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  1. #41
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    Predefinito Re: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    Gaudì era sicuramente un genio, un meraviglioso visionario che troppo presto è scomparso, lascaindoci solo appena un po' della sua stupenda concezione dell'aachtettura e che se avesse vissuto più a lungo ci avrebbe potuto insegnare a guardare il mondo con altri occhi.


    p.s. MA 'STO CAZZO DI MALEDETTA MACCHININA CHE STA QUI SOTTO E' UN'IDEA PUBBLICITARIA INSENSATA, QUANTO IRRITANTE,GIURO CHE NON CONPRERO' MAI QUESTA MARCA DI AUTOMOBILE!!!
    Non bisogna mai farsi ricattare dalla stupidità altrui.
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  2. #42
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    Predefinito Re: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    Citazione Originariamente Scritto da Xenia888 Visualizza Messaggio
    Gaudì era sicuramente un genio, un meraviglioso visionario che troppo presto è scomparso, lascaindoci solo appena un po' della sua stupenda concezione dell'aachtettura e che se avesse vissuto più a lungo ci avrebbe potuto insegnare a guardare il mondo con altri occhi.


    p.s. MA 'STO CAZZO DI MALEDETTA MACCHININA CHE STA QUI SOTTO E' UN'IDEA PUBBLICITARIA INSENSATA, QUANTO IRRITANTE,GIURO CHE NON CONPRERO' MAI QUESTA MARCA DI AUTOMOBILE!!!
    la macchinina, la Mazda, entra a rompere i maroni perché qualcuno l'ha fatta entrare. Devi andare in cronologia e cancellare i cookies relativi.

    Gaudi era un genio perché ha costruito cose molto diverse da altri? Non solo per quello, ma per l'uso che ha fatto del cemento.
    Due mesi fa ero a barcellona, (che comunque amo meno di Madrid) e ho cercato di entrare nella cattedrale: niente da fare, una fila lunga sei chilometri. Pazienza, anche il duomo di Milano è stupendo,

  3. #43
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    Predefinito Re: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo


  4. #44
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    Predefinito Re: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    Massimo Centini


    L'ARCHITETTURA ESOTERICA DI GAUDÍ


    Forse è fin troppo facile scorgere dei richiami esoterici nel lavoro di Antoni Gaudí, l'architetto che ha saputo trasformare le sue costruzioni in strutture colme di simbolismo, certamente contese tra l'evocazione di un mondo fantastico e il richiamo a un linguaggio che dietro l'apparenza lascia trasparire dell'altro, impenetrabile per la maggioranza. Gaudi visse un'esistenza da anacoreta, lontano dai fasti e concentrato in una costante ricerca dell'assoluto e della meraviglia che, nel turbinio di un epidermico richiamo all'assurdo e all'irreale, cercava forse di "dire" qualcosa. Ma cosa?

    Nato da una modesta famiglia di artigiani, Gaudí entrò nella Scuola di Architettura di Barcellona dalla quale uscì nel 1878: da allora fu un crescendo di progetti e realizzazioni nei quali l'edificio si trasforma in qualcosa di "vivente", mentre la forma sembra smaterializzarsi, divenendo una sorta di prodotto quasi magmatico in cui tutto pare mutarsi continuamente come in un processo alchemico. Il suo è un mondo fatto di "pietre viventi": masse in continua oscillazione tra passato e futuro, presenze ammantate da una fede profonda, espressa anche simbolicamente attraverso il costante richiamo all'alto, che ben si espleta nei suoi vertiginosi edifici. "L'intelligenza dell'uomo", diceva Gaudí, "può attuarsi solamente nel piano, è a due dimensioni: risolve equazioni a una incognita, di primo grado. L'intelligenza angelica è a tre dimensioni, si attua direttamente nello spazio".

    Le sue costruzioni sono una fusione di gotico e liberty, molto spesso luoghi in cui l'abitare risulta quasi una conseguenza ma non il principio dominante. Infatti, tutto il complesso si struttura su una sorta di delirio ornamentale, destinato, nella maggioranza dei casi, a sfociare in un ermetismo impenetrabile, con chiavi di lettura non sempre facilmente raggiungibili, se si intende andare oltre l'apparenza.

    Il Gaudi esoterista si scorge anche per l'assenza di scritti del maestro: non pubblicò articoli e libri, non elaborò "manifesti" e non tenne conferenze. Tutte le sue conoscenze, ma soprattutto la sua poetica, sono state tramandate oralmente e raccolte dai pochi adepti. E cosi, dietro case che si antropomorfizzano e prendono vita, come casa Batlló a Barcellona, o spazi che diventano una specie di "terra di mezzo" tra il mondo degli uomini e quello dei miti, vi fu prevalentemente la volontà di porre in rilievo il concetto che anche l'edificio può trasformarsi in una specie di libro, però nelle sue parti più profonde, accessibili a pochi. In questo atteggiamento pare di scorgere un richiamo all'universo degli architetti medievali, che nel complesso decorativo delle loro cattedrali hanno inserito simboli e riferimenti a mondi posti oltre la dimensione dell'umano.

