«Quanto riportato dal giornalista ed in particolare le dichiarazioni attribuitemi in virgolettato non corrispondono a quanto da me dichiarato alla presenza di testimoni». Giorgio Mereto, il «testimone» che, secondo quanto pubblicato oggi da «Il Giornale», avrebbe visto Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani a Montecarlo in dicembre, smentisce la ricostruzione del quotidiano diretto da Feltri. E annuncia: «Ho dato mandato ai legali di fiducia di intraprendere ogni azione a tutela della mia immagine».
Poche ore prima della smentita è andato in scena l'ennesimo scontro Fini-Feltri sul caso.
Una visita lampo a Montecarlo, sotto Natale, con tanto di auto blu e sirene spiegate. Il Giornale raccoglie una nuova testimonianza sulla presenza di Gianfranco Fini al civico 14 di Boulevard Princesse Charlotte, nella «casa della discordia». «Illazioni e accuse false» per il portavoce del presidente della Camera, che parla di «violenta campagna diffamatoria». Accuse bollate dal direttore del quotidiano, Vittorio Feltri, come «totalmente infondate».
L'ultima puntata della «telenovela» politica di questa estate porta la firma dell'ingegnere genovese Giorgio Mereto, da 25 anni residente nel Principato e titolare di una società di trading petrolifero, la Mgm Marine Gasoil. È lui a rivelare al Giornale, che ne riporta il racconto, i particolari della trasferta oltreconfine della terza carica dello Stato. «Ricordo bene l'episodio - è il virgolettato di Mereto sull'edizione di oggi - perchè da un momento all'altro si era scatenata una gran confusione fuori dal palazzo, con un notevole spiegamento della polizia monegasca» di scorta all'illustre ospite italiano. Una prova, per il quotidiano fondato da Indro Montanelli, che il presidente della Camera era «un habituè» dell'appartamento lasciato in eredità ad An. E anche del fatto che «non può non conoscere l'identità del vero proprietario» della casa, ereditata da An e ora finita nella disponibilità di Giancarlo Tulliani, «cognato» di Fini, dopo essere stato venduto ad una società offshore. Immediata la reazione del cofondatore del Pdl, attraverso le parole del suo portavoce, Fabrizio Alfano: «Un semplice accertamento presso le autorità monegasche e italiane che registrano i movimenti delle scorte - replica - sarebbe sufficiente a dimostrare che la trasferta a Montecarlo del del presidente Fini è frutto unicamente della fervida fantasia del signor Mereto».
Non un «Pinco Pallino qualunque» per Feltri, che difende il suo testimone, e sostiene che «non è obbligatorio per nessuno usare le scorte».
Una parola di troppo, secondo la fondazione Farefuturo vicina a Fini, che accusa il direttore del Giornale di «killeraggio» e osserva come «l'attendibilissimo ingegner Mereto mette a garanzia del suo racconto le sirene spiegate della scorta» di cui poi Feltri nega la necessità. Particolari, anche questi, su cui si cercherà di fare luce cui poi Feltri nega la necessità. Particolari, anche questi, su cui si cercherà di fare luce nelle sedi competenti. Che per Fini sono soltanto il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti e il tribunale, dove pendono le sue denunce per «le plateali falsità e i pettegolezzi» diffusi allo scopo di offenderlo «sul piano personale e familiare». Fini offrirà lì la sua ricostruzione dei fatti «puntuale e dettagliata», messa a punto ieri ad Ansedonia in un lungo faccia a faccia con il suo legale, l'avvocato e parlamentare Giulia Bongiorno. E sempre lì il direttore del Giornale, conclude il portavoce Alfano, «dovrà fornire tutte le spiegazioni del caso».
Poi in serata, la smentita del testimone Giorgio Mereto.
Casa An, Fini controFeltr. Il testimone smentisce il Giornale - Italia - l'Unità.it