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  1. #1
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    Predefinito Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    Gaudí: tra beatificazione e simboli

    di Giovanna Digovic

    Quando ci si avvicina all'analisi delle opere di Gaudí attraverso una lettura simbolica, ci si addentra in un terreno complesso e piuttosto controverso.

    Nonostante sia abbastanza evidente che tutta la sua opera sia intrisa di simboli i cui significati vanno al di là della semplice decorazione degli edifici e del suo senso estetico, i critici e gli studiosi di Gaudí si confrontano su due visioni diametralmente opposte riguardo all'interpretazione della simbologia presente nelle sue opere; queste due posizioni hanno creato non pochi dibattiti accesi, specie negli ultimi anni, perché è molto difficile mettersi d'accordo su come definire l'intero corpus dell'opera gaudiniana. (...)

    http://www.ilbolerodiravel.org/bibli...ificazione.pdf


    Statua raffigurante Gaudí mentre contempla il "Capriccio" (Comillas, 2005)
    Immagine dal sito http://upload.wikimedia.org/
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 06-05-15 alle 16:54
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  2. #2
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    Predefinito Antoni Gaudí: chi era

    Gaudí è stato un artista straordinariamente ispirato, originalissimo e talmente avanti rispetto ai suoi tempi che quasi si stenta a comprendere come abbia potuto trovare committenti per opere "deliranti" e visionarie come La Pedrera o la Sagrada Famiglia.

    "Con tutte le opere di Gaudì succedeva una cosa curiosa: non piacevano a nessuno, ma nessuno osava dirglielo in faccia. Aveva uno stile che riusciva ad imporsi pur senza piacere", spiega Francesc Pujols, uno dei primi a pubblicare un libro di elogi su Gaudí, mentre il classicismo accademico dell'epoca disprezzava il barocco eccessivo della sua opera. Da allora la situazione è decisamente cambiata e oggi Gaudí è acclamato per il suo genio artistico e il suo ruolo di precursore dei tempi.

    Tutta la sua opera ha un contenuto altamente simbolico, a volte criptico, e spesso si ispira alla natura, al mondo animale, alla terra nella cui materia soffia uno spirito, un'anima, un'essenza trascendente e mistica. La sua arte è contemplativa e, con giochi di forme e di luce, riesce a dare vita e misticismo alle forme plastiche e alla materia tratti direttamente dalla natura e dal mondo onirico.




    Ancora studente, si appassionò all'estetica romantica, avvicinandosi alla corrente medievaleggiante catalana che darà luogo al modernismo. Gaudí studiò appassionatamente le leggi statiche e dinamiche delle strutture, sia quelle della tradizione costruttiva popolare, sia quelle espresse nelle sintesi grandiose operate dal gotico, sia quelle che presiedono, in natura, alla formazione e crescita delle forme: dallo scheletro umano alle conchiglie. Grande preparazione tecnica, quindi, e straordinaria creatività che, ben presto, fecero sì che il suo stile diventasse assolutamente unico e inimitabile.

    La sua svolta professionale avvenne grazie all'incontro, all'inizio della carriera, col conte Eusebi Güell, uomo ricchissimo, che divenne il suo mecenate e diede una svolta alla sua produzione. Da quel momento, infatti, Gaudí diventò l'architetto più conteso dall'alta borghesia che ambiva ad avere una casa progettata da lui.

    Gaudí morì il 10 giugno del 1926, tre giorni dopo essere stato investito da un tram, appena uscito da messa. I passanti non lo riconobbero subito: a causa dei vestiti sporchi e dimessi, lo avevano scambiato per un barbone. Non aveva con sé documenti, ma solo un logoro Vangelo, non portava calze ma bende, le scarpe erano bucate e in tasca aveva un po' d'uva e qualche nocciolina. Quando, infine, fu riconosciuto, i suoi funerali diventarono una leggenda: tutte le finestre furono parate a lutto e in corteo dietro al feretro c'era tutta Barcellona, in fila per due chilometri e mezzo.

    Il fatto di essere un visionario, mistico e fervente cattolico, spinse molti ad indicare Gaudí come "l'architetto di Dio". Un comitato di trenta preti accademici ne ha proposto la beatificazione che è stata appoggiata con entusiasmo dell'arcivescovo di Barcellona.

