User Tag List

Pagina 1 di 145 121151101 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 1442
  1. #1
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post DOTTRINA - La Voce dei Padri e dei Dottori II

    Cari amici,
    poichè non riesco a pubblicare altro sul precedente omonimo tread, ho deciso di aprirne un secondo, che terrò aggiornato in maniera analoga.
    Ringrazio tutti quelli che l'hanno visionato e che mi hanno dato suggerimenti!

    ---La prima parte di questa discussione è stata tolta dal rilievo. Ora è reperibile qui: http://forum.politicainrete.net/catt...i-dottori.html
    Ultima modifica di emv; 04-06-20 alle 19:21 Motivo: Rititolazione a scopo classificazione argomenti
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  2. #2
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: La Voce dei Padri e dei Dottori II

    Santa Monica, Vedova e Madre di Sant'Agostino, Tagaste, odierna Song-Ahras, Algeria, circa 331/332 - Ostia, Roma, 27 agosto 387 (4 maggio e 27 agosto)



    Martirologio Romano: Memoria di Santa Monica, che, data ancora giovinetta in matrimonio a Patrizio, generò dei figli, tra i quali Agostino, per la cui conversione molte lacrime versò e molte preghiere rivolse a Dio, e, anelando profondamente al cielo, lasciò questa vita a Ostia nel Lazio, mentre era sulla via del ritorno in Africa.

    Molte mamme di oggi non vivono tempi facili.
    Non è stato facile nemmeno per Monica: anche lei ha dovuto tribolare non poco per il figlio Agostino.
    Con un figlio adolescente in casa è difficile dormire sempre sonni tranquilli. Questo perché alcuni comportamenti dei figli sono fonte di apprensione e di preoccupazioni, di angoscia e di lacrime.
    Educare un figlio o una figlia adolescente nella civiltà contadina e pre-industriale riservava meno problemi di oggi. La nostra società post-moderna (e qualcuno aggiunge anche post-cristiana) si qualifica per la sua forte connotazione consumistica. E nel grande mare del consumismo i giovani nuotano molto bene, grazie al sostegno finanziario dei genitori, spesso acriticamente generosi. Con i soldi facili (talvolta troppo facili) a portata di mano e con una personalità ancora non strutturata in quanto a valori e forza di volontà, l’adolescente cade più facilmente vittima dell’uso e dell’abuso del fumo, dell’alcol e della droga, dei divertimenti aggressivi e pericolosi, dei comportamenti devianti sfocianti, talvolta, nella prostituzione e nell’Aids. E i primi a essere angosciati e distrutti da queste tragedie sono i genitori.
    Alcune mamme versano lacrime per i figli persi perché vittime delle sette pseudo religiose, o schiavi dei giochi d’azzardo, o diventati succubi delle cattive compagnie che li porteranno alla devianza sociale e ai guai con la legge. Altre piangono per i figli in carcere per propria colpa o all’ospedale per malattie incurabili di cui non hanno colpa.
    Aspettate il prossimo fine settimana con la cosiddetta “febbre del sabato sera”, e ci sarà qualche mamma che in ansia aspetterà il ritorno del figlio o della figlia dalla discoteca (lo “sballo” settimanale). Purtroppo qualcuna cambierà la propria ansia in lacrime e dolore: il figlio che aspetta non tornerà più perché è già entrato nelle statistiche delle “vittime del sabato sera”.
    A tutte queste mamme in difficoltà Monica, madre anche lei, può essere di aiuto e di conforto, di speranza e di esempio. Il figlio Agostino riconobbe che grande merito della propria conversione era della madre, grazie alle sue continue preghiere e alle tante lacrime versate. Si riferiva a questo fatto quando, nelle famose Confessioni, scrisse: “Non è possibile che un figlio di tante lacrime perisca”. E le tante lacrime erano di Monica e quel figlio che non poteva perire era lui stesso, Agostino.
