Programma +Europa:
Lavoro
Costruire un mercato del lavoro moderno significa non lasciare nessuno solo, ma accompagnarlo in tutte le fasi della vita professionale con un grande piano di politiche attive e formative. Garantire a tutti i cittadini il diritto alla formazione è il modo migliore per proteggerli da un mercato del lavoro in continua evoluzione, sempre di più basato sulle competenze. Dobbiamo tutelare tutti i lavoratori, anche quelli autonomi. Alleggerire l’imposizione fiscale non vuole essere uno slogan da campagna elettorale: è l’unico modo per dare forza a chi ha deciso di rischiare, di metterci la faccia. Il nostro obiettivo è quello di dare una risposta a tutti i giovani che pensano non sia possibile farcela da soli. Per essere, prima che liberi professionisti, professionisti liberi.
Mercato del lavoro
Per vent’anni lo scontro sull’articolo 18 è stato così totale da suscitare l’impressione che contenesse la totalità dei problemi da risolvere. L’Italia rimane invece un Paese con bassa occupazione, bassa produttività e bassi salari. Tutti sintomi di una malattia che ha cause in tutto o in parte diverse dalla rigidità del mercato del lavoro, ma che hanno a che fare con la totalità dei fattori di produttività. Il modello di flexsecurity del Jobs Act, basato su una maggiore flessibilità in uscita attraverso la riduzione delle tutele in caso di licenziamento e su una copertura quasi universale dei sostegni al reddito per chi ha perso il lavoro, non è quindi da considerare la panacea di tutti i mali, ma una tessera di un puzzle di riforme ancora da realizzare, anche al di fuori dell’ambito specifico del mercato del lavoro.
È necessario andare nella direzione della costruzione di un vero mercato del lavoro europeo, interdipendente e integrato, sperimentando forme di apprendistato e mobilità formativa a livello continentale. In particolare, bisogna introdurre una forma di sussidio di disoccupazione europeo come strumento di stabilizzazione degli shock asimmetrici.
Nella cornice della contrattazione collettiva nazionale serve rafforzare la contrattazione aziendale, territoriale o di filiera per incrementare la flessibilità organizzativa e redistribuire ai dipendenti la produttività realizzata in azienda, occorre anche stimolare percorsi di partecipazione organizzativa all’interno delle aziende, sperimentando forme di partecipazione alla decisione aziendali per le aziende quotate. Per avere relazioni industriali stabili, trasparenti ed efficaci serve una legge sulla rappresentanza sia per le associazioni datoriali che per le organizzazioni sindacali al fine di garantire efficacia erga omnes effettiva a tutti i lavoratori, prevedendo anche forme di tutela retributiva per quei lavoratori esclusi dalla contrattazione collettiva mediante un minimo retributivo legato ai contratto di riferimento stabilito dalle parti sociali. Una legge sulla rappresentanza è anche necessaria per potere al meglio prevenire gli abusi del diritto di sciopero, specialmente nei servizi pubblici.
Serve un piano di politiche attive per il lavoro che coinvolga la scuola e l’università, i centri per l’impiego, gli enti locali e le imprese. In particolare è urgente riformare i centri per l’impiego, strutturalmente inadeguati a mettere in contatto domanda e offerta di lavoro in tempi rapidi, precondizione per la sostenibilità finanziaria dei nuovi ammortizzatori sociali. Vogliamo incentivare misure che spingano le aziende a creare posizioni di mentoring per i lavoratori più giovani su cui spostare quelli più anziani, per favorire la trasmissione delle competenze e la formazione dei giovani sul luogo di lavoro ed evitare l’allungamento del tempo di lavoro su mansioni usuranti.
Il maggior coinvolgimento delle donne nel mondo del lavoro e il raggiungimento di un vero equilibrio di genere sono condizioni essenziali per la crescita del nostro paese. A fronte di una maggiore scolarizzazione rispetto agli uomini, la presenza delle donne nel mercato del lavoro è largamente inferiore alla media europea e la loro retribuzione è molto più bassa. Per modificare questa situazione occorre mettere a disposizione delle donne strumenti molto più efficaci per la conciliazione tra lavoro e famiglia. In particolare, occorre continuare a intervenire sul piano dei servizi, e in particolare degli asili nido, assicurandone anche il funzionamento in orari che consentano alle donne il pieno svolgimento della propria attività lavorativa. È anche importante promuovere il ritorno delle donne al lavoro dopo la maternità, con strumenti che le garantiscano sotto il profilo della retribuzione e dell’inquadramento professionale. Va superato il congedo di maternità in favore del congedo parentale, di cui possono usufruire sia gli uomini che le donne.
Seguendo l’esempio di legislazioni europee virtuose (ad esempio quella tedesca), occorre arricchire l’attuale normativa prevedendo un sistema di controlli efficaci e di sanzioni significative al fine di accompagnare realmente per il futuro le aziende a rendere uguali i valori retributivi tra uomini e donne per le medesime tipologie di impiego o di mansioni svolte. Inoltre, è opportuno che le stesse aziende rendano conoscibili e diano evidenza dei livelli salariali adottati al proprio interno.
Partite IVA e lavoro autonomo
Le partite IVA non iscritte ad albi professionali sono fra i lavoratori più svantaggiati. Coerentemente con la proposta delle tre aliquote, vogliamo costruire un sistema dove l’autoimprenditorialità sia un’opportunità e non una vessazione, sia una scelta libera e non una necessità.
Le attuali agevolazioni burocratiche vigenti per i regimi dei minimi vanno estese a tutti i titolari di partita IVA fino a 60mila euro di fatturato e l’imposizione fiscale deve essere alleggerita per tutti. I lavoratori autonomi iscritti ad albi professionali o freelance devono essere liberi di poter scegliere a chi versare i contributi previdenziali mantenendo però un’aliquota minima da versare all’INPS per assicurarsi in caso di malattia, infortunio o maternità. Va definito un vero e proprio Statuto dei Lavoratori Autonomi per garantire simmetria ed equità tra amministrazione tributaria e piccole imprese.
Va ristabilito il diritto a pagare le tasse sui redditi conseguiti sull’anno, superando progressivamente l’obbligo degli acconti per i lavoratori autonomi, a cominciare da quelli con fatturati più bassi. Vogliamo anche estendere il limite, oggi pari a 5mila euro, della compensazione automatica dei crediti verso l’erario. Gli studi di settore e il redditometro devono essere usati come strumento indicativo, senza che sia ribaltato sul contribuente l’onere della prova in caso di non congruità. È necessaria la convocazione obbligatoria del contribuente prima dell’applicazione della sanzione da parte dell’Agenzia delle Entrate, e quest’ultima deve farsi carico del rimborso delle spese del contribuente per rispondere a contestazioni fiscali nel contenzioso, qualora l’esito del procedimento abbia dimostrato la correttezza del suo comportamento. Il ravvedimento operoso deve essere esteso anche alla contribuzione INPS.
Occorre rivedere il sistema degli ordini professionali, separando le funzioni di governo e disciplina da quelle di rappresentanza delle categorie. Non si può essere insieme organismo di governo e sindacato. È anche fondamentale rivedere profondamente i meccanismi di elezione, riducendo il numero dei mandati consentiti ed eliminando requisiti di anzianità anacronistici, per evitare la cristallizzazione di rendite di posizione a danno dei giovani professionisti. In campo previdenziale, occorre promuovere il graduale passaggio a un sistema competitivo e il superamento delle casse obbligatorie.