  3. #3
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    Predefinito

    Carlo Rondelli

    ANTONI GAUDÍ E LA MASSONERIA



    Che Antoni Gaudí i Cornet fosse cattolico praticante e devoto, non c'è il minimo dubbio, e che alcuni dei simboli utilizzati dall'architetto siano, senza dubbio, cristiani, nemmeno. Tuttavia, esistono altri simboli nella sua opera (la X, i pennacchi, i compassi, elementi alchemici, il serpente ascendente, ecc.) che vanno oltre l'ambito della simbologia cattolica e la loro spiegazione non può rifarsi strettamente ad essa. Quindi, si potrebbe dire che Gaudí sperimentò una via autonoma nel terreno della spiritualità, situata, c'è da dire, nell'ambito della ortodossia cattolica, ma con una pratica che andava aldilà del cattolicesimo. Infatti nelle costruzioni gaudiniane abbondano segni e simboli che sono patrimonio di determinate società segrete. Tutti i biografi di Gaudí coincidono nel segnalare che, nella giovinezza, l'architetto si sentì attratto dalle idee sociali avanzate da Fourier e Ruskin, e che mantenne rapporti con i movimenti sociali più avanzati dell'epoca. La sua amicizia con socialisti utopici e anarchici, che avevano rapporti con gli ambienti massonici, evidente nei suoi primi lavori, ci spinge a pensare che forse fu proprio in questi ambienti che Gaudí venne a contatto col mondo delle logge. Si conosce persino la sua appartenenza a curiose associazioni di escursionismo dell'epoca (le cui finalità andavano oltre le semplici gite e i picnic campestri...). Alcuni dei suoi biografi adducono che Gaudí fu massone e che alcune delle sue opere come "La Sagrada Familia" e il "Parque Güell" hanno molteplici simboli propri della massoneria. Lo scrittore Josep Maria Carandell analizza nel suo libro "El parque Güell, utopía de Gaudí", una grande quantità di dettagli di chiara radice massonica e respinge l'argomento di mancanza di prove, visto che si trattava di un'organizzazione segreta "probabilmente unita alla massoneria inglese". Ma Carandell non è l'unico che dipinge Gaudí sotto una luce non precisamente cattolica. Il primo che evidenziò la massoneria di Gaudí fu lo scrittore anarchico Joan Llarch, nel suo libro "Gaudí, una biografía mágica". Llarch assicura che Gaudí, nel corso delle sue escursioni per la montagna, avrebbe ingerito il fungo allucinogeno Amanita muscaria, che tempo dopo porrà per bellezza in una delle casette situate all'entrata del Parque Güell. A quanto pare, questo fungo provoca stati alterati di coscienza ed il passaggio a un'altra realtà. È stato questo lo stato in cui Gaudí avrebbe 'allucinato' le forme caratteristiche della sua architettura? Eduardo Cruz, un altro dei suoi biografi, assicura che fu rosacrociano, e altri insinuano persino che ebbe tendenze panteiste ed atee. I detrattori di queste teorie assicurano che un cristiano come Gaudí non poteva essere assolutamente massone, poiché alla massoneria non importa la chiamata a un'altra vita dell'anima, in quanto crede che il corpo morto non è né uomo, né anima. Da qui la contraddizione con la dottrina cattolica che crede alla trascendenza e alla resurrezione della carne.

    Di certo c'è che, tenendo conto le contraddizioni segnalate, si osservano due tappe differenti nella vita di Gaudí. Da una parte abbiamo un Gaudí che in gioventù visse in ambienti molto vicini alla realtà delle società segrete ed iniziatiche (la cui compagnia non abbandonò mai completamente, come dimostra l'amicizia con il pittore uruguayano e noto frammassone neopitagorico Joaquim Torres García). E dall'altra, abbiamo un Gaudí che nella sua maturità, con il passare degli anni, accentuò il suo cattolicesimo, interiorizzandolo sempre di più. L'architetto diventò un mistico, al margine di qualsiasi obbedienza, rito o disciplina.