    Ecco che ci viene presentata un'altra donna, un'altra madre, pure presa dall'amore di Gesù, che offre alla Chiesa il figlio delle sue lacrime, un Dottore, un Pontefice, uno dei santi più illustri che siano stati generati dalla nuova legge. Questa donna, questa madre, è Monica, due volte mamma di Agostino. La grazia ha largito questo capolavoro alla terra d'Africa; e gli uomini l'avrebbero ignorata fino all'ultimo dei giorni, se la penna del grande Vescovo d'Ippona, guidata dal suo cuore santamente filiale, non avesse rivelato ai secoli futuri questa donna, la cui vita non fu che umiltà ed amore, e che, d'ora in avanti, immortale anche quaggiù, sarà proclamata il modello e la protettrice delle madri cristiane.
    Una delle attrattive principali del libro delle Confessioni è quella che sorge dall'effusione di Agostino sulle virtù e la dedizione di Monica. Durante tutto lo sviluppo dello scritto, con quale tenera riconoscenza egli esalta la costanza di questa madre che, testimone dei traviamenti del figlio, "lo piangeva, più che non piangono le altre madri la morte corporale dei loro figliuoli" (Confess. l. iii, c. 91).
    Il Signore che, di tanto in tanto, lascia splendere un raggio di speranza nelle anime che prova, mostrò a Monica con una visione la riunione futura del figlio con la madre; e Sant'Ambrogio aveva autorevolmente affermato alla medesima che il figlio di tante lacrime non poteva perire. Ma le tristi realtà del presente opprimevano il suo cuore, e l'amore materno si univa alla fede per turbarla nei riguardi di quel figliolo che la sfuggiva, e che vedeva allontanarsi, infedele tanto a Dio quanto alla sua tenerezza. Nondimeno le amarezze di questo cuore così devoto formavano una base di espiazione che doveva più tardi essere applicata al colpevole; la preghiera ardente e continua, unita alla sofferenza, preparava la seconda nascita di Agostino. Egli stesso ci dice "con quanto più affanno lo partorisse allo spirito che non aveva fatto alla carne "(Confess. l. v, c. 9).
    Dopo lunghi anni d'angoscia, la madre ha potuto finalmente ritrovare a Milano quel figlio che l'aveva così duramente ingannata nel giorno in cui era fuggito lontano da lei per andarsene a Roma, alla ventura. Essa lo trova tuttora nell'incertezza sulla fede del cristianesimo, ma già disgustato degli errori che l'avevano sedotto. Agostino aveva fatto un passo verso la verità, pur non riconoscendola ancora. "Da allora - egli ci dice - l'anima di mia madre non portava più il lutto per un figlio perduto senza speranza; ma il suo pianto seguitava a sgorgare per ottenere da Dio la sua Risurrezione. Se non avevo ancora trovato il vero, mi ero almeno liberato dal falso. Anzi, o mio Dio, perché era certa che le avresti compiuto la grazia che le avevi promessa intera, dolcissimamente e con tutta fidanza mi rispose: "Credo in Cristo che prima ch'io chiuda quest'occhi, ti veda fedele cattolico" (Confess. l. vi, c. 1).
    Monica aveva incontrato a Milano Sant'Ambrogio, del quale Dio voleva servirsi per completare il ritorno del figlio. "Ella voleva bene al Santo Vescovo - ci dice ancora Agostino - per l'obbligo che egli aveva della mia salute; ed egli pure le aveva posto affetto nel vederla di vita sì pia, sì assidua alle buone opere e alla Chiesa: e così quando mi vedeva, usciva a dirne gran bene, rallegrandosi con me di tal madre" (Confess. l. vi, c. 2). Finalmente giunse l'ora della grazia: Agostino, ispirato dalla luce della fede, pensò ad arruolarsi nella Chiesa cristiana; però lo stimolo dei sensi, al quale aveva ceduto per tanto tempo, lo tratteneva ancora sulle sponde del fonte battesimale. Le preghiere e le lacrime di Monica ottennero dalla divina misericordia quest'ultimo tocco che abbattè le ultime resistenze del figlio.