    "La storia dell'architettura è la storia della Chiesa", affermava Gaudi, svelando così che il suo impegno costruttivo era orientato in direzione della celebrazione dell'assoluto. Tale impegno è lampante nella Sagrada Familia di Barcellona: una costruzione (non conclusa) che definire chiesa può sembrare riduttivo. Infatti, l'enorme tempio risulta l'apoteosi del linguaggio ermetico dell'architetto spagnolo: guglie che trasformano la pietra in rappresentazioni vegetali e poi divinità e figure mitiche che fuoriescono dalla materia per farsi portatori del Verbo.

    Quale sia, però, l'intrinseco movimento del flusso interno che dona vitalità alle costruzioni gaudiniane non riusciamo a scoprirlo completamente. Qualcuno ha detto che gli architetti vogliono vivere oltre la loro morte: certamente il maestro catalano c'è riuscito, lasciando alle sue spalle un mondo misticamente inorganico, in cui l'architettura si muta in una sorta di foresta dove è facile entrare, ma nella quale è anche facile smarrire la via maestra addentrandosi così lungo sentieri sconosciuti. Vie esoteriche, sulle quali l'uomo può cogliere il significato nascosto del sacro narrato dai simboli, che si fanno parola comprensibile solo a chi sa ascoltarla...


    Massimo Centini, Le vie dell'esoterismo (De Vecchi editore, pag.77)



  5. #45
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    Predefinito Re: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    EL CAPRICHO





    Gaudí viene chiamato da Maximo Diàz de Quijano, cognato di Eusebio Güell e nominato in seguito dal re di Spagna marchese di Comillas, a progettargli una residenza per vacanze sulla costa cantabrica, a Comillas in provincia di Santander. All’edificio viene dato nome El Capricho per il suo aspetto originale. Si trova nel cuore di un bosco di castagni, sul pendio di un colle. Per costruirlo l’architetto tiene conto della pendenza del terreno esposto a nord, verso una valle molto verde ad andamento degradante in direzione del mare. Dà alla costruzione una volumetria prevalentemente orizzontale e la orienta in modo che le zone giorno si aprano alla vista della valle, proteggendo le finestre con doppi vetri.
    La pianta dell’edificio fu concepita in modo che le attività quotidiane seguissero gli spostamenti del sole. L’architetto stabilì infatti che gli spazi destinati alle attività mattutine fossero orientati verso sud, mentre quelli occupati nel pomeriggio fossero orientati verso ponente. In questo Gaudí riprende il comportamento dei girasoli che ruotano verso il sole, girasoli che ritornano spessissimo tra gli elementi decorativi.
    Il pian terreno fu adibito ad abitazione, mentre il seminterrato, raggiungibile tramite due scale a chiocciola, all’uso dei domestici.






    Le pareti esterne del compatto volume della villa sono insistentemente decorate con motivi a fasce orizzontali. Il suo piano terreno è sottolineato, nel prospetto principale, da un bugnato a forte rilievo di pietra, cangiante dal giallo-ocra al grigio. AI primo piano del prospetto principale e integralmente negli altri, la parete è composta dall’alternanza di alte campiture in laterizio, anch’esso di colore cangiante, con filari di piastrelle in maiolica, la maggior parte delle quali sono decorate o con disegno a rilievo del fiore di girasole o con foglie della stessa pianta.
    La logica distributiva dei locali interni è analoga a quella di Casa Vicens: nel piano seminterrato trovano posto le cucine e i servizi; al piano terreno sale di grandi dimensioni, un fumoir coperto con finte voltine in stucco di tipo arabo. Le sue pareti sono rivestite, in basso, con piastrelle in ceramica dipinte, nella parte alta con papier màché. Realizzata per accogliere molti ospiti, la villa ha una serie di camere da letto con bagno indipendente, collegate, tramite un ampio vano di raccordo, con un salone comune a doppia altezza, fulcro della casa.






    Nella struttura spiccano le colonne del portico e la torre cilindrica dalle sembianze di albero. L’influenza araba e mudejar è un tratto caratteristico della prima epoca architettonica di Antoni Gaudíì ed è qui testimoniata dalla mescolanza di materiali quali pietra, mattoni, ceramica, coppi e ferro. Grazie alla mescolanza di questi materiali sorse una facciata estremamente dinamica e variopinta, dove l’orizzontalità trasmessa dalle strisce di piastrelle in ceramica è contrapposta alla verticalità dei modiglioni della cornice e soprattutto dall’alta e slanciata torre-belvedere.
    I lavori di cantiere non sono stati seguiti da Gaudì in persona, ma dall’architetto Cristòbal Cascante i Colom (1857-1889), suo compagno di studi, sulla base di un plastico minuziosamente realizzato da lui.



  6. #46
    Non confondermi con Salvo
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    Predefinito Re: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    Citazione Originariamente Scritto da cireno Visualizza Messaggio
    la macchinina, la Mazda, entra a rompere i maroni perché qualcuno l'ha fatta entrare.
    Si vede che è entrata nel suo destino, è lei che l'ha fatta entrare.
    San Valentino, la festa di ogni cretino, che crede di essere amato e invece è soltanto fregato.