    Come è stato menzionato precedentemente, nell'opera di Gaudí si trovano innumerevoli esempi di simbologia esoterica relazionata alla massoneria, l'alchimia e l'ermetismo. Questi sono alcuni dei più importanti:


    Forno di fusione o fornello da alchimista



    Sulla scalinata dell'entrata del Parque Güell ci imbattiamo in una struttura dalla forma di tripode che al suo interno contiene una pietra non lavorata, grezza. Questo elemento rappresenta la struttura basilare di un fornello da fusione alchimista ed è una copia del modello che compare su un medaglione del portico principale della cattedrale di Notre-Dame di Parigi.
    L'Atanor è formato da una parte esterna composta da mattoni refrattari o da cemento. L'interno è pieno di cenere che avvolge uovo filosofico, la sfera di vetro al cui interno si trova la materia prima o pietra grezza. Un fuoco situato nella parte interna ha la funzione di riscaldare l'uovo, ma non direttamente, in quanto è filtrato dalla cenere.
    L'alchimia, oltre ad essere una tecnica spirituale e una forma di mistica, si basava anche sul lavoro con i minerali e le operazioni fisiche concrete e si caratterizzava dall'equivalenza o parallelismo tra le operazioni del laboratorio e le esperienze dell'alchimista sul suo stesso corpo. In questo senso, il fornello rappresentava la riproduzione del corpo, lo zolfo era l'anima, il mercurio era lo spirito, il sole il cuore e il fuoco il sangue.
    Le etimologie della parola Atanor sono due: da una parte deriverebbe dall'arabo attannûr, fornello e dall'altra proverrebbe dalla parola greca "thanatos", morte, che, con il prefisso "a", esprimerebbe il significato "non morte", cioè, vita eterna, ecc.



    I tre gradi di perfezione della materia




    Facciamo qui riferimento alla pietra grezza che si trova all'interno del fornello. La pietra non lavorata rappresenta il primo grado di perfezione della materia, il secondo grado è rappresentato dalla pietra lavorata a forma di cubo, e il terzo un cubo finito a punta, cioè, con una piramide sovrapposta. Nella simbologia massonica queste tre forme rappresentano anche le tre posizioni che si possono assumere all'interno della Loggia: apprendista, compagno e maestro; che rispecchiano a sua volta i gradi tradizionali delle confraternite operaie medievali.
    Gaudí plasmò nella Torre Bellesguard, conosciuta anche come Casa Figueras, tutto questo simbolismo. La struttura dell'edificio, situato ai piedi della Sierra de Collserola e costruito di pietra e mattoni, è formata da un cubo coronato da una piramide troncata. L'ordine dei frammassoni dice che "ogni uomo deve scolpire la propria pietra". Detta pietra sarà, sia la pietra angolare del tempio e sia la pietra angolare della personalità del massone. L'ulteriore lavoro di perfezionamento consisterà nel sovrapporre una piramide sul cubo.



    La X




    Queste simbolo si trova nella Cripta della Colonia Güell, dove è ripetuta fino a tredici volte, e anche nel Portico della Nascita della Sagrada Familia, nella croce che corona l'Albero della Vita, a cui si intreccia una grande X. Nella simbologia massonica, la X ha una grande importanza nella geometria sacra, in quanto questo simbolo si realizza sulla base di un esagono regolare e questo forma il perimetro interno di due triangoli equilateri intrecciati, i quali formerebbero la stella di Davide, che sarebbe la notazione alchimia dei quattro elementi basilari. L'esagono è una forma molto ripetuta nell'opera di Gaudí, dal quale si può persino estrarre un cubo volumetrico, se dividiamo esagono in tre rombi. Bisogna ricordare poi che la X, era la notazione alchimica del Crogiolo, uno strumento necessario per l'opera alchemica. Inoltre, la X per tradizione è anche legata all'apostolo Andrea, crocefisso su questa forma.



