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  1. #21
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    Infatti esiste la realtà. Quella in cui i nipotini dei nemici del goveno comunista sono finalmente liberi dalla dittatura. Liberi di emigrare in massa.
    Non c'è nrssun nipotino, tanto meno contento, perché la realtà di cui parli ci ha insegnato un'altra cosa: esistevano forze che si battevano contro i governi non per far vincere il capitale ma per far trionfare il comunismo. La visione manichea o dell "aut aut" di comodo non serve a far luce sulla complessità delle contraddizioni della storia ma solo a fare propaganda. Comunque, che cosa ne dici di parlarne in un topic apposito?
    Lotta di classe e(') autoorganizzazione di classe.

  2. #22
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    Anche se è criticabile per certi aspetti e legato al clima dell'epoca, questo articolo ha qualcosa di interessante:

    (tratto da Dino Erba, Ottobre 1917 – Wall Street 1929. La Sinistra comunista italiana tra bolscevismo e radicalismo: la tendenza di Michelangelo Pappalardi, prima ed. (2005), p. 93. )

    Premessa
    Nel 1928-1930, il parlamento francese varò una serie di leggi in materia di assistenza
    sociale. Erano i primi passi in direzione del Welfare State, che la crisi del 1929 avrebbe poi reso
    più spediti.
    L’articolo dell’«Ouvrier Communiste» prende spunto dalle trattenute sui salari operai che, in
    base alla nuova legge, sarebbero confluite in una cassa, gestita dallo Stato, in cui sarebbero state
    unificate le numerose casse mutue, gestite fino ad allora da svariati organismi privati.
    Il giudizio dei Gruppi Operai Comunisti su questa legislazione sociale borghese è,
    ovviamente, connesso alla loro concezione catastrofista della crisi in atto. L’articolo mette
    comunque in luce alcune importanti questioni. In primo luogo, evidenzia che questi
    provvedimenti attuano una razionalizzazione, per favorire il drenaggio e la centralizzazione
    delle risorse finanziarie, a tutto vantaggio del modo di produzione capitalistico, ricorrendo alla
    parvenza della «solidarietà proletaria». In realtà, la solidarietà operaia può essere sostenuta e
    gestita unicamente dagli operai stessi, attraverso proprî organismi di lotta. Benché appena
    abbozzata nell’articolo, è questa la seconda questione di estrema importanza,per lo sviluppo,
    teorico e pratico, di una reale autonomia operaia, premessa per la rivoluzione sociale e la
    trasformazione del modo di produzione capitalistico in senso socialista. Infine, l’articolo rileva
    come, di fronte alla crisi, la soluzione borghese trovi il suo riferimento nel fascismo, verso cui
    convergono le democrazie, in primis gli USA, con il New Deal.
    Riguardo le conseguenze della crisi del 1929 in Francia, resta valido lo scenario tracciato, a
    suo tempo, da Daniel Guérin:

    «Quanto alla Francia, premunita dallo stato relativamente arretrato e artigianale di gran parte
    della sua produzione, da un protezionismo da incubatrice che isolava la sua economia dal resto
    del mondo e che non la spinse a rinnovare né il suo equipaggiamento industriale né le sue
    strutture agricole, essa entrò molto lentamente nella crisi. Ma, già alla fine del 1930 si assisteva
    alle prime bancarotte finanziarie e si registravano i segni premonitori della disoccupazione,
    della caduta dei prezzi all’ingrosso, mentre al potere si alternavano, in una pestilenza di arbitrio,
    le équipe governative reazionarie di André Tardieu e di Pierre Laval»


