Macitynet

Prima Premessa: questo sito collabora con Amazon, pubblicizza i suoi prodotti e i suoi servizi ed è un affiliato Amazon ma non per questo ne promuove qualsiasi iniziativa, prodotto o atteggiamento sentendosi libero di approvare o criticare, stigmatizzare o dubitare dell’azienda e dei suoi comportamenti come ha fatto in passato e come farà in futuro.
Seconda Premessa: questa opinione non riguarda strettamente Amazon ma l’analfabetismo funzionale sulla tecnologia, molte volte inconsapevole, molte volte in malafede della gran parte della classe politica italiana e della volontà di una fetta vastissima dell’informazione di giocare su questo per creare attenzione di fronte a problemi inesistenti e celare quelli effettivi.


Sarebbe interessante riportare qui tutta la serie di castronerie pronunciate da politici di ogni partito, eminenti rappresentanti del nostro governo, rappresentanti sindacali e commentatori certificati come influencer in TV sul web e nei giornali in questi giorni sul tema del cosiddetto “Braccialetto Amazon per il controllo dei lavoratori”


Sicuramente chi ci legge sarà stato sufficientemente bombardato dalla questione sino a provarne un certo senso di fastidio, trasferito sui presunti autori di questo tormentone: quei cattivoni di Amazon che vogliono trasformare tutti i loro dipendenti in automi assumendone il controllo in qualsiasi momento della propria attività lavorativa e assimilandoli a dei robot.


Ciò che non vi hanno spiegato a sufficienza è che quello su cui si discute non è un prodotto o un sistema di controllo ma un brevetto per facilitare il lavoro degli operatori dei centri logistici al parti di altre tecnologie già in uso, in progetto e in fase di avanzata realizzazione in migliaia di aziende e siti produttivi in tutto il mondo.


Ciò che non vi hanno spiegato è che non serve un braccialetto per controllare il comportamento di un dipendente o di un passante a caso dentro un negozio, una stazione, un sito di produzione: basta semplicemente una telecamera come tante di quelle che sono già installate in negozi, stazioni, siti di produzione*.


Dalla parte di chi?
La notizia nasce dal rimbalzo in Italia della approvazione di un brevetto (si legga “brevetto” e non progetto, prodotto, direttiva etc…) che aiuterebbe il lavoratore a trovare la giusta direzione della mano quando cerca un prodotto in uno scaffale per recuperarlo e metterlo in un cesto o contenitore per la spedizione.


Quando abbiamo letto questa notizia ci è sembrata una trovata geniale così come quella di un sistema di guida a vibrazione per orientare i ciechi pensato da un bravo ingegnere italiano e presentato al CES 2018 o magari quello che già molti dei nostri lettori e chi scrive sfruttano già con Apple Watch per le indicazioni di navigazione.
Cosa può essere piu’ di aiuto ad un operatore che deve rovistare tra scaffali alla ricerca di un prodotto di un sistema di guida che lo aiuto a trovarlo senza perdersi in affannose operazioni di confronto visivo?

Ovviamente questo brevetto, utilissimo in un centro di logistica ha innumerevoli concorrenti in brevetti già approvati sia da Amazon che da altre aziende che si appoggiano su tecnologie più avanzate e costose come i visori a realtà aumentata.


E soprattutto questo brevetto permetterebbe ancora a degli umani di lavorare prima di essere sopraffatti da robot che di un sistema di questo genere non hanno bisogno come non hanno bisogno di braccialetti o di visori a realtà aumentata.


Ora questo braccialetto nella fantasia di media generalisti, politici e soloni di turno ridurrebbe il lavoratore ad uno schiavo sotto il controllo della multinazionale cattiva perché traccerebbe il movimento e l’efficienza dell’operatore. Che cosa nuova e spaventosa… per degli ignoranti funzionali… gli stessi che promuovono l’Industria 4.0 agli eventi di settore magari senza neppure sapere di cosa si tratta.


