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Discussione: L'Angolo Culturale

  1. #341
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    AGAMBEN O LA FUGA DAL MONDO
    di Moreno Pasquinelli
    DIC 22, 2021di SOLLEVAZIONE



    AGAMBEN O LA FUGA DAL MONDO di Moreno Pasquinelli
    DIC 22, 2021di SOLLEVAZIONEin FILOSOFIA
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    «Vano è il desiderio di prevalere sugli uomini della perdizione prima del giorno della vendetta […] Occorre separarsi dai malvagi e attendere che scenda su di loro il giudizio di Dio»

    Rotoli di Qumrȃn. Regola della Comunità, x, 17-20

    Ogni vero movimento di massa è, non fosse che per le sue dimensioni, collettore di disparati bisogni e pulsioni sociali. Questo dato, sebbene fosse camuffato dalla preponderanza egemonica della componente socialista e anticapitalista, era vero anche nel ‘900. Nel nuovo secolo, venuta meno quella preponderanza egemonica, i movimenti di massa sono caratterizzati anche dalla più complessa pluralità ideologica. Essi sono dunque doppiamente eterogenei.

    Le filosofie politiche dei “no-vax”

    Prendiamo ad esempio il movimento contro il green pass. Fenomeno tipicamente italiano — conseguenza del fatto che l’Italia è assurto a principale banco di prova del great reset —, esso è fuoco di resistenza al regime change e moto di rifiuto della dittatura tecno-sanitaria, ergo un movimento politico di massa. Una composizione sociale quanto mai poliedrica — esso mobilita infatti cittadini appartenenti alle più diverse classi e categorie sociali —, si specchia con una composizione ideologica altrettanto frammentata.

    Il Rapporto CENSIS 2021 volendo catturare gli aspetti ideologico-culturali salienti del movimento è giunto a conclusioni caustiche: esso sarebbe anzitutto caratterizzato da “irrazionalità, pensiero magico, superstizioni antimoderne, speculazioni complottiste” e via contumeliando. Per conto dei dominanti il CENSIS coglie sì aspetti reali, ma essi vengono abilmente deformati e ingigantiti allo scopo di squalificare il movimento come “reazionario”, così da far credere che esso è destinato a soccombere innanzi all’irresistibile progresso scientifico e tecnocratico. [1]

    Provando invece a mappare con rigore politico-filosofico l’arcipelago del movimento occorre indicare le sue cinque isole principali: (1) quella del repubblicanesimo democratico, entro la quale stanno anche le correnti socialista e anarchica; (2) quella del cattolicesimo tradizionalista, entro la quale stanno la componente reazionaria di Viganò e pure certi ribellismi fascistoidi; (3) quella liberale, entro la quale stanno anarco-liberisti e liberisti veri e propri; (4) quella di un fantasmagorico quanto generico spiritualismo new age, la cui cifra politica è senza dubbio il gandhismo; (5) quella che lato sensu potremmo definire comunitarista — nella fattispecie l’idea di fondare, qui ed ora, comunità di vita alternative esterne al perimetro sistemico, basate su forti vincoli etico-valoriali. [2]

    * * *

    Ci occuperemo di questa tendenza comunitarista poiché, nel clima segnato dal fisiologico riflusso del movimento e dall’errato presentimento che l’avanzata del regime tecno-totalitario sia irreversibile, questa tendenza esibisce una certa forza egemonica di seduzione — tale che contagia infatti anche le altre aree politico-culturali di cui sopra.

    La proposta di staccarsi dalla società costruendo comunità autonome solidali possiede essenziali punti di forza: a) condivide col senso comune la tesi nichilistica della morte delle “grandi narrazioni”, di qui il rifiuto di ogni etica universalistica; b) fa sua una concezione antropologica pessimista dell’essere umano, di qui l’idea che solo minoranze spiritualmente illuminate possono associarsi in armonia; c) respinge quindi come utopistica la via politica di rivoluzionare la società tutta; d) soddisfa due bisogni apparentemente opposti: quello della trascendenza spirituale e il suo immanentistico rovescio, il mettersi subito all’opera per ottenere risultati concreti e cambiamenti tangibili; e) postulando di tagliare tutti i ponti con il sistema sociale vigente essa sposa infine un ribellismo esuberante ed eroico.

    La filosofia meta-politica di Giorgio Agamben

    Contribuisce, a questa forza di seduzione della proposta comunitarista, il filosofo italiano Giorgio Agamben. Ad Agamben bisogna riconoscere il doppio merito di essere il solo intellettuale di prestigio ad aver condannato subito e senza esitazione l’Operazione covid, e di essersi schierato apertamente a sostegno dei movimenti di protesta. [3]

    Pensiero e percorso filosofico complessi assai quelli di Agamben, come notevoli sono state le sue frequentazioni teoriche e di vita: da Pasolini a Guy Debord, da Benjamin ad Heidegger, da Schmitt a Foucault passando Lyotard e Derrida.

    Scrisse Toni Negri [4] che con il libro L’uso dei corpi (2014) Agamben si congedava definitivamente da marxismo. Di più, quel distacco si fondava su una ontologia catastrofista: non c’era modo di vincere le forze del potere e del dominio, non restava che scovare la felicità della fuga e della contemplazione. Toni Negri biasimava infine il distacco di Agamben dallo stesso Foucault, che qualche (lontano) spiraglio alla possibilità rivoluzionaria ancora lasciava, criticando con durezza la proposta agambeniana per cui non restava ai saggi, che la via della “inoperosità” e della auto-esclusione dalla società, dell’atarassia come sola prassi possibile. [5]

    In verità Agamben si era congedato dal marxismo e dall’idea della politica come necessaria prassi sociale trasformatrice ancor prima di quando Negri segnalasse. Molti anni prima in La comunità che viene, Agamben scolpiva questo concetto:

    «Poiché il fatto nuovo della politica che viene è che essa non sarà più lotta per la conquista o il controllo dello stato, ma lotta fra lo stato e il non-stato (l’umanità), disgiunzione incolmabile delle singolarità qualunque e dell’organizzazione statale». [6]

    Facciamo quindi un salto all’oggi. Posta la profondità teorica della critica al “colpo di stato” operato dall’élite dominante con l’Operazione covid, Agamben ha espresso con la massima chiarezza la sua proposta proprio nei suoi saluti alla manifestazione dei centomila del 25 settembre:

    «In queste condizioni, senza deporre ogni possibile strumento di resistenza immediata, occorre che i dissidenti pensino a creare qualcosa come una società nella società, una comunità degli amici e dei vicini dentro la società dell’inimicizia e della distanza. Le forme di questa nuova clandestinità, che dovrà rendersi il più possibile autonoma dalle istituzioni, andranno di volta in volta meditate e sperimentate, ma solo esse potranno garantire l’umana sopravvivenza in un mondo che si è votato a una più o meno consapevole autodistruzione». [7]

    Agamben ci offre una medaglia e, come ogni medaglia, ha due lati: una visione della storia apocalittica in salsa nichilistica e una via di fuga epicurea. Si condivide con gli apocalittici la considerazione fatalistica che il mondo ed il tempo presenti siano irrimediabilmente corrotti e condannati all’autodistruzione — con la differenza, di qui il senso nichilistico, che il nostro non crede affatto in un intervento decisivo e salvifico di Dio. Posta questa premessa catastrofista addirittura sorprendente è la prossimità, anzi l’omologia con l’etica epicurea.

    “Liberati dagli affari e dalla politica” e “vivi nascosto ”, sosteneva il grande filosofo Epicuro. Abbandonate l’idea della Repubblica platonica e quella della città aristotelica, considerato anzi che ogni stato e/o società politica sono luoghi di alienazione e soggezione, il filosofo proponeva ai saggi l’auto-esilio dal mondo, una vita in comunità fondata su vincoli affettivi e di amicizia. L’epicureismo portava così alle estreme conseguenze l’etica aristocratica di autoesclusione dal mondo propria dei filosofi in età ellenistica, età segnata crollo delle polis, dalla perdita di autonomia delle città greche e dall’avvento di imperi e monarchie cosmopolitiche che avevano trasformato i cittadini in sudditi. Salta agli occhi come, all’omologia tra le vedute pessimistiche dei due filosofi, corrisponda l’analogia tra il periodo storico ellenistico e quello attuale segnato dalla globalizzazione: simile a quello delle polis l’eclissi degli stati-nazione, simile la sostituzione della democrazia con regimi di tirannia, simile l’ideologia dominante cosmopolitica.

