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    Predefinito Re: Messaggio Segnalato da Iohannes68

    Storia dei cosacchi: un popolo o un corpo militare d'elitès?

    Quando si parla di cosacchi uno dei piu grossi problemi degli studi storici è se vanno considerati un gruppo etnico (una delle popolazioni libere della Russia) o un corpo militare d’elitès.
    La risposta non è semplice e sta forse a metà
    Il nome cosacco appare per la prima volta nel 1395, nelle Cronache della Repubblica di Novgorod ma secondo altri storici solo nel 1444, in un manoscritto russo, per designare soldati mercenari nomadi e liberi (ovverosia non soggetti agli obblighi feudali), che spesso offrivano i loro servigi ai vari principi. I cosacchi furono il frutto del mescolamento di popolazioni nomadi tartare le cui file furono via via ingrossate da parte di avventurieri (ukhodniki), contadini e servi della gleba russi che contavano di sfuggire nella steppa l'autorità dello Stato nonché le dure condizioni di vita imposte loro dalla nobiltà feudale, che, oltre ad amministrare, possedeva territori e ogni cosa gravasse su di essi, ivi inclusi villaggi e uomini. Questa versione viene contestata da parte di alcuni storici, i quali sostengono che i cosacchi discendano dagli antichi sciti, dai kazari, dagli alani o addirittura dai tartari, dai turcomanni, dai circassi o financo dai kirghizi. Tuttavia, secondo il massimo storico cosacco, Anatolij Aleksandrovich Gordeev, la loro origine andrebbe rinvenuta nelle popolazioni russe originariamente deportate come schiave dai tartari e che ben volentieri in seguito accolsero nelle loro file avventurieri, contadini e servi della gleba russi in fuga.
    I primi insediamenti cosacchi apparvero nell'area del basso Dnepr durante il XVI secolo in quella che era un'area di confine poco popolata fra la Polonia ed il Canato di Crimea. Quest'area, trovandosi a valle delle rapide del fiume, fu chiamata za porož'e, ovvero "di là delle rapide". Nel 1583 l'area fu conquistata dallaConfederazione Polacco-Lituana ed assegnata al palatinato di Kiev.
    I cosacchi erano seminomadi e vivevano di caccia, pesca e scorrerie ed erano costantemente in lotta con i tartari che abitavano la stessa area, quantunque non mancassero mescolanze tra le due popolazioni antagoniste. Più tardi i cosacchi svilupparono anche un'agricoltura stanziale. I cosacchi erano organizzati in comunità militari e di mestiere rette da un ataman eletto dall’assemblea. Tutte le cariche erano di norma elettive e le questioni più rilevanti erano affrontate dall'assemblea della comunità (krug) (all’assemblea cui partecipavano tutti i guerrieri adulti)ed era formata secondo principi di uguaglianza e autonomia assoluta.
    Il loro abbigliamento era costituito da un caftano (una sorta di casacca) o dalla cerkessa (tunica lunga con le cartuccere). Quelli che furono inquadrati nell'esercito indossavano pantaloni blu con una fascia rossa, che indicava la loro esenzione dal pagamento delleimposte. Il loro armamento tradizionale comprendeva il kindjal (pugnale ricurvo), la šaška (sciabola) e la nagaika (frusta). Maneggiavano una lancia molto lunga e la loro preparazione militare prevedeva anche una danza chiamata gopak che eseguivano accovacciati, a braccia conserte. Il loro grido di battaglia era Gu-Rai! che significava "Verso la beatitudine del cielo!" da cui si pensa derivi il grido di battaglia urrà, diffuso nel mondo dai soldati della prima guerra mondiale che l'avrebbero udito al fronte dai cosacchi.
    Comandava le formazioni militari un ataman eletto, che divenne in seguito il principale capo dei Cosacchi di tutta l'Ucraina. La Seč′ invece stava agli ordini di un "ataman di carreggio" (kosevoj ataman). Tutte le cariche erano elettive e tutti gli affari più importanti sbrigati dall'assemblea dei Cosacchi (rada okolo), e solo durante le campagne al capo eletto erano dati poteri illimitati. Accanto ai Cosacchi "d'oltre le cascate" nei secoli XVI-XVII si sviluppa il mondo cosacco cittadino che si suddivide nel sec. XVII in reggimenti (polki) e centurie (sotni).
