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La sfida dei cambiamenti climatici
La questione dei Cambiamenti climatici ci pone di fronte alla sfida centrale per l’umanità. Un tema essenziale che tocca profondamente anche il nostro Paese. La conferenza di Parigi è stata solo un primo passo, dobbiamo fare di più perché gli impegni finora presi non sono sufficienti per raggiungere l’obiettivo fissato di mantenere il riscaldamento globale fra 1,5 e 2 gradi.

L’Italia deve fare la sua parte mettendo al centro di tutte le sue politiche la questione ambientale. Questo ci consentirà di dare un futuro ai giovani, costruendo nuove opportunità di occupazione in una riconversione ecologica dell’economia e un mondo del lavoro e dell’impresa che investa nelle nuove tecnologie, nei saperi, nella ricerca e nelle professioni che potranno aiutarci a salvare il mondo. Abbiamo il compito di restituire ai giovani la capacità di progettare e costruire il proprio futuro.

Al contrario, purtroppo, dobbiamo constatare come la legislatura che sta volgendo al suo termine naturale abbia prodotto una serie di provvedimenti negativi sotto il profilo ambientale come: il decreto 91/2014 che ha innalzato, in deroga, i limiti per gli scarichi a mare della grande industria, il decreto “Sblocca Italia”, la politica energetica che ha penalizzato le energie rinnovabili, i decreti “Salva Ilva” che hanno introdotto per la prima volta una norma che garantisce l’immunità penale a chi gestisce l’azienda nei casi di violazione della legislazione ambientale e sanitaria, la riforma che ha portato all’abrogazione del Corpo Forestale dello Stato, l’inaccettabile riproposizione del ponte sullo stretto di Messina ed infine la dannosa posizione sul non voto sul referendum trivelle.

Valutiamo altresì positivamente, seppur con alcuni rilievi, l’approvazione della legge sugli ecoreati, la posizione contro il rinnovo dell’uso del pesticida glifosato in agricoltura, la decisione rigorosa del governo contro le leggi regionali che introducevano in modo surrettizio sanatorie edilizie come quelle approvate da alcune regioni, meritoriamente bocciate dal governo, l’aver fermato la proposta di legge del senatore Falanga che avrebbe bloccato le demolizioni di immobili abusivi anche in aree vincolate, l’introduzione di incentivi fiscali per l’efficienza energetica e il verde nelle ristrutturazioni edilizie.

Va ricordata anche la positiva approvazione della legge sulle unioni civili che ha colmato un ritardo storico nel riconoscimento giuridico di diritti alle coppie omosessuali e quella sul Biotestamento.

Un Patto per il clima
Noi Verdi siamo fondatori del Partito Verde Europeo e facciamo parte di una famiglia politica europea forte e credibile e di un movimento più ampio, in lotta per il cambiamento radicale dell’economia, della società e della politica.

I Verdi sono stati tra i fondatori nel 1996 dell’Ulivo che portò alla guida del governo Romano Prodi, e sulla scia della tradizione dei Verdi europei, hanno sempre ritenuto il tema politico delle alleanze uno strumento per portare i contenuti ecologisti nel Parlamento sulla base di intese programmatiche. Che comprendano alleanze compatibili con i valori universali di rispetto dei diritti umani, diritti civili e dichiaratamente contro ogni forma di razzismo, xenofobia e di tolleranza verso gruppi che si richiamano a vecchie e nuove forme di fascismo.

I Verdi in parlamento sono riusciti a innovare la legislazione ambientale introducendo leggi importanti come la 157/92 sulla tutela del patrimonio faunistico, la 183/89 sulla difesa del suolo, la 10/91 sulle energie rinnovabili, la legislazione sui rifiuti, sui parchi, sulla qualità dell’aria, nella difesa dall’agricoltura di qualità e biologica contro gli Ogm, la 353/2000 sugli incendi boschivi, la 257/92 che mise al bando l’amianto, la 189/2004 contro il maltrattamento animali, il conto energia che ha rilanciato le energie rinnovabili nel nostro paese e gli incentivi per l’efficienza energetica nelle ristrutturazioni edilizie che hanno dato un impulso molto forte alla piccola e media impresa, la VIA e la VAS col dlgs 4/08. Ed infine il decreto legislativo n. 228 del 2001 che ha riformato il settore agricolo e introdotto il principio dell’agricoltura multifunzionale.

Con queste leggi volute dai Verdi si è dato un impulso nuovo all’economia e alla tutela della biodiversità. L’assenza dei Verdi dal Parlamento, che risale al 2008, ha invece prodotto evidenti effetti negativi sulla legislazione ambientale di questi ultimi dieci anni.

Nell’ultimo anno abbiamo seguito con interesse l’iniziativa lanciata da Giuliano Pisapia di costruire un’area civica, ecologista e riformista, che auspichiamo possa coinvolgere anche altre formazioni politiche tra le quali i Radicali di Emma Bonino e i socialisti di Nencini all’interno di una coalizione di centrosinistra.

