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  1. #1
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    Predefinito Presentazione Emendamenti - Seduta legislativa [XIX leg.] VII seduta

    Su questo Thread è possibile presentare gli emendamenti alle Mozioni presentate nella Ottava seduta della Camera dei Deputati di POL in corso
    https://forum.termometropolitico.it/...l#post17012572

    Originariamente Scritto da Modello per emendare

    Emendamento 1/tizio al C.1/15 (in caso di Disegno Di Legge da emendare)

    All'articolo 2, comma 2, la parola "xxx" è sostituita dalla seguente "bbbb"

    All'articolo 3, comma 4, la frase "xxx zzz yyy" è sostituita dalla seguente "bbbb aaaa"

    All'articolo 4 il comma 6 è soppresso.

    All'articolo 5, è aggiunto il seguente comma 8 "xxx zzz yyy"

    oppure
    Originariamente Scritto da Modello per emendare


    Emendamento 1/tizio al C.1/15 (in caso di Mozione da emendare)

    nella frase xxxx la parola "xxx" è sostituita dalla seguente "bbbb"

    la frase vvvv è cancellata

    dopo la frase ccccc
    viene aggiunta la frase yyyyyy

  2. #2
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    Predefinito re: Presentazione Emendamenti - Seduta legislativa [XIX leg.] VII seduta

    Mozione emendativa della mozione Garat sulla Catalogna


    A seguito dei fatti avvenuti in Spagna negli scorsi mesi

    Tenuto conto sia del modo discutibile con cui è stato condotto il referendum sull'indipendenza della Generalità Catalana dallo Stato Spagnolo, sia della reazione che il Governo Rajoy ha posto in essere, a fronte dell'attuazione del referendum da parte delle autorità catalane, per tutelare tutte le prerogative riconnesse alla sovranità dello stato spagnolo

    Il Parlamento di POL invita il Governo Italiano ad esprimere il suo rispetto nei confronti del desiderio di indipendenza espresso da parte della popolazione catalana e, nello stesso tempo, la più ferma condanna di ogni forma di violenza, da qualsiasi parte perpetrata.

    Il Parlamento di POL invita altresì il Governo Italiano ad esprimere l'auspicio che ogni processo relativo al principio di autodeterminazione dei popoli possa svolgersi pacificamente, nel totale rispetto delle regole, interne ed internazionali, a tal uopo previste.

  3. #3
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    Predefinito re: Presentazione Emendamenti - Seduta legislativa [XIX leg.] VII seduta

    Emendamento 1/Ronnie alla mozione sulla Catalogna

    Articolo unico[/CENTER]

    La mozione sulla Catalogna è sostituita dalla seguente:

    [/FONT][/SIZE]
    La Camera dei Deputati di Pol

    VISTI i fatti violenti avvenuti nel Regno di Spagna nel corso del procés indipendentista avviato dalla Generalitat de Catalunya, culminati con il tentativo di referendum separatista del 1 ottobre 2017 e l'applicazione dell'art. 155 della Costituzione Spagnola;

    VISTA la Costituzione approvata con referendum dal popolo spagnolo il 6 dicembre 1978 con il 91.81% dei consensi, e dai cittadini residenti nella Catalogna con il 95.15% dei consensi, la quale all'art. 2 del titolo preliminare recita: "La Costituzione si basa sulla indissolubile unità della Nazione spagnola, patria comune e indivisibile di tutti gli spagnoli, e riconosce e garantisce il diritto alla autonomia delle nazionalità e regioni che la compongono e la solidarietà fra tutte le medesime.";

    CONSIDERATO che la Costituzione Spagnola, come sopra approvata, prevede una modalità legittima per la modifica del proprio titolo preliminare all'art. 168 secondo cui "1. Ove venga proposta la revisione totale della Costituzione o quella parziale riferita al Titolo Preliminare (...) dovrà procedersi all’approvazione in via di principio con maggioranza dei due terzi di ogni Camera e quindi all’immediato scioglimento delle Cortes. 2. Le Camere elette dovranno approvare quanto deciso e procedere allo studio del nuovo testo costituzionale, che dovrà venire approvato e a maggioranza dei due terzi in ogni Camera. 3. La riforma approvata dalle Cortes Generali sarà sottoposta a referendum per ratifica.";

