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  1. #1
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    Predefinito Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    Non rinnega, perché è fiero. Non ha vergogna, perché non c’è paura. Parlare di forza del gruppo, spogliatoio coeso non è il suo rifugio. Per star comodamente al mondo, anche in quello del calcio, basta dire ovvie banalità. Si fa così, è il protocollo da conferenza stampa. Racconta niente, ma basta a sfamare tutti. Sinisa Mihajlovic no. Non la prende mai alla larga, non ci gira attorno. Va dentro il problema, lo spacca, lo analizza. Poi lo ripone daccapo, con un’altra domanda e una nuova ancora, finché sei tu a cercare risposte e a dover ricomporre certezze sgretolate. Mihajlovic è una persona forte, cresciuto sotto il generale Tito, svezzato da due guerre, indurito dall’orgoglio della sua Serbia. Gli storici sogni di grandezza del Paese sono scomparsi, resta a mala pena la voglia di farcela a sopravvivere. L’allenatore del Bologna è un «privilegiato», almeno così dice chi guarda da fuori. E in fondo è vero. Aveva notorietà e miliardi in tasca quando sulla sua casa piovevano bombe. Aveva tutto, ha ancora l’umiltà di non dimenticare da dove viene e chi è.

    Il 24 marzo 1999 la Nato cominciò i bombardamenti sulla Federazione Jugoslava. Quando l’hai saputo? Dov’eri?
    «In ritiro con la nazionale slava. La notte prima ci avvisarono che la guerra sarebbe potuta cominciare. Eravamo al confine con l’Ungheria, la Federazione ci trasferì in fretta a Budapest. La mattina dopo sulla Cnn c’erano già i caccia della Nato che sventravano la Serbia».
    Qual è stata la tua prima reazione?
    «Ho contattato i miei genitori, stavano a Novi Sad. Li ho fatti trasferire a Budapest, ma papà non voleva. Da lì siamo partiti per Roma (ai tempi giocava nella Lazio, ndr), ma dopo due giorni mio padre Bogdan ha voluto tornare in Serbia. Mi disse: "Sono già scappato una volta da Vukovar a Belgrado durante la guerra civile. Non lo farò ancora, non potrei più guadare i vicini di casa quando i bombardamenti finiranno". Prese mia madre Viktoria e se ne andarono. Ero preocuppato, ma fiero di lui».
    Dieci anni dopo come giudichi quella guerra?
    «Devastante per la mia patria e il mio popolo. A Novi Sad c’erano due ponti sul Danubio: li fecero saltare subito. Ci misero in ginocchio dal primo giorno. Prima della guerra per andare dai miei genitori dovevo fare 1,4 km, ma senza ponti eravamo costretti a un giro di 80 chilometri. Per mesi la gente ha sofferto ingiustamente. Bombe su ospedali, scuole, civili: tutto spazzato via, tanto non faceva differenza per gli americani. Sul Danubio giravano solo delle zattere vecchie. Come la giudico? Ho ricordi terribili, incancellabili, inaccettabili».
    Ma la reazione della Nato fu dettata dalla follia di Milosevic. La storia dice che fu lui a provocare quella guerra.
    «Siamo un popolo orgoglioso. Certo tra noi abbiamo sempre litigato, ma siamo tutti serbi. E preferisco combattere per un mio connazionale e difenderlo contro un aggressore esterno. So dei crimini attribuiti a Milosevic, ma nel momento in cui la Serbia viene attaccata, io difendo il mio popolo e chi lo rappresenta».
    L’hai conosciuto?
    «Ci ho parlato tre-quattro volte. Aveva una mia maglietta della Stella Rossa di Belgrado e mi diceva: Sinisa se tutti i serbi fossero come te ci sarebbero meno problemi in questa terra».
    Il tuo rapporto con gli americani?
    «Non li sopporto. In Jugoslavia hanno lasciato solo morte e distruzione. Hanno bombardato il mio Paese, ci hanno ridotti a nulla. Dopo la Seconda Guerra Mondiale avevano aiutato a ricostruire l’Europa, a noi invece non è arrivato niente: prima hanno devastato e poi ci hanno abbandonati. Bambini e animali per anni sono nati con malformazioni genetiche, tutto per le bombe e l’uranio che ci hanno buttato addosso. Che devo pensare di loro?».
