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    Predefinito La processione dei "battenti"

    A Guardia Sanframondi, paese del beneventano di poco più di cinquemila anime, è in corso la processione dell'Assunta, un rito che si rinnova ogni sette anni, un patto di sangue che lega da almeno quattro secoli i battenti alla Madonna. I settennali durano una settimana (quella di oggi è la giornata più importante) e richiamano l'attenzione di decine di migliaia di turisti, giornalisti e studiosi: si tratta infatti di un evento religioso unico al mondo che racchiude in sé qualcosa di inesplicabile, mentre per i guardiesi questo stesso evento costituisce un elemento fondante della propria identità culturale, religiosa, storica e morale. I riti, una sorta di penitenza pubblica e collettiva, sono costituiti da una molteplicità di elementi che, in una faticosa, lenta, lunghissima processione per gli strettissimi vicoli della cittadina, si dipanano per ore e ore.



  2. #2
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    LA FESTA DELL'ASSUNTA



    Si tratta di una devozione antichissima verso una statua lignea che raffigura la Vergine con in braccio il Bambino Gesù, venerata come "Madonna dell'Assunta". Verso di Lei, che una leggenda popolare vuole dissotterrata da maiali nel territorio limitrofo di Limata, da sempre, i guardiesi e le migliaia di devoti che accorrono al Santuario hanno avuto forme di devozione particolari.

    Diverse sono le ipotesi sulle origini di queste manifestazioni penitenziali. Alcuni le fanno risalire a culti pagani precristiani verso divinità agresti, altri si rifanno al Medioevo quando Ranieri Fasani (1260) partì da Perugia con le processioni dei "Disciplini' e le portò in tutta Europa, altri ancora le datano successivamente al Concilio di Trento (1574) quando, nel fervore della Controriforma, Gesuiti e altri Ordini Religiosi organizzarono le "missioni" in numerosissimi centri d'Italia e d'Europa. Le più antiche notizie storiche documentate risalgono al 1620.

    Anche se i riti sono incentrati su una serie di atti e simboli esclusivamente di carattere penitenziale (misteri, flagellanti, battenti, corone di spine, funi...), il popolo guardiese definisce tutto il complesso delle manifestazioni semplicemente "Festa dell'Assunta". E proprio di una festa si tratta perchè il tutto è impregnato di una profonda religiosità gioioso-penitenziale.




    I Misteri sono quadri viventi, rappresentazioni allegoriche della Sacra Scrittura, vite dei Santi, storia della Chiesa, dogmi di fede e principi morali. Vengono rappresentati da gente del luogo che, in costumi d'epoca, sfila per il paese mantenendo sempre statico il proprio atteggiamento figurativo, e senza proferir parola. Ciascun mistero è preceduto da un "vessillifero" (un angelo o un paggio) che reca un'insegna con il titolo illustrativo. Nelle processioni "di Penitenza" dietro l'ultimo mistero di ogni rione sfilano i flagellanti (o disciplinanti ). Non sempre i misteri presentati dai Rioni sono gli stessi di settennio in settennio.

    Il forestiero che segue i Riti è colpito principalmente dalla partecipazione di penitenti incappucciati in saio bianco che si flagellano le spalle con catenelle di ferro o si percuotono il petto fino a farlo sanguinare. Il popolo chiama "flagellanti" o "disciplinanti" i primi e "battenti a sangue" i secondi. Sono uomini che scelgono di fare questa penitenza per motivi più svariati.
    I battenti a sangue, in camice bianco e cappuccio ad occhiaia, si percuotono il petto con ritmo cadenzato, chi solo sul lato sinistro, chi su ambedue i lati, con uno strumento di penitenza chiamato "spugna": un pezzo di sughero da cui fuoriescono numerose punte di spilli. I flagellanti invece usano catene o strumenti di ferro o alluminio preparati artigianalmente e formati da alcune lamine concatenate l'una all' altra, con cui ritmicamente si percuotono le spalle. Anch'essi procedono incappucciati. Tutti i penitenti stringono nella sinistra un piccolo crocifisso, spesso con un'immaginetta dell'Assunta, che li aiuta nella meditazione, nella preghiera e nel dolore.

    Questa forma di devozione ha scatenato sempre nei confronti della popolazione critiche piuttosto pesanti. Le motivazioni vere vanno cercate in profondità, nè un esame superficiale dell'avvenimento può svelare l'intima natura psico - religiosa del fenomeno. La fede, le consuetudini familiari, situazioni umane sono forse alla base di ogni singolo colpo di spugna o flagello. Questa manifestazione di fede e di penitenza è qualcosa di veramente vissuto, è qualcosa di innato che fa parte della cultura, della vita stessa dei guardiesi: qualcosa che, forse, niente e nessuno potrà mai cambiare o semplicemente snaturare.