    Trovandosi al limite meridionale del mondo russo, i Cosacchi condussero una continua lotta con i Tartari e i Turchi, compiendo incursioni devastatrici sulle rive della Crimea e sulla costa turca del Mar Nero. Dopo il 1569 (secondo l'accordo di Lublino) il territorio del medio Dnepr con i Cosacchi passò in potere della Polonia. Il governo polacco mirò da una parte a reprimere le arbitrarie imprese guerresche dei Cosacchi, che rappresentavano per la Polonia una serie di complicazioni e conflitti diplomatici, dall'altra a prendere al proprio servizio reparti di Cosacchi, che venivano registrati in un apposito elenco, e si sforzò di limitare i Cosacchi al numero dei "registrati", esigendo che i rimanenti tornassero alla condizione di contadini, sottomettendosi al potere dei magnati polacchi, ai quali il governo distribuì le terre sul Dnepr colonizzate dai Cosacchi. A ciò si aggiunsero dalla fine del sec. XVI (dopo l'Unione religiosa di Brest del 1596) le persecuzioni religiose contro la popolazione russo-cosacca ortodossa. Tutte queste circostanze portarono a una serie di crudeli e sanguinose lotte polacco-cosacche dalla fine del sec. XVI in poi. Finalmente nel 1648 scoppiò la sanguinosa rivolta di Bogdan Chmel′nickij. La rivolta porterà alla costituzione dell'Etmanato Cosacco, uno Stato cosacco sotto formale sovranità polacca. Nel 1654 l'Etmanato strinse un'alleanza con il Regno Russo contro la Polonia-Lituania (trattato di Perejaslav). Con il trattato di Andronio del 1667 i cosacchi della riva sinistra dell’Ucraina passano sotto il regno dello stato moscovita. Nel sec. XVIII il governo russo gradualmente restringe e limita l'autonomia dei cosacchi: sotto Caterina II venne soppressa la carica di ataman (nel 1764), nel 1773 vennero distrutti i reggimenti cosacchi piccoli-russi e i Cosacchi diventarono "abitanti di villaggi", nel 1775 fu distrutta la Seč′ d'oltre le cascate e negli anni 1783-87 dal governo russo (Potemkin) fu organizzata l'armata cosacca del Mar Nero, che fu poi (1792-94) trasferita nel Kuban. Durante la seconda metà del sec. XVI tutto il corso medio e inferiore del Don si andò coprendo di cittadine cosacche (in seguito dette stanicy), aventi per centro prima Razdor, poi (nel sec. XVII) Čerkassk. I Cosacchi del Don, organizzati con gli stessi principî di libertà, di eguaglianza e di autonomia di quelli "d'oltre le cascate", conducevano una lotta incessante con i Tartari di Crimea e del territorio di Azov. La loro impresa guerresca più notevole fu nel 1037 la presa di Azov, fortezza turco-tartara alla foce del Don. Qui essi sostennero nel 1641 con successo l'assedio dell'enorme esercito turco-tartaro, ma nel 1642, non avendo ricevuto l'atteso aiuto da Mosca, furono costretti ad abbandonare la fortezza. Dal Don gruppi di Cosacchi si mossero oltre verso l'Oriente, verso il Volga, l'Ural e poi la Siberia, e nell'occupazione della iiberia (cominciata nel 1582 dal famoso atamano Cosacco Ermak Timofeevič) essi ebbero una parte di prim'ordine. Nel sec. XVIII la loro autonomia fu notevolmente ridotta e dal 1738 l'ataman del Don cominciò ad essere nominato dal governo di Pietroburgo. Oltre ai Cosacchi "liberi" vi furono nello stato moscovita Cosacchi che prestavano servizio (služilye). Nei secoli XVIII e XIX, il governo russo formò ai confini orientali dello stato una serie di armate cosacche per il servizio di guerra. Oltre le più grandi - del Don e del Kuban - al principio del secolo XX c'erano in Russia ancora le seguenti armate cosacche: di Ter, di Astrachan, di Orenburg, dell'Ural, della Siberia, di Semiseč′, della regione d'oltre Bajkal, dell'Amur, dell'Ussuri. Le mire espansionistiche