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Discussione: La Sardegna francese

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    Predefinito La Sardegna francese

    1858: vengono firmati gli Accordi di Plombières tra Regno di Sardegna e Secondo Impero francese, che impegna il secondo a sostenere i piemontesi in caso di guerra contro l'Austria e annettere buona parte dell'Italia centro-settentrionale con la Toscana e gli ex ducati padani e di creare tre differenti reami nella penisola, lasciando il Lazio al Papa. In cambio di ciò progressivamente, il governo di Torino deve cedere il Nizzardo, la Savoia e la Sardegna a Parigi.

    1859: Seconda guerra d'indipendenza italiana. Le truppe franco-piemontesi sconfiggono quelle austriache a San Martino e Solferino, con l'armistizio di Villafranca tra Napoleone III e l'esercito austriaco, la Lombardia e il ducato di Parma passano subito ai Savoia, in seguito scoppiano moti rivoluzionari nella Romagna pontificia, nel ducato di Lucca e nel Granducato di Toscana.

    1860: il governo sabaudo sostiene plebisciti popolari nei territori dell'Italia centro-settentrionale e così i ducati di Lucca e Modena, la Toscana e la legazione pontificia romagnola formalmente si annettono al nascente Regno d'Italia. Contemporaneamente alla spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi (nizzardo) e Nino Bixio in Sicilia e nel Mezzogiorno, si tengono i plebisciti pilotati a Nizza e in Savoia, che sanciscono la loro cessione alla Francia col Trattato di Torino. Tra i famosi Mille si annoverano anche sardi e corsi. Vittorio Emanuele II e Garibaldi s'incontrano a Teano, dove il secondo consegna formalmente al re piemontese il dominio di Sicilia-Napoli. Il re d'Italia si rinomina Vittorio Emanuele I, perché per la futura cessione della sua isola, lo Stato italiano non può ritenersi solo un ingrandimento piemontese ma qualcosa di nuovo.

    1861: viene ufficialmente proclamato il Regno d'Italia con la prima seduta del Parlamento nazionale a Torino e primo re Vittorio Emanuele I di Savoia.

    1865: la capitale è spostata da Torino a Firenze, in vista di una futura annessione come capitale italiana della Roma papale.

    1866: Terza guerra d'indipendenza italiana. L'esercito italiano con supporto francese vince a Custoza ma non a Lissa, mentre i Cacciatori delle Alpi garibaldini sbaragliano le truppe austriache in Trentino. Il governo di Vienna deve cedere Trentino italofono (ma non il Sud Tirolo, anche per pressione prussiana) e Veneto+Friuli all'Italia, che a sua volta - come promesso - cede la Sardegna alla Francia con un plebiscito pilotato e con pressioni. Vittorio Emanuele II rinuncia al titolo ormai decaduto di Re di Sardegna. Tutto questo provoca un generico malcontento, soprattutto ad opera dei sardi che molto si erano prodigati per una riunificazione della Penisola (seppur in forma federalista e repubblicana) tra i quali restano più famosi i nomi di Giorgio Asproni e Giovan Battista Tuveri. La Sardegna/Sardigna diventa Sardaigne, Cagliari/Casteddu è ribattezzata Caglier e tutti i toponimi delle città e paesi sono francesizzati, a volte al paradosso. Le proteste in alcune città sono represse nel sangue dall'arrivo di migliaia di soldati inviati da Napoleone III. Per governare la transizione, sono inviati due prefetti - emanazione del governo centrale - nei due nuovi dipartimenti in cui è suddivisa l'isola: Sardaigne du Sud e Sardaigne du Nord. Sono inviate autorità militari nella Barbagia, regione tra le più selvagge e fuori dal controllo amministrativo.

    1869: viene istituita una commissione governativa per indagare sullo stato socio-economico della Sardegna e dei suoi abitanti, che rimane però lettera morta. L'italiano e il sardo sono proibiti in pubblico, così come l'utilizzo della bandiera dei quattro mori e di altre tradizioni culturali ritenute ostili alla Francia.

