Hai capito i piagnoni
L’entità delle agevolazioni: “Non si dovrebbe arrivare molto lontani dalla spaventosa cifra di 30 miliardi di euro!
Il numero dei destinatari: “Le imprese che tra il 2003 e il 2008 hanno visto approvate dallo Stato le loro domande di agevolazione sono state 212.075, mentre quelle che hanno chiesto e ottenuto soldi dai fondi europei gestiti dalle Regioni sono state 628.290. Significa che in 6 anni le imprese italiane agevolate con queste risorse sono state più di 840.000, con una media di 140.000 l’anno”. Nello stesso arco di tempo “sono state approvate 1307 leggi di incentivazione (91 da parte dello Stato e 1216 da parte delle amministrazioni locali)”.
È ancora l’autore a inquadrare correttamente di cosa stiamo parlando, quando, nelle pagine introduttive del suo libro, ci fa rilevare un dato di fatto importante: “Ciò che occorre tenere presente prima di entrare in questa galleria degli orrori è che le entrate fiscali italiane sono alimentate al 70 per cento dalle imposte pagate da dipendenti e pensionati e al 30 per cento circa da quelle versate dalle imprese. Ciò significa che il 70 per cento di tutti i soldi andati a un’impresa vengono dalle tasse dei suoi dipendenti o ex dipendenti. [Andrebbero aggiunti anche i dipendenti pubblici, ma la sostanza del ragionamento non cambierebbe: sono i lavoratori dipendenti che pagano i contributi alle imprese, ndr]. E questo vale anche per i fondi europei, visto che l’Italia è un ‘contribuente netto’ dell’Europa, cioè versa più di quanto riceve”.
La verità è che “non esiste in Italia un solo settore economico che non sia sussidiato: dalle banche alle industria, dall’agricoltura alle telecomunicazioni, dai trasporti al turismo, dallo sport alla finanza, dalla ristorazione allo spettacolo, dall’editoria alla moda, lo Stato elargisce soldi a tutti, persino alla Borsa”.
Dalla Fiat (prima e durante Marchionne: decisamente notevoli le pagine sul tema) alla Stm, dalla Agusta alla Pirelli: praticamente non ci sono nomi – illustri e meno illustri – del capitalismo italiano che non abbiano ricevuto negli anni cospicue sovvenzioni da parte dello Stato. Senza che la cosa abbia granché giovato né all’occupazione né alla crescita economica del Paese, almeno stando ai dati degli ultimi 15 anni.
Ecco cosa ha affermato in proposito l’allora governatore della Banca d’Italia Mario Draghi in un convegno svoltosi a fine 2009: “I sussidi alle imprese sono stati generalmente inefficaci:
La conclusione Cobianchi la trae nell’ultima pagina del suo libro, sotto forma di augurio agli imprenditori italiani: “Auguro loro di usare sempre meglio i soldi pubblici, sperando di non sentire più sermoni contro la soffocante presenza dello Stato nell’economia, perché se c’è qualcosa di poco liberale in Italia sono proprio gli aiuti di Stato con i quali le imprese convivono”. È difficile non essere d’accordo.
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