Ci sono solo due politici che sembrano avere una marcia in più degli altri: Renzi e Salvini. Purtroppo nessuno dei due può essere preso in considerazione per governare il Paese: Renzi perché lo ha già fatto e si è dimostrato divisivo, poi perché almeno come appartenente a quello che fu il partito comunista si è dimostrato molto lontano da una visione di sinistra accettabile nel prendere decisioni di governo e poi perché ha commesso alcuni errori gravissimi che lo hanno reso inaccettabile da una buona parte degli italiani (l’errore più grande aver personalizzato il referendum sull’abolizione del Senato, che così PURTROPPO ha perso e lui è scaduto a barzelletta; in quanto a Salvini, che a me è pure simpatico per il modo che ha di proporsi, io lo reputo pericolosissimo, sia per le sue idee politiche, che lo mettono sullo stesso piano dei fascio-populisti Orban, Le Pen e personaggi della destra razzista, sia per il suo folle programma economico e sociale (ma come si può parlare di Flat-tax? Di spedire 600mila migranti via dal Paese(dove?), quindi, come la mettiamo?
Non la mettiamo. Non ci sarà un governo politico e tante colpe possiamo tranquillamente darle a quel Di Maio che il Movimento farebbe bene a mettere in un cassetto e chiuderlo a chiave, perché con le sue posizioni, le sue dichiarazioni ha rovinato ogni possibilità di farlo, sto caz. di governo. Io ho sempre scritto he questo Di Maio è un pericolo, ma non perché ha istinti omicidi o è idiota, ma perché non ha ancora capito come funziona la politica. E mi stupisce che il duo comandante Grillo-Casaleggio lo abbiano scelto come CAPO del movimento: forse anche loro due hanno capito poco…
E ora? Ci sarà un governo tecnico? Un governo del presidente? Si voterà nella prossima primavera? Ormai è quasi certo che sarà così. Io mi auguro che se i sarà un governo del genere quelli del M5S non si mettano all’opposizione per cercare di sfruttare i guai che certamente sorgeranno nei prossimi mesi in mancanza di un governo politico. Lo facessero sarebbe uno schifo politico, la prima volta che un partito si rifiuta a far parte di un governo voluto dal Presidente della Repubblica.