    Il prestigio e la stima di cui Agamben gode nei circuiti del movimento contro il green pass danno appunto più forza e plausibilità agli argomenti di chi propone la fondazione di comunità separate, autogovernate e autosufficienti.

    Detto che usiamo la figura del comunitarismo lato sensu è certamente comunitarista l’idea per cui, liquidata come utopistica l’opzione per una società emancipata di liberi ed eguali, respinta quindi come sterile la fatica della prassi politica come azione per trasformare il mondo; la sola possibilità sarebbe quella di micro-società fortemente coese e identitarie, fondate, se non proprio sulla condivisione di una medesima visione del mondo, sulla accettazione delle stesse forme e modi di vita, sulla medesima idea di bene comune su una gerarchia dei valori etici.

    Se l’epicureismo fu la via di fuga dei filosofi, cinquecento anno dopo, ascetiche minoranze di fedeli cristiani, riscoprendo lo stesso anelito alla separatezza e all’esodo da un mondo totaliter corruptus, rifiutarono ogni compromesso con la modernità del tempo e voltarono le spalle, non solo al potere secolare, ma pure ad una Chiesa diventata fondamentale pilastro del dominio imperiale. Un esempio commovente di radicale spiritualità, rispettato e amato dalle masse dei reietti e dei diseredati:

    «Gli asceti erano paragonati agli angeli, ed erano considerati come facenti parte di legioni angeliche bene ordinate e animate dallo spirito d’amore e di obbedienza al loro Creatore. Il nuovo nome che il monaco assume al momento del suo ingresso nella comunità religiosa sta ad indicare che egli si considera morto nel mondo che ha abbandonato per poter rinascere in una nuova società». [8]

    Molti secoli dopo, a quella forma primordiale di comunitarismo che fu il monachesimo cenobitico, toccò la medesima amara sorte della Chiesa, quello di diventare parte integrante del feudale sistema di dominio e oppressione economica — di qui l’insorgere successivo di nuovi fenomeni di comunitarismo cristiano, sia nella forma delle sette ereticali che in quella degli ordini mendicanti come quelli francescano e dominicano.

    Trascorsi altri secoli, nel cuore stesso della modernità capitalistica, si assistette alla rinascita del fenomeno della fondazione di comunità autosufficienti ed autogovernate — questa volta su basi egualitarie e socialiste. Parliamo dei tentativi dell’industriale inglese Robert Owen e del filosofo francese Charles Fourier — di cui alcuni conobbero un momentaneo successo altri invece fallirono miseramente. Questi tentativi vennero rubricati da Marx alla voce “socialismo utopistico”, qualificazione alquanto dubbia se si considera che caratteristica di quegli esperimenti fu proprio quella di realizzare concretamente nel presente storico l’ideale sociale, senza quindi spostarne il compimento in un futuro lontano e indeterminato.

    Conclusioni

    Insomma quello che con neologismo moderno abbiamo chiamato comunitarismo ha in verità radici molto antiche, è quindi con profondo rispetto che se ne deve parlare. Come non essere solidali con chi disprezza questo mondo? Come non condividere il bisogno e il sogno di sfuggire al futuro che ci viene prospettato? Come non desiderare di guadagnare, qui e ora, un approdo, una terra promessa? Ed infine, come extrema ratio, come non sperare di poter trovare un rifugio, un santuario, un riparo inespugnabile che resista alle tempeste all’orizzonte? Come sottovalutare l’idea che nella catastrofe cibernetica serva una nuova arca di Noè?

    Rispetto non equivale tuttavia a indulgenza. Se si presta la dovuta attenzione al dibattito in seno alla componente comunitarista del movimento no green pass, se si analizzano col necessario scrupolo le idee in circolazione, si scopre non solo tanta ingenua astrattezza, ci si imbatte in pressapochismo teorico e in vere e proprie astrusità. Non si pretendeno la precisione normativa di un Pacomio o di un Benedetto da Norcia, di un Owen o di un Fourier; ma a chi ci dice che vani sono tutti i tentativi di cambiare il mondo e ci propone di separarci da esso per edificare unità sociali autonome, è doveroso chiedere: come queste comunità saranno organizzate? Come produrranno e distribuiranno i beni? Seguiranno le leggi di mercato o adotteranno un sistema pianificato? Come saranno politicamente e giuridicamente strutturate? Ci saranno i servi ed i padroni oppure si contemplerà un’effettiva giustizia sociale? Che relazioni avranno queste comunità fra di loro e, anzitutto, col mondo esterno? Come potranno difendersi da pressioni ostili e dall’eventuale aggressione dei nemici?

    Sono queste domande capziose o legittime? Se sono legittime reticenza e ambiguità sono inammissibili. Ahinoi, la confusione con cui si vorrebbe porre mano all’opera è direttamente proporzionale al pessimismo con cui si giudica ineluttabile e incombente la catastrofe.

    Ammesso e non concesso che in ambiente di capitalismo onnipervasivo siano possibili piccole comunità non-capitaliste autosufficienti — che se fossero capitaliste non sarebbero evidentemente alternative e dunque nemmeno varrebbe la pena parlarne! —; noi non crediamo che la catastrofe sia inevitabile; noi riteniamo che ci siano ancora lo spazio, il tempo e le premesse per impedire l’avvento di quello che abbiamo chiamato il cybercapitalismo. [9]

    Se abbiamo ragione nessuna autoesclusione dal mondo è ammessa, nessuna fuga dalla lotta politica è accettabile. Se abbiamo ragione non possiamo sottrarci al dovere POLITICO di consolidare la Resistenza, di strutturarla come contro-potere popolare egemonico e costituente.

    “Non possiamo non dirci cristiani”, affermò Benedetto Croce. E se lo siamo è perché Gesù, invece di fuggire nel deserto, scelse di entrare in Gerusalemme sfidando le autorità nemiche. Meglio morire in campo di battaglia che passare alla storia come disertori.

    NOTE

    [1] E’ vero, circolano nel movimento idee cospirazioniste della storia, tecno-fobie, sfiducia nella scienza e nel progresso, pessimismo antropologico, catastrofismo apocalittico, risvegli religiosi. Pulsioni e convinzioni cresciute sottotraccia nei decenni scorsi e che ora emergono (ri-emergono poiché esse hanno anche segnato le vicende del ‘900) a dimostrazione di una sfiducia definitiva verso le promesse delle élite dominanti e di un radicale rifiuto della loro tenebrosa idea di progresso. Pulsioni e convinzioni che esprimono smarrimento esistenziale, un’inquietudine che sta diventando un’esplosiva angoscia di massa. Pulsioni disordinate, concezioni del mondo nebulose, che possono diventare carburante di un grande ma disperato incendio sociale. Affinché l’ordine vinca sul disordine, il politico dovrà soppiantare l’impolitico.

    [2] Sottolineiamo che qui parliamo del comunitarismo lato sensu per almeno due ragioni. La prima è che i gruppi che nel movimento no green pass propongono la strada delle comunità parallele sono dei comunitaristi senza sapere di esserlo, ovvero non sembra conoscano l’opera dei diversi filosofi che sul finire del secolo scorso hanno dato vita alla corrente di pensiero comunitari sta. La seconda è che quei pensatori — anzitutto gli anglosassoni A. Macintyre, M. Sandel, C. Taylor, in Italia il cattolico Tommaso De Maria ed infine l’ultimo Costanzo Preve —, non hanno condiviso una coerente e condivisa teoria politica.

    [3] Vedi, oltre alle sue diverse prese di posizione, la sua pubblica adesione alla manifestazione dei centomila “Lavoro e Libertà”, svoltasi a P.zza S. Giovanni a Roma il 25 settembre 2021.

    [4] Toni Negri, Giorgio Agamben, quando l’inoperosità è sovrana. Ci sarebbe da tornare, siccome parliamo di Toni Negri, per segnalare un evidente fallimento strategico, sui suoi concetti di “diserzione” e di “esodo” concepiti dal nostro non solo come “forme della lotta di classe” ma come sole strade di accesso al comunismo — vedi Impero, Rizzoli 2002, pp. 201-205

    [5] Su un punto tuttavia noi pensiamo fosse valida la critica di Agamben a Foucault. Per quest’ultimo bio-politica e bio-potere sorgono solo con la modernità capitalistica e sono anzi il tratto principale del passaggio storico dalle società antiche a quelle moderne. Agamben considera invece, in questo caso seguendo Thomas Hobbes, che ogni potere sovrano esercita un bio-potere, ovvero controlla e domina la “nuda vita”.

