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Discussione: L'Angolo Culturale

  1. #11
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Io sono figlio unico. Intervista ad Antonio Pennacchi


    di Simone Olla - 17/05/2007

    Di solito prima conosco le opere e poi gli scrittori, prima mi tuffo nelle storie che scrivono e poi magari mi avvicino all’autore in punta di piedi. Con Antonio Pennacchi è accaduto il contrario. Da circa un anno faccio parte del collettivo Anonima Scrittori, di cui Pennacchi è più di un animatore, ed è lì che ho iniziato ad apprezzare il suo spessore letterario e il suo linguaggio a dir poco colorito. Imbattermi nella sua opera di scrittore (ma anche di storico) è stata una logica conseguenza: la capacità narrativa di Pennacchi oggi non ha eguali in Italia, Pennacchi racconta delle storie vere, che possono accadere, e lo fa con un linguaggio che conosce molto bene, quello popolare. Recentemente, dal suo romanzo “Il fasciocomunista” è stato tratto il film “Mio fratello è figlio unico” per la regia di Daniele Lucchetti. Pennacchi non lo boccia su tutto il fronte, ma quasi. Sostiene –a ragione– che il film è un travisamento del libro, un’altra storia. Partiamo dal libro quindi.

    Quello che mi ha colpito maggiormente nel libro “Il fasciocomunista” –ed in generale nella tua scrittura- è il linguaggio che utilizzi, trovo che sia molto musicale. A questo proposito ti chiedo quanto è importante il linguaggio nelle storie che racconti e se c’è uno scrittore o un libro in particolare che l’hanno influenzato.

    Il linguaggio è fondamentale nella scrittura, è forma e contenuto. Il linguaggio è la modulazione nel racconto, nella narrazione. Se togli il linguaggio cade tutto.
    Molto più che la letteratura degli autori, è stato l’ambiente che ho frequentato ad influenzare il mio linguaggio: l’agro pontino in generale e la mia famiglia in particolare. Il mio è un linguaggio popolare, che nasce in fabbrica, al bar e dal barbiere. Io uso espressioni verbali che sento dal barbiere. Per questo la mia è una scrittura popolare, dal popolo per il popolo. Sono le storie a fare il linguaggio, e quelle che racconto io sono autentiche. Quel linguaggio lì è l’unico modo di raccontare le storie che racconto.

    Nel tuo libro è presente un’analisi storico-politica dei fermenti giovanili che hanno attraversato l’Italia alla fine degli anni sessanta. Ad una iniziale trasversalità di intenti rivoluzionari è seguita una vera e propria guerra civile fra giovani di destra e giovani di sinistra. In quali termini la classe politica di quegli anni è responsabile della morte di tutti quei giovani? Possiamo affermare che da destra a sinistra la Politica istituzionale ha favorito lo scontro così da indebolire gli slanci rivoluzionari che rischiavano di mettere in crisi la logica dei blocchi contrapposti?


    Io non faccio un’analisi storico-politica, ho solo raccontato una storia. Se poi il contesto è veritiero quella è un’altra cosa. Il contesto italiano di quegli anni io l’ho attraversato così come riportato nel libro.
    In buona parte c’è una responsabilità politica, e primariamente dei politici di destra che più di tutti hanno giocato col fuoco; c’è chi ha fatto il proprio dovere e chi no. Il sessantotto non nasce come movimento antifascista, né in Italia né nel resto del mondo. In Italia diventa antifascista: perché? Perché sono i vertici del MSI a spaccare quel fronte rivoluzionario che andava da destra a sinistra, che univa una generazione diciamo. L’irruzione nelle facoltà la fanno Almirante, Cerullo, Anderson e tanti altri vertici del MSI, ed è lì che inizia la spaccatura e il movimento del sessantotto diventa antifascista.

    Ha ancora senso scrivere nell’epoca dell’immagine?


    Io so fare questo e faccio questo, è il mio mestiere. Visto che c’è qualcuno che compra e legge i miei libri io scrivo. Non mi frega un cazzo se ha senso o meno. Il senso sta nel mio bisogno di scrivere.

    Cosa pensi del film “Mio fratello è figlio unico” tratto dal tuo romanzo “Il fasciocomunista”? Riesci a rintracciare per immagini la vita scriteriata di Accio Benassi?