    ABBASSO LE ASSICURAZIONI SOCIALI!
    .
    Da oltre un mese, la legge è in vigore. Forse, fra tutti quelli che sono sottoposti a
    questa legge, ossia la gran massa dei proletari, non ce n’è uno che, di fronte alle ritenute
    salariali, non abbia provato una rabbia impotente e disperata. Il capitalismo
    monopolistico, che è tanto forte da realizzare in pochi mesi un rialzo concertato dei
    prezzi tra il 10 e il 25%, è parimenti capace di spezzare ogni resistenza individuale e
    collettiva sul terreno delle rivendicazioni immediate. Ecco ciò che intuisce ciascuno di
    noi, vedendo la propria paga tagliata di qualche biglietto da cento.
    Allo stesso tempo, subiamo la beffa amara di versare al capitalismo una tangente,
    con la prospettiva di ricevere poi una rendita annuale di 1200 franchi oppure 1000
    franchi per il nostro funerale, che ci attende fra trent’anni. Ma noi abbiamo la certezza
    vendicatrice, che il capitalismo è condannato, e che anch’esso lo sa, ed è per questo che
    oggi vuole rubare dalle nostre tasche una rendita di invalidità e per le spese del funerale!
    Ma, fra trent’anni, quelli di noi che non saranno morti, vivranno in un mondo libero!
    La borghesia si sente minacciata da un immenso pericolo, per questo oppone contro
    di noi un immenso fronte, formato dal suo Stato, dalla sua burocrazia, dai suoi
    intellettuali, dalla piccola borghesia, dai diversi strati contadini, con tutte le sue
    organizzazioni, di fronte alle quali il proletariato è solo. La borghesia francese sa che
    l’onda della crisi, con la disoccupazione e i fallimenti, presto la colpirà, tanto più
    brutalmente quanto più fino a oggi ne è stata risparmiata. Sa che si troverà fra i piedi
    milioni e milioni di disoccupati, che non potrà né mantenere né sterminare, come si fa in
    Australia con i conigli. Per questo, organizza in tempo la razionalizzazione della
    miseria; gestisce la transizione, cominciando ad affamare a poco a poco i lavoratori,
    cerca di aumentare il proprio margine di profitto, per poter tenere sul proprio carro
    l’aristocrazia operaia con qualche briciola e per poter trasformare i disoccupati in
    poliziotti o in squadristi prezzolati, inquadrandoli nei ranghi del fascismo e schierandoli,
    armati fino ai denti, contro i loro vecchi compagni di lavoro e di lotta. Siccome la
    distruzione fisica di una parte del proletariato è la condizione per prolungare la propria
    esistenza, il capitalismo francese, seguendo l’esempio dell’Inghilterra, organizza per
    tempo un regime di sopravvivenza “vegetativa” per i disoccupati, che non è né vita né
    morte, ma una sorta di progressiva inedia la quale, costringendo a restare sottomessi,
    impedisce ogni reazione e, alla fine, senza eliminare la disoccupazione, fa sì che
    diminuiscano comunque i sussidi e il numero dei superstiti da aiutare, mentre nuovi
    strati operai precipitano verso una china mortale.
    L’attuale politica di assicurazioni sociali e di fascistizzazione dello Stato – d’altro
    canto simile a una politica di militarizzazione e di preparazione di una nuova guerra
    mondiale – scaturisce da una borghesia che trova la sua forza in una perfetta coesione
    interna, nell’assoluto dominio sul movimento operaio e nei vantaggi temporanei che
    mantiene a livello internazionale, e di cui approfitta per trarre tutti i vantaggi da questa
    situazione: caro-vita, imposta di un peso inaudito, aggravamento delle condizioni di
    lavoro e diminuzione dei salari operai, per far pagare i costi della preparazione borghese
    alla guerra civile e alla guerra internazionale, che è una variante, così come i costi per
    abituare il proletariato alla miseria.
    Di fronte a questo complessivo progetto borghese, di cui le assicurazioni sociali sono
    solo un aspetto, seppur molto significativo, quale posizione devono assumere le
    organizzazioni che si dichiarano proletarie?
    Come ci si doveva aspettare, la legge fascista trova la completa approvazione da
    parte dei seguaci del socialismo di Stato e del sindacalismo di Stato e da Blum per la CGT e
    per il Partito socialista, che non sono, teoricamente e praticamente, i pilastri meno
    importanti del fascismo.
    La burocrazia sindacale di ogni sfumatura e l’aristocrazia operaia, di cui essa
    esprime le tendenze egoiste, non hanno perso l’occasione per compiacersi del
    supplemento di importanza accordato al movimento sindacale con l’istituzione delle
    casse sindacali di riscossione. Il sindacato diventa così poliziotto e agente del fisco…
    Bell’idea! Disgraziatamente, è stato necessario abbassare la cresta, con la prospettiva di
    annettere al sindacato tutti coloro che sono obbligatoriamente assoggettati. Costoro
    vedono i proprî versamenti trattenuti nella cassa padronale, sfuggendo così all’influenza
    del sindacalismo universale, caro alle vecchie cariatidi anarco-riformiste e popolari, che ontrollano la minoranza unitaria (CGTU)
    3
    6
    . Sulla stessa linea è il giudizio del “Crie du
    Peuple”
    7
    , secondo il quale la nuova legge è “una conquista operaia strappata alla
    reazione” (André Juin
    8
    dixit), resta solo qualche imperfezione da correggere. È buona,
    ma potrebbe essere migliore
    9
    !
    È cattiva, ma potrebbe essere buona! Rispondono i bolscevichi de “L’Humanité”
    .
    E, in attesa che la collera degli operai del Nord si plachi davanti agli inganni
    parlamentari, davanti all’ipocrisia legalitaria e alla derisione del paternalismo di Stato,
    Thorez arringa i manifestanti di Saint Quintin
    , esortandoli a lottare per le vere
    assicurazioni sociali! “Vere assicurazioni sociali, per un bolscevico, significa assicurazioni sociali come
    quelle che ci sono in Russia”. Ma, se le assicurazioni sociali di tipo russo possono far
    parte di un programma di rivendicazioni immediate in un Paese capitalista, ciò non
    significa forse che anch’esse, le assicurazioni russe, fanno parte di un sistema di
    dominio e di sfruttamento della classe operaia? A questo punto, non capiamo perché
    dovremmo combattere per introdurre in Francia, con o senza rivoluzione, il sistema
    russo di socialismo di Stato, con il suo ordinamento di assicurazioni sociali.
    Al contrario, noi sappiamo molto bene perché dobbiamo combattere ogni specie di
    fascismo e di socialismo di Stato (il fascismo italiano non è forse una forma abortita di
    socialismo di Stato alla Bismarck?). Per questo motivo, combattiamo ogni forma di
    assicurazione sociale e ogni specie di riformismo! La tendenza al socialismo di Stato è
    l’ultimo sussulto di vitalità del capitalismo, in preda al disordine economico e timoroso
    della rivoluzione; ma è un obiettivo che non può raggiungere, di fronte alla catastrofe
    mondiale, in cui l’ha precipitato il suo stesso sviluppo. È questo il dilemma, che pone
    l’attuale fase di sviluppo storico. È un dilemma che non lascia spazio al socialismo di
    Stato. L’alternativa è solo tra comunismo e barbarie…
    Gli avvenimenti di questi ultimi vent’anni sono la smentita più evidente alle tesi
    riformiste, che credono in un progresso capitalistico verso forme più organizzate, con
    un miglioramento delle condizioni materiali e un elevamento del benessere. Allora, il
    riformismo non è più una lotta di solidarietà operaia verso il generale progresso. No, è
    solo una lotta ipocrita e fratricida: benessere per pochi, miseria e morte per tutti gli
    altri… e ciò non è più possibile, o lo sarà meno di prima. Di conseguenza, il riformismo
    non è altro che un’ideologia aberrante, che spinge l’operaio nelle braccia del
    capitalismo assassino, in una fase in cui il capitalismo può solo condurre l’umanità alla
    rovina, senza neppure salvare se stesso. È solo il gesto istintivo della bestia, che molla
    la mano di chi le dava le bastonate e morde invece quella di chi potrebbe salvarla.
    Quando scoppia la lotta decisiva, il riformismo non si distingue assolutamente dalla più
    feroce reazione, e allora dev’essere abbattuto come un cane rabbioso!
    Dal momento che i partiti operai e tutte le organizzazioni sindacali utilizzano il
    riformismo, lo incoraggiano o ne fanno la loro ragione d’essere, noi, operai comunisti,
    Lotta di classe e(') autoorganizzazione di classe.