    [6] Giorgio Agamben, La comunità che viene. Bollati Boringhieri 2001, pp. 67-68

    [7] Giorgio Agamben, Una comunità nella società

    [8] Nicholas Zernov, Il Cristianesimo orientale, Mondadori 1990, p.84

    [9] Liberiamo l’Italia, Tesi sul Cybercapitalismo



    https://www.sollevazione.it/2021/12/...squinelli.html
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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  2. #342
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Dal David Bowie Bond ad oggi: i musicisti tra sfruttamento e frustrazione




    https://www.lantidiplomatico.it/dett...e/34357_44241/
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  3. #343
    ___La Causa del Popolo___
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    IL GIORNO DELLA FINE NON TI SERVIRA’ L’ECONOMIA
    di M. M. Bartolucci
    GEN 04, 2022



    La voce del padrone
    Parafrasando C. Schmitt, direi: servo è chi prolunga lo stato di emergenza. Draghi non è un sovrano ma un servo, Cossiga lo definì “il vile affarista”, troppa grazia, ancora non sapeva che doveva diventare “il vile esecutore”, l’uomo della provvidenza delle élite finanziare sovrannazionali che, manu militari, avrebbero occupato le istituzioni portando i punti dell’Agenda globalista, espressa egregiamente negli articoli del World Economic Forum, in un parlamento ormai completamente esautorato da ogni potere e ridotto a simulacro, simbolo vuoto di una inesistente democrazia.

    In questo lavoro certosino è stato affiancato da pseudo esperti aggregati sotto il pomposo nome di Comitato Tecnico Scientifico che, seguendo lo schema della neolingua pandemica, non ha nulla di tecnico, né, tantomeno, di scientifico: un insieme di persone, specializzate nelle più svariate discipline, che di nessuna utilità potrebbero essere nel fronteggiare un’emergenza sanitaria ma che, invece, diventano fondamentali per sdoganare il pensiero magico-scientifico che deve essere capillarmente diffuso.

    Chi è al vertice? Chi guida i passi di Draghi?

    Sbrigativamente, qualcuno legato ad una visione del mondo appartenente ad un’altra era, potrebbe rispondere l’Europa! Risposta inesatta, il vincolo esterno europeo è un tramite, una cinghia di trasmissione, il vertice è economico ma, poiché parliamo di Stakeholder¹, portatori di interesse, costoro diventano agenti a tutto campo con una visione, del loro mondo, che è anche e, soprattutto, sociale; la politica, nel senso nobile a cui noi ci riferiamo, operare scelte per la polis, è altra cosa.

    Per chiarire un po’ e semplificare molto, quando parliamo di finanza transnazionale parliamo di grandi compagnie informatiche, da Apple ad Amazon, Microsoft ma anche Johnson&Johnson, aziende che hanno a disposizione e gestiscono tutti i nostri dati, personali compresi quelli medici, nonché tutte le informazioni che ci riguardano, i nostri gusti, i nostri interessi, le nostre interazioni, i nostri legami… tutta la nostra vita è nei loro data base.

    Ma non è tutto, queste compagnie gestiscono e veicolano comunicazione, ovvero, attraverso i loro mille canali, propagano il pensiero dominante, un pensiero unico in base al quale si decide il socialmente corretto, ciò che è falso e quel che deve essere vero: pensiamo alle rivisitazioni storiche fatte dalle diverse serie tv Made in USA, o alle pubblicità ma, d’altro canto, anche ai blocchi di profili social, agli oscuramenti di pagine non perfettamente allineate… una censura efficiente, a tutto campo, unita ad una, altrettanto efficiente, diffusione di quel che deve entrarci in testa, giorno dopo giorno, come goccia che scava la roccia.

    Queste compagnie sono i megafoni ed i censori, ma sono una parte di un organismo articolato.

    continua...

    https://www.sollevazione.it/2022/01/...artolucci.html
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
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  4. #344
    Kalki Avatara
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    IL GIORNO DELLA FINE NON TI SERVIRA’ L’ECONOMIA
    di M. M. Bartolucci
    GEN 04, 2022



    La voce del padrone
    Parafrasando C. Schmitt, direi: servo è chi prolunga lo stato di emergenza. Draghi non è un sovrano ma un servo, Cossiga lo definì “il vile affarista”, troppa grazia, ancora non sapeva che doveva diventare “il vile esecutore”, l’uomo della provvidenza delle élite finanziare sovrannazionali che, manu militari, avrebbero occupato le istituzioni portando i punti dell’Agenda globalista, espressa egregiamente negli articoli del World Economic Forum, in un parlamento ormai completamente esautorato da ogni potere e ridotto a simulacro, simbolo vuoto di una inesistente democrazia.

    In questo lavoro certosino è stato affiancato da pseudo esperti aggregati sotto il pomposo nome di Comitato Tecnico Scientifico che, seguendo lo schema della neolingua pandemica, non ha nulla di tecnico, né, tantomeno, di scientifico: un insieme di persone, specializzate nelle più svariate discipline, che di nessuna utilità potrebbero essere nel fronteggiare un’emergenza sanitaria ma che, invece, diventano fondamentali per sdoganare il pensiero magico-scientifico che deve essere capillarmente diffuso.

    Chi è al vertice? Chi guida i passi di Draghi?

    Sbrigativamente, qualcuno legato ad una visione del mondo appartenente ad un’altra era, potrebbe rispondere l’Europa! Risposta inesatta, il vincolo esterno europeo è un tramite, una cinghia di trasmissione, il vertice è economico ma, poiché parliamo di Stakeholder¹, portatori di interesse, costoro diventano agenti a tutto campo con una visione, del loro mondo, che è anche e, soprattutto, sociale; la politica, nel senso nobile a cui noi ci riferiamo, operare scelte per la polis, è altra cosa.

    Per chiarire un po’ e semplificare molto, quando parliamo di finanza transnazionale parliamo di grandi compagnie informatiche, da Apple ad Amazon, Microsoft ma anche Johnson&Johnson, aziende che hanno a disposizione e gestiscono tutti i nostri dati, personali compresi quelli medici, nonché tutte le informazioni che ci riguardano, i nostri gusti, i nostri interessi, le nostre interazioni, i nostri legami… tutta la nostra vita è nei loro data base.

    Ma non è tutto, queste compagnie gestiscono e veicolano comunicazione, ovvero, attraverso i loro mille canali, propagano il pensiero dominante, un pensiero unico in base al quale si decide il socialmente corretto, ciò che è falso e quel che deve essere vero: pensiamo alle rivisitazioni storiche fatte dalle diverse serie tv Made in USA, o alle pubblicità ma, d’altro canto, anche ai blocchi di profili social, agli oscuramenti di pagine non perfettamente allineate… una censura efficiente, a tutto campo, unita ad una, altrettanto efficiente, diffusione di quel che deve entrarci in testa, giorno dopo giorno, come goccia che scava la roccia.

    Queste compagnie sono i megafoni ed i censori, ma sono una parte di un organismo articolato.

    continua...

    https://www.sollevazione.it/2022/01/...artolucci.html
    Ottimo articolo.Siamo al cospetto di un vero e proprio Totalitarismo che basa la sua forza nell'essere subdolo.Una prassi realmente antagonista non può non tenere conto di questo aspetto manipolatorio e maturare strumenti che lo smascherino.
    Cooperative di lavoratori proprietari
    Moneta di proprietà dei cittadini
    Confederatismo mondiale di Stati sovrani

  5. #345
    ___La Causa del Popolo___
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    NO ALLA SOCIETA’ TRANSUMANISTA
    di Dr. Joseph Mercola
    FEB 17, 2022 di SOLLEVAZIONE



    di Dr. Joseph Mercola – 14 febbraio 2022

    Un rapporto di progetto del maggio 2021 del Ministero della Difesa del Regno Unito, realizzato in collaborazione con l’Ufficio tedesco per la pianificazione della difesa della Bundeswehr (forze armate tedesche, n.d.t.), offre punti salienti scioccanti sul futuro cibernetico distopico verso cui i tecnocrati globali stanno spingendo l’umanità.

    Il rapporto, “Human Augmentation – The Dawn of a New Paradigm, a Strategic Implications Project “(Accrescimento umano – L’alba di un nuovo paradigma, un progetto di implicazioni strategiche) (1), passa in rassegna gli obiettivi scientifici dei ministeri della difesa britannico e tedesco, e sono esattamente ciò che il titolo suggerisce. L’accrescimento umano è sottolineato come un’area chiave su cui concentrarsi per vincere le guerre future.

