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    Predefinito Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipendiare

    Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipendiare politici locali e dipendenti di Atac e Ama

    Nel 2016, l’operazione ha portato nelle tasche di gran parte dei comandati (solo amministrativi) fino 24mila euro in più all’anno rispetto alla busta paga percepita negli enti di provenienza, per un totale di oltre 1,6 milioni di euro di bonus. Il costo è lievitato dal 2014 grazie a una delibera dell'Ufficio di presidenza, guidato dal dem Daniele Leodori. Tra i beneficiari ci sono lavoratori - provenienti da Atac, Ama e Cotral - che non ha mai sostenuto concorsi pubblici. Esposto dell'Usb

    Quasi 13 milioni di euro spesi in due anni per stipendiare più di 100 persone. Politici con o senza poltrona, militanti, amici, avvocati di fiducia. Dai dirigenti di caratura nazionale (pochi) agli impiegati prestati dai piccoli comuni dell’hinterland (molti). La Regione Lazio da qualche anno è invasa dal cosiddetto “esercito dei comandati”, persone già assunte presso altri enti o aziende municipalizzate, ma chiamate a lavorare nell’Ente guidato da Nicola Zingaretti. Una specie di prestito oneroso perché al comandato la Regione paga lo stipendio e, in molti casi, ci aggiunge anche dei sostanziosi extra. La pratica – va detto – non è nuova ed è utilizzata in tutta Italia, ma fra gli uffici della Pisana e quelli di via Cristoforo Colombo sembra aver subito una degenerazione senza precedenti. Nel 2016, Giunta e consiglio regionale hanno speso insieme 5,7 milioni per pagare gli stipendi ai 115 comandati, quando nel 2014 il totale aveva superato di poco il milione. Sempre nel 2016, l’operazione ha portato nelle tasche di gran parte dei comandati (solo amministrativi) fino 24mila euro in più all’anno rispetto alla busta paga percepita negli enti di provenienza, per un totale di oltre 1,6 milioni di euro di bonus.

    LA MODIFICA AL REGOLAMENTO – Determinante è stata l’approvazione, nel febbraio 2014 della delibera numero 13, con cui l’Ufficio di presidenza, guidato dal dem Daniele Leodori ha apportato tre piccole modifiche al regolamento pre-esistente. È una specie di liberalizzazione del comando, che introduce la possibilità di estenderlo al “personale dipendente a tempo indeterminato di società in cui la partecipazione pubblica non sia inferiore al 50,01 per cento”, l’aumento della percentuale dei comandati in relazione ai posti vacanti dal 4% al 10% e la sostituzione della dicitura “ente pubblico” con “ente”, per indicare l’azienda di origine del comandato. Il risultato più evidente di queste modifiche, oltre alla crescita esponenziale dei trasferimenti, è anche l’arrivo negli uffici regionali di personale che non ha mai sostenuto concorsi pubblici e sono stati assunti per chiamata diretta (almeno fino all’entrata in vigore, nel 2012, della legge Brunetta). È il caso, ad esempio, dei 9 dipendenti Atac e dei 2 provenienti da Ama, società capitoline su cui la magistratura ha accertato scandali come quello di Parentopoli; ma anche dei 5 impiegati che arrivano da Cotral, i 4 da Astral o dei dipendenti transitati da Fondazione Musica per Roma e Arsial. C’è poi un caso particolare, come quello di LazioCrea, società nata dalla fusione di altre due aziende regionali, LazioService e Lait, la cui mission è quella di fornire personale di supporto – amministrativo e informatico – alla pianta organica regionale. È curioso, dunque, il fatto che ci sia stato bisogno di comandare ben 9 lavoratori, accollando gli stipendi alle casse regionali. Forza lavoro che, lo ricordiamo, supporta la redazione di atti, tratta informazioni sensibili e ha un accesso più o meno limitato alle stanze dei bottoni.
    IN LISTA MOLTI POLITICI LOCALI – Sebbene il comando verso le strutture amministrative sia disposto, “in via eccezionale, soltanto per posti vacanti, in misura non superiore al 10 per cento delle vacanze stesse, e per riconosciute esigenze di servizio o quando sia richiesta una particolare professionalità o competenza non presente all’interno dell’amministrazione”, i criteri con cui i comandati vengono scelti sono per gran parte di natura fiduciaria. E in mezzo s’infilano tanti politici. Negli elenchi del 2016 – quelli del 2017 non sono ancora disponibili – troviamo così Fausto Bassani, candidato sindaco (sconfitto) nel 2017 per il Pd a Monte Compatri; Gaetano Bartoli, ex sindaco dem di Colonna; Achille Bellucci, esponente del Pd nel Comune di Acuto (Frosinone); Andrea Cocco, storico portavoce dell’eminenza grigia veltroniana, Goffredo Bettini; Ignazio Cozzoli Poli, ex consigliere capitolino della Lista Marchini; Domenico De Vincenzi, storico esponente del Pd a Guidonia; Daniele Parrucci, ex consigliere capitolino del Centro Democratico e Marco Silvestroni, consigliere metropolitano di Fratelli d’Italia e candidato in Parlamento; mentre nel 2015 hanno fatto parte della “squadra” anche Ernesto Flamini (Pd Anzio) e Massimo Boschini (ex Pdl Civitavecchia). E probabilmente ci sfugge qualcuno, perché la lista è lunga e molto spesso gli incarichi politici sono nascosti nelle pieghe della semplice militanza nei piccoli comuni della Regione o nelle singole aziende.