    Il film non è del tutto brutto, ma sicuramente è un travisamento del libro. Se il film è carino è solo perché gli attori sono stati bravi, ma gli autori, quelli hanno cercato di distruggerlo in tutti i modi. La cosa più bella è la prima parte del film, e non a caso è la più fedele al romanzo. Nel film hanno normalizzato il linguaggio politico: se nel mio libro lo sguardo è sulle persone prima di tutto, sugli uomini, nel film questo sguardo è modificato e i fasci sono dipinti come brutti, grezzi e cattivi. Cambiando il finale e la trama hanno nuociuto prima di tutto a se stessi, nel film ci si perde. Gli autori che hanno scritto il film (Rulli, Petraglia e Lucchetti) passano per essere i migliori del cinema italiano, e questo la dice lunga sullo stato del cinema in Italia. Una storia come quella del mio libro non esiste nella narrativa italiana, sono storie vere quelle che racconto. Perché cambiarle?

    Cos’ha il film che il libro non riesce ad avere? E al contrario: cos’ha il libro che il film non riesce ad avere?


    Sono due linguaggi diversi. Il film è più veloce, dura un’ora e mezza, per leggere il libro ci vogliono otto ore, è chiaro che debbano essere per forza due storie diverse ma, in generale, se un libro è scritto bene è sempre meglio del film, perché se entra nel cuore attiva la fantasia del lettore e gliele fa creare a lui le giuste immagini, lo rende co-autore. Il film fa molto meno ma fa tutto lui, lo spettatore guarda e basta, non costruisce niente.

    https://www.ariannaeditrice.it/artic...articolo=11122
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  2. #12
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Eduard Limonov: un dissidente dalla parte dei deboli.
    Articolo di Luca Bagatin


    Eduard Limonov, al secolo Eduard Veniaminovich Savenko è, per il sottoscritto, il simbolo più fulgido del nostro tempo, così come in passato lo furono Gabriele d'Annunzio e Pier Paolo Pasolini.
    Di lui e del suo partito, il Partito Nazionalboscevico, scrissi entusiasticamente già qualche anno fa, definendolo scrittore anti-intellettuale e anti-politico nel senso più positivo del termine.
    Oggi ritorno a parlare di Limonov, scrittore e dissidente russo, e non smetterò di farlo nei mesi a venire credo, in quanto il suo ultimo libro - "Zona industriale" - edito da Sandro Teti, è in questi giorni presentato in Italia dallo stesso Limonov, il quale è uscito dal suo Paese natale dopo ben vent'anni.
    Eduard Limonov è uno scrittore di 75 anni portati benissimo. Un dissidente integrale, impossibile da inquadrare e che non ama le etichette. E' un nazionalista moderato, un socialista "dalla linea dura", un anticapitalista capace di unire i valori della destra patriottica e della sinistra sociale tipici del Socialismo Russo, che è poi il miglior socialismo originario europeo dell'Ottocento: quello del populismo russo del XIX secolo, quello di Pierre Leroux, di Marx, Engels, Bakunin, Proudhon di cui parlano scrittori queli Michéa e De Benoist.
    Limonov è un intellettuale dei nostri tempi senza pretese se non quella di promuovere la sua visione eurasiatica e nazionalbolscevica del mondo. Un autodidatta, ex teppista amante della letteratura e della poesia nell'URSS degli Anni '60, che negli Anni '70 si farà volutamente espellere per approdare negli USA ed ove vivrà di scrittura e di umilissimi lavori, assieme alla ex moglie Elena (che, come segnala anche il suo sito ufficiale web SITE sur LIMONOV - www.tout-sur-limonov.fr, si trovava fra il pubblico romano alla presentazione di "Zona industriale" del 7 maggio scorso).
    Negli USA, Limonov, inizierà a frequentare circoli culturali e alla moda e raggiungerà la prima notorietà nel 1979, attraverso il romanzo "Sono io, Edika", uscito postumo in Italia nel 1985 con il provocatorio titolo "Il poeta russo preferisce i grandi negri".
    Bisessuale dichiarato, Limonov non smetterà mai di scandalizzare volutamente il pubblico con il suo linguaggio a tratti scurrile, violento, provocatorio, erotico all'estremo, ma anche profondamente sensibile.
    La scrittura e la vita di Limonov sono per molti versi state segnate dagli abbandoni sentimentali prima di Elena Schapova e successivamente della cantante Natalia Medveva, che lo sposò negli Anni '80.
    Forse anche queste delusioni lo spingeranno a divenire un "poeta soldato", come d'Annunzio, partecipando negli anni '90 alla guerra civile nell'ex Jugoslavia a fianco dei serbi e successivamente tornando in Russia ed organizzando un gruppo di poveri, sbandati, emarginati, punk ed ex punk delusi dal crollo dell'Unione Sovietica e vittime dell'avvento dei liberalismo oligarchico. Quel nucleo di "desperados", nel 1992, prenderà il nome di Fronte Nazionale Boscevico e, nel 1994, di Partito Nazionalbolscevico (PNB) e sarà ispirato alle teorie eurasiatiste del filosofo Aleksandr Dugin ed a quelle culturali e sociali della Nuova Destra di Alain De Benoist, ovvero un'unione fra un programma economico socialista autentico (superamento del capitalismo, giustizia sociale, lavoro collettivo, proprietà in comune) ed una visione nazionale in politica interna in grado di dare priorità allo Stato sull'economia ed una maggiore centralità della Russia in Europa.
    Limonov, Dugin ed il cantante e chitarrista punk rock Egor Letov saranno dunque i maggiori animatori del PNB e del suo giornale controculturale "Limonka" ("Granata") e riusciranno via via ad aggiudicarsi le simpatie dei nazionalisti e dei comunisti delusi dall'avvento di Eltsin al potere e della conseguente distruzione della Russia in favore degli oligarchi e delle politiche globaliste e imperialiste degli USA e della NATO.
    Il Partito Nazionalbolscevico sarà successivamente, con l'avvento di Vladimir Putin al governo, il maggior oppositore di quest'ultimo, al punto da ricevere il plauso sia di Elena Bonner, vedova del dissidente Andrej Sacharov, che della giornalista Anna Politkovskaja, la quale definirà i Nazbol dei "giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese".
    Giovani coraggiosi e dissidenti al punto che il PNB sarà l'unico partito in Russia ad essere messo fuorilegge nel 2007 e molti dei suoi componenti saranno arrestati, fra cui lo stesso Limonov nel 2001 accusato di un inesistente traffico d'armi e ciò gli costerà ben due anni di carcere. E' in questi anni che scriverà altri dei suoi romanzi fra cui il "Libro dell'acqua", "Diario di un fallito" ed in particolare "Il trionfo della metafisica - memorie di uno scrittore in prigione".

