La Stampa

I 27 leader Ue si troveranno a Bruxelles per iniziare le trattative sul prossimo bilancio europeo post-2020. Con l’uscita del Regno Unito ci saranno meno soldi sul piatto e nuovi capitoli di spesa da finanziare. Alcuni andranno sacrificati. Violeta Bulc, commissario europeo ai Trasporti, lancia un appello per salvaguardare i finanziamenti destinati ai progetti infrastrutturali già avviati. Tra questi c’è anche la Torino-Lione. Per il tunnel di base servono in totale 8,6 miliardi di euro: l’Ue ha già fatto la sua parte nel primo lotto da 1,9 miliardi, con un finanziamento da 813 milioni di euro. Soldi a oggi “blindati”, ma a patto che le titubanze mostrate nei mesi scorsi sul versante francese non riemergano, causando ulteriori ritardi: in quel caso anche i fondi europei già stanziati potrebbero essere a rischio.


La Commissione ha presentato le sue proposte per il prossimo bilancio e tra le vostre priorità c’è la Tav.
«La Torino-Lione è il tipico progetto che sarebbe difficile da realizzare senza l’Ue. Non è solo un progetto transfrontaliero tra Francia e Ue, ma ha un’importanza decisiva per l’intero mercato unico europeo perché è parte del corridoio Mediterraneo, uno dei nove corridoi che connettono i Paesi Ue».

Recentemente, però, sono emerse alcune perplessità, soprattutto a Parigi. Poi Macron ha corretto il tiro. Oggi qual è lo stato dell’arte?
«Sono incoraggiata dagli ultimi impegni presi da Francia e Italia che hanno annunciato di voler proseguire con i lavori. Ho fiducia che entrambi i Paesi portino a temine il progetto».

Altrimenti c’è il rischio di perdere parte degli 813 milioni di euro già stanziati?
«Non è mia intenzione fare minacce perché non credo sia utile. Ma certamente ci sono delle regole e noi faremo una valutazione di tutti i progetti finanziati dalla Ue: all’inizio del prossimo anno, poi, proporremo eventuali modifiche nelle dinamiche di finanziamento. Voglio comunque ribadire che siamo pronti a sostenere il progetto a impegnarci con tutti gli attori in gioco per fare in modo che i lavori vengano eseguiti in tempi ragionevoli. A oggi non ho dubbi, ma staremo a vedere».

Mai dare nulla per scontato?
«Francia e Italia mi hanno assicurato che gli impegni, presi anche ai livelli più alti, saranno mantenuti. Ma non vuol dire che smetteremo di vigilare: non bisogna mai abbassare la guardia. Continueremo a monitorare la situazione da vicino».

Resta l’opposizione di chi contesta la Tav e in particolare delle comunità locali: come giustifica davanti a loro la necessità di quest’opera?
«Dicendo che è fatta con l’obiettivo di provocare il minor impatto ambientale. Poi li inviterei a vedere i benefici Ue: nessuna economia locale può avere successo se isolata dal resto. La connettività è un simbolo di forza. E c’è anche la questione inquinamento, destinato a diminuire con l’incremento del trasporto su ferro».

Il prossimo bilancio dell’Ue rischia di essere più magro, serviranno tagli: quali rischi per la Tav?
«Stiamo invitando gli Stati a riconoscere l’importanza dei nove corridoi e quindi a mantenere gli impegni. Per completare questa rete di infrastrutture servono 500 miliardi entro il 2030. Vogliamo che i progetti per le reti ferroviarie siano al centro del prossimo bilancio».

Anche se c’è il rischio che vengano scavalcati da altre priorità…
«Ci sono nuovi bisogni da finanziare, come la gestione dei flussi migratori, la sicurezza, la difesa. Abbiamo messo sul tavolo diverse opzioni, spetta agli Stati stabilire le priorità. Tenendo ben presenti le possibili conseguenze negative legate ai ritardi nelle discussioni. Per questo serve un bilancio in tempi rapidi, con obiettivi chiari».