Originariamente Scritto da
Amaro Lucano
Guardiamoci negli occhi, il Partito Democratico e tutto il centrosinistra stanno morendo. Non sono le elezioni del Molise a dircelo, anche se dovrebbero far ragionare due dati, ovvero la consapevolezza già prima della tornata di perdere una regione nelle proprie mani (come sarà anche per il Friuli) e l'esser passati nel giro di cinque anni dal 45% al 17%. Non sono le elezioni politiche (e potrei recitare lo stesso copione). E' stato sbagliato tutto dal principio: checché se ne dica all'interno del csx Renzi è stata una figura nociva perché altamente divisiva all'interno e altamente antipatica e ostile all'esterno: avendo identificato in lui il partito e la coalizione, ha attirato su di essi antipatie che verranno via difficilmente. Per diversi fattori, il Pil rilenta a crescere. Il Jobs Act ha leggermente aumentato l'occupazione (condannando una generazione al precariato), ma d'altro lato ha aumentato vertiginosamente gli scoraggiati, drogando i dati della disoccupazione. La campagna elettorale non è mai iniziata (Salvini gli immigrati, Berlusconi la flat tax, Di Maio il reddito di cittadinanza, il PD?). Si è perso il contatto con la gente e con i giovani in particolare, i lavoratori votano a destra e la sinistra vince a Parioli. Il centrosinistra (Bonino, Renzi, Magi, Lotti, Boschi) è ormai l'espressione del benessere in un periodo in cui la classe media si assottiglia e la gente sta male.
Se questo non bastasse, a un mese dalle elezioni il Partito Democratico ancora non sa cosa vuole essere domani: ripartire dai tempi del lavoro e da un euroscetticismo moderato? La ricetta Melenchon/Corbyn/Sanders lentamente ripaga, perché virare ancora più al centro? Lo spazio macroniano sembra ripercorrerlo il M5S, almeno per ora. Mentre nel PD si lotta per leadership, l'immagine di un partito debole allontana elettori e certamente non avvicina quelli più a sinistra o quelli più al centro.
Basta distillati retorici e concettuali, al volgo si parla volgare.