    L’ESPOSTO DELLA USB – Da tempo, il sindacato Direr-Usb conduce una battaglia per limitare l’utilizzo del comando. La segretaria regionale, Roberta Bernardeschi, ha redatto un lungo e dettagliato esposto alla Corte dei Conti e un appello alla ministra uscente della Funzione Pubblica, Marianna Madia. Fra le altre cose, si rappresenta una questione “di legittimità costituzionale delle leggi regionali di spesa, per la violazione del principio della copertura finanziaria di cui all’articolo 81 della Costituzione”, si sottolinea una “lesione dei principi di buon andamento ed imparzialità nella Pubblica Amministrazione”. In ragione del fatto – si paventa nell’atto – che nella macchina amministrativa pubblica possono entrare soggetti, a chiamata diretta, che potrebbero avere interessi privati o di parte.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/201...076/#cComments

    e questo è il candidato PD- LEU

    complimenti

    e poi sono quelli che parlano dei mancati rimborsi dei M%S ( CHE ERANO SOLDI LORO, NON COME QUESTI CHE SONO SOLDI PUBBLICI)


    eh, ma SPELACCHIO?

    E LE CALZE SMAGLIATE DELLA RAGGI?

    e le felpe di salvini?

    NON HANNO LA MINIMA VERGOGNA

    p.s. se cercate questa notizia su corriere della sera, repubblica e stampa, su telegiornali RAI e sky , perdete tempo.

    non la troverete MAI.

    il popolo BUE non deve sapere

  2. #2
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    Predefinito Re: Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipend

    L'ignoranza non ha limiti tra le stelle.


    I comandati sono comunque stipendiati in quanto del pubblico impiego.

    Li si usa per usare personale in modo più efficiente trasferendolo da un'amministrazione all'altra.

    Poi in alcuni casi possono essere fatti in modo inefficiente, ma avviene in casi limitati.

  3. #3
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    Predefinito Re: Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipend

    Citazione Originariamente Scritto da Dav. c. G. Visualizza Messaggio
    L'ignoranza non ha limiti tra le stelle.


    I comandati sono comunque stipendiati in quanto del pubblico impiego.

    Li si usa per usare personale in modo più efficiente trasferendolo da un'amministrazione all'altra.

    Poi in alcuni casi possono essere fatti in modo inefficiente, ma avviene in casi limitati.
    oltre all'ignoranza, anche il servilismo dei servi stipendiati.

    guardati dentro allo specchio ed avrai la risposta.

