Conosco bene la differenza tra nazionalità e nazione. Lo stesso S. Salvi nel saggio citato, nelle parti intitolate “Una definizione della nazionalità” e “Simmetrie e terminologie”, spiega il contesto nel quale sono usati.
Poiché non mi sembra il caso di riportarne integralmente il contenuto, mi limito a citare quanto segue:
“Il compromesso terminologico da noi attuato, e che vale entro le pagine di questo libro (naturalmente nella speranza di un suo uso più vasto), bandisce dunque l'impiego del termine nazione in quanto ambiguo e semanticamente compromesso.”
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“Ci e accaduto, e ci accadrà ancora, di usare anche l'attributo « nazionalitario »: il suo impiego non è però casuale o semplicemente alternativo rispetto a « nazionale ». Quando usiamo il termine nazionalitario, intendiamo con esso significare tutto ciò che ha attinenza con la rivendicazione cosciente dei diritti relativi alle nazionalità non riconosciute. Sembra che il termine nazionalitario sia stato coniato da René Johannet nel 1918. Johannet, in opposizione alla coppia di termini nazionalismo e nazionalista (divenuti sinonimi, il primo, dell'estremismo espansionista degli stati cosiddetti nazionali e il secondo del seguace della dottrina che ne deriva), propose la coppia nazionalitarismo e nazionalitario, in un senso « buono » e meramente descrittivo. Il termine nazionalitario è stato mutuato da Arnold Van Gennep in un trattato fondamentale ed ha così cominciato a diffondersi per via colta. Recentemente è stato ripreso da Anouar Abdel-Malek che gli ha dato un significato terzornondista: nazionalitari sono gli obbiettivi delle « nazioni » (nel senso di territori coloniali) che lottano per l'indipendenza. Maxime Rodinson, che usa il termine nazionalità nel senso di pre-nazione, impiega l'aggettivo nazionalitario riferendolo a tale categoria: nazionalitario sta a nazionalità come nazionale sta a nazione.”
Io non faccio alcun riferimento al concetto di etnia, che per me attiene all’antropologia e/o sociologia, la cui valenza politica ritengo trascurabile.
Suggerisco di leggere qualche testo propedeutico sul concetto di “nazione” e magari scoprire che l’Italia è uno Stato plurinazionale, e i “luoghi ristretti” se riferito alla Sardegna è priva di senso.
Per esempio questi:
Sergio Salvi. Le nazioni proibite. Vallecchi. 1973
Sergio Salvi. Le lingue tagliate. Rizzoli. 1975
Sergio Salvi. Patria e Matria. Vallecchi. 1978
Sergio Salvi: L’Italia non esiste. Camunia. 1995
A. Melucci, M. Diani. Nazioni senza stato. Loescher editore. 1983
Antonio Simon Mossa. Le ragioni dell’indipendentismo. Alfa Editrice. 2012
Voglio riportare l’indice del libro “PATRIA E MATRIA”, magari potrà suscitare qualche curiosità atta a fugare elucubrazioni non supportate da una qualche analisi seria e documentata.
INDICE
In principio era la Spagna.
Dalla Catalogna all'Europa.
Una teoria dei residui nazionali.
Una definizione della nazionalità.
Simmetrie e terminologie.
I caratteri della nazionalità.
La lingua batte dove lo stato duole.
La nazione dei borghesi.
La nazione di Marx e di Engels.
Marxismo e questione nazionale: Kautsky e la Luxemburg.
Austromarxisti e russomarxisti.
Stalin e Lenin.
Leninisti e stalinisti.
L'esportazione del marxismo sovietico.
«Comunisti» e comunisti.
La vacanza internazionalista.
Lo stato plurinazionale italiano.
Friuli e Sardegna: la scoperta della nazionalità.
Appendice.
Comunicato.
Carta di Brest.
Affermo tranquillamente che storicamente, in tutti gli studi sul concetto di nazione, ideologicamente da destra a sinistra, la Sardegna riflette completamente la sua connotazione di Nazione.
Potrei fare un lunghissimo elenco in proposito; ma poiché l’argomento è estremamente importante, non replicherò a successivi post in merito.
Intendo quindi rimandare ad altro “thread”, i cui presupposti non siano una bizzarra per quanto legittima opinione personale, una analisi più articolata e documentata.
