Il nuovo inquilino del ministero dell’Economia non ha ancora un nome e un cognome, perché bisognerà capire se si riuscirà a formare un nuovo governo dopo le elezioni del 4 marzo, e, se sì, da chi sarà guidato. Quel che però si può affermare con certezza è che, con il calo di Borsa degli ultimi tempi, la partecipazione del ministero dell’Economia in Banca Monte dei Paschi di Siena, pari al 68,2%, è in forte perdita, per più di 3 miliardi di euro. Certo, si tratta di un “rosso” potenziale perché il Tesoro ha in portafoglio le azioni e nell’immediato non ha intenzione di venderle. Se però, per assurdo, decidesse di cedere i titoli oggi, la perdita si aggirerebbe sui 3,1 miliardi, a fronte di un investimento complessivo di circa 5,4 miliardi: in pratica, ben più della metà.
Il calcolo è presto fatto: il 19 marzo, in Borsa, le azioni Mps sono scese, per la prima volta da quando sono rientrate in contrattazione lo scorso ottobre, sotto la barriera critica dei 3 euro (per poi chiudere la seduta a 2,938 euro, con una flessione del 2,72 per cento). Eppure, il Tesoro, per salire dapprima appena sopra il 52% del capitale nell’ambito della ricapitalizzazione preventiva varata dal governo di Paolo Gentiloni e dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nel dicembre del 2016, aveva pagato 6,49 euro per azione. Mentre in un secondo momento, per “rimborsare” i piccoli azionisti che hanno subìto la conversione delle obbligazioni subordinate e che erano stati frodati (possedendo i requisiti richiesti), aveva sborsato 8,65 euro per titolo, salendo in questo modo all’attuale quota del 68,2 per cento.
A cosa è dovuta la débâcle delle azioni in Borsa? Nell’ultimo mese la banca senese è stata oggetto di indiscrezioni circa un possibile “giro di vite”, l’ennesimo, sui costi da parte delle autorità europee a seguito di risultati del 2017 ancora decisamente poco incoraggianti. Da ricordare che Mps ha chiuso l’ultimo bilancio con una perdita consolidata di 3,5 miliardi e con ricavi in calo del 6% annuo. Ma quali costi potrebbero essere tagliati? Intervenendo al XXI Congresso nazionale del sindacato bancario della Fabi, il 6 marzo del 2018, l’ad di Mps, Marco Morelli, ha escluso tagli alla forza lavoro, anche perché ai dipendenti la banca ha già domandato sacrifici importanti. Tuttavia, sempre in occasione dello stesso congresso, è emerso un certo malcontento dei dipendenti, che lamentano di subire pressioni commerciali per piazzare prodotti finanziari ai clienti.
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