Tra ‘800 e ‘900, in quel periodo affascinante che conosciamo col nome di Rivoluzione industriale, in una zona tra Adda e Brembo sorsero una fabbrica e l’annesso villaggio operaio. Cristoforo Crespi (1833-1920), primogenito di Antonio, individuata un’area favorevole in prossimità del fiume, vi impiantò la filatura del cotone, avviata il 25 luglio 1878. “Una vera manna caduta dal cielo” – scrisse un parroco. I 5.000 fusi iniziali vennero presto raddoppiati e in seguito, con ulteriore impressionante progressione, portati fino ad 80.000. Con i reparti tessitura e tintoria, creati rispettivamente nel 1894 e 1898, il cotonificio assunse grandiose proporzioni, arrivando a dare occupazione a 4.000 lavoratori. Accanto alla fabbrica sorse anche il villaggio. Dopo le tre case plurifamigliari degli inizi, attorno all’opificio vennero costruite numerose case operaie bifamigliari e (dopo la prima guerra mondiale) anche le villette per i dirigenti, il tutto con un livello avanzato di servizi sociali collettivi: dalla scuola all’ambulatorio medico, dalla mensa al complesso sportivo, dai bagni pubblici alla chiesa e persino un monumentale cimitero.
I criteri che animarono progettisti ed architetti ai quali Cristoforo Crespi commissionava i lavori (tutti nomi eccellenti: Angelo Cola, Pietro Brunati, Ernesto Pirovano, Gaetano Moretti) furono improntati a geometria, razionalità, funzionalità e bellezza. L’intero villaggio è giocato su un binomio indivisibile di funzionalità ed arte (concepita necessariamente, questa, secondo i canoni e i gusti del proprio tempo)”. (testo di don Gino Cortesi).
Ancora oggi il Villaggio Crespi affascina chiunque lo visiti: esteticamente bello e praticamente autosufficiente, ci parla di una vita nella quale tutto girava attorno alla fabbrica, che ne era il cuore pulsante. Rimasto praticamente intatto anche quando la fabbrica chiuse i battenti, è ancora oggi abitato dai discenti di molti operai che lo rendono vivo.
Nel 1995 è stato inserito dall’Unesco tra i siti considerati patrimonio mondiale della cultura perché le sue caratteristiche sono ritenute di eccezionale valore storico, urbanistico e sociale.
Villaggio operaio di Crespi d'Adda - Molte Fedi Sotto Lo Stesso Cielo
Crespi d'Adda è "la città ideale" del lavoro operaio, e fu realizzata tra Ottocento e Novecento dalla famiglia Crespi, accanto al proprio opificio tessile, per alloggiare i dipendenti e le loro famiglie. L'Unesco nel 1995 ha inserito Crespi d'Adda nella World Heritage List in quanto "Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa". Questo villaggio infatti è il perfetto modello di un complesso architettonico che illustra un periodo significativo della storia, quello della nascita dell'industria moderna in Italia. Il sito si è conservato perfettamente integro, mantenendo pressoché intatto il suo aspetto urbanistico e architettonico. Crespi d'Adda sorge in posizione isolata all'interno di un bassopiano delimitato da due fiumi: l'Adda e il Brembo che formano una penisola chiamata "Isola Bergamasca", alla cui estremità si trova appunto il villaggio. Nel villaggio risiedevano solo coloro che lavoravano nell'opificio, e la vita dell'intera comunità ruotava attorno alla fabbrica, ai suoi ritmi e alle sue esigenze. In questa visione di società era il padrone che provvedeva a tutti i bisogni dei dipendenti e delle loro famiglie cui venivano messi a disposizione l'abitazione e tutti i servizi necessari alla vita della comunità: chiesa, scuola, ospedale, dopolavoro, teatro, bagni pubblici, spacci alimentari e di vestiario. L’assetto urbanistico del villaggio è imperniato sulla presenza della fabbrica che si sviluppa lungo l’asse viario principale. Di stile neo-medioevale l'opificio, con lo splendido ingresso centrale ricco di elementi decorativi e le sue altissime ciminiere, mentre i capannoni distribuiti in ordine lungo la via principale, sono ingentiliti, oltre che dai contorni in laterizio, da fregi con stelle ad otto punte, e le finestre sono arricchite da rosoni in cotto. Accanto alla fabbrica si erge maestosa la villa padronale in stile medioevale trecentesco, con la sua torre, simbolo del potere della famiglia Crespi. Le abitazioni degli operai sono di ispirazione inglese: si tratta di circa cinquanta casette ben allineate a est dell'opificio lungo strade parallele, con decorazioni sempre in cotto, finiture in ferro battuto, mattoni a vista. Ogni edificio è circondato da orti e giardini. A vigilare dall'alto sul villaggio, le case del medico e del prete, mentre la scuola e la chiesa, si trovano una di fianco all'altra, davanti alla fabbrica. La chiesa è la copia della Chiesa rinascimentale di S.Maria di Busto Arsizio. Verso sud, nella zona più appartata si trovano invece i villini degli impiegati e le splendide ville riservate ai dirigenti d’azienda. La via principale, quasi metafora della vita operaia, si sviluppa tra la fabbrica e il villaggio, fino al cimitero, monumento nazionale; al suo interno si trova la cappella Crespi: una maestosa torre-piramide in ceppo e cemento, decorata, che si erge sulle tombe degli operai, piccole croci disposte ordinate nel prato all'inglese. Oltre a essere all'avanguardia nella dotazione infrastrutturale e nei servizi, in questa piccola città furono introdotte anche importanti innovazioni tecnologiche, come l'illuminazione elettrica con il sistema Edison per migliorare sia l'efficienza produttiva che la qualità di vita di operai e impiegati. Nato nel 1878, Crespi d'Adda, ancora oggi al suo interno ospita una comunità in gran parte discendente degli operai che vi hanno vissuto o lavorato. Anche la stessa fabbrica è rimasta in funzione fino al 2004, sempre nel settore tessile cotoniero.
Cristoforo Benigno Crespi, industriale e grande mecenate - Grandi personaggi - Impresa Oggi
Crespi d?Adda, l?insediamento industriale | Patrimonio mondiale nella scuola