    Il pellicano




    Questo animale, simbolo di Cristo, lo possiamo trovare nel Museo della Sagrada Familia, era destinato al Portico della Nascita (dove ora effettivamente si trova – nota mia). Il pellicano è la rappresentazione della Morte e della Risurrezione, si diceva infatti che provasse un amore così forte per i suoi figli da lacerarsi il petto con il suo stesso becco per alimentarli, se avessero avuto fame. Un'altra versione dice che, irritato perché i suoi piccoli lo colpivano con le ali, li uccideva e poi, pentito, si suicidava conficcandosi il becco nel petto. Nell'ultima versione del tema si scarta sia il suicidio e sia l'autolesione e si narra che le sue lacrime resuscitano i suoi piccoli morti. Il grado 18º dell'ordine dei frammassoni, denominato "grado Rosacrociano", ha come simbolo il pellicano mentre si lacera il petto ed attorniato dai suoi figli; sulla sua testa c'è una croce con una rosa rossa incisa e la dicitura I.N.R.I.
    Il pellicano rappresenta la scintilla divina latente che si annida nell'uomo, il suo sangue è veicolo di vita e di resurrezione e il suo colore bianco, simboleggia il superamento della prima fase dell'opera alchemica. La terza fase implica il passaggio attraverso l'esperienza del rosso, che è plasmata nell'esplosione di una grande rosa rossa nel centro del petto.



    La salamandra, il serpente e le fiamme



    Del circolo situato sulla scalinata dell'entrata al Parque Güell è stata fatta un'interpretazione patriottico-nazionalista, ma non esiste nessuna ragione per cui Gaudí dovesse fare una dimostrazione pubblica di una cosa secondaria nella sua gerarchia di aspirazioni e convinzioni. Per questa ragione, è d'obbligo fare un'interpretazione ermetica della simbologia di questo elemento, che è l'unica integratrice del tutto: una testa di serpente situata nel centro di un grande disco, avvolta dalle fiamme e queste dall'acqua. Gli ermetici erano conosciuti come "filosofi del fuoco" e lo scopo della loro opera era quello di ordinare il caos; siccome al principio dei tempi la rovina e il male si estesero per il mondo per opera del serpente, per ordinare questo caos è necessario bruciarlo. Quindi, il circolo simboleggia il caos, l'orifiamma è la fiamma che contiene lo zolfo e il serpente, è lo spirito mercuriale.



    La lucertola




    È l'animale che scende dal fornello da alchimista fino al disco descritto poc'anzi e che è stato interpretato come una salamandra, un'iguana, persino un coccodrillo, ma la sua caratteristica più importante è il suo dorso sinuoso. Si tratta di un'immagine statica che suggerisce una sensazione di movimento molto accentuata, una nuova rappresentazione del mercurio originario, una reiterazione delle funzioni del fornello da alchimista, ovvero, operare la separazione, decantare le parti fisse del minerale da quelle volatili. Le scalinate del Parque Güell ci si presentano così come un paradigma ermetico che contiene i principi dell'opera e non in vano sono molti i testi alchemici che insistono che tutta l'opera si realizza attraverso il mercurio.



    L'albero secco e l'albero della vita




    L'amore di Gaudí nei confronti della natura fu sempre presente in tutta la sua opera. Le sue costruzioni sono piene di elementi ornamentali che fanno riferimento al regno vegetale. Il simbolismo alchemico è pieno di immagini che hanno attinenza con l'agricoltura e il regno vegetale.
    L'Albero Secco rappresenta il simbolo dei metalli scevri dai loro minerali e fusi; la temperatura del forno gli ha fatto perdere la vita e, quindi, devono essere di nuovo tratti in vita. Nell'Albero Secco esiste sempre una scintilla di vita, quella che può rendere possibile la sua risurrezione; di fatto, in esso si possono sempre vedere alcune foglie che indicano la possibilità che rinverdisca di nuovo. L'immagine dell'Albero Secco venne posta da Gaudí nelle sue opere principali, come simbolo di una natura vegetale pietrificata che tuttavia mantiene un punto vitale. Molte di queste immagini si trovano a Parque Güell. L'Albero della Vita, come indica il suo nome, è l'albero immortale, il simbolo della vita eterna. La rappresentazione iconografica più reiterata di questo tipo di albero è il cipresso. L'architetto catalano lo pone nel centro del Portico della Nascita della Sagrada Familia, attorniato da colombe bianche, che a loro volta, simboleggiano le anime rinnovate che ascendono verso il cielo.