dell'Impero richiedevano la fedeltà dei Cosacchi, i quali tendevano però a creare tensioni, a causa del loro tradizionale stile di vita libero ed insofferente verso l'autorità. Perciò anche in Russia i Cosacchi si rivoltarono, spesso contro i voivoda, rappresentanti locali del potere centrale scelti fra la nobiltàrussa i quali spesso si appropriavano dei beni destinati alla comunità, ma talvolta anche contro il governo. In particolare ebbero importanza nazionale le rivolte del1606 guidata da Ivan Bolotnikov, quella di Sten'ka Razin fra il 1667 ed il 1671, quelle di Kondratij Bulavin e Ivan Mazeppa nel 1707, ed infine quella di Emel'jan Pugačëv a partire dal 1773. Lo Stato reagì con repressioni durissime, esecuzioni e torture. Lo zar Pietro il Grande abolì l'elezione degli ataman, da allora in poi designati dal potere centrale. In seguito all'ultima di queste rivolte, quella di Pugaciof, l'imperatrice Caterina II decise di sopprimere l'Etmanato cosacco dello Zaporož'e, e la repressione colpì anche le altre comunità cosacche.
    A partire da tale momento i Cosacchi, oramai divenuti inesistenti in Ucraina, divennero le truppe irregolari dell'Esercito imperiale russo, classificabili come cavalleria leggera. Passarono al soldo dello zar: dovevano procurarsi i cavalli e le armi bianche a proprie spese, mentre le armi da fuoco e le munizioni erano fornite dallo Stato. Queste truppe erano organizzate in corpi chiamati voiski, ciascuno arruolato nell'area di insediamento cosacca di cui prendeva il nome. Tali aree mantenevano una certa autonomia, in quanto non rientravano nella competenza dei governatorati. Inoltre i Cosacchi erano esentati dal pagamento delle imposte. Durante la ritirata di Russia di Napoleone i cosacchi del Don furono decisivi per attaccare e indebolire progressivamente l'esercito francese: in continuo movimento, apparivano all'orizzonte sui fianchi dell'armata, oppure sbucavano dai boschi che costeggiavano la strada dove si trascinava la colonna in ritirata, e colpivano rapidamente, soprattutto i gruppi di ritardatari, gli sbandati, le pattuglie inviate alla ricerca di cibo e legname.
    Sempre alla ricerca dell'indipendenza, i Cosacchi, in cambio del loro statuto speciale e dei privilegi concessi dal potere, si trasformarono perciò in fedeli soldati dell'Impero e poi in gendarmi dello zar. Nel secondo Ottocento e nei primi decenni del Novecento, infatti, il regime zarista usò i Cosacchi come forza di polizia a cavallo per reprimere le rivolte.
    Durante la rivoluzione russa del 1905, truppe cosacche furono impiegate con funzioni di polizia nei confronti dei rivoltosi, spesso per sedare tumulti, affrontare e disperdere cortei di rivoluzionari, ecc. Spesso, a causa della loro fama di feroci combattenti, era sufficiente la diffusione della voce che sarebbero intervenuti i cosacchi, perché cortei di dimostranti si sciogliessero spontaneamente
    Appoggiarono inizialmente la rivoluzione, schierandosi con la rivoluzione di febbraio, probabilmente per reazione alla mutata politica zarista nei loro confronti, sostenendo la Repubblica Russa, ma nel 1918 passarono in gran parte alle forze antibolsceviche (Armate bianche), allorché videro pesantemente minacciate la loro autonomia e le loro prerogative. La militanza dei cosacchi, tuttavia, conobbe fasi alterne, ora con i bolscevichi, ora con i bianchi, spesso senza schierarsi, giacché non era infrequente il caso di reparti cosacchi che, non appena si avvicinavano alle loro terre, disertavano portando con sé tutto ciò che nel corso dei combattimenti avevano potuto razziare].
    Cosacco era Simon Petljura, figura guida della Repubblica Nazionale Ucraina nel periodo della Guerra Civile Russa, che combatteva sia i Bianchi che i Rossi per l'indipendenza ucraina.
    Durante la guerra civile russa i Cosacchi parteciparono ad alcuni pogromi antiebraici[12], come narrato anche da Isaak Babel'.