Tutta l’evoluzione dei processi industriali su cui le aziende stanno lavorando riguarda non solo il tracciamento del prodotto nella sua filiera ma ovviamente anche dell’intervento dei lavoratori, i loro tempi di esecuzione e l’aiuto che si può dare alle operazioni che compiono in funzione di una maggiore produttività che in un processo virtuoso si dovrebbe trasformare in maggiore redittività per l’azienda e maggiore stabilità del posto di lavoro per gli occupati.


Le tecnologie che troviamo esaltate nei vaghi discorsi di politici che probabilmente non sanno di cosa parlano come realtà virtuale, realtà aumentata, Intelligenza artificiale se impiegate positivamente per i lavoratori li aiutano a compiere meglio e più rapidamente e con meno fatica i loro compiti per far funzionare al meglio il sistema fabbrica (o il sistema logistico) in cui sono inseriti.


E così domani invece di avere uno scanner in mano e alzare e abbassare il collo tra il visore e lo scaffale avranno un visore con realtà aumentata in cui apparirà una freccia che gli indica la posizione più vicina in cui guardare, oppure già da tempo come accade in Germania, invece di avere una mano in meno per star in equilibrio su una piattaforma hanno un guanto con lo scanner da azionare con un pulsante o il movimento di un dito oppure un braccialetto come quello ideato e brevettato (ma non ancora prodotto, imposto etc) da Amazon.


Questo sarebbe un sistema terribile per controllare il lavoratore? Forse i nostri soloni non sanno che i sistemi di posizionamento di tutti gli strumenti moderni di una fabbrica, ognuno dotato di un localizzatore o semplicemente l’uso di telecamere abbinati a sistemi di intelligenza artificiale* (e non a controllo umano diretto o differito) già consentono di individuare, censire e analizzare il movimento di ogni persona, lavoratore, visitatore che entra nel raggio d’azione della telecamera stessa e magari di stabilire quante volte il soggetto si è grattato la testa? Forse non sanno che si può entrare in qualsiasi momento all’interno di un stabilimento produttivo e inquadrando un’isola con lo smartphone verificare al volo con la realtà aumentata la produttività e l’efficienza di quell’esatto settore. E per tutto questo non c’è neppure il bisogno di far indossare alcunché al lavoratore.


Perché solo in Italia?
La cosa curiosa è che in questo mondo globalizzato la notizia del brevetto del braccialetto Amazon sembra essere stata filtrata e amplificata solo attraverso i nostri media come se Amazon avesse attività solo nel nostro paese o volesse impiegare il brevetto solo nei suoi “disgraziati” centri logistici in Italia. Non una parola in Germania, Inghilterra e neppure nella turbolenta Francia sempre giustamente attiva nelle proteste contro le multinazionali straniere che ledono i diritti dei lavoratori.


Ma in Italia abbiamo tre fattori scatenanti: l’analfabetismo funzionale dei media poco giustificabile vista la presenza di bravissimi giornalisti tecnologici che evidentemente hanno poco peso nelle redazioni, l’analfabetismo (funzionale e tecnologico) di una classe politica (lasciateci essere malvolentieri generici: non abbiamo visto una singola voce fuori dal coro su questo argomento) che la tecnologia la usa solo per mostrarsi al passo con i tempi o per infarcire discorsi di cui non comprende il contenuto e infine l’evento più terribile ancorché necessario dell’agenda del paese: le elezioni in cui tutti indistintamente devono appoggiare qualunque slogan che li faccia apparire, almeno momentaneamente, dalla parte degli indifesi e degli oppressi.


Amazon non ha sicuramente bisogno di difensori ma forse i suoi dipendenti in Italia necessitano di tutori più competenti e meno occasionalmente populisti o in malafede per rendere più adeguato il proprio ambiente di lavoro.


C’è tanto da fare con la tecnologia per questo: adeguare i carichi di lavoro alle condizioni fisiche reali dei soggetti, gestire i turni al meglio per migliorare i rendimenti e allo stesso tempo diminuire la fatica dei singoli specialmente nei processi ripetitivi: su questo dovrebbero puntare quelli che dicono di schierarsi dalla parte dei lavoratori prima che il posto di quest’ultimi venga preso da più accondiscendenti robot.