    Ma l’accrescimento umano non sarà limitato ai ranghi militari. È davvero un modo per separare ulteriormente le classi di umani, con l’élite ricca e potente che sarà costituita da “super-umani” accresciuti. Vale la pena notare che qualsiasi cosa pubblicata è un decennio o più indietro rispetto alle capacità attuali, quindi tutto in questo rapporto può essere considerato una notizia datata, anche se si legge come pura fantascienza.

    “… il campo dell’accrescimento umano ha il potenziale per trasformare la società, la sicurezza e la difesa nei prossimi 30 anni”, afferma il rapporto. “Dobbiamo iniziare a capire le implicazioni di questi cambiamenti e modellarli a nostro vantaggio ora, prima che ci vengano imposti”.

    La tecnologia in guerra si è tradizionalmente concentrata su piattaforme sempre più sofisticate da cui le persone si muovono e combattono, o su artefatti che indossano o brandiscono per combattere. I progressi nelle scienze della vita e gli sviluppi convergenti nei campi correlati stanno, tuttavia, cominciando a confondere la linea tra la tecnologia e l’uomo …

    Molte tecnologie che hanno il potenziale per fornire un vantaggio strategico fino al 2050 esistono già e ulteriori progressi si verificheranno senza dubbio … I nostri potenziali avversari non saranno governati dalle stesse considerazioni etiche e legali che siamo noi, e stanno già sviluppando capacità di accrescimento umano.

    La nostra sfida chiave sarà stabilire un vantaggio in questo campo senza compromettere i valori e le libertà che sono alla base del nostro stile di vita …

    Quando pensiamo all’accrescimento umano è facile immaginare tute ispirate alla fantascienza o farmaci miracolosi che producono super soldati, ma siamo ora all’apice della realizzazione dei benefici in una serie di ruoli. L’accrescimento umano aiuterà a capire, ottimizzare e migliorare le prestazioni portando a miglioramenti incrementali, così come radicali”.

    Cambiare ciò che significa essere umani
    Come notato nel rapporto, “L’accrescimento umano ha il potenziale per … cambiare il significato di ciò che significa essere un umano“. Questo è precisamente ciò che Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), ha dichiarato essere l’obiettivo della quarta rivoluzione industriale (2).

    Il WEF è stato al centro degli affari globali per più di 40 anni, e se si prende il tempo di immergersi nel materiale della Quarta Rivoluzione Industriale del WEF, ci si rende conto che è tutto sul transumanesimo. Si tratta della fusione di uomo e macchina. Questo è un futuro distopico che il WEF e i suoi alleati globali stanno attivamente cercando di attuare, che l’umanità in generale sia d’accordo o meno.

    Schwab sogna un mondo in cui gli esseri umani sono collegati al cloud, in grado di accedere a Internet attraverso il proprio cervello. Questo, naturalmente, significa anche che il vostro cervello sarebbe accessibile alle persone che potrebbero voler armeggiare con i vostri pensieri, emozioni, credenze e comportamenti, siano essi la stessa élite tecnocratica o hacker casuali. Come notato dal professore di storia Yuval Noah Harari alla fine del 2019, “gli esseri umani sono ora animali hackerabili” (3). Come notato nel rapporto in evidenza (4):

    “L’accrescimento umano diventerà sempre più rilevante, in parte perché può migliorare direttamente la capacità e il comportamento umano e in parte perché è l’agente legante tra le persone e le macchine.

    Le guerre future saranno vinte non da coloro che hanno la tecnologia più avanzata, ma da coloro che possono integrare più efficacemente le capacità uniche di persone e macchine. L’importanza della collaborazione uomo-macchina è ampiamente riconosciuta, ma è stata vista da una prospettiva tecno-centrica.

    L’accrescimento umano è la parte mancante di questo puzzle. Pensare alla persona come piattaforma e capire le nostre persone a livello individuale è fondamentale per un accrescimento umano di successo”.

    Le parole chiave su cui vorrei attirare la vostra attenzione è l’affermazione che l’accrescimento umano può “migliorare direttamente il comportamento”. Ora, se si può migliorare il comportamento, ciò significa che si può cambiare il comportamento di qualcuno. E se potete cambiare il comportamento di una persona in modo positivo, potete anche controllarlo a danno della persona stessa.

    Teoricamente, assolutamente chiunque, qualsiasi civile a caso con una connessione cervello-cloud e l’accrescimento biologico necessario (come la forza o la velocità) potrebbe ricevere istruzioni wireless per eseguire un assassinio, per esempio, e portarlo a termine in modo impeccabile, anche senza addestramento precedente.

    In alternativa, il loro corpo fisico potrebbe essere temporaneamente preso in consegna da un operatore remoto con le abilità necessarie. La prova del concetto esiste già, ed è esaminata dal dottor Charles Morgan, professore nel dipartimento di sicurezza nazionale dell’Università di New Haven, nella conferenza qui sotto. Usando Internet e gli impianti cerebrali, i pensieri possono essere trasferiti da una persona all’altra. Colui che invia gli impulsi può anche influenzare direttamente i movimenti fisici del destinatario.



    La piattaforma umana
    A pagina 12 del rapporto, viene descritto il concetto del corpo umano come piattaforma, e come varie parti della piattaforma umana possono essere accresciute. Per esempio:

    le prestazioni fisiche come forza, destrezza, velocità e resistenza possono essere migliorate, così come i sensi fisici. Un esempio dato è l’editing genico per migliorare la vista
    Le prestazioni psicologiche come la cognizione, l’emozione e la motivazione possono essere influenzate per attivare e dirigere il comportamento desiderato. Esempi di accrescimento cognitivo includono il miglioramento della memoria, dell’attenzione, della prontezza, della creatività, della comprensione, del processo decisionale, dell’intelligenza e della vigilanza
    La performance sociale – “la capacità di percepirsi come parte di un gruppo e la disponibilità ad agire come parte della squadra” – può essere influenzata. Anche le capacità di comunicazione, la collaborazione e la fiducia sono incluse qui
    Vengono elencati diversi modi per influenzare le prestazioni fisiche, psicologiche e sociali della “piattaforma umana”, tra cui la genetica (linea germinale e modifica somatica), il microbioma intestinale, la biologia di sintesi, interfacce cerebrali invasive (interne) e non invasive (esterne), esoscheletri passivi e alimentati, erbe, farmaci e nano-tecnologie, neurostimolazione, tecnologie di realtà aumentata come ologrammi esterni o occhiali con intelligenza artificiale integrata, e tecnologie di accrescimento sensoriale come sensori esterni o impianti. Come notato nel rapporto:

    “I sensi possono essere estesi traducendo le frequenze oltre la normale gamma umana in frequenze che possono essere viste, sentite o altrimenti rilevate. Questo potrebbe permettere all’utente di ‘vedere’ attraverso i muri, sentire le vibrazioni e rilevare le sostanze chimiche trasportate dall’aria e i cambiamenti dei campi magnetici.

    Sono state dimostrate anche opzioni più invasive per migliorare i sensi esistenti, per esempio, rivestendo le cellule della retina con nano-particelle per consentire la visione nello spettro infrarosso”.

    Viene anche sottolineato che, dal punto di vista della difesa, saranno necessari metodi per de-accrescere un avversario accresciuto. Riuscite a immaginare il campo di battaglia del futuro, dove i soldati sono bombardati da entrambi i lati con input contrastanti?

    Per quanto riguarda l’etica, il documento sottolinea che “non possiamo aspettare che l’etica dell’accrescimento umano sia decisa per noi“. Ci possono anche essere “obblighi morali” per accrescere le persone, dicono, come quando fosse per “promuovere il benessere” o proteggere una popolazione da una “nuova minaccia”.

    È interessante notare che il documento afferma che “Si potrebbe sostenere che i trattamenti che coinvolgono nuovi processi di vaccinazione e le terapie geniche e cellulari siano esempi di accrescimento umano già in cantiere“. Questo sembra essere un riferimento diretto ai vaccini Covid a mRNA e DNA vettore. Se è così, è un’ammissione aperta che sono una strategia di accrescimento umano in corso.

    La sfida delle conseguenze indesiderate
    Naturalmente, può verificarsi qualsiasi numero di effetti collaterali e risultati non voluti quando si inizia ad accrescere un aspetto del corpo umano o della mente. Come spiegato nel rapporto in evidenza:

    “La relazione tra i segnali dell’accrescimento in ingresso ed in uscita non è così semplice come potrebbe sembrare. Un accrescimento potrebbe essere usato per migliorare la resistenza di una persona, ma potrebbe involontariamente danneggiare la sua capacità di pensare in modo chiaro e deciso in modo tempestivo.