    Dio non lasciava tuttavia imperfetta la sua opera. Trafitto da quel dardo vittorioso, Agostino si risollevava, aspirando non più soltanto alla professione della fede cristiana, ma alla virtù della continenza. Il mondo con le sue attrattive non contava più nulla per quell'anima oggetto di un intervento così potente. Nei giorni passati, Monica si occupava ancora con sollecitudine a preparare una sposa per il suo figliolo, sperando, così, evitarne l'incostanza; e invece, improvvisamente, questo figlio si presenta a lei, accompagnato dal suo amico Alipio, per dichiararle che, nel suo slancio verso il supremo bene, egli si vota, d'ora in poi, alla ricerca di ciò che è più perfetto. Ma ascoltiamo ancora lo stesso Agostino: "Andiamo di filato a dire il fatto a mia madre, che ne prende allegrezza; le raccontiamo come la cosa era andata; n'esulta e trionfa; ed esce in benedizioni a Te che sei potente ad esaudire oltre le nostre domande, oltre i nostri pensieri! Poiché nel fatto mio Tu le avevi conceduto più che non osava chiedere nei suoi gemiti e pietosi lamenti, e cambiasti il pianto di lei in allegrezza assai più abbondante che non aveva sperato e molto più cara e più casta che non si riprometteva dai figlioli della mia carne" (Confess. l. viii, c. 12). Trascorsero pochi giorni, e ben presto uno spettacolo sublime si offrì all'ammirazione degli Angeli e degli uomini nella Chiesa di Milano: Ambrogio battezzava Agostino sotto gli occhi di Monica.
    La pia donna aveva compiuto la sua missione; il suo figliolo era rinato alla società ed alla santità, ed ella aveva arricchito la Chiesa del più illustre dei suoi Dottori. Si avvicinava il momento in cui, dopo il lavoro di una lunga giornata, doveva essere chiamata a godere del riposo eterno in Colui, per l'amore del quale si era tanto affaticata ed aveva tanto sofferto. Il figlio e la madre, prossimi ad imbarcarsi per l'Africa, si trovavano ad Ostia, aspettando la nave che doveva trasportare entrambi. "Noi eravamo soli, lei e me - dice Agostino - appoggiati ad una finestra, che godeva la vista del giardino della casa, parlavamo con ineffabile dolcezza, nell'oblio del passato, tuffandoci negli orizzonti dell'avvenire, e cercavamo, tra noi due di capire, quale sarà per i santi questa vita eterna che l'occhio non ha mai visto, che l'orecchio non ha mai udito, e dove non giunge il cuore dell'uomo. E parlando cosi, nel nostro slancio verso quella vita, noi la toccammo un istante, con un balzo del nostro cuore; ma ben presto sospirammo, lasciandovi incatenate le primizie dello spirito e ridiscendemmo nel brusio della voce, nella parola che comincia e che finisce. Allora ella mi disse: 'Figliolo mio, per me nessuna cosa più ormai mi diletta quaggiù! Che cosa mi faccia io qui e perché io ci sia non so. Non ho più nulla a sperare nel mondo. Una sola cosa era che mi faceva desiderare di vivere ancora un poco, vederti cristiano cattolico prima di morire. Dio m'ha fatto più e meglio, dacché ti vedo disprezzare la felicità terrena e servire a lui. Che faccio io qui?'" (Confess. l. ix, c. 10). Il richiamo di un'anima così santa non doveva tardare; essa esalò l'ultimo respiro, quale celeste profumo, pochi giorni dopo, lasciando un ricordo incancellabile nel cuore del figlio, una cara memoria nella Chiesa, un modello perfetto dell'amore materno, in ciò che vi ha di più puro, alle madri cristiane.