    Il drago igneo e il labirinto




    L'immagine del drago è una costante nell'opera di Gaudí. Certamente è un'immagine a cui associamo immediatamente la leggenda di San Giorgio, patrono della Catalogna, ma, a differenza di altri architetti modernisti, Gaudí lo rappresenta sempre da solo. Il drago, posto nel cancello dei Padiglioni Güell, è ispirato da "La Atlantide" di Verdaguer; si tratta di un drago incatenato che custodisce l'accesso al giardino delle Esperidi.
    Il drago è legato al simbolismo del serpente, non è altro che un serpente con ali che getta fiamme dalla bocca o dal naso. I rosacrociani introdussero immagini di cavalieri che trafiggevano con le loro lance draghi furiosi. Analizzando le caratteristiche mitiche di questo animale, il suo ardore igneo appare come la rappresentazione dei nostri istinti più incontrollabili. Vincere questa forza, dominare il nostro spirito, implica la possibilità di penetrare nei domini dell'Essere.


    Articolo di Carlo Rondelli pubblicato da La Vanguardia Digital

    dal sito non più esistente www.lamelagrana.net
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 30-08-10 alle 22:54

  4. #4
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    Predefinito Rif: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    I due discepoli di Gaudì furono Dalì e Bognuel. Trasportarono questa sampienza simbolica nel secolo breve uno nella pittura e l'altro nel cinema, ambedue apparteranno al movimento chiamato surrealista. Gaudì anima e inizia il liberty la secessione austriaca e anticipera anche la Bauhaus. Morì da barbone perchè così lasciano questo mondo terreno questi artisti che hanno intrapreso la mistica con grazia e per puro dono! Questo sapere simbolico è stato acquisito durante la malattia che lo colpì cambiando completamentae la sua esistenza e il suo modo di vivere. Ha potuto accedere a quel polmone di sapere che è ne Nous.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    Citazione Originariamente Scritto da sideros Visualizza Messaggio
    I due discepoli di Gaudì furono Dalì e Bognuel.
    Dalí aveva un'ammirazione sconfinata per Gaudí. Ne parlava così: "... l'ultimo grande genio dell'architettura si chiamava Gaudí: ha costruito una casa che rappresenta le onde in un giorno di tempesta, e un'altra fatta come le acque tranquille di un lago. Si tratta di case reali, vere sculture dei riflessi nell'acqua... costruite in una successione asimmetrica e dinamico-istantanea di rilievi spezzati, sincopati, intrecciati... che si concretizzano in eccentriche convergenze impure e annichilenti".



    Entrambi geni visionari dalla fantasia sfrenata, avevano però uno stile di vita decisamente diverso. Riporto da un articolo di Walter Catalano...

    "Lo scrittore barcellonese Ernesto Milà traccia, in un suo recente lavoro, un interessante parallelo tra Dalí e il grande architetto catalano Antonio Gaudí. Entrambi indirizzarono il loro percorso artistico sul terreno della spiritualità affermando una loro via autonoma verso la trascendenza. Se Gaudí si mantenne nell’ambito ascetico e nella forma cattolica – lontano però dal mero cattolicesimo devozionale – praticando una sorta di personale via della mano destra caratterizzata dai frequenti digiuni, lo stretto regime vegetariano, l’orazione costante del Santo Rosario, l’astensione assoluta da qualsiasi attività sessuale, il disprezzo del denaro, la rinuncia a sé stesso e l’assorbimento completo nel proprio lavoro; Dalí invece praticò quella che in Oriente si definisce come la via della mano sinistra: la via dell’eccesso, della sperimentazione orgiastica e sfrenata di tutte le tentazioni, incluse le perversioni erotiche e le pulsioni nevrotiche distruttive. Oltre l’esibizionismo narcisistico, oltre la dilapidazione dionisiaca del proprio denaro e del proprio talento, Dalí – come un discepolo del Tantra – giunge fino alla perdita totale di sé stesso".
    Ultima modifica di Silvia; 31-08-10 alle 00:19