    In un contesto di guerra, un accrescimento potrebbe rendere un comandante più intelligente, ma meno capace di guidare a causa della sua ridotta capacità di interagire socialmente o perché prende sempre più spesso decisioni non etiche. Anche un potenziamento relativamente non controverso come un esoscheletro può migliorare le prestazioni fisiche per compiti specifici, ma risultare inavvertitamente in una perdita di equilibrio o in una ridotta coordinazione quando non viene indossato.

    La nozione di miglioramento è ulteriormente offuscata dalla complessità del sistema nervoso umano, dove un modificatore in un’area potrebbe avere un effetto indesiderato altrove. La variazione tra le persone rende la progettazione di miglioramenti ancora più impegnativa”.

    Eppure, niente di tutto ciò è un motivo per riconsiderare o rallentare la marcia verso il transumanesimo, secondo gli autori. Abbiamo solo bisogno di capire meglio il corpo umano e, per questo, abbiamo bisogno di raccogliere e analizzare più dati sulle prestazioni umane, il comportamento, la genetica e l’epigenetica. Come notato dagli autori:

    “I dispositivi che tracciano il movimento, la frequenza cardiaca, i livelli di ossigenazione e la posizione sono già comuni e diventeranno sempre più accurati e sofisticati, rendendo possibile raccogliere una gamma sempre più ampia di dati sulle prestazioni in tempo reale. Possiamo anche analizzare i dati in modi che erano impossibili anche solo cinque anni fa.

    L’intelligenza artificiale può analizzare serie massicce di informazioni quasi istantaneamente e trasformarle in prodotti che possono informare il processo decisionale. Questo connubio tra raccolta di dati e analisi è il fondamento del futuro accrescimento umano”.

    Bambini creati in laboratorio
    Come accennato, quando un progresso tecnologico viene ammesso pubblicamente, la ricerca è già un decennio o più avanti nel tempo. Considerate, quindi, l’articolo del 1 febbraio 2022 su Futurism (5) che ha annunciato che gli scienziati cinesi hanno sviluppato un robot tata di intelligenza artificiale (IA) per prendersi cura dei feti cresciuti in un utero artificiale. Secondo Futurism (6):

    “Il sistema potrebbe teoricamente permettere ai genitori di crescere un bambino in laboratorio, eliminando così la necessità di un umano per portare un bambino. I ricercatori si spingono a dire che questo sistema sarebbe più sicuro della gravidanza tradizionale”.

    Per ora, il robot IA si occupa solo di embrioni animali allevati in laboratorio, poiché “la sperimentazione sugli embrioni umani è ancora vietata dal diritto internazionale“. Tuttavia, questo potrebbe cambiare in qualsiasi momento. Nel maggio 2021, la Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali è andata avanti e ha allentato le regole (7) sulla sperimentazione embrionale umana (8).

    Fino ad allora, la regola era che nessun embrione umano poteva essere coltivato in un ambiente di laboratorio oltre i 14 giorni. Ora gli embrioni umani possono essere coltivati oltre i 14 giorni se vengono soddisfatte certe condizioni. In alcuni paesi, le leggi dovrebbero ancora essere cambiate per andare oltre i 14 giorni, ma a prescindere, non c’è dubbio che con il transumanesimo in atto sul serio, le considerazioni etiche sulla crescita dei bambini in laboratorio saranno superate.

    Combinate l’annuncio di una tata robotica IA per prendersi cura degli embrioni cresciuti in laboratorio con l’annuncio del 2018 che gli scienziati cinesi stavano creando bambini modificati con il gene CRISPR. Come riportato da Technology Review, il 25 novembre 2018 (9), “Un audace sforzo è in corso per creare i primi bambini il cui DNA è stato personalizzato usando l’editing genico.”

    Gli embrioni sono stati modificati geneticamente per disattivare un gene chiamato CCR5, per rendere i bambini “resistenti all’HIV, al vaiolo e al colera.” Gli embrioni sono stati poi impiantati in una madre umana utilizzando la fecondazione in vitro. All’epoca, lo scienziato principale si rifiutò di rispondere se l’impresa avesse portato a un parto vivo, ma poco dopo fu confermato che, nel novembre 2018, una partecipante alla sperimentazione aveva effettivamente dato alla luce due gemelli modificati geneticamente (10).

    Nel giugno 2019, la rivista Nature ha pubblicato un articolo (11) in cui si chiedeva se i bambini CRISPR potessero inavvertitamente avere una durata di vita più breve, poiché la ricerca aveva recentemente scoperto che le persone con due copie disabilitate del gene CCR5 avevano il 21% di probabilità in più di morire prima dei 76 anni rispetto a quelle con una copia funzionante di quel gene. I bambini potrebbero anche essere più suscettibili all’influenza e alle condizioni autoimmuni, grazie a questa manomissione genetica.

    Dovremmo allevare chimere per soddisfare il bisogno di organi?
    Anche le considerazioni etiche sugli ibridi animali-umani (chimere) probabilmente cadranno nel dimenticatoio una volta che il transumanesimo sarà normalizzato. Embrioni ibridi uomo-scimmia sono già stati coltivati da un team di scienziati cinesi e americani (12).

    Gli embrioni ibridi fanno parte di uno sforzo per trovare nuovi modi per produrre organi per i pazienti trapiantati. L’idea è quella di allevare scimmie con organi compatibili con l’uomo che possano poi essere espiantati quando necessario. Qui, gli embrioni sono stati coltivati in provetta per ben 20 giorni – e questo è stato fatto prima che l’ISSCR accettasse ufficialmente di allentare la regola dei 14 giorni.

    La domanda è: se questo tipo di ricerca finisce per avere successo, e la creazione di animali con organi umani è effettivamente fattibile, in quale momento la chimera diventa un umano?

    Come facciamo a sapere che quella che sembra una scimmia non ha invece un cervello umano, con l’intelligenza che ne consegue? Facendo un ulteriore passo avanti, addirittura, cosa impedisce agli scienziati di coltivare donatori di organi umani? Cloni umani, addirittura? È un pendio scivoloso, di sicuro.

    La privacy nell’era del transumanesimo
    Forse una delle maggiori preoccupazioni che io (e molti altri) abbiamo è che non solo ci stiamo muovendo verso una fusione di uomo e macchina, ma allo stesso tempo stiamo anche esternalizzando sempre più la moralità umana alle macchine. Non posso immaginare che il risultato finale non sia altro che devastante. Come è successo? Timandra Harkness, presentatrice della BBC Radio e autrice di “Big Data: Does Size Matter?” scrive (13):

    “Come i recenti anni pandemici hanno dimostrato, il desiderio di essere liberi da controlli a meno che non ci sia una buona ragione per essere controllati è ampiamente visto come, nel migliore dei casi, eccentrico e, nel peggiore, motivo automatico di sospetto.

    Semplicemente non possiamo articolare perché una vita privata sia preziosa. Non abbiamo il senso di noi stessi come esseri autonomi, persone che hanno bisogno di uno spazio in cui riflettere, di condividere pensieri con pochi altri, prima di avventurarsi nello spazio pubblico con parole e azioni che ci sentiamo pronti a difendere …

    Parte del fascino di tecnologie come l’IA è la fantasia che una macchina possa assumere il ruolo di genitore saggio, immune dall’emozione e dall’imprevedibilità dei semplici esseri umani. Ma questo ci dice meno sulle reali capacità dell’IA, e più sulla nostra disillusione con noi stessi.

    L’impulso di risolvere la Covid, o altri problemi sociali, con la tecnologia nasce da questa mancanza di fiducia nelle altre persone. Così come il noncurante disprezzo per la privacy come espressione di autonomia morale.

    L’etica tecnologica non può salvarci, così come non può farlo la tecnologia. Anche durante una pandemia, il modo in cui ci consideriamo l’un l’altro è la questione fondamentale alla base dell’etica. Quindi, dopo tutto, dobbiamo trattare la tecnologia come un semplice strumento. Altrimenti rischiamo di diventarne gli strumenti in un mondo senza morale”.

    https://articles.mercola.com/sites/a...rid=1407949401

    Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

    Fonte: comedonchisciotte.org

    https://www.sollevazione.it/2022/02/...h-mercola.html
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    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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  6. #346
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    CHE GUERRA È QUESTA?
    di Moreno Pasquinelli
    FEB 24, 2022
    di SOLLEVAZIONE



    Scriviamo mentre le agenzie battono la notizia dell’attacco dell’esercito russo all’Ucraina. Le lacrime di coccodrillo dei leader del blocco NATO, il baccano dei media occidentali, non spostano di una virgola le vere cause del conflitto e la soluzione per disinnescarlo — ben indicate nell’essenziale nel comunicato di Liberiamo l’Italia.

