Originariamente Scritto da
Benacus
Lo "shift" liberal della sinistra è, secondo la mia modestissima opinione, dovuto forse ad un motivo prima di altri: la "race card", come la chiamano negli Stati Uniti, è l'ultima battaglia che gli rimane. Del resto hanno passato buona parte della la loro storia, in certi aspetti gloriosa, a difendere i diritti del proletariato contro lo sfruttamento del lavoro salariato e il capitale per poi ritrovarsi ad usare le stesse parole del capitale: flessibilità, competitività, globalizzazione - tutte parole che non sono mai appartenute alla sinistra storica e che nessuno, dei grandi leader della sinistra operaia e marxista, avrebbe mai utilizzato durante un suo comizio senza rischiare il linciaggio. Oggi invece sembra che abolire i diritti dei lavoratori per favorire la competitività "dei mercati" (in realtà sono i lavoratori che competono, tendenzialmente al ribasso sugli stipendi percepiti e sui diritti goduti) sia diventata una prerogativa delle sinistre occidentali, basti vedere le recenti vicende che hanno interessato i ferrovieri Francesi, ma anche l'abolizione dell'articolo 18 qui in Italia e il Jobs Act in generale.
Non concordo quando dici che questo processo è di derivazione marxista, perché il Marxismo prevedeva comunque un merito, sulla base appunto dell'impegno all'interno dello sforzo collettivo per contribuire al benessere sociale e materiale della società, un concetto che tra l'altro è ripreso dalla nostra costituzione, la stessa che in più articoli cita "il merito" come punto cardine di alcuni diritti, come quello all'istruzione. La sinistra non difende più l'identità della classe operaia perché l'identità è un concetto che stanno disperatamente tentando di smantellare con processi sociali e culturali ben precisi.
In questa nuova "uguaglianza", che poi è la cancellazione delle identità (siano esse sessuali, etniche, politiche) non è previsto alcun merito. Ci si rifà a torti fatti e subiti più di mezzo secolo fa e secondo la dottrina del "per sempre colpevole" si instilla non solo un senso di colpa nell'"uomo bianco ed eterosessuale", ma si da l'idea di "tutto è dovuto" anche in persone che non necessariamente meritano quella determinata posizione o quel determinato ruolo. Si rafforza quindi l'identitarismo della presunta vittima in quanto donna, in quanto omosessuale, in quanto afro-americana, traghettandola al tempo stesso verso una società omogenea e nella quale tutte queste categorie, inevitabilmente, perderanno i loro tratti sociali e culturali che li contraddistingono.
E' del resto cosa nota che un gruppo di persone senza legami culturali è facila da controllare e sottomettere - solo l'unità di popolo è efficace contro gli oppressori, ma se il popolo è impegnato ad accusarsi di razzismo ogni due per tre, allora si completa il capolavoro del potere: anziché solidarizzare CONTRO il potere, le persone si scontrano l'una contro l'altra per perseguire un'ideologia, il globalismo, che inevitabilmente porterà alla sottomissione dei popoli.. li si che ci sarà motivo di parlare di diritti, con la differenza che la cosa a quel punto riguarderà tutti e non una minoranza.