    Il suo ultimo libro, "Zona industriale", oltre a parlare della sua avventurosa vita, racconta anche dell'incontro con un ratto bianco femmina che gli ricorda gli ex compagni di cella e che egli decide di chiamare Krys, la quale odora di bucato appena tirato fuori dalla lavatrice in quanto ama mangiare il sapone. Le pagine dedicate a Krys sono forse le più tenere scritte da un autore che, sotto la scorza del "duro" ha un vero animo sensibile, che pur nella sua gioventù ha voluto nascondere.
    Limonov ha vissuto sino al 2005 con Krys, morta un anno dopo suo padre e tre anni prima di sua madre, nel piccolo e umido appartamento moscovita dove lo scrittore vive, nella zona industriale Siry.
    Limonov non si è infatti mai arricchito ed ha sempre odiato la ricchezza, nonostante abbia frequentato ambienti alla moda e la sua ultima moglie sia stata l'attrice Ekaterina Volkova, dalla quale ha avuto due bellissimi figli.
    Eduard Limonov, divenuto famoso in Occidente negli ultimi anni grazie alla biografia romanzata scritta da Emmanuel Carrère, pubblicata in Italia da Alelphi, nella quale purtuttavia egli non si riconosce mimimamente, non ha comunque mai smesso di fare politica, divenendo, assieme ad Aleksandr Dugin (con il quale ha politicamente rotto, ma con il quale mantiene comunque una visione politica simile), Alain De Benoist, Jean-Claude Michéa e la rivista francese socialista rivoluzionaria "Rébellion", punto di riferimento di una galassia politico intellettuale vasta e che sempre più affascina le nuove generazioni. Una galassia oltre la destra e la sinistra, in grado di abbracciare: suggestioni eurasiatiche; un'alternativa sociale ad una Europa e ad un mondo unipolare oligarchico-liberale; un ritorno al socialismo autentico ed originario, che è populismo nel senso autentico ed originario del termine, ovvero politica di popolo e per il popolo.
    Non a caso Limonov si definisce un "dissidente dalla parte dei ribelli e dei deboli" e ricorda come in Russia, mentre lui è stato condannato a quattro anni di carcere di cui due scontati interamente (è uscito anticipatamente per buona condotta), il cosiddetto dissidente filo-occidentale Navalny è stato condannato al massimo a quindici giorni.
    Oggi Limonov, che non ha mai lesinato critiche anche agli Stati Uniti d'America ed alla loro assurda pretesa di destabilizzare il mondo, ritiene che quello di Putin sia un potere assolutista, ma attualmente senza alternative e che in realtà la Russia sia governata da trenta famiglie. Ad ogni modo, nonostante al Partito Nazionalbolscevico sia impedito presentarsi alle elezioni (anni fa riuscirono a presentarsi in una composita alleanza unita da elementi liberali, socialisti, nazionalisti e comunisti denominata "L'Altra Russia", ma ottenendo pochi consensi), militanti nazionalbolscevichi rimangono comunque attivi in ogni parte dell'ex URSS, come ad esempio nella guerra in Ucraina a sostegno dei ribelli del Donbass contro i nazionalisti Ucraini. Qui i nazionalbloscevichi sono coordinati fra l'altro da Zachar Prilepin, anch'egli grandissimo scrittore e dissidente, che in Italia ha pubblicato con Voland bellissimi romanzi di storie e vite di periferia della Russia post-sovietica.

