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LA COMUNE DI BERLINO
Cajo Brendel
dal libro AA. VV. Connessioni Un omaggio a Paul Mattick
PT 1
L’insurrezione operaia nella Germania dell’Est – giugno 1953. La lotta di classe contro il
bolscevismo
La rivolta operaia di Berlino, che coinvolse quasi tutti i centri industriali della Germania Orientale,
avvenne nel clima della «guerra fredda», che contrapponeva USA e URSS. Entrambe le Potenze
coprirono la rivolta con interpretazioni del tutto menzognere e furono poche ed esili le voci che si
levarono allora in difesa della lotta degli operai tedeschi, per ristabilire la natura di classe dello
scontro.
La scintilla dell’insurrezione fu provocata da un provvedimento governativo, che peggiorava le già
pessime condizioni di vita degli operai: l’aumento del 10% delle «norme» di lavoro (ovvero della
produzione minima oraria), tenendo invariato il salario 366
. Questi provvedimenti intendevano
preparare il terreno a una riforma, che fu resa pubblica il 9 giugno 1953. Questa riforma aveva
origine nel clima di distensione avviato in Unione Sovietica con la morte di Stalin (5 marzo 1953),
le cui premesse era state poste già al XIX Congresso del PCUS (ottobre 1952), e che furono
estese alle Democrazie popolari.
Le misure annunciate «[...] facevano giustizia della retorica antiborghese dello stalinismo tedesco.
Un gran numero di industriali e di commercianti le cui aziende erano state confiscate per
inadempienza fiscale venivano reintegrati nei loro diritti di proprietà, erano liberati dall’obbligo di
pagare gli arretrati delle tasse, ed ammessi ad usufruire di favorevoli prestiti di Stato. Alle aziende
commerciali private veniva riconosciuto il diritto di compravendita di merci distribuite attraverso la
rete degli spacci statali. Era sanzionata pure l’abrogazione delle confische a favore delle
cooperative agricole, e la restituzione delle terre o l’equivalente in denaro ai contadini ricchi e medi
scappati nella Germania Ovest. Seguivano altri provvedimenti tra cui la riconsegna delle proprietà
al clero»
367
.
E l’onere di questa vera e propria ridistribuzione del «reddito» a favore della borghesia, sarebbe
stato a carico della classe operaia, che subito fece sentire la sua voce. Sbocciarono allora le
iniziative che Cajo Brendel descrive in modo assai vivo, riferendo numerose testimonianze di
coloro che parteciparono alle lotte di quei giorni.
Il testo originale fu pubblicato nel 1953 in una brochure anonima, a cura del gruppo dei comunisti
consiliaristi olandesi Spartacusbond. Una seconda edizione fu diffusa nel 1978 da parte del gruppo
danese Daad en Dedachte, alla quale Brendel apportò alcune piccole variazioni. Da questa
versione fu tratta la traduzione in francese, apparsa nel 1980 sulla rivista «Echanges &
Mouvement», con il titolo: L’insurrection ouvrière en Allemagne de l’Est - juin 1953. E da
quest’ultima, abbiamo tratto la traduzione in italiano che presentiamo.
Un movimento spontaneo
Secondo un ripetuto luogo comune, la rivoluzione proletaria potrebbe avvenire solo dopo
aver dato vita a possenti organizzazioni e dopo aver messo alla loro testa una direzione risoluta
che stabilisce parole d’ordine e indica la via da seguire. Solo una simile organizzazione e solo una
simile direzione potrebbero stimolare le masse e indurle a una lotta effettiva. E così, la condizione
indispensabile per la lotta decisiva, quella che potrà spezzare il potere della classe dirigente,
sarebbe un’avanguardia politica. In passato, questa concezione è stata in gran parte spazzata via
dalla stessa realtà storica. E come se non bastasse, l’insurrezione operaia della Germania Est ha
gettato questa concezione nel mondo delle favole.
Le masse si sono messe in movimento senza essere assolutamente spronate da particolari
organizzazioni. E non poteva avvenire diversamente. Le organizzazioni che avrebbero dovuto svolgere questo «compito storico» non esistevano più nello Stato di Ulbricht e di Grotewohl, sotto
la dittatura del partito unico, la SED
368
. Non c’erano parole d’ordine o direttive che dicessero agli
operai che cosa dovessero fare. Per esempio, non c’era assolutamente ciò che potrebbe sembrare
a un’alta direzione esterna!
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Dopo la lotta, un operaio della fabbrica Agfa di Wolfen, vicino a
Bitterfeld ha detto: «Non c’era alcun progetto, tutto è successo spontaneamente. Gli operai del
reparto vicino al nostro, non sapevano ciò che avveniva da noi ... e poi all’improvviso ci siamo
trovati insieme nella strada».
Un berlinese che sfilava in un corteo che attraversava la Capitale, così descrive le sue
esperienze: «Avevamo raggiunto il Lustgarten, meta della nostra marcia, e nessuno sapeva che
cosa avremmo dovuto fare dopo». Da parte sua, un cittadino di Dresda afferma: «Noi volevamo
fare una manifestazione in Piazza del Teatro. Non pensavamo ad altre azioni. Eravamo come in
stato di ebbrezza. Avevamo dimenticato le cose più semplici e immediate».
Un operaio di una fabbrica della zona russa racconta: «Poteva essere una catastrofe il fatto che
non ci fosse alcuna organizzazione. In quella zona nessuno di noi aveva mai fatto uno sciopero.
Tutto era improvvisato. Non avevamo contatti con altre città e con altre fabbriche. Non sapevamo
da che parte cominciare. Ma eravamo tutti contenti che le cose andassero in quel modo. Nella
folla, si vedevano solo volti raggianti e commossi, perché tutti pensavano: finalmente è arrivato il
momento che ci liberiamo dalle catene e dalla servitù». Un testimone oculare di Halberstadt
afferma: «Tutte le azioni erano assolutamente spontanee. Se fosse stato altrimenti, tutto forse
sarebbe andato meglio...».
Uno dei primi autori che ha scritto sugli avvenimenti di quell’estate ha concluso che: «le
azioni che dettero vita allo sciopero generale si svolsero in modo non coordinato e in modo
assolutamente diverso da ciò che sarebbe avvenuto se lo sciopero fosse stato proclamato da un
organismo sindacale. I sindacati esistenti erano dominati dai funzionari dell’apparato e
difendevano solo gli interessi dello Stato. Ciò spiega il fatto che le iniziative di lotta sorgessero
contemporaneamente in diversi punti, nelle case di centinaia e di migliaia di operai che, la sera del
16 giugno, ascoltando la radio appresero ciò che avevano fatto gli edili di Berlino
». Più avanti, il
medesimo autore constata che «alle 7 del mattino del 18 giugno l’agitazione si diffuse in tutta la
zona Est, senza che ci fossero comunicazioni tra le città e i villaggi 371
». In seguito, altri storici
confermarono questa prima constatazione.
Tutti coloro che parteciparono agli eventi e tutti i testimoni oculari che sono stati interpellati si sono
trovati d’accordo su questo punto: l’insurrezione della Germania Est del giugno 1953 si è
caratterizzata come un movimento spontaneo della classe operaia.