    RICONOSCIUTA l'assoluta impossibilità legale per il Governo della Spagna ed il Primo Ministro Rajoy e la loro maggioranza di modificare per decreto con forza di legge ordinaria la superiore Costituzione, anche ove avessero mai voluto ritenere di consentire il referendum;

    RITENUTO che qualunque modalità di revisione illegittima delle Costituzioni che possa essere intrapresa da una delle istituzioni da esse regolate costituisca comunque in via di principio una offesa al diritto dei cittadini, e che essa altresì, potenzialmente, ogni qual volta vi sia una sicura opposizione di una rilevante parte della popolazione, ed in ogni caso ci sia il rischio di opposizione armata da parte di altre istituzioni, possa diventare anche una minaccia alla pace e sicurezza civile, ponendo a rischio l'incolumità di persone innocenti;

    ESAMINATO il documento di rilevazione demoscopica commissionato, prodotto e pubblicato in piena libertà dal Govern della Generalitat de Catalunya, nelle date di marzo e giugno 2017, che sistematicamente attestava l'esistenza di una maggioranza di cittadini contrari all'indipendenza dal Regno vicina a quella assoluta, pari al 49,4% contro il 41,1% di favorevoli, pochissimi mesi prima della convocazione del referendum nell'ottobre dello stesso anno;

    VISTE i noti avvertimenti resi più volte nei confronti delle istituzioni regionali, anche da parte di S.M. il Re' Felipe VI, del Tribunale Costituzionale e del Tribunale Supremo, circa l'impossibilità di consentire lo svolgimento di consultazioni referendarie, espressamente vietate da leggi scritte decenni prima e mai modificate, e del rischio della conseguente repressione automatica, ad opera del potere giudiziario, attraverso l'uso della forza legale, per i reati di ribellione previsti dal codice penale spagnolo;

    CONDANNA

    La maggioranza del Parlament della Generalitat de Catalunya dell'epoca, e ancora oggi confermata, per aver lanciato un referendum illegittimo di separazione della regione autonoma dal Regno sapendo benissimo dell'esistenza di quelle opposizioni significative tra il popolo (~50%) e fra le istituzioni legali (Monarchia ed istituzioni Giudiziarie, Esecutive, Legislative), che potevano dare luogo a una ovvia situazione di pericolo per la sicurezza dei cittadini spagnoli e catalani;

    Le forze politiche catalaniste, dell'epoca ed ancora oggi attive, per non aver cercato di modificare la Costituzione Spagnola nelle sedi deputate sensibilizzando al tema del confederalismo l'intera Spagna, che è uno Stato libero e di ormai consolidata organizzazione federalista nel quale chiunque può esprimersi e presentare proposte, concentrandosi in una battaglia solo locale che ha privato le loro stesse rivendicazioni di autonomia di alcuna possibile efficacia - fino al punto di vedere il silenzio totale dei Baschi sul tema dei Catalani;

    Il Govern della Generalitat de Catalunya all'epoca dei fatti in carica, per avere irresponsabilmente disatteso obblighi di legge di ogni tipo, sviato fondi pubblici, schierato i Mossos de escuadra a difesa di attività illegali tra cui l'occultamento di beni posti sotto sequestro, tentato di acquisire per essi armamenti in quantità smisurata ai loro compiti di polizia regionale, abusato delle televisioni e radio ufficiali possedute dalla Generalitat, delle affissioni, dei siti internet e delle pubblicazioni ufficiali istituzionali locali, per accreditare e diffondere nella popolazione l'idea che il referendum del 1 ottobre 2017 fosse legale, valido e produttivo di effetti;