    1870-1871: mentre in Francia nasce la Terza Repubblica e cade il regime di Napoleone III in seguito alla sconfitta nella guerra contro la Prussia, Garibaldi rinfocola il movimento pro-italiano a Nizza e in Sardegna e per questo è espulso dal paese dopo una breve incarcerazione a l
    a Madeleine. Nuove insurrezioni sarde finiscono con arresti e feriti, i sardi si erano più volte ribellati ai Savoia, ma si rendono ben presto conto che il nuovo dominatore è molto peggio. Gli undici deputati "francesi" della Sardegna non riescono a far valere le proprie richieste localistiche. Roma diventa capitale italiana in seguito alla breccia di Porta Pia e la fine del Papato.

    1873: Garibaldi, eletto come deputato all'Assemblea Nazionale francese, denuncia la politica repressiva francese nei territori acquistati dall'Italia, le autorità cercano di impedirgli di parlare e per protesta rinuncia alla sua carica e non torna più nella sua città natale, Nizza. Si ritira a vita privata su un'isola dell'arcipelago toscano. La Sardegna inizia ad essere il porto franco di marinai e soldati coloniali francesi verso e dall'Africa. A parte le miniere di Sulcis, non ci sono interventi degni di nota come per la Corsica, se non l'ampliamento della scarsa rete ferroviaria e la costruzione di basi e porti militari per l'esercito e la marina francesi. Solo i piccoli commerci consentono di sbarcare il lunario nelle città, mentre l'agricoltura antiquata e la pastorizia nomade forniscono solo una sussistenza. Ricomincia il banditismo sardo contro la Francia.

    1881: dopo lo "schiaffo di Tunisi" che vede la Francia prendersi la Tunisia prima dell'Italia, inizia una guerra doganale tra i due paesi, che impoverisce ulteriormente le isole francesi mediterranee.

    1884: nasce il Partitu Sardu, ad opera dei primi pensatori sardi moderni indipendentisti e autonomisti. Il partito è subito finanziato sottobanco dal governo di Roma per destabilizzare i dipartimenti insulari. Gli attivisti sono spesso incarcerati e le formazioni politiche di questo tipo sono bandite, come anche le università accusate di propagandare l'"ideale italiano".

    1885-1900: mentre le élite intellettuali francesi pubblicano libri e saggi sulle bellezze paesaggistiche e geografiche della Sardegna (come della Corsica), la politica repressiva di Parigi non si attenua, l'isola conserva ancora molta della sua italianità e del suo sardismo, alcuni sono nostalgici dei Savoia e altri conservano addirittura uno "spagnolismo" nei costumi e nelle usanze. L'isola funge da base d'appoggio insieme alla Corsica per l'espansione coloniale francese in Africa occidentale ed equatoriale. Inizia l'emigrazione sarda (meglio noto come esodo sardo) verso l'Italia perlopiù data l'affinità etnico-linguistica e culturale, ma anche verso la Francia continentale e gli USA. All'inizio del nuovo secolo quasi mezzo milione di sardi ha lasciato la sua isola. Una buona parte si dirige nei sobborghi di Parigi (quasi 200mila), seguiti dalla Provenza come meta prediletta. L'irredentismo italiano invece si concentra sull'acquisizione di parte del Friuli, del Sud Tirolo, dell'Istria e della Dalmazia, occupandosi poco e nulla degli ex territori sabaudi, perché la Francia è tornata ad essere una nazione amica e principale artefice del Risorgimento italiano, quindi un paese di cui rispettare gli equilibri interni e profondamente ammirata dalle sinistre anticlericali nazionali.

    1914-1918: scoppia la Prima guerra mondiale. Molti sardi e corsi vengono arruolati per il fronte occidentale, e sempre molti di loro si aspettano un miglioramento delle condizioni di vita sull'isola per il loro contributo alle armi. L'Italia si dichiara inizialmente neutrale per valutare promesse e proposte di entrambi gli schieramenti in guerra, l'Austria-Ungheria le promette una generica acquisizione di qualche isola dalmata, delle isole Ionie, la Sardegna e il riconoscimento dei suoi recenti possedimenti di Libia e Dodecaneso. Nel 1915 l'Italia firma il Patto di Londra ed entra in guerra con l'Intesa contro gli Imperi Centrali, che ha promesso ad essa l'annessione del Sud Tirolo, dell'Istria con Trieste, la Dalmazia e ipoteticamente pure una colonia tedesca.