  3. #23
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    giudichiamo un crimine rincoglionire gli operai nel rispetto delle leggi, dei parlamenti,
    delle formule di arbitraggio, dei consigli di probiviri, delle municipalità, delle istituzioni
    sindacali e delle cooperative. Noi siamo contro ogni forma di assicurazione sociale, con
    o senza versamenti operai, con o senza “rivoluzione” – perché la classe operaia ha il
    compito di liquidare lo Stato, attraverso lo sviluppo permanente della sua rivoluzione di
    classe, senza perdersi in obiettivi diversi. Il nostro scopo non è la creazione di una
    nuova burocrazia, ossia di una nuova borghesia che, come in Russia, detiene tutto
    quanto consente di dominare e sfruttare gli operai o di farli morire di fame, privandoli di
    quella tessera del sindacato che dà diritto a tutto ciò che permette di vivere, comprese le
    assicurazioni sociali. A ogni forma organizzativa di carattere burocratico, si deve
    opporre lo sviluppo cosciente dell’iniziativa delle masse, con una sua direzione
    collettiva, nell’ambito della produzione e della distribuzione, e in tutti gli altri settori.
    La solidarietà operaia, come noi l’intendiamo, non ha nulla a che vedere con la
    logica meccanica delle mutue e delle assicurazioni sociali, che sono solo organismi
    burocratici, fondati sull’egoismo individuale o familiare di ciascuno dei suoi membri. E
    non è necessario aspettare il compimento della rivoluzione, per rendersene conto.
    Già nel nostro movimento, in contrapposizione allo Stato e ai padroni, abbiamo dato
    spazio a una sorta di collettivismo pratico. Ciascuno di noi sa che se disoccupato,
    malato, incarcerato, espulso alla frontiera potrà contare con la massima sicurezza
    sull’aiuto degli altri. Una giornata di lavoro alla settimana, questa è la quota che versano
    i Gruppi Operai Comunisti per la propaganda e la solidarietà. E la solidarietà, se
    necessario, passa davanti alla propaganda! E inoltre, il disoccupato si siede alla tavola
    comune, senza pagare il costo del pasto, e uno o l’altro dei suoi compagni gli offre un
    alloggio a casa propria. Ciascuno trattiene solo ciò di cui ha bisogno, nessuno si sogna
    di abusare di una fraternità che è moralmente indispensabile nella lotta contro un mondo
    nemico. I nostri compagni, provenienti dall’estero, sono considerati ospiti e, da parte
    nostra, contiamo su di loro, nel caso che qualcuno di noi dovesse andare in un altro
    Paese.
    Tuttavia, è sufficiente la solidarietà individuale, che non rifiutiamo a un vero
    rivoluzionario, anche se è in contrasto con noi?
    Basta la solidarietà spicciola, quella del pane quotidiano?
    A queste due domande, rispondiamo: No!
    La solidarietà rivoluzionaria si dimostra con l’azione.
    Per questo motivo, noi sosteniamo chiaramente che è impossibile conciliare la
    distruzione del sistema di assicurazioni sociali con la possibilità di aggiustarlo a favore
    della classe operaia. Noi, ci riteniamo compagni di lotta dei 100 mila scioperanti del
    Nord e dichiariamo di essere pronti a partecipare a ogni azione di solidarietà in loro
    favore.