    A Monica si adatta alla perfezione, la definizione che Chiara Lubich fa di Maria nei “Scritti spirituali” (Città Nuova ed.) chiamandola ‘sede della sapienza, madre di casa’; perché Monica fu il tipo di donna che seppe appunto imitare Maria in queste virtù, riuscendo ad instillare la sapienza nel cuore dei figli, donando al mondo quel genio che fu Aurelio Agostino, Santo Vescovo e Dottore della Chiesa, che ci ha lasciato ritratti di lei nelle "Confessiones", nel "De Beata Vita", nei "Dialoghi" e nelle lettere; egli infatti scrisse: “Non ho parole sufficienti per esprimere il profondo affetto che provava per me…Aveva il corpo debole di una donna, ma la fede forte di un uomo, la dignità appropriata all’età, un amore materno per suo figlio e una cristiana devozione”
    Nacque a Tagaste, antica città della Numidia, nel 332 in una famiglia di buone condizioni economiche e profondamente cristiana; contrariamente al costume del tempo, le fu permesso di studiare e lei ne approfittò per leggere la Sacra Scrittura e meditarla.
    La nutrice fece il resto, insegnandole le preghiere: questa donna era quindi parte della famiglia, ben voluta, di ottima condotta e saggezza, e possiamo immaginare anche un po’ anziana. Agostino fa un grande elogio di lei: “Era energica nel punire con santa severità quando era opportuno e ricca di saggezza nell’istruire”. La dottrina del permissivismo in educazione, seguita da non pochi genitori ed educatori di oggi, non faceva parte del bagaglio di questa nutrice: era severa ma con saggezza, correggeva ma con tatto, sapeva anche punire ma con giustizia. Nei migliori trattati di pedagogia non deve mancare un capitolo sui “castighi” e giustamente. Questo anche perché il peccato originale e le sue conseguenze sono una verità di fede, e non è stato ancora cancellato (o superato) dalla tecnologia moderna. Del resto di castighi ne parlava un super educatore come Don Bosco, che di ragazzi se ne intendeva. Dice Agostino che la nutrice di sua madre era saggia nell’istruire e coscienziosa quando doveva correggerla.
    Monica non era nata santa, lo diventò con pazienza, con costanza ed umiltà. Nella sua vita non riscontriamo, come in altre sante, una partenza bruciante sulla strada della perfezione evangelica fin da fanciulla. Aveva i propri difetti e difficoltà che seppe superare. Un esempio: a Monica piaceva il vino. E non poco. L’aveva raccontato lei stessa, nella sua grande umiltà, al figlio Agostino. Questo è segno di santità: “Quando i genitori credendola sobria, le ordinavano secondo i costumi, di andare ad attingere vino, ella, prima di versare il vino nel fiasco... ne beveva un pochino”. Solo un po’, naturalmente. All’inizio. Ma bevi oggi, bevi domani, la debolezza era diventata un’abitudine negativa, una schiavitù (oggi si direbbe una dipendenza).
    La nutrice, alla quale non sfuggiva nulla e che aveva intuito tutto, ebbe il coraggio di intervenire. Un giorno, bisticciando con la ragazza le rinfacciò quella debolezza chiamandola “ubriacona”. Qualche “padroncina” di oggi avrebbe minacciato rappresaglie feroci o addirittura il licenziamento per quella “vecchia domestica” che osava tanto e non si faceva gli affari suoi. Monica invece accettò la verità anche se le faceva male, riconobbe l’abitudine non lodevole, e se ne liberò. Anche questo è santità.
    Nel pieno della giovinezza, verso il 353, fu data in sposa a Patrizio, un modesto proprietario di Tagaste, legionario e membro del Consiglio Municipale, non ancora cristiano, buono ed affettuoso ma facile all’ira ed autoritario.