    La spugna è lo strumento di pentitenza usato dai battenti a sangue. Il numero degli spilli varia secondo la grandezza circolare del sughero. Da un lato del sughero si infilano lunghi aghi a testa grande, in modo che dall'altro lato fuoriesca solo la punta per circa 2 - 3 millimetri. Su questo lato la spugna viene ricoperta da un tondo di cuoio (e con una fascetta anch'essa di cuoio fissata alle due parti opposte del bordo, come ansa, per poterla mantenere con facilità nella mano destra, infilandovi l'indice, il medio e l'anulare) e sull'altro si spalma uno strato di cera. Durante la penitenza le spugne vengono continuamente bagnate dagli assistenti con vino bianco. Il nome "spugna" forse deriva dal fatto che anticamente al di sopra degli aculei si poneva proprio una spugna che aveva la stessa funzione dell'attuale cera. Si ricordano inoltre gli altri simboli penitenziali usati: la disciplina, le corone di spine intrecciate che si portano in testa, le funi, piccole e grandi, poste sul petto e sulle spalle, le croci nere, senza il Cristo crocifisso e senza i simboli della Passione.


    Ultima modifica di Silvia; 22-08-10 alle 16:11

  3. #3
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    Predefinito Rif: La processione dei "battenti"

    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 13-10-13 alle 23:35

  4. #4
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    Predefinito Rif: La processione dei "battenti"

    L'ANTICO RITO DEL SANGUE

    Saviano:"I camorristi dietro i battenti"



    Un tonfo, sordo e millenario, rimbomba fra le navate della chiesa del borgo medievale adagiato sulle colline del Sannio. Centinaia di uomini e donne nel loro saio bianco, sotto cappucci che lasciano scoperti solo gli occhi, battono il primo colpo sui loro petti rinnovando un rito di penitenza antichissimo.

    Ogni sette anni a Guardia Sanframondi il sangue dei fedeli viola la veste immacolata dei battenti in segno di devozione ad una piccola statua lignea della madonna, che risale al XII secolo. I Riti Settennali di penitenza in onore dell'Assunta coinvolgono l'intera comunità della cittadina in provincia di Benevento per un'intera settimana, quella successiva al 15 agosto. I quattro rioni del paese sfilano in rigoroso ordine lungo i vicoletti del centro storico raffigurando dei quadri viventi, i 'misteri', e seguiti dai flagellanti, anch'essi in saio bianco e cappuccio che si percuotono il dorso con la 'disciplina', un medievale strumento di autoflagellazione.




    Solo la domenica (quest'anno sarà il 22 di agosto) la statua dell'Assunta, completamente coperta dell'oro ricevuto in dono dai fedeli, lascia la nicchia in cui è stata custodita per sette anni dopo una commovente cerimonia: l'apertura della lastra. Lacrime, urla e canti saturano il santuario dove, in un crescendo di emozioni, tre chiavi si infilano nelle corrispondenti toppe per mano dei tre custodi, il parroco, il sindaco e il più anziano dei comitati rionali.

    Domenica mattina, nel santuario dell'Assunta, i battenti si raccolgono per dare inizio alla loro penitenza. L'antica zona del raduno è la cappella del 'Sangue sparso', troppo piccola oggi per contenere le centinaia di uomini e donne incappucciati che riempiono tutta la chiesa e che al grido "Fratelli, con forza e con coraggio, battetevi!" iniziano a battersi il petto. Nella mano sinistra un'immagine dell'Assunta e un crocifisso, nella destra la spugna, un disco di sughero cosparso di cera e bagnato di vino, da cui spuntano trentatre spilli – intricata e misteriosa è la simbologia dei numeri nei Riti Settennali – che iniziano a lacerare la pelle dei penitenti.

    In ginocchio percorrono a ritroso le navate della chiesa, gli occhi fissi alla venerata statua e al bambino che stringe fra le mani lo stesso strumento di flagellazione. Una volta fuori dalla chiesa, i battenti si accodano alla processione del rione Croce e all'ultimo dei suoi Misteri, il San Girolamo penitente, e percorrono il paese insieme a migliaia di altri fedeli ferendosi il petto con colpi ritmati e cantando con voce cupa e provata dalla sofferenza. Avanzano protetti nel loro anonimo sacrificio dai 'disciplinanti', guardiani severi dell'ordine della processione al punto da minacciare uno schiocco di catene su chi osi avvicinarsi troppo ai battenti.