    1917: i
    n piena guerra, David Cova fonda a Caglier con alcuni suoi amici (Egide Pilia, Philbert Farci) il giornale "Il Popolo Sardo". In esso cerca di tener viva l'aspirazione indipendentista isolana della sua terra.

    1919: cessata la pubblicazione de "Il Popolo Sardo", David Cova fondava il periodico "Il Solco", dove venivano espressi i motivi della necessità di un regionalismo per l'isola e l'esortazione dei sardi all'azione, nei vari campi della cultura, del lavoro, dell'arte. Presenta ai sardi la necessità di un partito di sostegno ai parlamentari francesi della Sardegna. Tali opere sono apertamente osteggiate e censurate da Parigi. L'Italia annette l'Istria con Trieste, parte del Friuli, l'Alto Adige, le isole del Carnaro e Zara, è chiamata "vittoria mutilata" perché non vede riconoscersi neanche un possedimento ex tedesco.

    1920-1921: fondazione del Partito Sardo d'Azione, che vede tra i suoi principali aderenti, David Cova, Émile Lussu e Camille Bellién. L'amicizia di Cova con Lussu risale a pochi anni prima quando Lussu va ad abitare a Caglier con Pierre Mastino in Place Costitution, a poca distanza dal suo studio d'ingegnere che ha sede nella Place des Martyrs. Le nuove idee diffuse dai giornali" Il Popolo Sardo" e" Il Solco" che promuovono un nuovo modo di affrontare i problemi atavici dell'isola attirano l'attenzione degli intellettuali sardi nella Caglier, luogo d'afflusso di studenti e professionisti isolani, divenuta in questo periodo punto d'incontro dei sardi ispirati dalle idee del nuovo Partito. Alle elezioni del 1920 il successo è grande con quattro parlamentari sardi in Parlamento francese e dovunque nell'isola si osserva una nuova fiducia. Nei congressi di quegli anni David Cova definisce la Sardegna: "Cuore del Mediterraneo" per la sua centralità geografica nel mare e sosteneva la necessità di creare infrastrutture e porti per rendere più facili la comunicazione e gli scambi. Ad Oristan nel 1921 definisce la città "Cuore dell'Isola", per la sua posizione di quasi equidistanza dagli altri centri, e per la sua funzione simbolica in quanto patria della Giudicessa Eleonora d'Arborea, la promulgatrice del primo codice di leggi sardo (critica al centralismo opprimente francese). Quindi sulle linee fondamentali del programma tracciate in precedenza, continuando l'opera pedagogica e divulgativa dell'idea autonomista, il Partito va ad organizzarsi con diverse sezioni nell'Isola, registrando tra gli iscritti la maggior parte degli ex combattenti sardi. Antoine Gramscì, sardo, partecipa alla nascita del Partito Comunista Francese. In Italia viene fondato da Umberto Terracini.

    1922-1939: l'avvento in Italia del fascismo pone però grandi problemi ai sardi (ed alla Sardegna), ancora in gran parte italofoni e sardofoni. Mussolini rivendica infatti Sardegna e Corsica parlando di territori irredenti. Molti sardi e alcuni corsi appoggiano le idee mussoliniane auspicando quasi un'occupazione italiana delle due isole che possa portare minori disuguaglianze sociali e maggior ricchezza. Altri invece (come gli stessi Lussu e Cova) disapprovano comunque l'intervento armato italiano, pensando che le rispettive isole si debbano liberare da sole e sperano inoltre in una secessione pacifica da Parigi. Nonostante tutto, alcuni aderenti al PSdA simpatizzano per la causa fascista e ciò costringe le autorità francesi a dichiarare il partito fuorilegge, accusandolo di agire come quinta colonna del Partito Nazionale Fascista, ed ad arrestarne alcuni membri.

    1940-1943: intervento dell'Italia nella Seconda guerra mondiale. La Francia è già arresa alla Germania, perciò l'Italia annette solo piccole porzioni di confine sulle Alpi Marittime, mentre le isole sono sotto controllo del regime di Vichy. Tra il 1942 e il 1943 Corsica e Sardegna sono occupate nel quadro dell'Operazione Anton, per prevenire lo sbarco alleato dopo l'invasione del Nord Africa. I sardi vedono inizialmente l'occupazione militare italiana come una liberazione e favoriscono l'insediamento delle forze di Roma sull'isola, ma i filo-fascisti sono scarsi, mentre i corsi sono più indifferenti ma cordiali.