    Abbasso le assicurazioni sociali!
    Viva la rivoluzione!

    «L’Ouvrier Communiste», n. 11, agosto 1930
    Lotta di classe e(') autoorganizzazione di classe.

  4. #24
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    Note

    1
    DANIEL GUÉRIN, Fronte popolare e rivoluzione mancata, Jaca Book, Milano 1971, p. 59.

    2
    La legge, che aumenta in modo esorbitante l’ingerenza dello Stato nella cosiddetta libertà di lavoro e
    e crea un apparato di molte decine di migliaia di scribacchini, può essere considerata una rottura
    initiva della borghesia monopolistica con l’ormai obsoleta fase dell’economia liberista.
    François Coty (Joseph Marie François Spoturno) (1874-1934), fondatore di una famosa industria di
    ofumeria, sostenne finanziariamente le organizzazioni di estrema destra. Proprietario di due importanti
    quotidiani («Le Figaro» e «Le Gaulois»), fondò «L’Ami du Peuple». [NdC]
    3
    4
    Léon Jouhaux (1879-1954), segretario generale della CGT nel 1909; presidente del Consiglio
    onomico francese nel 1947, premio Nobel per la pace nel 1951. [NdC]
    5
    Léon Blum (1872-1950), esponente socialista (SFIO) di tendenza riformista, fautore nel 1924 di un
    tello delle sinistre. Presidente del governo di Fronte Popolare dal giugno 1936 al giugno 1937 e, nel
    1946-1947, di un governo socialista. [NdC]
    6
    CGTU (Confédération Générale du Travail Unitaire), sorta nel 1921, in contrasto con l’indirizzo
    ttamente riformista della CGT di Jouhaux. Vi aderirono 400-450 mila lavoratori comunisti e di
    entamento rivoluzionario. La riunificazione avvenne nel marzo 1936, nel clima del Fronte Popolare: la
    T superò allora i due milioni e mezzo di iscritti. [NdC]
    7
    «Crie du Peuple» settimanale pubblicato dalla minoranza sindacalista rivoluzionaria della CGTU, al
    quale collaborarono Pierre Monatte e Daniel Guérin. [NdC]
    8
    André Juin, esponente sindacale del PCF. Dal 1927 collaborò con il gruppo dell’opposizione di
    nistra che pubblicava la rivista «Contre le Courant». [NdC]
    9
    Ci ammanniscono questo sofisma: le assicurazioni sociali sviluppano la solidarietà nella classe
    eraia. Bella solidarietà, quella il cui motto è: ciascuno per sé e lo Stato per tutti!
    10
    «L’Humanité», quotidiano fondato nel 1904 da Jean Jaurès, fu prima organo del Partito socialista
    SFIO) e quindi, dal 1920, del PCF. [NdC]
    11
    Maurice Thorez (1900-1964), dal luglio 1930 segretario generale del PCF. Stalinista professionale,
    ntenne la carica fino alla sua morte, nel 1964. [NdC]
    12
    Saint Quintin, città industriale della Francia settentrionale, nell’estate del 1930 fu al centro di grandi
    operi dei metallurgici e dei tessili. [NdC]
    Lotta di classe e(') autoorganizzazione di classe.