  7. #47
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    Predefinito Re: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    A. Cocchi


    CASA VICENS






    La prima opera di Antoni Gaudì, Casa Vicens, venne costruita a Barcellona fra il 1878 e il 1880, per la famiglia del ceramista Vicens. È ispirata a uno stile moresco interpretato con molta fantasia e originalità, che non trova modelli diretti. Questa piccola ma esuberante abitazione, posta allora ai margini della città, appare segnata da forti ascendenze arabe, e in particolare dallo stile ispano-islamico mudéjar, tipico delle architetture elaborate in Spagna dopo il 1492, anno della riconquista aragonese del paese e della conversione al cristianesimo delle comunità arabe.

    Se gran parte della decorazione di Casa Vicens deve molto all'arte islamica, la componente verticalistica, l'uso dei torricini e le soluzioni strutturali riprendono lo stile gotico, anch'esso rivisitato con grande libertà creativa. Infine, gli audaci ritmi lineari «a colpo di frusta» degli elementi metallici che coronano l'abitazione sembrano preannunciare i tipici movimenti dell'Art Nouveau degli anni Novanta.
    Per realizzare queste superfici così frastagliate, Gaudì ha utilizzato sapientemente materiali diversi, soprattutto pietra e mattone, per le parti strutturali, ma anche metallo per infissi e cancellate. Seguendo una sorta di esuberante horror vacui, Gaudí ha rivestito le superfici con coloratissimi inserti in ceramica. L'uso della ceramica in funzione decorativa caratterizza la costruzione sia all'esterno, sia, soprattutto all'interno, dove si trova una profusione di piastrelle policrome, le cosiddette azukjos, caratteristiche del mondo iberico. Si tratta di formelle decorate con motivi floreali che richiamano il disegno «a foglia di palma», desunto, in parte da ornamenti micenei e greci, in parte, secondo la testimonianza dello stesso artista, da piante presenti nell'area prima della costruzione.




    La decorazione presente all'esterno di arricchisce ulteriormente all'interno, creando ambienti vivacemente sfarzosi. Alla qualità delle invenzioni costruttive, l'opera di Gaudí è arricchita da un lavoro artigianale incredibile e di raffinatssima fattura, al quale l'artista presta sempre grande attenzione. In origine, la residenza Vicens era inserita in un giardino, ora quasi del tutto perduto, in cui Gaudì aveva costruito in mattoni una grande fontana con arco parabolico, purtroppo demolita.

    Mentre Casa Vicens è ancora legata a motivi dell'architettura musulmana e gotica, nelle opere realizzate a partire dagli ultimissimi anni del secolo Gaudí cominciò ad esprimere la sua originale idea di uno spazio fluido, avvolgente e dinamico, che lo avrebbe portato a realizzazioni sempre più audaci.



    BIBLIOGRAFIA

    * Quattrocchi. Gaudí. Art Dossier n. 84. Giunti, Firenze, 1993
    * Bossaglia Storia dell’arte. Dal Neoclassico all’arte del nostro tempo. Vol. 1. Principato editore, Milano 2003
    * Dorfles, A. Vettese Arti visive. Protagonisti e movimenti. Il Novecento. Edizioni Atlas, Begamo, 2004
    * Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell’arte. Vol. 3. Editori Laterza, Roma-bari-2006
    * Pevsner Storia dell’architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984





    Una menzione a parte merita la sala da fumo di Casa Vicens. Scrive Juan José Navarro Arisa (Gaudí. L'architetto di Dio, ed. Paoline 2003)

    La sala da fumo, che è forse la stanza più originale della Casa Vicens, era un capriccio molto di moda tra la gente benestante di quell'epoca. Era un locale a cui si confaceva una certa atmosfera di esotismo e di mistero e, nel cuore del suo spettacolare sfoggio costruttivo, Gaudí disegnò una sala da fumo che è una sorpresa dentro l'altra, con le sue pipe ad acqua, le stalattiti nel soffitto, le finestre con archi ogivali, gli sgabelli bassi tappezzati in rosso e i tavolini pieghevoli in legno. A distanza di oltre un secolo, l'impegno posto da Gaudí nel realizzare questa sala da fumo, o il semplice fatto che in una casa si concepisse una sala come questa, possono risultare sorprendenti, ma il fatto è che il fumoir, come si era soliti chiamarlo, era un segno di distinzione quale potrebbe essere oggi una piscina coperta o una sauna nell'abitazione di persone agiate.



  8. #48
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    Predefinito Re: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    Nel Primo Mistero Gaudìoso di casa mia si contempla la iridescente salamandra in ceramica, acquistata per pochi euro a Casa Vicens:


    Nel Secondo Mistero Gaudìoso di casa mia si contempla la suddetta iridescente salamandra in ceramica, acquistata per pochi euro a Casa Vicens, che si arrampica sul vecchio camino, da me medesimo con somma pazienza e modesta perizia decorato in stile gaudioso:


    Nel Terzo Mistero Gaudìoso di casa mia si contempla il "making of" del suddetto gaudioso camino, ribattezzato come "Arleccamino", chissà perché...


 

 
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