    Che la situazione volgesse al peggio era chiaro da molto tempo, come minimo dalla rivoluzione colorata di Euromaidan, per finire con le gravissime dichiarazioni di due giorni fa di Zelensky che l’Ucraina sarebbe entrata nella NATO.

    Il 13 febbraio scorso si è svolto un seminario teorico-politico della direzione nazionale di Liberiamo l’Italia. Uno dei due temi in agenda aveva il titolo “la situazione internazionale, i rischi di guerra e la posizione di Lit”. Pubblichiamo di seguito la parte conclusiva della relazione introduttiva.

    * * *

    «Con il crollo dell’Unione Sovietica l’élite americana (sia neocon che clintoniana) scatenò un’offensiva a tutto campo per trasformare l’indiscussa preminenza degli U.S.A. nei diversi campi — economico, finanziario, militare, scientifico, culturale — in supremazia geopolitica assoluta. L’offensiva si risolse in un fiasco. Invece del nuovo ordine monopolare sorse un disordinato e instabile multilateralismo. [Liberiamo l’Italia, Tesi sul Cybercapitalismo]

    (…)

    Se in una prima fase la svolta globalista e liberoscambista assicurò all’imperialismo nordamericano una momentanea supremazia mondiale, ben presto, anche a causa della crisi del collasso finanziario del 2007-2009 e nella forma di una vera e propria nemesi storica, si è capovolta nel suo contrario. Tre sono i fattori che attestano il tramonto della globalizzazione a guida americana: (1) malgrado l’avanzata verso Est della NATO e della UE, è fallito l’obiettivo di colonizzare la Russia; (2) è fallito l’obiettivo di ristabilire l’indiscussa supremazia in Medio Oriente; (3) proprio sfruttando il vento della globalizzazione neoliberista la Cina e diventata una grandissima potenza economica e militare che ambisce a sfidare gli Stati Uniti come prima superpotenza mondiale.
    Simili, giganteschi mutamenti, non potevano non riverberarsi in modo devastante all’interno degli Stati Uniti. Ecco quindi la grande frattura prodottasi con l’ascesa al potere di Donald Trump e la sua successiva defenestrazione. Alle prese col proprio declino, davanti al rischio di un terzo catastrofico conflitto su larga scala, l’élite dominante si è spaccata in due opposte frazioni: quella trumpiana la quale, pur sempre immaginando di conservare agli USA la propria supremazia, vede nella Cina il nemico principale da battere — se necessario anche stipulando un accordo strategico con la Russia putiniana —, e quella per ora vincente che vede invece nella Russia il pericolo maggiore, quindi disposta ad un accordo tattico di non belligeranza con la Cina.
    Il “disordinato e instabile multilateralismo”, segnato dalla ripresa delle tensioni e della conflittualità tra grandi potenze declinanti ed emergenti, potrebbe sfociare in un terzo catastrofico conflitto su larga scala. La principale causa di questa tendenza è il rifiuto degli Stati Uniti di essere spodestati dalla posizione di prima superpotenza. Quale che sia infatti la frazione che prenderà il sopravvento negli Stati Uniti, nessuna delle due accetterà passivamente di lasciare ad altri la supremazia mondiale. Il posizionamento della Russia potrebbe decidere chi sarà il vincitore. Per il momento Mosca e Pechino sembrano essere saldamente alleati, ciò che rappresenta una potente diga alle ambizioni nordamericane di riconquista della loro supremazia mondiale.
    Tre sono i principali teatri di scontro tra le potenze: quello mediorientale, l’indo-pacifico e l’europeo. In tutti e tre i teatri gli Stati Uniti sono presenti direttamente con le loro forze militari strategiche d’attacco, alimentano le controversie tra potenze regionali (divide et impera), e sono alla testa di alleanze con stati vassalli. Se in Medio Oriente c’è uno stato di belligeranza permanente nella forma di guerre per procura (proxy war), sia nell’indo-pacifico che in Europa i conflitti latenti potrebbero diventare dispiegati e frontali. In un sistema-mondo a vasi comunicanti uno scontro diretto tra grandi potenze in uno di questi teatri potrebbe coinvolgere gli altri due, in questo caso e solo in questo avremmo un terzo catastrofico conflitto su larga scala.
    Il Medio Oriente è la scacchiera dove nell’ultimo decennio si sono svolti importanti prove generali della contesa tra Stati Uniti e Russia. Le insormontabili divisioni del mondo islamico, con i due principali campi ostili, quelli capeggiati dall’Iran e dall’Arabia Saudita (con Israele dalla parte di quest’ultima e la Turchia di Erdogan come terzo incomodo), sono sfociate in una lunga “guerra dei trent’anni”, segnata da offensive e controffensive, da tregue seguite da nuove battaglie. Combattuta anzitutto in Siria, la “fitna”, o mattanza fratricida tra frazioni e potenze regionali islamiche, si è poi estesa allo Yemen e alla Libia. Questo conflitto insanabile è destinato non solo a riconfigurare da cima a fondo l’intera regione medio-orientale, avrà pesanti ripercussioni su tutta l’area mediterranea, coinvolgendo giocoforza anche il nostro Paese. La doppia catena dell’alleanza NATO e dell’appartenenza all’Unione europea, l’avere al potere un’élite di ferventi euro-atlantisti, come hanno dimostrato gli avvenimenti in Libia, impedisce all’Italia di giocare un ruolo indipendente, interdice ogni politica di coesistenza pacifica e di proficua collaborazione con gli stati del Nord Africa e del Medio Oriente, pregiudica l’interesse nazionale e, peggio ancora, potrebbe trascinare il nostro Paese nel vortice di una nuova sciagurata guerra imperialista d’aggressione (vedi Iraq e Afghanistan).
    Non è la Cina che provoca gli Stati Uniti schierando micidiali flotte aeronavali davanti alle coste della California ma sono gli Stati Uniti, al contrario, che minacciano la Cina con una potente cintura di accerchiamento strategico fatta di paesi alleati (Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia, Australia e Nuova Zelanda), da una fitta rete di basi aeree e navali (Filippine, Guam, Singapore), e da flotte aeronavali e sottomarini. Si può non credere alle assicurazioni di Pechino che la Cina non ha alcuna finalità imperialistica e aggressiva, di sicuro c’è che una guerra con gli Stati Uniti porrebbe fine alla sua avanzata in ogni campo — per questo la stessa pretesa di riportare all’ovile Taiwan sembra più un modo di tenere sveglio l’ambizioso nazionalismo cinese che un evento altamente probabile, come vorrebbe far credere Washington. D’altro canto per gli Stati Uniti è vero l’esatto contrario, continuando così le cose essi sono condannati a perdere l’egemonia in Asia. Per questo sono proprio gli USA il principale pericolo che minaccia i fragili equilibri in Asia. In questo contesto, considerando le amibizioni indiane, è da escludere che New Delhi si presti ad assecondare gli Stati Uniti partecipando a loro fianco in un eventuale conflitto contro la Cina —vedi le amichevoli relazioni con Mosca.
    E’ tuttavia in Europa orientale che oggi più spirano venti di guerra. L’isterica campagna russofoba che dilaga in Occidente, tendente a presentare la Russia come decisa a scatenare il conflitto, serve ad intossicare l’opinione pubblica per intrupparla e schierarla a favore di un attacco alla Russia. La storia, anche recente, insegna infatti che la guerra guerreggiata è sempre preceduta dalla guerra di propaganda. La verità è che il principale fattore di conflitto è la protervia con cui Pentagono e NATO proseguono la loro avanzata ad Est, la loro strategia di accerchiamento strategico della Russia. Non è bastato alla NATO e alla UE aver inglobato nell’alleanza militare i paesi dell’Est Europa che facevano parte del Patto di Varsavia. Hanno anche afferrato i paesi baltici portando le loro truppe a ridosso di San Pietroburgo e, imperterriti, hanno infine scatenato il caos in Ucraina spingendo al potere forze nazionaliste ostili alla Russia in vista dell’ingresso del paese nell’alleanza NATO. E’ quindi la NATO, su istigazione del Pentagono, a seguire una ostile politica di assedio strategico della Russia. Mosca chiede agli USA, alla NATO (e quindi alla UE) assicurazioni che l’Ucraina mai entri a far parte della NATO, che mai ospiterà basi militari offensive, ed infine di ridiscutere gli equilibri di sicurezza europei come sanciti nel 1975 ad Helsinki. Visto quanto accaduto dopo il 1989 — la promessa disattesa che mai i paesi dell’Est Europa sarebbero entrati nella NATO — le richieste russe sono quanto mai legittime. Vale ricordare che un paese minacciato da un letale accerchiamento militare non può stare a guardare inerme ma ha il diritto di difendersi, ove questa difesa può anche implicare la necessità di sferrare attacchi preventivi per impedire al nemico di attuare i suoi piani.
    In un contesto contrassegnato da psicosi collettiva da covid 19, dal rafforzamento di dispositivi polizieschi di controllo e repressione, dalla sofferenza economica del popolo lavoratore, da una generale avversione per l’impegno politico e dalla scomparsa di movimenti per la pace e antimperialisti; è illusorio pensare possa sorgere in tempi brevi un forte movimento contro la minaccia di guerra. Cinque cose dovremmo concretamente fare come Liberiamo l’Italia: (1) d’ora in poi, nelle nostre discussioni interne e nella nostra comunicazione politica, si dovrà dare la dovuta importanza ai diversi aspetti concernenti gli affari internazionali e la geopolitica; (2) appunto nella prospettiva del “salto politico”, dovremmo agire affinché il movimento contro il green pass e le politiche liberticide adotti una posizione a difesa della pace e quindi di contrasto ad ogni eventuale adesione italiana alla guerra contro la Russia; (3) proporre a tutte le forze politiche, sindacali e intellettuali disponibili, di unire le forze per costruire un nuovo movimento in difesa della pace; (4) promuovere, ove possibile, anche nella forma di sit-in, azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, anche in vista di vere e proprie manifestazioni di massa; (5) attivare i diversi contatti internazionali che abbiamo magari in vista di una conferenza internazionale per la pace.
    (fine)