    1943-1944: dopo l'armistizio tra Italia e Alleati e la reazione tedesca, in Sardegna le forze italiane cooperano coi partigiani sardi e con le intelligence alleate e della Francia libera. Alla fine le forze coloniali francesi sbarcano sull'isola.

    1945: finisce la Seconda guerra mondiale. La guerra fascista e l'occupazione italiana contribuiscono ad allontanare la Sardegna (e la Corsica) dall'Italia, nonostante la sua co-belligeranza e l'armistizio. Il capo provvisorio della Repubblica francese, Charles De Gaulle, se è ben voluto in Corsica, non lo è in Sardegna, anzi è visto come un "Mussolini francese" e come straniero. La Resistenza sarda ha contribuito a liberare l'isola senza aiuto francese e addirittura alcune divisioni italo-sarde con il tricolore del CLN italiano, sebbene riconosciuto brevemente in quello francese. Tutto ciò segna la fine ad ogni aspirazione - comunque sempre minoritaria - di irredentismo, trascinando con sé anche la rottura dei rapporti culturali con la Penisola e ogni prospettiva di un recupero di cittadinanza sull'isola per le lingue sarde. Il governo di Parigi crede ben presto di aver definitivamente consolidato la Sardegna nell'alveo francese, e d'altronde fa di tutto per vietare di fatto qualsiasi espressione pubblica in italiano o in sardo, subito tacciate di fascismo irredentista, premura particolarmente necessaria dopo che i sardi sotto occupazione hanno potuto constatare la pressoché totale intercomprensione tra lingue sarda e italiana. Alle elezioni del dopoguerra, se in Corsica le sinistre ottengono buoni risultati, in Sardegna l'elettorato opta i partiti più conservatori.

    1946: mentre in Francia si vota per il passaggio alla Quarta Repubblica e vede i sardi votare in maggioranza a suo favore, in Italia si vota per l'Assemblea Costituente e per il referendum istituzionale. L'Italia ha ceduto Briga e Tenda alla Francia e l'Istria (senza Trieste) e le isole dalmate alla Jugoslavia e il Dodecaneso alla Grecia, perdendo poi tutte le colonie africane. Senza la Sardegna la monarchia italiana ottiene meno voti, circa il 43%, così la casa regnante che aveva ceduto l'isola ai francesi parte per l'esilio. Il decentramento amministrativo della nuova Repubblica italiana consente maggiore autonomia rispetto al centralismo francese, che non consente autonomie regionali né bilinguismi, se non per i territori d'oltremare coloniali.

    1957: come in Corsica anche in Sardegna un progetto governativo individua nelle isole un possibile sviluppo turistico
    e nell'agricoltura le risorse da sviluppare per il futuro dell'isola. Per il turismo si ipotizza soprattutto un miglioramento delle vie di comunicazione interne e un rilancio dei collegamenti con la Francia. Anche in questo caso, si deve attendere perché venga istituita la continuità territoriale: a questo scopo vien progettato un ponte che colleghi Sardegna e Corsica. Le condizioni generali dell'isola però non migliorano molto: l'emigrazione diventa l'unica via d'uscita ad una situazione di crisi. Inizia la perdita dell'italianità dell'isola, che inizia più a concentrarsi per mantenere la lingua sarda. Molti sardi comunque emigrano anche nel Nord Italia, soprattutto a Milano, Roma e Bologna, oltre che a Parigi e nelle città francesi.

    1962: l'indipendenza dell'Algeria porta in Sardegna (come in Corsica) nuovi nuclei di francesi, i pied-noirs, ex coloni del Nord Africa divenuto indipendente, che sommergono l'identità sardofona e italofona. A questi sono affidati grossi appezzamenti e possedimenti, a scapito dei locali, che iniziano nuove stagioni di protesta contro il "colonialismo" francese. Rinasce il Partito Sardo d'Azione col Fronte Indipendentista Sardo e altre formazioni, che arrivano a commettere attentati dinamitardi nella Francia continentale.