    Per il suo carattere, pur amando intensamente Monica, non le risparmiò asprezze e infedeltà; tuttavia Monica riuscì a vincere, con la bontà e la mansuetudine, sia il caratteraccio del marito, sia i pettegolezzi delle ancelle, sia la suscettibilità della suocera.
    Una donna meno forte e convinta nella fede cristiana avrebbe invocato subito la separazione o il divorzio. Monica no, voleva rimanere fedele al proprio matrimonio (“nella buona e nella cattiva sorte”) ma senza chiudere gli occhi sulle “malefatte” del suo compagno di vita.
    E così la seconda battaglia che lei vinse, dopo il vino, fu quella del marito. Battaglia paziente, dolorosa, lunga, ma vittoriosa: riuscì infatti a guadagnare al Signore anche lui. Questi morirà nel 371, dopo essere diventato buon cristiano grazie alla preghiera incessante, alle lacrime e alla pazienza della moglie Monica. Scrisse Agostino: “Così non ebbe più da piangere quelle sue infedeltà che aveva dovuto tollerare quando egli non era ancora credente”. Anche questo è santità.
    A 22 anni le nacque il primogenito Agostino, in seguito nascerà un secondo figlio, Navigio ed una figlia di cui s’ignora il nome, ma si sa che si sposò, poi rimasta vedova divenne la badessa del monastero femminile di Ippona.
    Le notizie che riportiamo sono tratte dal grande libro, sempre attuale e ricercato anche nei nostri tempi, le “Confessioni”, scritto dal figlio Agostino, che divenne così anche il suo autorevole biografo. Da buona madre diede a tutti con efficacia, una profonda educazione cristiana; dice Sant'Agostino che egli bevve il nome di Gesù con il latte materno; il bambino appena nato fu iscritto fra i catecumeni, anche se secondo l’usanza del tempo non fu battezzato, in attesa di un’età più adulta; crebbe con l’insegnamento materno della religione cristiana, i cui principi saranno impressi nel suo animo, anche quando era in preda all’errore.
    Monica aveva tanto pregato per il marito affinché si ammansisse ed ebbe la consolazione, un anno prima che morisse, di vederlo diventare catecumeno e poi battezzato sul letto di morte nel 369.
    Monica aveva 39 anni e dové prendere in mano la direzione della casa e l’amministrazione dei beni, ma la sua preoccupazione maggiore era il figlio Agostino, che se da piccolo era stato un bravo ragazzo, da giovane correva in modo sfrenato dietro i piaceri del mondo, mettendo in dubbio persino la fede cristiana, così radicata in lui dall’infanzia; anzi egli aveva tentato, ma senza successo, di convincere la madre ad abbandonare il cristianesimo per il manicheismo, riuscendoci poi con il fratello Navigio.
    Il Manicheismo era una religione orientale fondata nel III secolo d.C. da Mani, che fondeva elementi del cristianesimo e della religione di Zoroastro, suo principio fondamentale era il dualismo, cioè l’opposizione continua di due principi egualmente divini, uno buono e uno cattivo, che dominano il mondo e anche l’animo dell’uomo.
    Le vicende della vita di Monica sono strettamente legate a quelle di Agostino, così come le racconta lui stesso; lei rimasta a Tagaste continuò a seguire con trepidazione e con le preghiere il figlio, trasferitosi a Cartagine per gli studi, e che contemporaneamente si dava alla bella vita, convivendo poi con un’ancella cartaginese, dalla quale nel 372, ebbe anche un figlio, Adeodato.
    Dopo aver tentato tutti i mezzi per riportarlo sulla buona strada, Monica per ultimo gli proibì di ritornare nella sua casa. Pur amando profondamente sua madre, Agostino non si sentì di cambiare vita, ed essendo terminati con successo gli studi a Cartagine, decise di spostarsi con tutta la famiglia a Roma, capitale dell’impero, di cui la Numidia era una provincia; anche Monica decise di seguirlo, ma lui con uno stratagemma la lasciò a terra a Cartagine, mentre s’imbarcavano per Roma.
