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    Thumbs down Cassese, premier guerrafondaio che piace a Pd e M5s

    https://www.corriere.it/cultura/18_a...421730a4.shtml

    A quale titolo le forze armate degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Francia hanno attaccato, per di più senza una formale dichiarazione di guerra, la Siria? Quei tre Paesi sono i «poliziotti del mondo»? Fanno valere le ragioni della forza o quelle del diritto, o quelle dell’Occidente nei confronti con l’Oriente?

    L’attacco del 2018 segue quello americano dell’aprile 2017 e quello di Israele del settembre 2017. Arriva alla fine di numerosi tentativi della comunità internazionale di tenere sotto controllo la repressione delle opposizioni interne da parte del governo siriano. Dal 2011 si sono succeduti interventi della Lega araba, sanzioni dell’Unione europea e degli Usa, condanne dell’Assemblea generale dell’Onu, interventi del Consiglio dei diritti umani dell’Onu, lavori del Meccanismo internazionale di sostegno alle indagini e alla repressione dei crimini commessi in Siria, sempre dell’Onu(tutti i tentativi compiuti in sede internazionale sono ora sapientemente illustrati da numerosi studi raccolti da due dei maggiori specialisti del diritto internazionale dei conflitti armati, Natalino Ronzitti e Elena Sciso, in un libro appena uscito su I conflitti in Siria e Libia, edito da Giappichelli).

    Il meccanismo di prevenzione e gestione delle crisi internazionali, più volte utilizzato, non sempre con successo, per i casi di Panama, Iraq, Somalia, Haiti, Bosnia, Liberia, Sierra Leone, Sudan, Afghanistan, Jugoslavia, sembra ora inceppato, a causa dei fallimenti degli interventi in Iraq, Afghanistan e Libia (dove non è bastato l’intervento militare per riportare pace ed ordine, e ristabilire l’autorità dello Stato) e della reazione delle opinioni pubbliche nazionali, meno propense ad impegnare i propri Paesi in sanguinosi conflitti armati all’estero.

    Tuttavia, nel caso della Siria, vi sono due buone ragioni per intervenire. La prima è che, sotto la pressione congiunta di Usa e Russia, la Siria ha nel 2013 aderito alla convenzione sulla proibizione delle armi chimiche. L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche ha fatto la sua parte, ma non ha la forza di far rispettare il programma di disarmo chimico siriano (e il diritto umanitario e delle convenzioni di Ginevra della metà del secolo scorso). La seconda è che si è fatto strada, a partire dal 2000, il principio definito «responsabilità di proteggere». Secondo questo principio del diritto globale, già applicato nei casi del Darfur e della Somalia, vi è una responsabilità collettiva di intervenire per proteggere le popolazioni in caso di crimini contro l’umanità, di genocidio, di catastrofi naturali, e questa responsabilità supera il divieto di interferenza negli affari interni di altri Stati.

    Da questi sviluppi del diritto globale possono trarsi due lezioni. La prima è che anche la sovranità degli Stati va tenuta sotto controllo. Quindi, che gli Stati sono sempre meno sovrani, perché la sovranità è controllata, condivisa, limitata (si potrebbe, quindi, dire, che non è più una sovranità piena). La seconda lezione è che la globalizzazione è un fenomeno composito: va oltre gli Stati, ma si serve degli Stati. Nel caso della Siria, ad esempio, sono i tre Stati che intervengono, ma agendo per la realizzazione di principi globali. «La globalizzazione ha posto gli Stati di fronte a una fase di radicale cambiamento che ha portato alla formazione di complessi regimi ultrastatali» (come ha scritto Lorenzo Casini nel suo recentissimo libro Potere globale, edito da il Mulino). E, nello stesso tempo, si vale degli Stati per dare esecuzione a regole che non avrebbe la forza di imporre.

  2. #2
    #Ciaone
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    Predefinito Re: Cassese, premier guerrafondaio che piace a Pd e M5s

    La banalità del male
    Mi sono rotta il cazzo dei giovani di sinistra, arrivisti, bugiardi, senza lode
    Gente che in una gara di idiozia riuscirebbe ad arrivare seconda

 

 

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