  5. #25
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    Citazione Originariamente Scritto da Marilena Larouge Visualizza Messaggio
    Non c'è nrssun nipotino, tanto meno contento, perché la realtà di cui parli ci ha insegnato un'altra cosa: esistevano forze che si battevano contro i governi non per far vincere il capitale ma per far trionfare il comunismo.
    COl cavolo. A Budapest nel '56 sparavano CONTRO i membri del PC ungherese. Era una rivolta di destra, finanziata dagli USA e sostenuta non a caso dalla stampa borghese occidentale. O mi vieni a raccontare che una canaglia razzista come Montanelli esaltava gli "eroi" di Budapest perchè erano veri comunisti? Non prendiamoci in giro, per favore!
    Una Cina, una Yugoslavia, una Russia, una Corea, una Palestina, un'Irlanda. E zero USA

  6. #26
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    Citazione Originariamente Scritto da Marilena Larouge Visualizza Messaggio
    Note

    1
    DANIEL GUÉRIN, Fronte popolare e rivoluzione mancata, Jaca Book, Milano 1971, p. 59.

    2
    La legge, che aumenta in modo esorbitante l’ingerenza dello Stato nella cosiddetta libertà di lavoro e
    e crea un apparato di molte decine di migliaia di scribacchini, può essere considerata una rottura
    initiva della borghesia monopolistica con l’ormai obsoleta fase dell’economia liberista.
    François Coty (Joseph Marie François Spoturno) (1874-1934), fondatore di una famosa industria di
    ofumeria, sostenne finanziariamente le organizzazioni di estrema destra. Proprietario di due importanti
    quotidiani («Le Figaro» e «Le Gaulois»), fondò «L’Ami du Peuple». [NdC]
    3
    4
    Léon Jouhaux (1879-1954), segretario generale della CGT nel 1909; presidente del Consiglio
    onomico francese nel 1947, premio Nobel per la pace nel 1951. [NdC]
    5
    Léon Blum (1872-1950), esponente socialista (SFIO) di tendenza riformista, fautore nel 1924 di un
    tello delle sinistre. Presidente del governo di Fronte Popolare dal giugno 1936 al giugno 1937 e, nel
    1946-1947, di un governo socialista. [NdC]
    6
    CGTU (Confédération Générale du Travail Unitaire), sorta nel 1921, in contrasto con l’indirizzo
    ttamente riformista della CGT di Jouhaux. Vi aderirono 400-450 mila lavoratori comunisti e di
    entamento rivoluzionario. La riunificazione avvenne nel marzo 1936, nel clima del Fronte Popolare: la
    T superò allora i due milioni e mezzo di iscritti. [NdC]
    7
    «Crie du Peuple» settimanale pubblicato dalla minoranza sindacalista rivoluzionaria della CGTU, al
    quale collaborarono Pierre Monatte e Daniel Guérin. [NdC]
    8
    André Juin, esponente sindacale del PCF. Dal 1927 collaborò con il gruppo dell’opposizione di
    nistra che pubblicava la rivista «Contre le Courant». [NdC]
    9
    Ci ammanniscono questo sofisma: le assicurazioni sociali sviluppano la solidarietà nella classe
    eraia. Bella solidarietà, quella il cui motto è: ciascuno per sé e lo Stato per tutti!
    10
    «L’Humanité», quotidiano fondato nel 1904 da Jean Jaurès, fu prima organo del Partito socialista
    SFIO) e quindi, dal 1920, del PCF. [NdC]
    11
    Maurice Thorez (1900-1964), dal luglio 1930 segretario generale del PCF. Stalinista professionale,
    ntenne la carica fino alla sua morte, nel 1964. [NdC]
    12
    Saint Quintin, città industriale della Francia settentrionale, nell’estate del 1930 fu al centro di grandi
    operi dei metallurgici e dei tessili. [NdC]
    Non so come hai fatto, ma nel tuo copia-incolla sono finite tagliate tutti gli inizi di riga....
    Una Cina, una Yugoslavia, una Russia, una Corea, una Palestina, un'Irlanda. E zero USA

  7. #27
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    COl cavolo. A Budapest nel '56 sparavano CONTRO i membri del PC ungherese. Era una rivolta di destra, finanziata dagli USA e sostenuta non a caso dalla stampa borghese occidentale. O mi vieni a raccontare che una canaglia razzista come Montanelli esaltava gli "eroi" di Budapest perchè erano veri comunisti? Non prendiamoci in giro, per favore!
    Ma guarda che le cose non sfumate e manichee sono solo il frutto di decenni di propaganda, perché le forze storiche in gioco sono sempre più complesse di buoni contro cattivi e in una data contraddzione storica possono agire forze molto distanti tra loro. Poi sparerei pure io a un partito che di comunista ha solo il nome perché non è il nome o la bandierina a fare il comunismo ma il lottare per la vittoria del proletariato. Se i borghesi strumentalizzano le cose spetta a noi ricercare le verità nascoste dalla propaganda dei due blocchi capitalisti, occidentale e orientale, (qui logicamente non sarai d'accordo...) e ricostruire una storia proletaria ripulita dalle baggianate delle propagande.