  6. #6
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    Predefinito Rif: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    C'e qualcosa che nessuno vuole dire, per non invischiarsi sulla storia (decisamente sputtanata, ma che nasconde molte stranezze e nelle banalità verità nascoste)ldi Renne le Chateau. Un'altro nativo della Catalogna ammirava Gaudì ma non ne ammetteva la grandezza. Il pittore era Picasso grande venditore di se stesso che arrivo a produrre dipinti in quantità industriali. Fra cento anni Picasso sarà un pittore minore, ma Gaudì sarà il maestro di un'epoca, il sacerdote che ha recuperato dalla deriva il novecento, dalla disfatta dell'architettura moderna che ha genarato le periferie informi senza anima e senza personalità. Luoghi invivibili, inferrni di cemento dove l'uomo diviene un animale in gabbia. Questa è l'età democratica dove il banale demoniaco sommerge l'uomo e la bellezza è radiata.
    Gaudì è la mente colorata, che spigiona socialità e voglia di vivere, è la vera bellezza che salva il mondo, nella convivialità!
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 24-03-17 alle 14:32

  7. #7
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    Predefinito

    TEMPLO EXPIATORIO DE LA SAGRADA FAMILIA




    Il tempio espiatorio della Sagrada Familia è un'opera unica, non solo per la fantasia esasperata che ne caratterizza l'architettura, ma anche per il simbolismo profondo che racchiude. Nonostante la tipica pianta gotica con struttura a croce latina, cinque navate, un transetto a tre navate e, nell'abside, un deambulatorio nel quale si aprono cappelle radiali, Gaudí riuscì a fare a meno di archi rampanti e contrafforti, grazie all'utilizzo sfrenato di archi inclinati e parabolici, i cosiddetti paraboloidi che, se non inventati dalla stesso Gaudí, a lui devono la riscoperta e il vasto impiego Inoltre, tutti questi elementi sono resi dinamici da strutture tese fino al limite delle possibilità della materia e dalla plasticità di tutte le superfici curve. L'opera testimonia nel modo più eloquente il percorso di ricerca di Gaudí, dalle forme gotiche della cripta a quelle drammatiche, violentate, naturalizzate della parte inferiore e superiore del transetto, fino alla delirante facciata orientale della natività, con le quattro altissime torri traforate simili a giganteschi termitai e la scabra superficie fittamente commentata da pezzi scultorei. Le torri sono percorse all'interno da vertiginose scale a chiocciola, il che fa capire perché si parli di materia tesa fino al limite delle possibilità statiche.




    Il progetto originale di Gaudì prevede 18 torri, a simboleggiare i 12 apostoli, i 4 evangelisti, la Madonna e Gesù. Quest'ultima torre, alta 170 metri, dovrebbe essere dotata di un potente faro per illuminare, non solo simbolicamente, gli uomini e l'intero quartiere, concretizzando in pieno le parole di Cristo "Io sono la luce". Ma il simbolismo è ancora più forte: tutta la chiesa è cosparsa di statue, iscrizioni e rilievi: Gaudí ha infatti realizzato la Sagrada Familia pensando a qualcosa di più che a un luogo di culto, e cioè a un "catechismo di pietra", un "libro" dove i fedeli potessero leggere. Le sculture raffigurano l'intera vita di Cristo, dalla nascita alla passione e le iscrizioni rappresentano parole cruciali per il cristiano e molte volte sono anagrammi del nome di Gesù. I rilievi, come reperti sottomarini o incrostazioni preistoriche, incorniciano il tutto. Gaudí si era prefisso il compito di mettere in scena l'intera vita di Gesù, affidando a ogni facciata un particolare periodo della sua esistenza. Così, la facciata est è quella della natività (perché ed est sorge il sole), quella ovest della passione mentre quella sud rappresenta la gloria.
    Infine, anche la natura ha un forte valore in quest'opera come in tutta l'attività di Gaudí. E così, i complicati intrecci di pilastri e archi sono ispirati alla struttura degli alberi, mentre la varietà di colori della natura si rispecchia simbolicamente nella policromia del tempio.



    Facciata ovest (Passione)

    Particolare




    Facciata est (Natività)

    Particolare
    Ultima modifica di Silvia; 04-09-10 alle 00:12

  8. #8
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    Predefinito Sagrada Familia

    Dalla morte di Gaudí ad oggi è stata completata la facciata est, interamente costruita quella ovest e le mura perimetrali si sono estese a sud. Internamente, archi inclinati e dalle forme ardite si sono moltiplicati, portando ad una prima organizzazione dello spazio interno con la costruzione di parti delle navate.

