato - per i 54 mila residenti -, per lasciare il posto ad alberghi, b&b e ristoranti, per i 30 milioni di turisti annuali, una forma di resistenza urbana tenta di mettere in discussione questa logica.
La Regione Veneto ha deciso di vendere l’Antico teatro dell’Anatomia Vida - uno stabile che risale al XVII secolo, che da cent’anni è vincolato dalla Soprintendenza - dopo aver valutato di non procedere con un progetto archivistico museale che l’avrebbe mantenuto aperto alla città.
Quando la trattativa si è conclusa, a fine settembre, con l’aggiudicazione a un imprenditore che opera nel settore della ristorazione, la comunità locale l’ha «riaperto all’uso pubblico» con un atto di disobbedienza civile: approfittando di un sopralluogo dei tecnici regionali che stavano verificando lo stato dell’immobile prima della consegna all’aggiudicatario, semplici cittadini si sono introdotti nello stabile e non se ne sono più andati. Tra gli occupanti liberi professionisti, insegnanti, studenti e casalinghe. Tutti decisi a non farsi sottrarre l’ennesimo edificio pubblico a favore dell’invasione turistica.
E in tre mesi lo spazio ha cominciato a vivere: c’è una ludoteca, sono stati attivati cineforum per piccoli e adulti, laboratori, letture animate. Poi, concerti, teatro, poesia, convegni e presentazioni. «La Vida diventa la “Casa della città”, per incontrarsi, tessere relazioni, ragionare sul futuro di Venezia», dice Mario Santi, uno dei disobbedienti. «La gestione di programmi e attività offre servizi urbani “rari” in una città dove tutto è in funzione del turismo - prosegue -. L’acquirente vorrebbe farne un ristorante, ma servirebbe variante al piano regolatore che ne cambiasse la destinazione d’uso e consiglieri di maggioranza e opposizione non la vogliono concedere, per difendere quello che definiscono un “baluardo di civiltà».
In queste condizioni, il privato potrebbe legittimamente chiedere di annullare l’atto e rientrare dell’investimento. L’immobile era vincolato e per 60 giorni la stessa Regione, Ministero dei Beni Culturali e Comune avrebbero potuto esercitare il diritto di prelazione, ma non l’hanno fatto. Del resto, serviva un milione di euro per pareggiare l’offerta.
«Una conclusione amara - aggiunge Santi - malgrado gli inviti dei cittadini, che hanno proposto al Comune un regolamento sugli usi civici, per la gestione collettiva di beni pubblici».
Nel frattempo, la Regione ha tagliato l’erogazione di energia elettrica, «senza riuscire a fiaccare una comunità - rileva il portavoce -, che si sente attaccata quando sa che sta fornendo un servizio nuovo e mancante alla città». «Si è chiusa dietro un anacronistico “non tratto con abusivi fuori legge” - ricordano gli occupanti - e minaccia sgomberi e querele verso i singoli. Forse non sa che sono molte le esperienze di riaperture di “beni comuni emergenti”, valorizzati con il contributo dei cittadini».
Secondo i cittadini di campo San Giacomo, nel sestiere di Santa Croce, oggi a Venezia le istituzioni pubbliche hanno due scelte: «Considerare le mamme e i papà della Vida pericolosi fuori legge o capire che sono cittadini che vorrebbero tornare a riscaldare e dare luce ad una ludoteca, riprendere i cineforum, fare in condizioni migliori spettacoli, incontri e conferenze che oggi continuano a portare avanti con una piccola stufa a gas e a lume di candela».
L’appello è rivolto a tutti: «La politica sa ancora ascoltare le domande che vengono dalla società? - si interrogano i cittadini -. Il fatto che la Regione abbia citato uno degli “occupanti” per danni, convocandolo in udienza per il 9 gennaio, spinge a dubitarlo».
Ma gli abitanti reagiscono chiedendo con pazienza il riconoscimento della riapertura come fatto collettivo e sostenuto dalla città. «Noi non ce ne andiamo: la Vida è il paradigma di tutte le realtà italiane soffocate dal turismo». Per dimostrarlo, hanno trascorso nell’ex teatro dell’Anatomia il loro San Silvestro e il Capodanno.