    Perfino i leninotteri (creazione di parola espemporanea, tra il politico e lo zoologico ) più oltranzisti riconoscono la cosa, pur criticando l'autore per altre questioni:

    Andy Anderson | Ungheria '56 - La comune di Budapest. I consigli operai ? Marxpedia

    Pierre Broué | La rivoluzione ungherese dei consigli operai ? Marxpedia

    Qui se vuoi c'è uno dei testi:

    La rivoluzione ungherese dei consigli operai


    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    Non so come hai fatto, ma nel tuo copia-incolla sono finite tagliate tutti gli inizi di riga....
    Sì, ho fatto un disastro , ma solo nelle note, il resto è chiaro. Comunque mi sembra che si capisca abbastanza anche senza le prime lettere. Magari cerco di rimettere solo le note, questa volta in ordine.
    Lotta di classe e(') autoorganizzazione di classe.

  8. #28
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    Note

    1
    DANIEL GUÉRIN, Fronte popolare e rivoluzione mancata, Jaca Book, Milano 1971, p. 59.

    2
    La legge, che aumenta in modo esorbitante l’ingerenza dello Stato nella cosiddetta libertà di lavoro e crea un apparato di molte decine di migliaia di scribacchini, può essere considerata una rottura definitiva della borghesia monopolistica con l’ormai obsoleta fase dell’economia liberista.

    3
    François Coty (Joseph Marie François Spoturno) (1874-1934), fondatore di una famosa industria di profumeria, sostenne finanziariamente le organizzazioni di estrema destra. Proprietario di due importanti quotidiani («Le Figaro» e «Le Gaulois»), fondò «L’Ami du Peuple». [NdC]


    4
    Léon Jouhaux (1879-1954), segretario generale della CGT nel 1909; presidente del Consiglio economico francese nel 1947, premio Nobel per la pace nel 1951. [NdC]

    5
    Léon Blum (1872-1950), esponente socialista (SFIO) di tendenza riformista, fautore nel 1924 di un cartello delle sinistre. Presidente del governo di Fronte Popolare dal giugno 1936 al giugno 1937 e, nel 1946-1947, di un governo socialista. [NdC]

    6
    CGTU (Confédération Générale du Travail Unitaire), sorta nel 1921, in contrasto con l’indirizzo prettamente riformista della CGT di Jouhaux. Vi aderirono 400-450 mila lavoratori comunisti e di orientamento rivoluzionario. La riunificazione avvenne nel marzo 1936, nel clima del Fronte Popolare: la CGT superò allora i due milioni e mezzo di iscritti. [NdC]

    7
    «Crie du Peuple» settimanale pubblicato dalla minoranza sindacalista rivoluzionaria della CGTU, al quale collaborarono Pierre Monatte e Daniel Guérin. [NdC]

    8
    André Juin, esponente sindacale del PCF. Dal 1927 collaborò con il gruppo dell’opposizione di sinistra che pubblicava la rivista «Contre le Courant». [NdC]

    9
    Ci ammanniscono questo sofisma: le assicurazioni sociali sviluppano la solidarietà nella classe operaia. Bella solidarietà, quella il cui motto è: ciascuno per sé e lo Stato per tutti!

    10
    «L’Humanité», quotidiano fondato nel 1904 da Jean Jaurès, fu prima organo del Partito socialista (PSFIO) e quindi, dal 1920, del PCF. [NdC]

    11
    Maurice Thorez (1900-1964), dal luglio 1930 segretario generale del PCF. Stalinista professionale, mantenne la carica fino alla sua morte, nel 1964. [NdC]

    12
    Saint Quintin, città industriale della Francia settentrionale, nell’estate del 1930 fu al centro di grandi scioperi dei metallurgici e dei tessili. [NdC]
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  9. #29
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    Danilo Montaldi è un teorico da riscoprire:

    Danilo Montaldi





    Nasce nel 1929 a Cremona. Partecipa fin da giovane alla vita politica locale, aderendo alle formazioni della sinistra ufficiale, per poi distaccarsene e collaborare all’inizio degli anni 50 con il Partito Comunista Internazionalista scrivendo e traducendo articoli su Battaglia Comunista e Prometeo. Questa collaborazione pur non tramutandosi mai in una adesione formale al partito verrà patrocinata da Giovanni Bottaioli (Butta), esule e militante della sinistra comunista italiana, che dopo l’esilio in Francia ritornato a Cremona nel 1945 portò i materiali del dibattito internazionale fra i rivoluzionari d’anteguerra e notizie di prima mano sulla controrivoluzione stalinista. Montaldi a differenza di molti autori italiani in lotta contro la sinistra ufficiale, avrà la "fortuna" di acquisire una conoscenza più articolata di quello che era stato il dibattito nel movimento proletario. Questa "fortuna" tuttavia era comunque ricercata da Montaldi, visto che sarà uno dei pochi autori della sinistra eretica ad avere una valutazione complessiva dello stalinismo e delle ripercussioni che porto questo con l’ondata controrivoluzionaria. Rimarrà immune dai difetti di tutta l’intellighenzia ex PCI o ex PSI, riconoscendo gli errori di queste formazioni e storicizzando queste formazioni in maniera corretta, dando risalto all’intreccio politico-economico della sinistra italiana prima del fascismo (comunisti, socialisti, sindacalisti, anarchici). Nel 1953 pubblica il suo primo articolo su Battaglia Comunista: "Curva discendente: Trotzky, trotskismo, trotzkisti". Tuttavia inizierà a prendere contatti con i gruppi della sinistra radicale internazionale, Spartacus in Olanda e in special modo con Socialisme ou Barbarie per la Francia, le cui posizioni antiburocratiche e antistaliniste saranno molto affini al suo orientamento. Tradurrà sempre su Battaglia Comunista il testo di P. Romano, "L’operaio americano", saggio inchiesta di un operaio statunitense, sulle condizioni operaie e del rapporto tra classe-fabbrica-società, dalla presentazione di Montaldi: "(...) l’operaio è innanzi tutto un essere che vive nella produzione e nella fabbrica capitalista prima di essere l’aderente di partito, un militante della rivoluzione o il suddito di un futuro potere socialista; e che è nella produzione che si forma tanto la sua rivolta contro lo sfruttamento quanto la sua capacità di costruire un tipo superiore di società, la sua solidarietà di classe con gli altri operai e il suo odio per lo sfruttamento e gli sfruttatori (...)".

    Prende contatti con i GAAP, Gruppi anarchici di azione proletaria. Interessante di Montaldi è la capacità di ricercare il partito diffuso, ossia la rete militante che vertebra la classe lavoratrice, osservando e valorizzando le correnti politiche rivoluzionarie che hanno attraversato il movimento operaio italiano. Pur non aderendovi valuta di estremo interesse l’esperienza di Azione Comunista (esperienza composta da anarchici, trotzkisti, internazionalisti e ex PCI) e scrive degli articoli sull’omonimo giornale. Fonda nel 1957 il Gruppo di Unità proletaria, che pur mantenendo rapporti con il Partito Comunista Internazionalista, rimane indipendente, avendo posizioni molto simili al gruppo francese di Socialisme ou Barbarie. E’ in questi anni che Montaldi inizia il lavoro di codificazione dell’esperienza proletaria locale, producendo ricerche e articoli. Tale formazione sarà una delle poche a sprovincializzare il dibattito italiano. Letta a posteriori questa "tensione internazionalista" brilla rispetto alla pochezza di altre formazioni del periodo. Nel 1966 da vita sempre a Cremona al Gruppo Karl Marx. Muore nel 1975. Molto si potrebbe ancora scrivere su questo autore, sulla sua capacità di descrivere il proletariato e farlo partecipare in prima persona, creando una forma di ricerca attiva: si fondevano le figure del militante, del lavoratore, del rivoluzionario, in un unico elemento. Montaldi conoscendo la sua terra, e la storia collettiva che portava con se, riuscì a scorgere quello che era stato ed era il movimento proletario. E’ triste pensare ora come gran parte della cosiddetta estrema sinistra scrive più di quello che succede in Messico o in Perù, senza mai parlare tuttavia della condizione dei proletari, di quello che avviene sotto i loro occhi. In questa breve scheda, sicuramente mancano svariate sfaccettature dell’intensa attività politica-culturale di Montaldi, volgiamo ricordare uno dei pezzi più belli e poetici "Parigi, andata e ritorno" dedicati alla sua amata Parigi, alla Bassa e alla storicità del movimento proletario: "(...)Hai mai visto il monumento progettato da Vladimir Tatlin per la Terza Internazionale? E’ uno slancio che continua, una curva in ascesa che non termina. Ti dico che l’anima che ne sostenne lo sforzo sono stati anche questi della Bassa, sezione concreta del proletariato universale sotto le bandiere dei Soviet. (...)".