La costruzione, necessaria, di un nuovo centrosinistra, alla quale sta lavorando Piero Fassino, che comprenda anche i Verdi, può essere valutata solo attraverso un confronto programmatico che consideri la questione dei cambiamenti climatici centrale per il paese.

Avviando una nuova strada, rispetto al passato, nelle politiche governative a partire dalle tematiche ambientali che possono essere uno strumento formidabile per il rilancio dell’economia, affrontando in modo strutturale la crisi ecologica che è anche sociale ed economica. Siamo disponibili ad affrontare questo percorso, il cui esito non è scontato, consapevoli che l’assenza di un confronto vero e non strumentale con la conseguente divisione a sinistra renderà più forte l’alleanza di centrodestra di Berlusconi, Salvini e Meloni e le posizioni demagogiche del M5S.

Il nostro impegno è dare forza di governo ai contenuti Verdi per guidare e cambiare i processi economici, produttivi e avviare la conversione ecologica dell’economia e della società, in un’Europa più verde, più giusta, più forte.

La necessità di un Green New deal
L’Europa e l’Italia hanno bisogno di un “Green New deal”: un modello economico e sociale in grado di rompere la tradizionale contraddizione tra ecologia, economia, salute e lotta alla povertà, e che possa creare maggiori opportunità di lavoro in tutti i settori, dall’industria, all’agricoltura, all’edilizia, al turismo.

Non basta sottoscrivere un accordo solenne a Parigi per superare i cambiamenti climatici con i loro effetti devastanti e per cogliere tutte le opportunità di trasformazione positiva del nostro modello economico.

Bisogna interrompere il flusso di denaro pubblico verso le fonti fossili, i settori inquinanti, le infrastrutture inutili; occorre avviare un grande piano per l’adattamento ai cambiamenti climatici che coinvolga tutti i settori, economici, produttivi e ambientali, per mettere al riparo e dare sicurezza al nostro Paese; c’è bisogno d’investimenti, di una leadership politica decisa e di una cornice legale ben definita a livello nazionale ed europeo. Per raggiungere questi obiettivi non solo è necessaria un’Italia forte e autorevole ma è indispensabile il rilancio del processo di integrazione democratica dell’UE.

È fondamentale dare una risposta chiara allo stallo della nostra economia, che vada al di là della difesa del “lavoro” in generale, indicando concretamente su quali attività e settori puntare e investire, organizzando di conseguenza anche la formazione e la ricerca.

È necessario puntare sul “Green New Deal”, la trasformazione ecologica del nostro modello economico, che presuppone scelte di campo precise a favore di rinnovabili ed efficienza in campo energetico, nei trasporti e nelle costruzioni: significa la messa in discussione di scelte come quella di diventare “hub del gas” (come prevede la Strategia Energetica Nazionale appena presentata) o di errori quali il continuare a sostenere con immense risorse pubbliche le concessionarie autostradali o l’autotrasporto, invece di scegliere modelli possibili e convenienti di mobilità sostenibile. I settori industriali meno utili e più fossili dovranno essere accompagnati da una ristrutturazione o superati gradualmente, a favore di settori che hanno maggiore capacità di trovare mercato in una società in profonda trasformazione, nella quale ci sarà ancora bisogno di acciaio, di macchinari, di prodotti alimentari, di energia, ecc., però prodotti in modo diverso e drasticamente meno impattanti nei confronti della salute e dell’ambiente rispetto al ventesimo secolo.

Una trasformazione ecologica nella quale il lavoro sia organizzato a partire da una forte tutela dei diritti e il sistema educativo e formativo sia in grado di adeguare le conoscenze e le competenze intorno al mondo che verrà.

Noi pensiamo che ci sia una costante sottovalutazione nel nostro Paese, anche fra le forze politiche progressiste, dell’immenso potenziale di sviluppo e innovazione che una scelta decisa di un modello economico e sociale sostenibile avrebbe per l’Italia, ma senza nessuna amiguità.

Le forze ambientaliste presenti nella società, nella cultura, nell’economia e nella politica devono trovare espressione, spazio e rappresentanza per contribuire a realizzare questo potenziale.