    Con la sconfitta delle forze filozariste molti lasciarono i territori sovietici, in quanto oggetto delle misure di "decosacchizzazione", stabilite il 24 gennaio 1919 dalComitato centrale del partito comunista bolscevico. Queste presero la forma di deportazioni di massa, di fucilazioni indiscriminate e di impiego nei lavori forzati. Si ritiene che circa 100 000 cosacchi si rifugiarono all'estero, ingrossando le file della emigrazione bianca. La politica di "decosacchizzazione" ebbe il suo culmine nel1925, allorché il plenum del Comitato centrale pose fine alla tutela delle particolarità dei cosacchi e varò misure atte a cancellare quanto restava delle loro tradizioni.
    Durante la seconda guerra mondiale i Cosacchi combatterono tenacemente nell'Armata Rossa contro le truppe dell'Asse che avevano invaso la Russia. Reparti di cavalleria cosacca attaccavano i carri armati tedeschi sparando sui comandanti che sporgevano dalle torrette, attiravano i carri nemici in zone in cui si sarebbero impantanati o sarebbero finiti nei fiumi gelati ove il ghiaccio non avrebbe retto al loro peso. Tuttavia parte di loro, memori delle politiche di "decosacchizzazione" subite ad opera dei bolscevichi e lusingati dalla prospettiva di riguadagnare la perduta autonomia, passarono nelle file tedesche,parte nella Wehrmacht e parte nelle Waffen-SS (e precisamente nel XV SS-Kosaken Kavallerie Korps). Altri volontari cosacchi, reclutati fra i prigionieri di guerra dei tedeschi, furono inquadrati nell'Esercito Russo di Liberazione del generaleA.A. Vlassov. Infine, anche il Regio Esercito italiano arruolò un reparto cosacco, anche in questo caso prevalentemente fra i prigionieri di guerra, il Gruppo Squadroni Cosacchi "Campello", al comando del maggiore Ranieri di Campello.
    Con i tedeschi si schierarono gruppi armati che avevano combattuto già contro i bolscevichi, quali i generali Pëtr Nikolaevič Krasnov e Timofej Domanov, ma il nucleo più consistente fu quello affidato dai tedeschi al generale Helmuth von Pannwitz, un ufficiale originario della Slesia, ma buon conoscitore della lingua russa, da cui vennero a dipendere la I divisione cosacca, con 10.000 soldati cosacchi e 2.000 ufficiali. ed il XV SS-Kosaken Kavallerie Korps. Con il deteriorarsi della situazione sul fronte russo, questi corpi furono ridislocati assieme alle loro famiglie in Carnia e nell'alto Friuli (Operazione Ataman), dove vennero impiegati anche contro le formazioni partigiane italiane e jugoslave.
    Alla fine del conflitto, arresisi alle truppe britanniche, furono rimpatriati forzatamente o con l'inganno, assieme a mogli e figli, dagli Alleati, in ottemperanza degli accordi presi durante la conferenza di Jalta. Durante il rimpatrio ebbero luogo diversi episodi di suicidio collettivo. Coloro i quali giunsero a destinazione furono fucilati, impiccati o internati nei gulag
    Ma dovette trascorrere un quarantennio e passa prima che potessero ricomparire (giugno 1992) nella piazza di Mosca i cosacchi. Per primi vi giunsero i capi dei cosacchi del Don e del Kùban, della Siberia e dell'Ussuri, del Dnepr e degli Urali. Si erano ritrovati per celebrare la rifondazione degli Zaporoghi del Kùban, dopo che il primo presidente del periodo post sovietico Boris Eltsin con un decreto li aveva riabilitati considerandoli "vittime della repressione sovietica".
    Ultima modifica di C@scista; 03-01-18 alle 00:29

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    Predefinito Re: Storia dei cosacchi: un popolo o un corpo militare d'elites?

    Il conte Ranieri di Campello, un umbro che come ufficiale di cavalleria italiana durante la seconda guerra mondiale organizzò e comandò uno squadrone di cosacchi contro i russi.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Ranieri_di_Campello

 

 

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