Per Pagano la procura chiederà l’autorizzazione a utilizzare le intercettazioni. “Non abbiamo ancora ricevuto nulla ma a fronte di una richiesta di autorizzazione di intercettazioni accidentali daremo subito il consenso all’utilizzo”, dice l’avvocato Nino Caleca, legale del parlamentare. “Ha sempre operato – ha aggiunto – in difesa della correttezza e della legalità”. Eletto nel 2013 con il Pdl, poi passato nel Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, Pagano ha aderito alla Lega nel 2016 per poi tornare a Montecitorio sotto il simbolo di Alberto da Giussano.
L’ex deputato regionale Caputo, invece, nel 2013 era stato costretto a lasciare l’Ars dopo che nei suoi confronti era diventata definitiva una condanna a un anno e cinque mesi per tentato abuso d’ufficio. Secondo i giudici, da sindaco di Monreale cercò di fare annullare alcune multe che i vigili urbani avevano contestato all’allora arcivescovo Salvatore Cassisa e ad alcuni suoi ex assessori quando era sindaco di Monreale. L’ex parlamentare – anche lui proveniente dal Pdl e in precedenza da An e dal Movimento sociale – fu il primo politico in Italia a dover lasciare il proprio incarico in conseguenza della legge Severino.
“La magistratura faccia il suo lavoro, se ci sono delle colpe si condanni pesantemente ma non credo che in Sicilia siano gli unici sospettati per questo reato”, dice Giancarlo Giorgetti, capogruppo della Lega alla Camera, che ha commentato gli arresti dicendosi “deluso e amareggiato”. Alla domanda se la Lega abbia imbarcato al Sud troppi esponenti della vecchia politica locale, il capogruppo risponde “è possibile che in alcune zone sia stato commesso qualche errore, in un percorso di crescita in zone problematiche. Ma la Lega che compra voti in Sicilia mi sembra una ricostruzione fantasiosa”.
“Un anno fa venni sostituito proprio da Salvino Caputo alla guida del movimento per volontà di Alessandro Pagano, che mi scaricò in malo modo”, attacca invece Francesco Vozza, ex responsabile palermitano della Carroccio che contestò a lungo la nomina di Caputo voluta dal coordinatore della Sicilia Occidentale di Noi con Salvini. “Temo che sia giunta l’ora di dire le cose per come stanno: Pagano ha ucciso un’intera classe dirigente emergente per sostituirla con condannati, riciclati e persone che in generale non c’entrano nulla col progetto di Matteo Salvini“, dice Vozza. “Pertanto (e credo di poter parlare a nome di tantissimi militanti), da oggi non accetteremo più la leadership dell’onorevole Pagano – ha aggiunto l’esponente leghista – La Sicilia non merita questo schifo e come Lega avremmo dovuto importare il modello Zaia, non certo questa vergogna che porta proprio il nome di Pagano”.
L’inchiesta per voto di scambio non è il primo guaio per i leghisti di Sicilia. Tony Rizzotto, primo esponente del Carroccio eletto all’Assemblea regionale, era già finito nel registro degli indagati con l’accusa di appropriazione indebita aggravata ai danni dei dipendenti dell’Isfordd, l’istituto di formazione per disagiati e disadattati sociali, che fino a luglio era presieduto proprio da Rizzotto, che era anche il legale rappresentante.