    E' il giapponese Etsuro Sotoo l'architetto che ha il compito di proseguire la costruzione della Sagrada Familia. Gaudí, che per quarantadue anni - dal 1884 fino alla morte - vi lavorò incessantemente, viene considerato un santo, tanto che recentemente è iniziato il processo di beatificazione. E non si tratta della scontata "beatificazione" in senso artistico-culturale, ma proprio nel senso religioso del termine. L'architetto che ripensò la tradizione gotica in un'audacissima commistione di colori e materiali era infatti un mistico, che trascorse una vita di povertà e solitudine, tutto teso all'ammirevole utopia di costruire la città di Dio nella città degli uomini.

    E pare sia un mistico anche Etsuro Sotoo, arrivato in Europa dall'Estremo Oriente alla fine degli anni Settanta perché desiderava "interrogare le pietre". A Barcellona incontrò l'opera di Antoni Gaudí e la sua Sagrada Familia, l'ultima delle cattedrali o meglio, come disse lo stesso Gaudí, la prima di una nuova serie, in equilibrio tra passione e ragione, e a metà tra mostro e fantasma. Un cantiere perennemente aperto, un miracolo tangibile: la leggerezza dell'anima che trascende la pesantezza del corpo, lo sforzo della pietra che si lancia verso il cielo come preghiera.

    La cattedrale dei poveri (costruita con le offerte dei fedeli), fu pensata dall'unico architetto dell'età moderna che dedicò la vita a un progetto anacronistico, tipico del Medioevo, quando la pietra veniva messa al servizio dello spirito, e lo esaltava. E gli architetti dirigevano i lavori, disegnavano, scolpivano con sudore e sangue. Gaudí ha lasciato ai successori un'idea e la libertà di interpretare e plasmare la sua opera incompleta. Una strada aperta che da oltre vent'anni l'architetto Sotoo segue, «guardando dove Gaudí guardava»: verso l'alto, lavorando la pietra come terreno in cui è possibile l'incontro tra Dio e l'uomo, tra creatore e creatura.

    Ma forse Gaudí, mistico interprete di una volontà corale, aveva previsto e voluto l'incompiutezza del tempio, perché l'espiazione si compie nel faticoso e quotidiano farsi e non nel liberatorio compiersi. E c'è chi dice che sarebbe meglio lasciare questo sconnesso e polifonico "rudere del futuro" così com'è, nella sua frammentata e geniale vitalità.



    Gli Angeli della facciata della Natività, opera di Sotoo

  9. #9
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    Predefinito Rif: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    qualche anno fa vidi un documentario su Gaudì; tra altre cose mi sono rimaste in mente due sue frasi, una sorta di principi guida nel suo modo di vedere il suo lavoro:

    - l'ornamento è il fondamento dell'architettura
    - l'architettura è lo studio dell'ordinamento della luce (in questo caso si riferisce a come la diversa architettura dell'edificio, le sue porte e finestre, influiscono sull'entrata della luce nelle stanze)
    Diciamo basta alla sinistra dei colpi di Stato e delle menzogne!

  10. #10
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    Predefinito Rif: Antoni Gaudí, il genio attraverso il simbolo

    Citazione Originariamente Scritto da QUINTO Visualizza Messaggio
    qualche anno fa vidi un documentario su Gaudì; tra altre cose mi sono rimaste in mente due sue frasi, una sorta di principi guida nel suo modo di vedere il suo lavoro:

    - l'ornamento è il fondamento dell'architettura
    - l'architettura è lo studio dell'ordinamento della luce (in questo caso si riferisce a come la diversa architettura dell'edificio, le sue porte e finestre, influiscono sull'entrata della luce nelle stanze)
    La luce, nelle opere di Gaudí, è sapientemente dosata, discreta, mai invadente. Diceva che "la virtù sta nel mezzo. Mediterraneo vuol dire in mezzo alla terra. Nel Mediterraneo si imposta la visone concreta delle cose, nella quale consiste l'arte autentica. Sulle sue rive la luce mediana è a 45 gradi, che è quella che meglio definisce le cose e ne rivela la forma; è il luogo dove sono fiorite le grandi culture artistiche, a causa di questo equilibrio di luce, né troppa né troppo poca, poiché entrambe accecano e i ciechi non vedono..." (Da J. Bergós Massó, Gaudí, el hombre y la obra, Barcellona 1974 – pag. 37)

 

 
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