Governo italiano, il 55% dice sì a Lega-M5s. Ma solo se a tempo
Il sondaggio: oltre metà degli italiani per un governo di scopo. Alleanza solo per cambiare la legge elettorale e tornare al voto
In tal caso le ipotesi in campo su chi potrà varcare il portone di Palazzo Chigi sono tre. La tesi meno probabile è che con questo tipo di alleanza Salvini possa essere il premier:
se la Lega si stacca dalla coalizione del centrodestra per poter far nascere un governo con il M5S,
i pentastellati metteranno sul piatto il concetto che il loro peso elettorale è risultato quasi doppio rispetto alla Lega e quindi non potranno cedere lo scettro a Salvini.
Ma al contempo il leader della Lega non potrà accettare di separarsi dal centrodestra per appoggiare un presidente grillino. Anche questa seconda ipotesi sembra, dunque, poco probabile.
FIDUCIA E ALLEANZE - In termini di fiducia Di Maio supera leggermente Salvini, 28% contro 24%. Non eccessivamente distanti tra loro, dunque.
Se invece si analizza il livello di gradimento nei confronti di un eventuale esecutivo formato da queste due liste, le cose assumono un significato un po’ diverso.
La somma complessiva dei consensi ricevuti nell’urna lo scorso 4 marzo è pari al 50%.
Però se si chiede agli italiani di esprimere un giudizio su questa ipotetica alleanza, il 36% dichiara di essere favorevole e il 48% contrario.
È abbastanza naturale che la quota dei favorevoli all’alleanza (36%) sia minore rispetto alla sommatoria del consenso alle due liste (50%).
Sia i votanti Lega che M5S risultano particolarmente divisi su questa eventualità: tra gli ‘ex padani’ i favorevoli (40%) sono quasi alla pari dei contrari (42%).
Stessa dinamica anche tra gli elettori M5S: favorevoli al 34% e contrari al 37%.
La cosa più interessante è analizzare i profili dei due elettorati, che sembrano molto diversi e poco complementari tra loro.
La differenza non è solo nella distribuzione dei voti a livello territoriale, Lega al Nord e M5S al Sud (anche se bisogna notare che i pentastellati al Nord hanno raccolto molti più consensi della Lega al Sud)
ma anche nella composizione ideologica degli elettorati. Il partito di Di Maio ha circa il 40% di voti provenienti dal centrosinistra, un elettorato mobile che al momento è ‘parcheggiato’ nei 5 Stelle
nell’attesa che la sinistra si riposizioni. E questi elettori potrebbero percepire in maniera negativa un’alleanza con la Lega che esprime posizioni di destra.
Le criticità sono tante, ma è chiaro che in un sistema proporzionale qualsiasi unione post voto diventa anomala.
Il Pd forse ha già pagato lo scotto delle innaturali alleanze con il centrodestra della precedente legislatura; gli elettori vogliono chiarezza e se il cambio di casacca è una pratica comune tra i parlamentari,
l’impatto sull’opinione pubblica è estremamente negativo. Ecco che quindi l’elettorato sembra più razionale della classe politica: cambiare la legge elettorale e ritornare alle urne a breve.
Pd: "Lega-M5S un pericolo, ma no all'Aventino"
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