Permetto che io non scrivo per intromissione né leggerezza, in quanto l'antico nome in Asia
<s a r d i>
e ciò che esso evoca, un passaggio estinto ed altri no, e luoghi, civilizzazioni... , non sono estranei alla mia vita, le cui vicende sono intrecciate con le vicende dei sardi, dei quali io ho retaggio comune, sentito meno remotamente (pur sempre remoto restando).
Innanzitutto voglio precisare che la Sardegna quale Regione italiana dunque distinta dal resto è una parte del Territorio italiano. In tal senso è luogo ristretto, non così l'umanità Sarda che è anche continentale non solo della Sardegna.
Quindi voglio ribadire questo: ho fatto menzione della Nazione italiana descrivendola quale estremamente variegata e dalla identità una ma dalla composizione molteplice e quale non univocamente determinabile, dunque non ne ho negato la molteplicità.
So benissimo pensare alle "Italie" ma faccio presente l'esigenza di considerarle varietà di una singolarità. Ciò riferito alla nazione italiana ha ancora senso, ovvero esiste una nazione italiana ma secondo varietà, non solo teoriche. A riguardo i conoscitori della Campania e di Napoli saprebbero individuare una nazione nella nazione a Napoli, dei napoletani; e caso estremo quanto questo non ve ne è altro, nel senso che la napoletanità è l'umanità più originale e distinta di quelle italiane (non sono napoletano). Ma ciò, ed altri casi di minor differenza, non escludono il dato di fatto, che la varietà della nazione italiana sia una unità, sia pur includente distinte singolarità. Nel caso dei sardi, io ho considerato i sardi italiani constatando che essi non sono nazione altra; sicuramente non ugualmente i sardi continentali non italiani, e questo è ovvio!
Inoltre voglio far notare quest'altro: considerando i sardi italiani, non si nota alcuna nazione nella nazione, non si notano le differenze che molti separatisti in Sardegna vanno dicendo senza sapere la realtà intra-regionale, ove esiste una italianità più recente in Sardegna ma non in tutto dissimile da quella nelle altre Regioni.
Si nota però sicuramente che in Sardegna esiste una particolare caratteristica nazionalità distinta, anche se non fino a potersi considerare nazione nella nazione come la comunità napoletana; si nota pure, per chi sa, che ci sono anche sardi della Sardegna con nazionalità non distinta da quella della maggioranza degli altri italiani e tali sardi non sono quelli meno regionali, anzi sono proprio quelli maggiormente legati alla natura dei luoghi, mentre i sardi di specifica nazionalità sarda sono anche assai legati ai sardi non italiani del Continente non italiano e non esclusivamente alla Sardegna.
Inoltre specifico: io non nego il diritto alla sola cittadinanza sarda ed alla altra appartenenza di nazione. Ci sono africani con cittadinanza italiana e niente altro di italiano in Italia; ci sono sardi che a ciò in Italia aggiungono la inevitabile comunanza tra sardi, continentali ed isolani secondo i vari gradi che ho specificato. Quel che va negato è la pretesa a sottoporre i regionalismi sardi più forti al senso esclusivo della nazionalità sarda, che allontana dalla conoscenza e vita regionale ed avvia a certa precarietà, secondo vari gradi e fino alla parziale estraneità o finanche estraneità a tutto il territorio regionale sardo. Ciò accade con aumento della distinzione di nazionalità, ma se non ci si vuol avvedere che a tale aumento corrisponde un progressivo abbandono, allora si apre la via del nazionalismo intransigente intollerante e violento contro gli abitanti dell'isola. Viceversa sarebbe 'nazionalitario', cioè senza rischio di tale violenza, l'appello ecologico ad una <abitazione> in Sardegna che rispetti i limiti del luogo stesso; ed io da buon cittadino ed ecologo vedrei con favore tante cattive ambizioni di residenze fallire sotto la spinta dello spirito di nazionalità, che nel caso sardo appunto limita la regionalità! Ma non altrettanto auspicherei qualora ci fosse sufficiente ecologia.
Perciò raccomanderei chiunque di non creare caos replicando ai miei messaggi confondendone logica e ragioni con quelle di altri.
Preciso anche che io scrivo secondo necessità e non soltanto altrui.
MAURO PASTORE