    https://www.sollevazione.it/2022/02/...uinelli-2.html
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  7. #347
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    ANDATE ALL’INFERNO!
    di Sandokan
    MAR 17, 2022



    Gli imbroglioni, i seduttori, i ruffiani, gli ipocriti, i falsari, i seminatori di discordie, quelli che usano e abusano della buona fede e della fiducia altrui per ingannare e turlupinare il prossimo…Afflitti da orrende pene Dante li pose nella parte più bassa dell’Inferno.

    E’ questa la condanna che meriterebbero gli appartenenti alla casta dei giornalisti, tra tutte le caste del regime la più infame. Strutturati come falangi macedoni loro obbedienza alla super-cupola atlantista è pari a quella dei legionari romani. Il compito loro assegnato dalla super-cupola è quello di ricorrere ad ogni mezzo per condurre e vincere la guerra di propaganda contro la Russia. Ogni mezzo è lecito, senza riguardo alcuno, non diciamo per la verità, per la decenza.

    Ieri LA STAMPA di Elkann e Massimo Giannini ha sfondato il muro del suono della menzogna e della malafede. In prima pagina, il titolo “la carneficina” campeggiava su una foto che raffigurava la strage di civili avvenuta a Dontesk il 14 marzo, ciò a causa di un missile lanciato, decidete voi, o dai nazi-banderisti dell’AZOV o dall’Esercito regolare ucraino che dal 2014 assedia il Donbass. Piccolo particolare: LA STAMPA lasciava intendere che responsabili della “carneficina” fossero le forze armate russe. Un falso clamoroso, che in poche ore è salito agli onori della cronaca internazionale e che ha scandalizzato gli stessi compagni di merende di Giannini.

    Come spiegare questa bestialità? Il senso di appartenenza al mondo atlantista talmente profondo, l’odio per la Russia che caratterizza la casta dei pennivendoli è talmente travolgente che è diventato una vera e propria ossessione, una sindrome che com’è noto conduce ad azioni squilibrate.

    La risolutezza con cui si vuole conficcare nella testa delle persone l’odio per Putin, la volontà di scavare un solco incolmabile e irreversibile con la Russia, ci dicono che siamo in presenza di un vero e proprio squadrismo giornalistico. Al posto dei manganelli le penne, al posto dell’olio di ricino il veleno dell’impostura.

    L’altro quotidiano posseduto che il miliardario ebreo Elkann usa come un bombardiere a difesa del mondo atlantista e dei loro giannizzeri ultranazionalisti ucraini, è la Repubblica. Nel suo ignobile fervore antirusso lunedì 14 marzo il titolo di prima pagina era “Pulizia etnica”. La foto era quella di un soldato russo che aiutava una bambina a scendere dall’autobus. Didascalia: “Dopo il rastrellamento la bambina sarà deportata in Russia”. Leggendo altre fonti (sempre occidentali per altro) si viene a sapere che quella foto era scattata nella cittadina quasi completamente russofona di Volonovakha e che la cosiddetta “deportazione” era l’evacuazione dei civili per metterli in salvo dai bombardamenti delle milizie ucraine.

    Vi chiederete: ma come fa un ebreo, per quanto ricco sfondato a sostenere nazi-banderisti e ultra-nazionalisti come quelli dell’AZOV che teorizzano una “Grande Ucraina” dal Baltico al Mar Nero? La risposta è semplice: i miliziani ucraini sono solo fantocci dei burattinai mondialisti di cui Elkann è uno dei capibastone, e per i mondialisti tutto fa brodo pur di mettere in ginocchio la Russia.

    Una dimostrazione lampante? Avete dimenticato le invettive contro il “Blocco di Visegrad”, le accuse per il rifiuti di quei paese di “accogliere” i rifugiati e gli emigrati. Avete scordato la riprovazione per il loro “sovranismo” e la disobbedienza rispetto alle direttive dell’Unione europea — di qui le contumelie contro Salvini e Meloni che ci inciuciavano. Avete dimenticato le accuse di Bruxelles contro il governo polacco di calpestare lo stato di diritto.

    Acqua passata. Tutto fa brodo per mettere in ginocchio la Russia. Così ci spieghiamo la prima pagina, sempre de la Repubblica, di ieri 16 marzo: Titolone di prima pagina: “L’Europa a Kiev”. Il riferimento era alla visita di una delegazione capeggiata dal fino a ieri vituperato leader “sovranista” polacco Mateusz Morawiecki.

    Quelli che fino a ieri erano bollati come nemici antiliberali della democrazia e dell’Unione europea, come repellenti sovranisti, adesso essi rappresentano… l’Europa che va a Kiev a dare manforte alla “povera vittima Ucraina”.

    Ps

    Corre l’obbligo di segnalare che la “povera vittima Ucraina”, ha un esercito regolare di ben 200mila effettivi, più 50mila inquadrati nelle milizie. E’ foraggiato da almeno 9 anni da USA e NATO e dispone di armamenti sofisticatissimi e micidiali. Dal 2014 ha ospitato varie operazioni militari su larga scala congiunte con la NATO. Da allora la NATO cura l’addestramento dei diversi corpi ucraini (terrestri, marittimi, aerei e missilistici), i cui comandi militari sono sostanzialmente integrati con quelli della NATO.

    https://www.sollevazione.it/2022/03/...-sandokan.html
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  8. #348
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    L’IPOCRISIA OCCIDENTALE E GLI ERRORI RUSSI
    di Graziano Priotto
    MAR 19, 2022



    Riceviamo e volentieri pubblichiamo

    * * *

    Un breve ripasso storico ed una riflessione sul risvegliato pacifismo dei dormienti europei

    Non sappiamo come si concluderà la tragica vicenda della campagna di guerra Ucraina (anzi probabilmente non avrà conclusione definitiva ma soltanto una pausa poiché è un episodio locale del conflitto fra Occidente e UDSSR prima e Federazione Russa ora).

    Un conflitto iniziato nel 1918 quando le prime truppe USA (Corpo di spedizione americano in Siberia) inviate per sostenere le legioni cecoslovacche che dovevano riunirsi in Francia alle forze che combattevano ad ovest le armate tedesche. Anche per colpa di Trotky finirono però per allearsi alle Armate Bianche controrivoluzionarie e combattere i Bolsevichi.

    Alla fine della seconda guerra mondiale, il presidente USA e Churchill avevano trovato un accordo con Stalin a Yalta, nel febbraio 1945, poi interpretato come spartizione dell’Europa in zone di influenza, questione tuttora controversa, ma che venne silurato da Truman nella Conferenza di Potsdam nell’agosto del 1945.