    Negli ultimi anni, Limonov, è stato fermato diverse volte per manifestazioni non autorizzate contro il Cremlino e temeva che ciò gli impedisse di essere presente in Italia, in questo periodo, per le presentazioni del suo libro organizzate da Sandro Teti e che lo vedranno protagonista anche al Salone del Libro di Torino.
    Limonov sembra dunque una figura in bilico, scrivevo all'inizio dell'articolo, fra d'Annunzio e Pasolini. Fra il "poeta soldato", l'esteta rivoluzionario innamorato della sua idea ed al contempo dell'emancipazione degli oppressi ed il poeta di vita, di strada, l'intellettuale dissidente.
    Limonov non è un intellettuale da salotto, questo è certo. E' un autodidatta, antiborghese, anticonformista, anarcoide, socialista autentico.
    Ultimo ma non ultimo dei rivoluzionari del momento presente nel quale viviamo. Il momento che De Benoist ha definito, giustamente, "momento populista" nel senso più positivo del termine: quello del riscatto dei poveri, dei popoli, degli opporessi da ogni oligarchia.

    Luca Bagatin
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  3. #13
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Una simpatica presentazione del personaggio

    PS: non sapevo collaborasse con Rébellion
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  4. #14
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    Una simpatica presentazione del personaggio

    PS: non sapevo collaborasse con Rébellion
    non credo si riferisca a lui, ma proprio al blog (di cui non ignoravo l'esistenza fino a questo articolo).

    ps OT: ma mesi fa non si parlava di una collaborazione fra forum e Rebellion? come ha proceduto?
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  5. #15
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Citazione Originariamente Scritto da Ticonderoga Visualizza Messaggio
    ps OT: ma mesi fa non si parlava di una collaborazione fra forum e Rebellion? come ha proceduto?
    Non s'è saputo più nulla.
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  6. #16
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Ciprì e Maresco, il testamento di Mario Monicelli


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  7. #17
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Se qualcuno ha degli interessi culturali, posti pure articoli, video o immagini riguardo le arti e i saperi più disparati. Creare un angolo di questo tipo non può che farci bene.
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  8. #18
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    Se qualcuno ha degli interessi culturali, posti pure articoli, video o immagini riguardo le arti e i saperi più disparati. Creare un angolo di questo tipo non può che farci bene.
    Se mi posso permettere, come già suggerii tempo fa, secondo me (e visto il non esisto positivo della sperata collaborazione con Rèbellion), dovremmo diventare uno spazio culturale diretto, dove accanto ad articoli di menti illustri del mondo sovranista e/o socialista/comunista, anche noi produciamo articoli o interventi. Chi lo dice che, raccolti nel tempo, non possano trasformarsi in una possibile piattaforma/laboratorio culturale e politico (come hanno fatto tanti blog)?
    Naturalmente ci vuole la volontà e la capacità di farlo, per chi si sente di farlo, senza timori.
    mia modesta opinione.
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  9. #19
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Citazione Originariamente Scritto da Ticonderoga Visualizza Messaggio
    Se mi posso permettere, come già suggerii tempo fa, secondo me (e visto il non esisto positivo della sperata collaborazione con Rèbellion), dovremmo diventare uno spazio culturale diretto, dove accanto ad articoli di menti illustri del mondo sovranista e/o socialista/comunista, anche noi produciamo articoli o interventi. Chi lo dice che, raccolti nel tempo, non possano trasformarsi in una possibile piattaforma/laboratorio culturale e politico (come hanno fatto tanti blog)?
    Naturalmente ci vuole la volontà e la capacità di farlo, per chi si sente di farlo, senza timori.
    mia modesta opinione.
    Sono d'accordo, buona idea. Io , al momento, riesco solo a copia-incollare articoli, ma non nego che in tempi più "calmi" possa produrre qualcosa di mio.

  10. #20
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    LA FENOMENOLOGIA DELLO SKINHEAD




    Articolo interessante sulla cultura skinhead (di destra, di sinistra, spoliticizzata ) dalle origini ai giorni nostri. Lascio il link

    Musica skinhead | Music Addiction
    Ultima modifica di LupoSciolto°; 19-05-18 alle 10:22

 

 
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