    1963-1969: boom economico anche in Sardegna. Il governo francese inizia a rivalutare i problemi dell'isola, anche per la perdita dell'impero coloniale. Inizia ad essere una meta di destinazione alla pari della Costa Azzurra, nonostante il banditismo e le associazioni anti-francesi e sovversive. Vengono immediatamente spesi miliardi per dotarla di immense strutture ricettive alberghiere e ciò dà il via ad un selvaggio sfruttamento edilizio destinato (una volta di più) a ripercuotersi sugli abitanti. Nonostante questo l'isola viene subito presa d'assalto da uomini politici e vip che cominciano a costruirvi le proprie ville e residenze.

    1966: centenario del rattachement della Sardegna a Caglier e nelle principali città sarde, che si conclude con proteste, feriti e arresti. Un terrorista sardista cerca di attentare alla vita del presidente De Gaulle e per questo condannato alla pena capitale.

    1972: Henri Berlinguer diventa il sesto secrétaire général del PCF ed è il principale ispiratore dell'Eurocomunismo.

    1974: nasce il Fronte Armato Sardo, che si prefigge di dare l'indipendenza all'isola. A differenza degli altri partiti più o meno legali, quest'ultimo non esclude a priori la lotta armata. Ci sono contatti con i terroristi indipendentisti corsi e pure collaborazioni nelle rispettive isole.

    1975: dagli ultimi censimenti si registra che il 60-70% della popolazione isolana non parli più italiano, una minoranza, soprattutto quella interna lo parla ancora, mentre il sardo rimane ancora ben conosciuto in tutti gli strati popolari. Si sono ormai innestate generazioni di franco-sardi e francesi veri e propri.

    1976: una trentina di attentati dinamitardi del FAS scuotono la Francia, i più famosi sono alla prefettura di Caglier e al tribunale di Marsiglia.

    1977-2000: alcune proteste popolari impediscono alle autorità di chiudere le ferrovie sarde e chiedono la riapertura delle università bilingue, tanto da occupare per almeno un decennio anche le pagine dei quotidiani italiani. La guerriglia terroristica si conclude nel 1989 con un armistizio, mentre la situazione socio-economica dell'isola va sensibilmente migliorando. Negli anni '90 avvengono alcune concessioni come sgravi fiscali, aperture delle università bilingue, ma le minacce e ritorsioni continuano, come il rapimento da parte dell'Anonima sequestri, gruppo malavitoso sardo, di figli di importanti vip e politici francesi e internazionali. Nel 1998 il prefetto di Algheir viene brutalmente assassinato da un bandito indipendentista sardo, che viene condannato all'ergastolo, questo chiude la stagione del terrorismo sardista.

    1985-1992: essendo Cossiga sardo, in questa ucronia presidente della Repubblica italiana è Nilde Iotti, prima donna a sedere al Quirinale.

    1995:
    François Cossiga, massimo esponente del Rassemblement pour la République e già in passato primo ministro, diventa il ventiduesimo presidente della Quinta Repubblica francese. Sull'isola il Front National non è popolare, i sardi sono ormai in maggioranza progressisti come il loro indipendentismo e votano partiti di sinistra e di centrosinistra.

    2001: ad un referendum locale i sardi respingono la costituzione di un unico dipartimento sull'isola, perché non prevede alcuna forma di autonomia.

    2007: alle presidenziali tra Sarkozy e Royale viene promessa una forma di autonomia alle isole francesi, che però non vede la luce.

    2012-2015: sotto la presidenza di Hollande, le isole sono escluse dal terrorismo jihadista, mentre l'immigrazione dalle ex colonie e dai paesi del Terzo mondo inietta nelle periferie sarde e corse l'elemento multietnico, che si rivela a volte una bomba sociale.

    2017-2018: alle elezioni locali, dopo la vittoria di Macron all'Eliseo, vince il Partito Autonomista Sardo con una coalizione autonomista e indipendentista, che riesce a far approvare con un referendum una collettività territoriale unica, sopprimendo i vecchi dipartimenti e mira a riconoscere il bilinguismo sull'isola e maggiore autonomia.

  2. #2
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    Predefinito Re: La Sardegna francese

    cedere anche la Sardegna in cambio dell'aiuto francese sarebbe stato un costo troppo alto per l'unificazione d'Italia

  3. #3
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    Predefinito Re: La Sardegna francese

    Avevo letto anni fa un'ucronia analoga, in cui però si ipotizzava la cessione di Savoia e Nizza al Congresso di Vienna

 

 

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