collettivisti e individualisti
costruttivisti e evoluzionisti
sono stato molto colpito da questo pezzo de ilpost
https://www.ilpost.it/2018/03/14/nat...phic-razzismo/
ho scoperto che l'idea che le razze non esistano è parte della idea costruttivista, la stessa che dice che il sesso non esiste perché è un costrutto sociale
Il National Geographic ha ammesso di essere stato razzista
In un numero speciale dedicato al fatto che le razze non esistono se non come costrutti sociali: contiene anche un'analisi sul passato della rivista
La copertina del numero speciale del National Geographic dedicato alle razze, che non esistono; le due bambine ritratte sono gemelle
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Il numero di aprile della celebre rivista americana National Geographic è dedicato al tema delle razze umane – che non esistono, se non come costrutto sociale – e l’editoriale della direttrice Susan Goldberg parla del fatto che per anni gli articoli del National Geographic hanno contenuto frasi razziste, hanno ignorato gli afroamericani se non per mostrarli come operai o lavoratori domestici, e non hanno fatto nulla per contrastare gli stereotipi sulle differenze del colore della pelle. Goldberg ha chiesto a John Edwin Mason, un professore dell’Università della Virginia specializzato in storia della fotografia e storia dell’Africa, di studiare gli archivi del National Geographic per scoprire quanto la rivista – fondata nel 1888 – sia stata razzista in passato: lo scopo di questo studio era ammettere i propri errori, prima di analizzare quelli fatti ancora oggi dagli altri.
«Quello che Mason ha scoperto è che fino agli anni Settanta il National Geographic ignorava gli afroamericani, parlando di loro solo saltuariamente come operai o lavoratori domestici. Allo stesso tempo descriveva le popolazioni “native” di altre parti del mondo come felici cacciatori e nobili selvaggi esotici, spesso e notoriamente senza vestiti, rispettando quindi ogni tipo di cliché».
Tra le cose che Mason ha trovato negli archivi c’è un articolo del 1916 dedicato all’Australia in cui, sotto la fotografia di due persone aborigene, una didascalia dice: «Questi selvaggi hanno i livelli di intelligenza più bassi di tutti gli esseri umani». Ci sono poi innumerevoli fotografie del genere «persona nativa affascinata dalla tecnologia occidentale», che nell’essere uno stereotipo mostrano un pregiudizio basato sul colore della pelle.
Mason ha anche confrontato due diversi articoli dedicati al Sudafrica, uno del 1962 e l’altro nel 1977, dunque entrambi all’epoca in cui ancora nel paese c’era la segregazione razziale: il primo non citava in nessun modo la questione, nonostante solo due anni e mezzo prima ci fosse stato il massacro di Sharpeville, in cui 69 sudafricani neri furono uccisi; l’articolo del 1977, scritto dopo il periodo delle lotte per i diritti civili negli Stati Uniti, parla dell’oppressione dei neri sudafricani. «Oggi è strano vedere ciò che i redattori, gli autori e i fotografi dell’epoca sceglievano coscientemente di non vedere», ha commentato Mason. Negli anni Sessanta il National Geographic era per molte persone l’unico e il primo modo per scoprire come vivessero altre popolazioni: «Si può dire che una rivista possa al tempo stesso aprire la mente delle persone e chiudergliela», ha detto Mason riferendosi al modo in cui i servizi del National Geographic potevano confermare i pregiudizi dei propri lettori.
Sulla copertina del numero speciale del National Geographic ci sono due bambine di 11 anni, Marcia (a sinistra) e Millie Biggs: una ha la pelle bianca e l’altra nera, ma sono gemelle eterozigote. Tra gli articoli pubblicati nel numero ce n’è uno del premio Pulitzer Elizabeth Kolbert che spiega perché le razze non esistono scientificamente, uno sull’ansia che molti americani bianchi provano per il fatto che la demografia degli Stati Uniti sta cambiando e ci sono sempre più persone non bianche – si stima che fra due anni la maggioranza dei bambini del paese farà parte di una minoranza etnica – e uno sui matrimoni tra persone che appartengono a etnie diverse.
Il National Geographic continuerà a occuparsi dei pregiudizi sulle etnie, delle religioni e delle caratteristiche fisiche di diversi gruppi umani anche nei prossimi mesi. Ad esempio nel numero di maggio racconterà alcune storie dei 3,45 milioni di americani musulmani, che provengono da più di 75 paesi diversi e le cui famiglie, in molti casi, vivono negli Stati Uniti da più di cento anni. Successivamente parlerà del fatto che le persone di origine centro e sudamericana hanno sempre più influenza dal punto di vista politico e culturale nel paese, visto che ne sono diventati la più grande minoranza etnica, e del contributo nel campo della medicina, della tecnologia e dell’economia delle persone di origine asiatica.