    Nonché lo stesso Govern della Generalitat de Catalunya per aver invitato la popolazione a recarsi alle urne nonostante un ordine di sequestro e sigillatura dei seggi, delle urne e delle schede, fosse stato emanato con adeguato anticipo dalla magistratura, producendo così l'inevitabile formarsi di scontri tra la popolazione e la guardia civil legalmente incaricata di eseguire i sequestri, esponendo decine di migliaia di persone all'accusa di resistenza a pubblici ufficiali nonché all'inevitabile azione di ordine pubblico dei reparti antisommossa, nella speranza che il dolore di dover procedere a questo si rivelasse un efficace ricatto morale per imporre la celebrazione libera di una votazione illegale;

    Ed infine nuovamente condanna lo stesso organo, nonché il Presidente e la Mesa del Parlament per aver illegittimamente proposto, ammesso al voto ed approvato una Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza eversiva dell'ordinamento costituzionale, affermando di dar seguito all'esito di una votazione non svoltasi legalmente, non certificata da alcuno, e costellata da violazioni e casi di voti multipli riportati da tutti i media del mondo, nella quale a loro dire si sarebbe approvato il quesito indipendentista.

    ED APPROVA

    L'operato del Re, del Governo, della Magistratura e della Guardia Civil spagnoli, che hanno assicurato un rigido contenimento delle misure di forza adottate per impedire il completamento del referendum, evitando di schierare l'esercito, utilizzando di polizia reparti esperti nel rapporto con civili, e gestendo il morale dei corpi coinvolti in modo da assicurare che, anche nell'ambito di scontri di dimensioni tali da produrre quasi 800 feriti, non vi fossero perdite irreparabili di vite umane;

    L'operato delle Cortes, che dopo la DUI hanno conferito al Primo Ministro il potere di applicare la disposizione Costituzionale dell'art. 155 per il ripristino dell'ordine democratico della Generalitat de Catalunya, e quello del Primo Ministro che ne ha limitato la portata nel tempo, per evitare di comprimere eccessivamente i diritti politici della parte indipendentista, che ha potuto partecipare nuovamente al successivo voto ed anche ottenere una significativa maggioranza di seggi (se non di consensi);

    L'operato della Magistratura, che ha assicurato la repressione dei reati contro la legalità costituzionale con misure cautelari e condanne esemplari nel rispetto della disciplina del processo e delle garanzie di difesa degli imputati, e quello dei servizi di sicurezza che hanno in particolare assicurato la cattura del latitante Carles Puigdemont, firmatario quale ex Presidente della regione autonoma di ogni atto e maggior responsabile dei fatti di illegalità prodotti, culminati nel ferimento di quasi ottocento persone;

    E TUTTAVIA

    CONSIDERATO che l'esempio del perdono può a volte essere più efficace di quello della punizione;

    VALUTATO che le istituzioni della Catalogna, salvo il tentativo fallito e goffo di pochi, non hanno infine comunque osato condurre all'uso delle armi da parte dei Mossos de escuadra contro la Guardia Civil, ma esclusivamente alla (pur grave) esaltazione di folle di cittadini disarmati a sfidare dei reparti antisommossa;

    RITENUTO che la riconciliazione nazionale offrirebbe una immagine di speranza a una regione divisa esattamente a metà tra cittadini che si sentono spagnoli e cittadini che si sentono catalani;

    ESAMINATA la possibilità di rivedere la legge elettorale Catalana per dare maggiore rappresentanza proporzionale ai reali rapporti di forza sul tema dell'indipendenza, riducendone i correttivi maggioritari;