  4. #4
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    Predefinito Re: Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipend

    Citazione Originariamente Scritto da Dav. c. G. Visualizza Messaggio
    L'ignoranza non ha limiti tra le stelle.


    I comandati sono comunque stipendiati in quanto del pubblico impiego.

    Li si usa per usare personale in modo più efficiente trasferendolo da un'amministrazione all'altra.

    Poi in alcuni casi possono essere fatti in modo inefficiente, ma avviene in casi limitati.
    rispondi a questa tesserato piddino:

    Mafia Capitale, Nicola Zingaretti indagato per falsa testimonianza
    di PAOLO LAMImartedì 7 novembre 2017 - 196
    nterrogato come testimone nell’aula del carcere di Rebibbia al Processo Mafia Capitale il 21 marzo scorso Nicola Zingaretti, governatore del Lazio per conto del Pd, esordì malissimo. Rifiutando, di fronte all’esplicita richiesta del presidente del Tribunale, Rosanna Ianniello, di essere ripreso dalle telecamere dei giornalisti mentre deponeva. Un atteggiamento incomprensibile per un amministratore pubblico chiamato dai magistrati per aiutarli a sollevare, nella massima trasparenza, il velo sulle vicende corruttive della coop di Salvatore Buzzi. Cosa aveva da nascondere Zingaretti durante quella testimonianza? Perché lo infastidivano tanto le telecamere dei giornalisti che lo riprendevano mentre rispondeva alle domande dei pm e dei giudici? Ora la Procura di Roma ha iscritto il nome di Zingaretti nel registro degli indagati con l’accusa di falsa testimonianze dopo che il Tribunale, valutate le risposte del governatore del Lazio nel corso dell’interrogatorio, ha deciso di trasmettere gli atti agli uffici dell’accusa. Con lui è finita indagata, sempre per falsa testimonianza, la deputata Pd Micaela Campana, un peso massimo del Pd romano, ex-moglie del già assessore Pd Daniele Ozzimo finito in carcere e condannato per Mafia Capitale. Una riunione di famiglia del Pd, insomma. Con i nomi più importanti infanganti nella vicenda di Mafia capitale.

    Le parole che usa il Tribunale per trasmettere gli atti alla Procura non sono proprio, quel che si dice, una medaglia da appuntarsi sul petto. Né per Zingaretti, nè per la Campana. La questione che ha fatto scrivere ai giudici che Zingaretti da «adito al sospetto di una testimonianza falsa o reticente» ruota intorno alla vicenda dell’appalto per il servizio Recup della Regione Lazio, appalto per il quale è stato processato e, poi, archiviato, il capo di Gabinetto di Zingaretti, Maurizio Venafro.

    Zingaretti ha escluso, nel corso della testimonianza nell’aula di Rebibbia, «radicalmente e con indignazione – scrivono piuttosto perplessi e ben poco propensi a bersi la cosa i giudici della X Sezione del Tribunale di Roma – qualunque contatto con chiunque per la gara Cup, di cui si sarebbe occupato solo a livello di indirizzo politico nella fase della programmazione». Senonché Zingaretti arriva ad escludere categoricamente di avere avuto contatti perfino con Peppe Cionci, l’uomo che, per Zingaretti, che cura i rapporti economici e con Venafro, appunto, cioè il suo braccio destro.
    «Tali dichiarazioni non risultano convincenti – devono ammettere i giudici inviando gli atti ai pm per valutare la falsa testimonianza – alla luce dello stretto rapporto di amicizia di Zingaretti con Cionci (che peraltro avevano facili occasioni di incontro lavorando vicini) e del rapporto di assoluta fiducia tra Zingaretti e Venafro (per come affermato da Zingaretti), delle intercettazioni telefoniche sopra viste sui rapporti tra Buzzi, Forlenza e Cionci durante lo svolgimento della gara, del valore ingente della gara medesima, nonché delle dichiarazioni di Venafro e Scozzafava». Ad accusarlo è Salvatore Buzzi, il ras delle coop di sinistra che Zingaretti, nel corso della testimonianza, ammette, obtorto collo, di conoscere da 15 anni: «l’ho conosciuto come presidente di una cooperativa sociale molto importante nella storia della sinistra di Roma…».
    «Tutti elementi – scrivono i giudici della X Sezione del Tribunale di Roma aprendo la strada all’accusa di falsa testimonianza – che appaiono supportare la ricostruzione dell’imputato Buzzi sulla vicenda e che danno adito al sospetto di una testimonianza falsa o reticente di Zingaretti».