    Chi ha interesse ad approfondire può provare ad orientarsi nella gigantesca letteratura storica sull’argomento. In Wikipedia si trova una sintetica frase che riassume quello che altrimenti si scopre solo dopo anni di studio: ” L’Unione Sovietica aveva, fin dal 1924, posto un’alta priorità nella sua sicurezza e sullo sviluppo socialista, piuttosto che sulla visione di Leon Trotsky di una rivoluzione permanente. Di conseguenza, Stalin era stato disposto, prima della guerra, a contattare i governi non-comunisti che riconoscevano il controllo sovietico dell’ex Impero Zarista e ad offrire assicurazioni di non-aggressione. Il tradimento tedesco della promessa di non aggressione convinse Stalin che non poteva più fare affidamento sui governi non-comunisti. “

    Mutatis mutandis, eccoci alla situazione attuale: Mikhail Gorbaciov (scelgo questa trascrizione poiché foneticamente più vicina russo”Горбачёв”) è stato ingannato sulla “non espansione NATO” esattamente come Stalin da Hitler nel patto di non aggressione.

    Nell’occasione ricordo che mentre quasi tutti conoscono il patto di reciproca “non aggressione” noto come Molotov-Ribbentrop (o patto Hitler-Stalin) dell’agosto 1939 sulla spartizione della Polonia fra Terzo Reich e Unione Sovietica, pochi ricordano che il governo polacco era stato il primo a firmare un accordo con la Germania hitleriana per la spartizione della Cecoslovacchia (accordo di Monaco del 29 – 30 settembre 1938, fra i leader di Regno Unito e Francia, rispettivamente Neville Chamberlain ed Édouard Daladier, e di Germania e Italia, rispettivamente Adolf Hitler e Benito Mussolini). Le carogne che firmarono quell’accordo infame — presentato per la Germania nientemeno che da Mussolini che si fece interprete di Hitler, per spartirsi la Cecoslovacchia, venne stilato in assenza di rappresentanti cecoslovacchi e senza informare l’Unione Sovietica, che aveva un patto di assistenza militare con la Cecoslovacchia. Churchill giustamente accusò profeticamente Chamberlain e i firmatari con la famosa frase: “They chose shame. They will get war too” (“Hanno scelto la vergogna, avranno anche la guerra).

    continua....

    https://www.sollevazione.it/2022/03/...o-priotto.html
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  9. #349
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    APOCALITTICI E CONTROFIGURE
    di Enrico Mascelloni
    MAR 24, 2022

    Qualche aggiornamento su media e guerra mentre l’esercito ucraino sta entrando a Mosca e Zelinsky tiene in mano la testa mozzata di Putin…

    Una delle sintomatologie tipiche della psicosi è il tono austero e declamato di chi si ritiene ascoltato dal mondo intero, esaltato dall’ebrezza di far la morale alla Storia, sapendo con precisione dov’è localizzata la verità in termini secchi di bene e male. La sua figura estrema è lo psicotico che si crede Napoleone. La sua figura ordinaria i rappresentanti dei media, in occasione di conflitti armati che riguardano il sistema di alleanze detto “atlantico”, quando non si limitano a credersi intelligenti ma si sentono investiti da un afflato guerriero. Il sottotitolo di questo testo è il loro paesaggio mentale.

    Durante tali eventi non vi è più il conflitto tra opinioni della politica ordinaria, dove in gioco non vi è ormai più nulla di sostanziale, oltre alla distribuzione dei poteri, e delle prebende. Subentra invece la formazione di un ampio e solido pensiero ossessivo. La voce discorde viene facilmente riassorbita dal coro che s’ingrossa e alza il volume, com’è ormai ben noto a tutti dopo quattro decenni d’incessanti guerre americane, ossessivamente supportate dalla grande maggioranza dei media nostrani. E’ il momento in cui i Nostri insorgono come un sol uomo, mettendo in campo poche e scarne regole, ampiamente accolte dalla soglia minima che gli strateghi dell’informazione ritengono essenziale per rendere vincente la tesi dominante: l’80% dell’audience.

    Il 20% restante, distribuito tra siti web e qualche raro quotidiano nazionale, viene ritenuto incapace di contraddire l’opinione dominante. La regola più rispettata riguarda il divieto di mostrare le vittime inermi dei bombardamenti alleati; se ne filtra qualche immagine, viene attribuita al nemico o lasciata in un dubbio che il personale di regime sa bene come orientare. E’ mai stata trasmessa da qualche rete italiana l’immagine dei 400 corpi carbonizzati in un bunker di Baghdad da una bomba americana (1991), cioè il maggior massacro di bambini in un bombardamento dopo il 1945? La domanda è retorica. L’esigenza che gli iracheni massacrati o in fuga non intralciassero l’idealismo liberal in azione, è una regola pienamente rispettata nel corso del conflitto iraqueno e rigorosamente messa in opera anche durante le guerre successive.

    continua...

    https://www.sollevazione.it/2022/03/...ascelloni.html
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  10. #350
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    Predefinito Re: L'Angolo Culturale

    ORIENTE E OCCIDENTE
    di O.G.
    APR 08, 2022di SOLLEVAZIONE



    ORIENTE E OCCIDENTE di O.G.
    APR 08, 2022di SOLLEVAZIONEin GEOPOLITICA
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    Riceviamo e pubblichiamo

    Una premessa necessaria: GMO o MA

    E’ necessaria una premessa. Come il lettore che mi segue sa, avevo già scritto in epoca non sospetta, nel 2021, non solo che l’anno 2022 avrebbe inevitabilmente risvegliato il nazionalismo politico-culturale – non etnico- grande russo o che l’India si sarebbe posizionata sempre, nei futuri momenti cruciali, come elemento strategico, se non addirittura come avanguardia, del fronte anti-occidentale (bastava leggere in proposito le analisi della RAW uscite pubblicamente negli anni recenti). O ancora che il conflitto del secolo, iniziato l’11.09.2001 per mano di una elite armata islamica, era divenuto multipolare dall’agosto 2021 con la vittoria del Nazionalismo antimperialista pashtun afghano contro l’Occidente suprematista imperialista. Ma avevo anche avanzato l’ipotesi di ricerca che il cuore del conflitto sarebbe rimasto il Grande Medio Oriente o Mediterraneo Allargato (GMO o MA): da un lato l’Afghanistan crocevia globale, dall’altro appunto il Mediterraneo.

    Dunque né Est Europa né Indo-Pacifico al centro, nessuna guerra mondiale per Taipei, a differenza di quanto pensano i più validi e insigni specialisti. Parlavo così di un secolo in cui non vi sarebbe stata una terza guerra mondiale come la immaginano gli autori di “2034” o come la immagina lo stesso Fabio Mini, il più valido stratega italiano dei nostri giorni, ma di un secolo all’insegna della profonda instabilità e della continua incertezza strategica con continue e ripetute zone grigie e con veloci, talvolta inaspettati, cambi di fronte, senza definitivi vincitori o vinti come vi furono invece nel ‘900. Sostenevo inoltre che questo sarebbe stato il secolo di Narendra Modi, dato che questo fu il primo statista nel mondo a fornire un concreto modello di nazionalismo “neo-mazziniano” in un terzo millennio in cui ci si illudeva ancora sino a sei anni fa che il globalismo avrebbe trionfato da ogni lato; degli Orban e dei Trump se si fosse voluta restringere la visuale ai contesti europeo o atlantico. Ciò non significa naturalmente che simpatizzassi con Trump o con Orban o con Modi o con i nazionalisti pahstun afgani ma tentavo semplicemente di leggere la realtà dei fatti storici basandomi sulla grande tradizione politica italiana (Machiavelli, Mazzini, Croce, Gramsci) alla quale ha chiaramente attinto la stessa teoria del conflitto di civiltà di Huntington.

    Unico ma grave errore di analisi che avevo fatto fu quello di prevedere che il mondo culturale “prussiano” o est-europeo sarebbe passato con il nazionalismo russo nello scontro di civiltà tra Oriente e Occidente. Se ciò potrebbe sembrare esser confermato dal posizionamento dei Dodik (Repubblica serba di Bosnia), dei Sulik (Slovacchia), dei Vucic (Serbia), degli Orban (Ungheria), non lo è però su un piano di “civiltà” a causa della rigida posizione atlantista assunta dalla sinistra socialdemocratica tedesca, la più incline tradizionalmente all’Ostpolitik. Le manifestazioni di migliaia di tedeschi nella Germania orientale in sostegno dell’Operazione militare speciale (SMO) con bandiere serbe, russe o Z sono per ora come dice il proverbio la classica rondine che non fa primavera. Questa premessa, in cui ho di nuovo sottolineato quella che a mio parere sarà la supremazia strategica degli anni a venire, ovvero la supremazia decisiva della fratturazione tettonica del GMO o MA sull’Indo-Pacifico, era necessaria e ora il lettore comprenderà il motivo per cui è fondamentale parlare ancora una volta di Israele, Iran, Pakistan.

    continua...

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