    SUGGERISCE

    che le Cortes e il Governo di Spagna facciano un'ultima volta ricorso all'art. 155 della Costituzione Spagnola per sopprimere il metodo d'Hondt dalla legge elettorale della Catalogna, escludendo che una maggioranza indipendentista possa più determinarsi sulla base di un consenso minore del 50%+1, a causa della presentazione di liste di minor numero, come avvenuto nel 2015 e nel 2017;

    che S.M. il Re Felipe VI di Spagna valuti la possibilità di concedere ai responsabili e protagonisti tutti di queste lotte politiche, compreso l'ex Presidente Carles Puigdemont -se a questo sarà disposto- e gli ufficiali dei Mossos coinvolti, un'opportunità di conseguire il perdono reale, perché possano riavere pienamente non i ruoli ma i propri diritti di partecipazione politica e di libertà personale, vedendo ogni propria pena estinta, se riconosceranno solennemente con dichiarazioni pubbliche l'errore di inviare una folla a sfidare gli ordini della magistratura, e la necessità, da ora in avanti, di perseguire la propria legittima aspirazione politica nel rispetto delle disposizioni che governano le modalità di revisione legittima della Costituzione della Spagna.
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    Presidente di Progetto Liberale

  4. #4
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    Predefinito re: Presentazione Emendamenti - Seduta legislativa [XIX leg.] VII seduta

    Emendamento 1/Ronnie alla mozione del PCF sul numero chiuso

    Articolo unico

    La mozione è modificata come segue:

    Mozione PCF-RN-PL per evitare un futuro grave problema al servizio sanitario italiano

    LA CAMERA DEI DEPUTATI DELLA COMUNITA’ DI POL

    Tenuto conto che, secondo una recente indagine delle stesse associazioni professionali e sindacali dei medici, tra pensionamenti e numero sempre più esiguo di specializzandi, mancheranno tra 10 anni all’appello oltre 15.000 medici specialisti;

    Vista l’età professionalmente alta di troppi medici del servizio pubblico che nel prossimo decennio andranno in pensione ed il rischio che questo livello di età media influenzi negativamente il livello di aggiornamento professionale continuo dei reparti sulle nuove cure;

    Preso atto che se non si prenderanno adeguate misure di programmazione l’Italia potrebbe andare incontro ad un grave problema futuro di insufficiente numero di medici;

    Visto che il percorso formativo attuale rende troppo difficile e lento il ricambio fra nuove e vecchie generazioni creando un vero e proprio imbuto formativo tra il numero chiuso per l’accesso alle scuole di medicina e l’offerta formativa post-laurea che mette a concorso troppo pochi posti di medico specializzando senza contare il blocco del turnover nella sanità;

    Preso atto che le esigenze che portarono l’Italia ad adottare nel 1999 il numero chiuso per l’accesso ai corsi di laurea di Medicina, causate dal numero all’epoca troppo alto di medici, sono oggi totalmente superate;

    Considerato che la giusta selezione meritocratica degli studenti di medicina può comunque svolgersi anche senza l’accesso a numero chiuso;

    Ritenuto che il settore privato possa comunque dare uno sbocco professionale a chi non trovasse spazio in quello pubblico e consentire anche di finanziare le scuole di specializzazione aggiuntive;

    Considerata l'esigenza di aumentare la concorrenza interna tra gli ospedali, anche nel mantenimento di un livello identico di spesa sociale pubblica generale;

    INVITA IL PARLAMENTO DELLA REPUBBLICA ITALIANA

    A fissare l'età massima della pensione per medici del servizio pubblico, compresi i primari ed i docenti universitari, a 65 anni;

    A disporre l’abrogazione del numero chiuso per l’accesso degli studenti ai corsi di laurea di medicina e l’aumento dei posti annualmente previsti nell’esame di accesso alle specializzazioni di medicina attualmente troppo bassi per le future esigenze della sanità italiana;

    A consentire che istituzioni sanitarie private finanzino i costi dell'ampliamento del numero di specializzandi, creando posti aggiuntivi propri nella misura da esse desiderata;