    Rifaresti tutto ciò che hai fatto in quegli anni, compreso il necrologio per Arkan?
    «Lo rifarei, perché Arkan era un mio amico: lui è stato un eroe per il popolo serbo. Era un mio amico vero, era il capo degli ultras della Stella Rossa quando io giocavo lì. Io gli amici non li tradisco né li rinnego. Conosco tanta gente, anche mafiosi, ma non per questo io sono così. Rifarei il suo necrologio e tutti quelli che ho fatto per altri».
    Ma le atrocità commesse?
    «Le atrocità? Voi parlate di atrocità, ma non c’eravate. Io sono nato a Vukovar, i croati erano maggioranza, noi serbi minoranza lì. Nel 1991 c’era la caccia al serbo: gente che per anni aveva vissuto insieme da un giorno all’altro si sparava addosso. È come se oggi i bolognesi decidessero di far piazza pulita dei pugliesi che vivono nella loro città. È giusto? Arkan venne a difendere i serbi in Croazia. I suoi crimini di guerra non sono giustificabili, sono orribili, ma cosa c’è di non orribile in una guerra civile?»
    Sì, ma i croati...
    «Mia madre Viktoria è croata, mio papà serbo. Quando da Vukovar si spostarono a Belgrado, mia mamma chiamò suo fratello, mio zio Ivo, e gli disse: c’è la guerra mettiti in salvo, vieni a casa di Sinisa. Lui rispose: perché hai portato via tuo marito? Quel porco serbo doveva restare qui così lo scannavamo. Il clima era questo. Poi Arkan catturò lo zio Ivo che aveva addosso il mio numero di telefono. Arkan mi chiamò: "C’è uno qui che sostiene di essere tuo zio, lo porto a Belgrado". Non dissi niente a mia madre, ma gli salvai la vita e lo ospitai per venti giorni».
    Hai nostalgia della Jugoslavia?
    «Certo, di quella di Tito. Slavi, cattolici, ortodossi, musulmani: solo il generale è riuscito a tenere tutti insieme. Ero piccolo quando c’era lui, ma una cosa ricordo: del blocco dei Paesi dell’Est la Jugoslavia era il migliore. I miei erano gente umile, operai, ma non ci mancava niente. Andavano a fare spese a Trieste delle volte. Con Tito esistevano valori, famiglia, un’idea di patria e popolo. Quando è morto la gente è andata per mesi sulla sua tomba. Con lui la Jugoslavia era il paese più bello del mondo, insieme all’Italia che io amo e che oggi si sta rovinando».
    Sei un nazionalista?
    «Che vuol dire nazionalista? Di sicuro non sono un fascista come ha detto qualcuno per la faccenda di Arkan. Ho vissuto con Tito, sono più comunista di tanti. Se nazionalista vuol dire patriota, se significa amare la mia terra e la mia nazione, beh sì lo sono».
    È giusta l’indipendenza del Kosovo?
    «Il Kosovo è Serbia. Punto. Non si possono cacciare i serbi da casa loro. No, l’indipendenza non è giusta per niente».
    Dieci anni dopo la guerra cos’è la Serbia?
    «Un paese scaraventato indietro di 50-100 anni. A Belgrado il centro è stato ricostruito, ma fuori c’è devastazione. E anche dentro le persone. Oggi educare un bambino è un’impresa impossibile».
    Perché?
    «Sotto Tito t’insegnavano a studiare, per migliorarti, magari per diventare un medico, un dottore e guadagnare bene per vivere bene, com’era giusto. Oggi lo sapete quanto prende un primario in Serbia? 300 euro al mese e non arriva a sfamare i suoi figli. I bimbi vedono che soldi, donne, benessere li hanno solo i mafiosi: è chiaro che il punto di riferimento diventa quello. C’è emergenza educativa in Serbia. L’educazione dobbiamo far rinascere».
    Sei ambasciatore Unicef da dieci anni e hai aperto una casa di accoglienza per gli orfani a Novi Sad.
    «Sì è vero, ce ne sono 150, ma non ne voglio parlare. So io ciò che faccio per il mio Paese. Una cosa non ho mai fatto, come invece alcuni calciatori croati: mandare soldi per comprare armi».
    L’immagine peggiore che hai della guerra?
    «Giocavo nella Lazio. Apro Il Messaggero e vedo una foto con due cadaveri. La didascalia diceva: due croati uccisi dai cecchini serbi. Uno aveva una pallottola in fronte. Era un mio caro amico, serbo. Lì ho capito, su di noi hanno raccontato tante cose. Troppe non vere».

    Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata» - Corriere di Bologna
    Ultima modifica di Morfeo; 21-08-10 alle 22:52
    Dannato Barone Rosso.

  2. #2
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    Predefinito Rif: Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    In linea generale condivido il pensiero di Mihajlovic !

  3. #3
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    Predefinito Rif: Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    Il 24 marzo 1999 la Nato cominciò i bombardamenti sulla Federazione Jugoslava. Quando l’hai saputo? Dov’eri?
    «In ritiro con la nazionale slava.[/QUOTE]

    Cos'e' "nazionale slava"?



    «Lo rifarei, perché Arkan era un mio amico: lui è stato un eroe per il popolo serbo.
    P.S.
    Arkan era un famigerato criminale della guerra nel territorio dell'ex Jugoslavia.

    Era un mio amico vero
    Questo spiega com'e' Mihajlovic.
    p.s.
    Mihajlovic e' mezza serbo e mezza croato (mamma croata).

    Ma le atrocità commesse?
    «Le atrocità? Voi parlate di atrocità, ma non c’eravate. Io sono nato a Vukovar, i croati erano maggioranza, noi serbi minoranza lì. Nel 1991 c’era la caccia al serbo
    In realta' , i serbi hanno occupato Vukovar croata.Erano appoggiato all'esercito jugoslavo.Per di piu' , hanno DISTRUTTO E DEVASTATO (serbi e jugoslavi) quella citta' FINO A FINE.


    Sei un nazionalista?
    «Che vuol dire nazionalista? Di sicuro non sono un fascista come ha detto qualcuno per la faccenda di Arkan.
    Mi dispiace Sinisia, ma lo sei .. e fascista e sciovinista.Perche' tuo amico vero era un famigerato criminale della guerra (Arkan) e tu llo difendi ... mi dispiace ...

    Se nazionalista vuol dire patriota, se significa amare la mia terra e la mia nazione, beh sì lo sono».
    In tuo caso nazionalista vuol dire sciovinista ...

  4. #4
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    Predefinito Rif: Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    Con tutto il rispetto per Sinisa non mi fido di certo dell'opinione di una persona sola.

    La guerra civile in Yugoslavia e poi quella del Kosovo sono avvenimenti che hanno sconvolto la vita di troppe persone.

    Tutte queste persone hanno sofferto o hanno visto i propri cari uccisi con storie più o meno simili.

    Cambia solo il nemico a seconda della nazionalità.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    A me Sinisa è simpatico, anche se ogni tanto eccede un po'. Comunque con Tesla io Mihajlovic lo considero serbo, anche se non al 100% !

  6. #6
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    Predefinito Rif: Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    Citazione Originariamente Scritto da Radimiro Visualizza Messaggio
    A me Sinisa è simpatico, anche se ogni tanto eccede un po'. Comunque con Tesla io Mihajlovic lo considero serbo, anche se non al 100% !
    Ogni uomo che per amici ha criminali di guerra , per me non possa essere simpatico.Forse mio attegiamento quando parliamo dei criminali di guerra non va bene per Sinisa, ma sono cosi`.

    Nonostante al fatto che e` inutile di che nazionalita` sarebbe una persona, e` risaputo che e Tesla e Mihajlovic sono mezza serbi e mezza croati, perche` entrambi hanno un genitore non serbo.
    Sono serbi al 50% e sono croati al 50%, entrambi nati in Croazia.

    Io posso considerarli anzi cinesi al 100 %, ma restano sempre 50% serbi e 50 % croati.