I pregiudizi e i costrutti sociali hanno ancora un peso grossissimo nella vita delle persone e che questo fa sì che in un certo senso le razze esistano: sono un costrutto sociale responsabile di tutte le volte in cui una persona subisce trattamenti discriminatori solo per via del suo aspetto fisico, e in particolare per il colore della sua pelle.
questo è il vero dibattito sotterraneo che viene sviluppato da anni sui social in maniera inconsapevole
Il costruttivismo è quello che dice che il genere sessuale è un costrutto sociale, ovvero che non nasciamo come maschi e femmine ma che è la società a vestirci da maschi o da femmine e a dirci di comportarci da maschi o da femmine. Secondo loro è la società intorno che impone alle femmine di giocare con le bambole e ai maschi di giocare con oggetti meccanici. Tralasciando il fatto che si è visto che già a 6 mesi maschi e femmine pongono attenzione diversa a foto con oggetti piuttosto che volti umani (qualcuno nella sua foga di difendere queste teorie mi ha detto che ha sentito dire che i bambini a 6 mesi non ci vedono bene, peccato che la stessa cosa l’abbiano fatta pure le scimmie). Queste teorie costruttiviste (nella fattispecie chiamate teorie del Gender) hanno persino dei corsi di laurea universitari e la Fedeli ha proposto nel 2015 un DDL per portare queste teorie nelle scuole elementari (l’applicazione pratica di queste teorie sarebbe in sostanza vestire maschi e femmine in modo uguale e convincerli che il loro sesso non è definito ma se lo dovranno scegliere da soli, di fatto se vedete i video di realizzazione pratica si tratta sempre di un tentativo di plagiare e deviare i bambini verso il sesso opposto da loro scelto naturalmente, in particolar modo tentativi di vestire da femmina dei maschietti che non si accorgono nemmeno di quello che gli stanno facendo e cercano solo di giocare con dei giocattoli).
Questi sono i costruttivisti: persone convinte che niente sia innato e che tutto sia plasmato dalla società e dalla educazione. Proprio per questo vogliono prendere il controllo delle scuole, soprattutto materne (perché i bambini piccoli sono più indottrinabili e plagiabili) per fare i loro esperimenti o dare adito alle loro deviazioni e perversioni abusando di bambini piccoli con il permesso dello stato...
questa teoria costruttivista o parzialmente costruttivista (che è l’ultima evoluzione di questa roba qua) è molto diffusa tra chi segue le ideologie queer in America ed è diventato un punto di riferimento di molti social justice warrior della estrema sinistra americana prima e occidentale poi, perché secondo loro questo costruttivismo porta all’ideale di uguaglianza.
Se non ci saranno più sessi non ci saranno più differenze (nemmeno di paga) e se non ci saranno più conflitti ci sarà la pace. Chi può mettersi contro gli ideali della pace?
Il tentativo poi pratico si riduce in sostanza a femminilizzare I maschi perché c’è una cultura diffusa secondo la quale le guerre ed i conflitti siano tutta colpa del testosterone e della “toxic masculinity”.
Alla base c’è un desiderio di uguaglianza di punto di arrivo per tutti (che di fatto è omologazione) con l’idea di non avere più differenze e conflitti di nessun genere
come fare si che siamo tutti uguali? E' certamente un obiettivo del costruttivista: ingegnerizzare la società in modo da plasmare (o plagiare) gli individui in modo che vengano omologati
questo video è essenziale per spiegare il desiderio di arrivare a essere tutti uguali ed omologati: non ci sarebbero più conflitti ne invidie di nessun genere!
la paura del conflitto, il desiderio del quieto vivere, la ossessione sia di averla che di subirla rispetto all'invidia sono cose tipiche del pensiero femminile
questo sembra essere il contributo più grande portato dalle donne in politica al momento, donne e maschi "mammoni" (la rivincita dei "robertini" di Massimo Troisi)
fondamentale questo video di Obama per capire come le elite vorrebbero plasmare il futuro di tutti noi secondo i canoni di uguaglianza (che come vedremo è uguaglianza di punto di arrivo, il punto di partenza semplicemente non esiste)
Questa è la differenza sostanziale tra elitisti e populisti. Gli elitisti sono genuinamente convinti che le persone comuni siano stupide e incapaci di pensare da se al proprio benessere, pertanto devono delegare tutto alla elite illuminata che si occuperà del loro bene.
L'individualismo libertario dice l'esatto opposto: meno Stato e più libertà individuale perché gli individui non sono così stupidi e incapaci e devono sapere affrontare la vita e la competizione con gli altri da soli. Tra l'altro i liberisti libertari non sono affatto favorevoli ai monopoli e alle grandi corporazioni (che avversano sopra ogni altra cosa) ma sono favorevoli alla piccola (anzi piccolissima) e media impresa.
Ognuno con la sua piccola partita IVA responsabile per se stesso con pochissime tasse da pagare e solo per l'essenziale.
La filosofia che è stata sconfitta nelle urne quindi è proprio quella di Obama, che doveva portare speranza e invece ha portato un nuovo elitarismo aristocratico al quale le masse si sono sostanzialmente ribellate.
“ORDINARY MEN AND WOMEN ARE TOO SMALL MINDED TO GOVERN THEIR OWN AFFAIRS. ORDER AND PROGRESS CAN ONLY COME WHEN INDIVIDUALS SURRENDER TO AN ALL POWERFUL SOVEREIGN.”
-BARACK HUSSEIN OBAMA