Ecco le nostre proposte:

LA SVOLTA ECOLOGISTA IN 10 PUNTI
Agire ora contro il cambiamento climatico attraverso una politica energetica nazionale e europea sostenibile. Rivedere subito la SEN introducendo obiettivi più ambiziosi al 2030 e un Piano Energetico nazionale che punti al 100% di energie alternative con investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica, con obiettivi vincolanti di riduzione di CO2 che prevedano la decarbonizzazione e il progressivo abbandono delle fonti fossili. Divieto di circolazione dei motori diesel e benzina a partire dal 2035 e 2040. Mitigare le emissioni in agricoltura e quelle industriali e domestiche.
L’austerità deve cedere il passo a nuovi investimenti e all’inclusione sociale. Rafforzare le reti monitoraggio dell’aria e i sistemi di depurazione delle acque. Istituire un Fondo per le bonifiche dei SIN. Abrogare il comma 6 dell’art.1 della legge 151/2016 (ILVA) sull’immunità penale in caso di violazione legislazione ambientale e sanitaria e attuazione prescrizioni AIA.
Investire sull’economia circolare e sulle 4 R nei rifiuti (Riduzione, Riuso, Riciclo e Raccolta differenziata). Penalizzare lo smaltimento in discarica e superare la pratica dell’incenerimento per evitare ulteriori procedure d’infrazione da parte dell’UE che ci sono già costate 366 milioni di euro. Ridurre gli imballaggi e l’utilizzo di materie plastiche.
Investimenti concreti sulla mobilità sostenibile attraverso la cura del ferro, il sostegno al trasporto pubblico e ai sistemi di multi-sharing. Creare la filiera dell’auto elettrica e dell’auto pulita e conseguenti politiche di incentivazione graduate in base al reddito. Subito un Piano nazionale per la collocazione di colonnine di ricarica e promuovere la mobilità ciclistica, le zone 30 e le aree pedonali. Rivedere le concessioni autostradali non in linea con l’UE.
Approvare, a partire da questa legislatura, la legge sul consumo del suolo e interventi immediati per prevenire il dissesto idrogeologico e i rischi nelle aree sismiche attraverso un’adeguata politica di tutela del territorio, contrastando il consumo del suolo, l’abusivismo edilizio e quei provvedimenti di legge tesi a fermare le demolizioni. Effettiva messa in sicurezza degli edifici scolastici. Investimenti sugli acquedotti “colabrodo” che perdono oltre il 40%.
Raggiungere la sostenibilità della produzione alimentare, ribadendo il no agli OGM e sostenendo la catena della produzione tipica, i prodotti a KM zero e l’agricoltura biologica e biodinamica. Attuazione del Programma Quadro del Settore delle Foreste (PQSF). No al CETA e Stop al Glifosato.
Difendere i beni comuni, la biodiversità, i parchi e i diritti degli animali. Dare applicazione al referendum sull’acqua pubblica e adeguare i canoni delle concessioni demaniali e delle acque minerali. Pensiamo alla biodiversità e ai parchi come strumento di innovazione e di occupazione. Istituzione di nuovi Parchi e aree marine protette. Maggiore sostegno alle politiche di tutela degli animali, stop alla caccia e alle deroghe, attuazione all’iniziativa dei cittadini “Stop Vivisection” e introduzione della detraibilità delle spese veterinarie.
Costruire un’Italia per il sociale, per la scuola, per la salute e per la pace. Approvare in questa legislatura la legge sullo Ius Soli. Vogliamo diritti sociali più forti, porre fine al dumping sociale e unire le forze nella lotta contro la povertà. Lasciare che i giovani possano rivendicare il proprio futuro. Vogliamo investimenti per il lavoro, l’educazione scolastica e la formazione. Serve un piano di rientro per i docenti assunti fuori dalla regione di residenza e la garanzia del diritto allo studio per alunni con disabilità. Accesso gratuito agli asili pubblici e sussidi veri alle famiglie con prole. Contro il femminicidio inserire il codice “rosa” in tutti gli ospedali e aumentare il Fondo per i centri antiviolenza. Investimenti immediati per l’abbattimento delle barriere architettoniche e sostegni concreti alle persone disabili. Priorità alla sanità pubblica e sostegno alle medicine non convenzionali. Legalizzare la cannabis. Occorre ratificare il Trattato ONU per la messa al bando delle armi nucleari e applicazione decisione parlamento su riduzione spese F-35.
Prevedere un fisco più equo e giusta che applichi il principio che chi più ha più paga e chi meno ha meno paga. Istituire la Carbon Tax e un regime di aliquote minime per le aziende ed i patrimoni. Combattere concretamente l’evasione, i paradisi e le frode fiscali. IVA agevolata per i beni a minor impatto ambientale.
Creare un’Europa ed un’Italia aperte ma sicure. Occorre combattere il terrorismo attraverso il coordinamento dell’intelligence a livello europeo, ma anche attraverso il dialogo e gli aiuti nelle aree disagiate. Vogliamo rivedere l’accordo di Dublino, quindi regole più umane, sicure e giuste per la protezione dei rifugiati; garantire maggiori vie legali per l’accesso e la redistribuzione degli immigrati nell’UE. Chiusura dei lager libici. Liste transnazionali per le prossime elezioni europee ed eliminazione dello sbarramento. Introduzione della web tax. Garantire e rafforzare il diritto dei cittadini di accesso alla rete attraverso una “Carta dei diritti digitali” che protegga la privacy dei dati personali, che assicuri la libertà di internet e la neutralità della rete.