    «Zingaretti deve chiarire al più presto – dice ora Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia – Va ricordato che la vicenda nasce dal fatto che lo stesso Zingaretti è stato indagato, oltre due anni fa, nel processo di Mafia Capitale. In quel processo Zingaretti è stato ascoltato dai giudici i quali hanno ritenuto opportuno inviare quei verbali alla Procura perché si rilevavano dei gravi profili di falsa testimonianza. Siamo garantisti – precisa Santori – e continuiamo a credere che essere indagati non significhi essere colpevoli. Detto questo, però, il governatore del Lazio non può esimersi da rendere pubblici quei verbali che lo hanno visto protagonista nel processo di Mafia Capitale e spiegare ai cittadini i motivi per cui i giudici hanno ritenuto di segnalarlo per un reato tanto grave quanto quello della falsa testimonianza. Vogliamo capire i legami e i profili di collegamento politico tra lui, il suo staff e alcuni uomini chiave del processo di Mafia Capitale. E’ un fatto di trasparenza e di opportunità politica ed etica, principi che dovrebbero guidare l’azione di un presidente di Regione e dei partiti che lo sostengono. Ci chiediamo se Zingaretti sia ancora nelle condizioni di serenità necessarie per garantire il suo ruolo di governatore fino al termine del mandato».

    «Per la seconda volta il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti viene indagato in Mafia Capitale. Un fatto gravissimo – fa eco l’europarlamentare del M5S Fabio Massimo Castaldo – anche per l’entità stessa dell’inchiesta, che ha messo in ginocchio la capitale e la nostra Regione. Sia chiaro, per il nostro codice etico una indagine non è una sentenza di condanna, ma Zingaretti deve assumersene la responsabilità politica. Si è ricandidato a governare la Regione Lazio ed è preoccupante. Quindi chiarisca subito i suoi rapporti con Cionci, suo caro amico-faccendiere nonché finanziatore della sua campagna elettorale».


    Mafia Capitale, Nicola Zingaretti indagato per falsa testimonianza - Secolo d'Italia

    ti risulta che non sia più indagato?

  5. #5
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    Predefinito Re: Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipend

    Citazione Originariamente Scritto da Dav. c. G. Visualizza Messaggio
    L'ignoranza non ha limiti tra le stelle.


    I comandati sono comunque stipendiati in quanto del pubblico impiego.

    Li si usa per usare personale in modo più efficiente trasferendolo da un'amministrazione all'altra.

    Poi in alcuni casi possono essere fatti in modo inefficiente, ma avviene in casi limitati.
    Non ci credo!... a meno che tu non sostenga questa cosa citando un articolo de ilFoglio...

  6. #6
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    Predefinito Re: Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipend

    Pd schifoso

  7. #7
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    Predefinito Re: Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipend

    Tra Raggi e Zingaretti, poveri noi.
    "Il comunismo è una psicopatologia che risulta fatale per la civiltà: è da eradicare come la più temibile delle infezioni, in qualunque tempo, forma e maschera si manifesti", Raffaele Vizioli.

  8. #8
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    Predefinito Re: Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipend

    E poi dite che in Italia non c'è l'errediccì

  9. #9
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    Predefinito Re: Regione Lazio, “l’esercito dei comandati”: spesi 13 milioni in 2 anni per stipend

    sto aspettando la smentita del compagno piddini DAV

 

 

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