    Quella notte Monica la passò in lagrime sulla tomba di San Cipriano; pur essendo stata ingannata, ella non si arrese ed eroicamente continuò la sua opera per la conversione del figlio; nel 385 s’imbarcò anche lei e lo raggiunse a Milano, dove nel frattempo Agostino, disgustato dall’agire contraddittorio dei manichei di Roma, si era trasferito per ricoprire la cattedra di retorica.
    Forse Agostino credeva che più andava verso nord, più la madre rimaneva... lontana. E si sbagliava di grosso. Monica non aveva ormai nessun interesse, nessuna preoccupazione, nessun obiettivo terreno che la sua conversione. E questo amore, anche se tra le lacrime, non si lasciava spaventare dalle distanze e dai disagi che comportavano i viaggi di allora. E così Monica, per amore del figlio prodigo, fuggito lontano, dopo aver viaggiato con il mare in tempesta, arrivò nell’anno 385 a Milano, accompagnata da Navigio, fratello di Agostino.
    Qui Monica ebbe la consolazione di vederlo frequentare la scuola di Sant'Ambrogio, Vescovo di Milano e poi il prepararsi al battesimo con tutta la famiglia, compreso il fratello Navigio e l’amico Alipio; dunque le sue preghiere erano state esaudite; il Vescovo di Tagaste le aveva detto: “È impossibile che un figlio di tante lagrime vada perduto”.
    Tutti e due seguirono le sue omelie, tutte e due rimasero molto bene impressionati (anche se Agostino all’inizio badava più alla forma retorica che alla sostanza). Ambrogio predicava, Monica pregava (e faceva opere di carità), Agostino pensava, e passava di crisi in crisi e di filosofia in filosofia, dal manicheismo allo scetticismo, dai neo accademici e ai neoplatonici. La grazia di Dio intanto, per vie misteriose come sempre, lavorava su tutti.
    Restò al fianco del figlio consigliandolo nei suoi dubbi e infine, nella notte di Pasqua del 387, poté vederlo battezzato insieme a tutti i familiari; ormai cristiano convinto profondamente, Agostino non poteva rimanere nella situazione coniugale esistente; secondo la legge romana, egli non poteva sposare la sua ancella convivente, perché di ceto inferiore e alla fine con il consiglio di Monica, ormai anziana e desiderosa di una sistemazione del figlio, si decise di rimandare, con il suo consenso, l’ancella in Africa, mentre Agostino avrebbe provveduto per lei e per il figlio Adeodato, rimasto con lui a Milano.
    A questo punto Monica pensava di poter trovare una sposa cristiana adatta al ruolo, ma Agostino, con sua grande e gradita sorpresa, decise di non sposarsi più, ma di ritornare anche lui in Africa per vivere una vita monastica, anzi fondando un monastero.
    Ci fu un periodo di riflessione, fatto in un ritiro a Cassiciaco presso Milano, con i suoi familiari ed amici, discutendo di filosofia e cose spirituali, sempre presente Monica, la quale partecipava con sapienza ai discorsi, al punto che il figlio volle trascrivere nei suoi scritti le parole sapienti della madre, con gran meraviglia di tutti, perché alle donne non era permesso interloquire.
    Presa la decisione, partirono insieme con il resto della famiglia, lasciando Milano e diretti a Roma, poi ad Ostia Tiberina, dove affittarono un alloggio, in attesa di una nave in partenza per l’Africa.
    Nelle sue ‘Confessioni,’ Agostino narra dei colloqui spirituali con sua madre, che si svolgevano nella quiete della casa di Ostia, ricevendone conforto ed edificazione; ormai più che madre ella era la sorgente del suo cristianesimo; Monica però gli disse anche che non provava più attrattiva per questo mondo, l’unica cosa che desiderava era che il figlio divenisse cristiano, ciò era avvenuto, ma non solo, lo vedeva impegnato verso una vita addirittura di consacrato al servizio di Dio, quindi poteva morire contenta.