    A prevedere che il finanziamento della sanità sia integralmente spostato dagli ospedali ai pazienti, assicurando che questi possano liberamente scegliere di impiegare la disponibilità finanziaria di copertura delle spese mediche oggi consentitagli dai LEP-LEA in una qualunque struttura che operi nel rispetto delle medesime normative di qualità generali ed impiegando il medesimo personale oggi utilizzabile dal servizio sanitario nazionale, indipendentemente che sia pubblica o privata accreditata (comprensiva degli ospedali gestiti da ordini religiosi e/o dal Vaticano) su tutto il territorio nazionale.
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    Predefinito re: Presentazione Emendamenti - Seduta legislativa [XIX leg.] VII seduta

    Emendamento Ronnie 1 alla mozione C@scista

    La Camera dei Deputati di Pol

    Considerato che l'automazione aziendale è una positiva innovazione per il mercato e che può riguardare qualsiasi attività economica;

    Considerato che produrrà nuovi posti di lavoro nei settori di progettazione, installazione, gestione e manutenzione delle macchine;

    Visto che i lavoratori attivi in questi settori sono per lo più giovani, inesperti ma altamente istruiti;

    Considerato che i settori produttivi tradizionali delle aziende vedranno invece ridursi i posti di lavoro a causa della robotizzazione;

    Visto che i lavoratori attivi in questi settori sono per lo più anziani e dotati solo di istruzione tecnica ed esperienza di sistemi obsoleti;

    Ritenendo che sia possibile rimodulare la pressione fiscale sul lavoro e sui redditi delle società anche a pressione fiscale assolutamente invariata, in un modo adeguato a tutelare sia i lavoratori che l'innovazione;

    Trovando specificamente opportuno assicurare che i lavoratori anziani non escano dal mercato del lavoro, ma possano riconvertirsi verso posizioni non specifiche oggi occupate da altri più giovani, invece utilmente impiegabili nei settori in via di robotizzazione;

    Trovando specificamente opportuno incentivare i settori non ancora in corso di robotizzazione ad avviare iniziative significative per adottarla;

    INVITA

    Il Governo e il Parlamento Italiano a predisporre una legge quadro generale sulla robotizzazione, che preveda l'obbligo per il Ministro dello Sviluppo Economico, al raggiungimento di determinati indici di robotizzazione definiti e calcolati dall'Istat ogni anno per ogni settore ATECO, di emanare un proprio Decreto di incentivazione alla riconversione industriale della forza lavoro impiegata, che preveda:

    a) il mantenimento in capo alle aziende del settore in corso di robotizzazione delle obbligazioni fiscale e contributiva per i lavoratori dipendenti licenziati per giustificato motivo economico, nella misura di esse prevista sulla base dell'ultima retribuzione, per i licenziamenti avvenuti nei 12 mesi precedenti l'emanazione del decreto e nel corso dei 5 anni successivi, dando così luogo al totale abbattimento del cuneo fiscale per qualsiasi altra azienda che decida di riassumere un licenziato a causa di robotizzazione;

    b) l'attribuzione integrale allo Stato, relativamente alle sole assunzioni avvenute con contratto a tutele crescenti, per i 5 anni successivi, delle obbligazioni fiscale e contributiva per quei soli lavoratori identificati dall'Istat come necessari al processo di robotizzazione delle imprese di un settore e da esse per questo assunti, con notifica al MISE del contratto;

    c) l'aumento annuale dell'aliquota dell'imposta sui redditi delle società operanti in tutti i settori non ancora arrivati all'indice di robotizzazione per essi previsto, nella misura esclusiva risultante dalla necessità di procurare la somma utile a coprire l'insieme dei trattamenti di incentivazione erogati, in deficit, nell'anno precedente;

    d) un limite massimo all'aumento di cui al punto c) nella misura di non oltre il 40% di aliquota, al raggiungimento del quale la politica di robotizzazione può considerarsi conclusa con successo, con la cessazione ex nunc di tutti i benefici di cui ai punti a) e b) a qualunque lavoratore ed azienda concessi, ed il ritorno immediato all'aliquota ordinaria per le aziende dei pochi settori ancora non robotizzati.
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