  7. #7
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    Question Rif: Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    Ovviamente ognuno è libero di fare le proprie considerazioni, ma io reputo soprattutto Mihajlovic molto piu' serbo che croato. E Tesla non so come si sarebbe comportato se avesse visto il futuro della sua terra, cosi' violentemente trattata dall'esercito con la scacchiera ?

  8. #8
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    Predefinito Rif: Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    Condivido il pensiero di Mihailovic.
    La Serbia è stata aggredita dagli imperialisti.

  9. #9
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    Predefinito Rif: Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    Non la racconta tanto giusta Mihajlovic, intanto l'odio verso i Serbi fu scatenato dai modi con cui credevano di tenersi tutto,

    mentre invece con modi meno sanguinari avrebbero certo più di adesso, e senza i bombardamenti,
    la Serbia avrebbe dovuto considerare i suoi limiti, e che la vecchia Jugoslavia era ormai finita.

    Inoltre Arkan era un rapinatore prima di diventare un 'patriota', e si arricchì coi massacri,
    facendo anche regali ai giocatori suoi amici.

    Gli sbagli li fece tutti la Serbia, poteva non farli,
    magari a quest'ora sarebbe in Europa come la Slovenia, e la sua gente starebbe meglio anche senza l'illusorio impero Serbo.
    Addio Tomàs
    siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i 5 stelle

  10. #10
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    Predefinito Rif: Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»

    Citazione Originariamente Scritto da Radimiro Visualizza Messaggio
    Ovviamente ognuno è libero di fare le proprie considerazioni
    Tu, io , e tutti altri, siamo liberi di fare le proprie considerazioni.Ma i fatti reali siano sempre piu` forti e piu` validi di vari considerazioni...

    Citazione Originariamente Scritto da Radimiro Visualizza Messaggio
    ma io reputo soprattutto Mihajlovic molto piu' serbo che croato.
    ... e hai ragione di propria considerazione.Ma il fatto dice che suo padre e` serbo e madre croata.Quindi e` serbo al 50 %, cosi` dice mattematica.Mi dispiace.Lo stesso vale per Tesla e per tutti gli altri che hanno due genitori di diverse nazionalita`.Ma ribadisco che sia molto molto inutile di che nazionalita` qualcuno sarebbe.

    Citazione Originariamente Scritto da Radimiro Visualizza Messaggio
    E Tesla non so come si sarebbe comportato se avesse visto il futuro della sua terra, cosi' violentemente trattata dall'esercito con la scacchiera ?
    La sacchiera non ha violentemente trattato la terra di Tesla che si chiama Croazia (e` nato nel territorio della Croazia odierna che in quel tempo faceva parte dell'impero austro ungarico).

    Secondo me Tesla avrebbe appoggiato la lotta croata per la liberazione degli occupanti e ribelli serbi che violentemente hanno occupato la Croazia.Chiaro, queste sono solo le ipotesi e considerazioni, e non sono i fatti, perche` Tesla non e` arrivato a vedere(per fortuna) l'occupazione dei paramilitari serbi.

    Comunque, tante volte ha detto che e` orgoglioso di avere sangue e serba e croata.Un uomo intelligente, il quale si considerava 50 % serbo e 50 % croato.

    Citazione Originariamente Scritto da Libertas Visualizza Messaggio
    Non la racconta tanto giusta Mihajlovic, intanto l'odio verso i Serbi fu scatenato dai modi con cui credevano di tenersi tutto,

    mentre invece con modi meno sanguinari avrebbero certo più di adesso, e senza i bombardamenti,
    la Serbia avrebbe dovuto considerare i suoi limiti, e che la vecchia Jugoslavia era ormai finita.

    Inoltre Arkan era un rapinatore prima di diventare un 'patriota', e si arricchì coi massacri,
    facendo anche regali ai giocatori suoi amici.

    Gli sbagli li fece tutti la Serbia, poteva non farli,
    magari a quest'ora sarebbe in Europa come la Slovenia, e la sua gente starebbe meglio anche senza l'illusorio impero Serbo.
    Bravo!

 

 
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