    Nel giro di cinque-sei giorni, si mise a letto con la febbre, perdendo a volte anche la conoscenza; ai figli costernati, disse di seppellire quel suo corpo dove volevano, senza darsi pena, ma di ricordarsi di lei, dovunque si trovassero, all’altare del Signore. Agostino con le lagrime agli occhi le dava il suo affetto, ripetendo “Tu mi hai generato due volte”.
    La malattia (forse malaria) durò nove giorni e il 27 agosto del 387, Monica morì a 56 anni. Donna di grande intuizione e di straordinarie virtù naturali e soprannaturali, si ammirano in lei una particolare forza d’animo, un’acuta intelligenza, una grande sensibilità, raggiungendo nelle riunioni di Cassiciaco l’apice della filosofia.
    Rispettosa e paziente con tutti, resisté solo al figlio tanto amato, che voleva condurla al manicheismo; era spesso sostenuta da visioni, che con sicuro istinto, sapeva distinguere quelle celesti da quelle di pura fantasia.
    Leggiamo nelle "Confessioni" del figlio Agostino: "Pochi giorni dopo l’estasi di Ostia (piccolo assaggio della Patria definitiva o Paradiso) Monica colpita dalla febbre, si mise a letto, e si preparò all’incontro con Dio, che lei desiderava con tutte le forze. Non aveva nessuna preoccupazione né di morire né di essere lontano dalla sua terra, dove aveva preparato con cura la propria tomba accanto al marito. Fece solo una raccomandazione ai presenti: si ricordassero di lei nell’Eucarestia. Alla domanda se non aveva paura di lasciare il proprio corpo in terra straniera, così lontana dalla propria patria, lei rispose: “Nulla è lontano da Dio, e non c’è da temere che alla fine del mondo egli non ritrovi il luogo da cui risuscitarmi”...Pochi giorni prima che lei morisse... accadde, credo per misteriosa disposizione delle tue vie, che ci trovassimo lei ed io soli... C’era un grande silenzio... Parlavamo, fra noi, soavissimamente, dimentichi del passato e protesi verso l’avvenire. Ci domandavamo, davanti alla presenza della verità e cioè di te, o Signore, quale fosse mai quella vita eterna dei beati che “nessun occhio vide, nessun orecchio udì, che rimane inaccessibile alla mente umana”. Aprivamo avidamente il nostro cuore al fluire celeste della tua fonte, la fonte della vita, che è in te, per esserne un poco irrorati, per quanto era possibile alla nostra intelligenza, e poterci così formare un’idea di tanta sublimità.
    Eravamo giunti alla conclusione che qualsiasi piacere dei sensi del corpo, anche nel maggior splendore fisico, non solo non deve essere paragonato alla felicità di quella vita, ma nemmeno nominato; ci rivolgemmo poi con maggior intensità d’affetto verso l’“Ente in sé”, ripercorrendo a poco a poco tutte le creature materiali fin su al cielo da cui il sole, la luna e le stelle mandano la loro luce sulla terra. E la nostra vista interiore si spinse più in alto, nella contemplazione, nell’esaltazione, nell’ammirazione delle tue opere; e arrivammo al pensiero umano, e passammo oltre, per raggiungere le regioni infinite della tua inesauribile fecondità, nelle quali nutri Israele con il cibo della verità, dove la vita è la sapienza che dà l’essere a tutte le cose presenti, passate e future: ed essa non ha successione, ma è come fu, come sarà, sempre. Anzi meglio, non esiste in lei un “fu”, un “sarà”, ma solo “è”, perché è eterna: il fu e il sarà non appartengono all’eternità. E mentre parlavamo e anelavamo ad essa la cogliemmo un poco con lo slancio del cuore e sospirando vi lasciammo unite le primizie dello spirito per ridiscendere al suono delle nostre labbra, dove la parola trova il suo inizio e la sua fine. Quale possibilità di confronto tra essa e il tuo Verbo, che permane in se stesso, e non invecchia e rinnova tutto?"