    Bibliografia minima:

    Franco Alasia-Danilo Montaldi, Milano Corea. Inchiesta sugli immigrati (prima edizione del 1960, seconda accresciuta (1975)

    D. Montaldi, Autobiografie alla leggera (1961)

    D .Montaldi, Militanti politici di base (1971)

    D .Montaldi, Korsch e i comunisti italiani. Contro un facile spirito di assimilazione (1975)

    D .Montaldi, Saggio sulla politica comunista in Italia 1919-1970 (1976)
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  10. #30
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    Predefinito Re: Scritti vari (consiliarismo, sinistra comunista, critica radicale e altro)

    L'esperienza politica di D.Montaldi e del Gruppo di Unità Proletaria

    Danilo Montaldi, fotografando la realtà delle formazioni militanti della metà degli anni '50 scrive in una inchiesta sul cremonese che "In quasi tutte le città d'Italia esiste oggi un gruppo di minoranza rivoluzionaria con una tradizione nel movimento operaio locale. A seconda delle caratteristiche dell'ambiente, dello sviluppo delle forze produttive, e dei rapporti di forza tra capitale e lavoro, esso ubbidisce a una tradizione anarchica, sindacalista o neo-libertaria; o esprime una dissidenza comunista". Coloro che intervenivano direttamente nella propria realtà di classe si trovavano allora di fronte, oltre che al padronato, a un forte e radicato apparato burocratico politico e sindacale (PCI e GCIL) che subordinava gli interessi dei lavoratori e le loro rivendicazioni alle mediazioni politiche nazionali e agli equilibri internazionali.

    Questo comportava una promozione di alcune categorie di lavoratori, facendo perno sulle loro capacità professionali ed il loro senso di responsabilità, generando "un effetto egoistico nelle categorie "privilegiate" che sono state interessate alla produzione". Promuoveva un'etica produttivistica: tutte le forze produttive dovevano farsi carico di ricostruire il paese e consolidare gli interessi dei padroni e i militanti del partito comunista dovevano dimostrare sul campo il loro valore. Si costruiva un tessuto burocratico a maglie strette da far vestire al proletariato, snaturando sempre più le sue forme di socializzazione politica, e facendo degenerare burocraticamente l'involucro organizzativo di ogni concreta attività proletaria quotidiana (una cellula, una lega, una sezione sindacale). Marginalizzava ulteriormente e reprimeva, nel senso fisico del termine, quando poteva, tutte quelle manifestazioni che non potevano essere recuperate al suo progetto e ricondotte sotto l'asfissiante cappa della piramide burocratica: militanti, tendenze, culture politiche, tecniche del conflitto e pratiche di lotta. Come scrive lo stesso Montaldi nel '58: "La spoliticizzazione condotta dall'apparato è servita all'offensiva della classe dirigente nazionale, la quale ha cercato di costruire l'architettura dei suoi nuovi valori mistificanti sul deserto dell'aridità burocratica. All'impostazione patriottica, nazionalistica, produttivistica, aziendalistica che fa da binario a questa offensiva, l'accomodante togliattismo ha reagito cercando solo di estremizzare il contenuto di questi presunti valori, dando loro un colore più rosa per importarli tra gli operai". Per il Gruppo di Unità Proletaria ('57-'62, formato da oltre a Danilo Montaldi, Romano Alquati, Giovanni Bottaioli, Renato Cavazzini, Maria Colombo, Gianfranco Fiameni, Stefano Ghilardi, Stefania Mariotti e Giampiero Zelioli) di Cremona era necessario partire dalla concreta esperienza proletaria di uomini e donne aventi come proprio orizzonte quotidiano lo sfruttamento: "Partire dai loro problemi aziendali, dalle loro rispettabilissime "lamentele" quotidiane per arrivare a comprendere l'atteggiamento dei sindacati" e coglierne le ragioni storiche. Per questi compagni "la battaglia per il pane fa da lievito alla riscossa per l'emancipazione delle forze del lavoro", e bisogna "combatterla con loro questa lotta, che non si basa su sfumature bizantine, ma è molto concreta e quotidiana". Questa modalità di impostare il proprio intervento politico è un tentativo di comprensione partecipata e collettiva della realtà sociale: un'indagine della condizione operaia nei suoi differenti aspetti e sfumature in un luogo ed in un tempo dato; ed allo stesso tempo, un momento della sua attiva trasformazione in senso socialista, al di là e contro il profitto intellettuale dei singoli, e la sua utilizzazione per vertebrare le politiche riformiste di "umanizzazione" dello sfruttamento da parte di politici professionali, bonzi sindacali e borghesi "illuminati". Il gruppo interverrà nelle lotte e nelle assemblee sindacali; produrrà dodici volantini scritti insieme a degli operai, pubblicherà un giornale omonimo e editerà dei quaderni che tratteranno della situazione di classe a livello nazionale ed internazionale, nonché dei testi teorici, collaborerà con il gruppo dei "Quaderni Rossi" di Torino e con varie realtà militanti classiste ed anti-staliniste nazionali ed internazionali.

    Da:
    Danilo Montaldi
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