    Due momenti particolarmente densi di emozioni sono l'uscita della statua dal suo santuario e l'Incontro. I quattro rioni sono in cammino da qualche ora, con i loro figuranti, i cori (una volta composti da sole donne nubili) e i flagellanti quando anche l'Assunta, portata in spalla a turno dai fedeli che se la contendono, si accoda al lungo serpentone che abbraccia il borgo. Nel momento in cui la statua, dopo sette anni, esce alla luce del sole, un colpo di mortaretto annuncia l'evento a chi è distante e l'intero corteo, migliaia di partecipanti, ovunque si trovino, cadono inginocchiati in segno di reverenza e si raccolgono in preghiera.

    Successivamente, la testa e la coda della processione, si toccano in un punto preciso ed è lì che avviene l'incontro della madonna con i battenti che sfilano trascinandosi sulle ginocchia davanti alla statua e intensificano i colpi al petto nell'ultimo atto di penitenza prima di disperdersi nei vicoli del centro storico facendo perdere le proprie tracce. Solo a fine giornata pare che i battenti, dismesso il cappuccio e abbandonato il saio con la convinzione che già all'indomani le ferite saranno rimarginate, facciano la loro ricomparsa sul sagrato della chiesa per portare pubblicamente in spalla la venerata statua, rivendicando il loro diritto di accompagnarla per l'ultimo tratto prima di tornare a vegliare sulla sua comunità dall'alto della nicchia per altri sette anni.

    Recentemente qualcuno ha tirato in ballo un articolo di Roberto Saviano intitolato 'Una stretta di mano per affiliarsi alle baby gang. I riti delle bande, il rapporto con la fede. Un boss di Pignataro Maggiore ha restaurato un quadro della Madonna a sue spese. Così i minorenni diventano boss', pubblicato il 13 marzo 2005 sul Corriere del Mezzogiorno. Ecco un estratto in cui Saviano sostiene che sotto i cappucci dei battenti si celino anche camorristi e affiliati delle gang napoletane: "I penitenti che ogni sette anni a Guardia Sanframondi per la festa dell'Assunta si battono ripetutamente e per oltre dodici ore il petto con una spugna di sughero con trentatré spilli o chiodi, sono anonimi fedeli ma è notizia diffusa che molti di loro sono affiliati non solo della Camorra ma anche della «Sacra corona unita» e della «n'drangheta» e dopo aver scontato le pene del carcere decidono di scuoiarsi il petto volendo scontare anche le pene dell'anima. Tra loro spesso anche molte donne con figli caduti nelle guerre di clan".


    Naturalmente l'affondo ha generato una lunga serie di reazioni in difesa della manifestazione religiosa. Nunzia De Girolamo, deputata Pdl, ha risposto duramente sulle presunte infiltrazioni camorristiche nella cerimonia dei Riti settennali: "Invito Roberto Saviano a Guardia Sanframondi per i Riti Settennali del prossimo agosto, solo così potrà capirli davvero per poi esprimere giudizi". In effetti a riportare alla mente le insinuazioni di Saviano è stato il parroco del paese, don Filippo Di Lonardo alle cui affermazioni la De Girolamo ha risposto "Secondo quanto riferisce il parroco Saviano avrebbe posto l'ombra del sospetto sulla processione dei battenti, lasciando intendere che nella riservatezza di quanti partecipano alla processione incappucciati si nasconderebbero dei camorristi. Invito Saviano a partecipare a questo evento che è un atto di fede e non ammette strumentalizzazioni. Se verrà sarò lieta di accoglierlo nella mia provincia".

    La rabbia della comunità di Guardia è comprensibile. Il saio bianco copre l'intero corpo dei penitenti lasciando scoperto solo il petto e mai nessuno ha esibito tatuaggi o cicatrici che potessero permetterne l'identificazione. E' difficile quindi poter affermare con certezza ciò che asserisce Saviano. Chi ha vissuto l'atmosfera di profonda compunzione, di mesto raccoglimento in preghiera dei battenti e dell'intero corteo di certo sa che in quella giornata non c'è spazio per esibizionismi.

    Ultima modifica di Silvia; 22-08-10 alle 16:13

  5. #5
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    Predefinito Re: La processione dei "battenti"

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