    Il suo corpo rimase per secoli, venerato nella chiesa di Sant' Aurea di Ostia, fino al 1162. Un canonico regolare di Arouaise, nel passo di Calais, lo trafugò, e poi, lo trasportò nel suo monastero. Siccome non si conosceva la data del trapasso di Monica, i canonici di Arouaise, che festeggiavano il 5 maggio la conversione di Agostino, celebrarono nella vigilia la festa di colei di cui avevano avuto le reliquie.
    Il 9 aprile del 1430, le sue reliquie furono traslate a Roma nella chiesa di San Trifone, oggi di Sant'Agostino, poste in un artistico sarcofago, scolpito da Isaia da Pisa, sempre nel sec. XV.
    Santa Monica, considerata modello e patrona delle madri cristiane, è molto venerata; il suo nome è fra i più diffusi fra le donne. La sua festa si celebra il 27 agosto, il giorno prima di quella del suo grande figlio il Vescovo di Ippona Sant'Agostino, che per una singolare coincidenza, morì il 28 agosto 430.
    La sua arma segreta fu la preghiera, grazie alla quale ella ebbe la gioia in vita di vedere anzitutto il marito Patrizio abbracciare la fede e, in seguito, di assistere alla conversione ed al battesimo cristiano del Figlio Agostino. Per questo Santa Monica è la protettrice delle donne sposate, delle madri e delle vedove e si invoca per l’educazione religiosa e la salvezza dell’anima dei propri figli.
    O madre illustre tra tutte le altre, la cristianità onora in te uno dei tipi più perfetti dell'umanità rigenerata da Cristo. Prima del Vangelo, durante i lunghi secoli in cui la donna fu tenuta nell'avvilimento, la maternità non potè avere che un'azione timida, e assai spesso volgare, sull'uomo: la sua missione ordinariamente si limitava alle cure fisiche; e se il nome di qualche madre ha trionfato dall'oblio, è unicamente perché esse avevano saputo preparare i loro figli per la gloria passeggera di questo mondo. Non s'incontrano, in quegli antichi tempi profani, mamme che si siano assunto il compito d'indirizzare al bene i figlioli; che li abbiano seguiti nei loro passi, per sostenerli nella lotta contro l'errore e le passioni, per risollevarsi dalle cadute; non se ne trovano che si siano votate alla preghiera e alle lacrime continue, per ottenere il loro ritorno alla verità e alla virtù. Solamente il cristianesimo ha rivelato alla madre e la sua missione e il suo potere.
    Come hai saputo dimenticar te stessa, o Monica, in questa ricerca incessante della salvezza di un figlio! È per lui che vivi, dopo Dio; vivere in quel modo per il tuo figliuolo, non è vivere anche per il Signore, che si è degnato volere il tuo aiuto per salvarlo? Che t'importa la gloria e il successo di Agostino nel mondo, quando pensi ai pericoli eterni che egli corre, quando tremi di vederlo eternamente separato da Dio e da te? Allora non c'è sacrificio, non c'è dedizione di cui non sia capace questo cuore di madre, verso la rigorosa giustizia di cui la tua generosità non intende frustrare i diritti. Durante lunghi giorni e lunghe notti, aspetti pazientemente l'ora del Signore; l'ardore della tua preghiera si raddoppia; sperando contro ogni speranza, arrivi a sentire, nel fondo del cuore, l'umile e solida fiducia che il figlio di tante lacrime, non perirà. Ed è allora che il Signore "preso da compassione" per te, come lo fu per l'addolorata Madre di Naim, fa sentir la sua voce, alla quale nulla resiste. "Giovinetto, te lo dico io, alzati!" (Lc 7,13), e rende, pieno di vita, a sua madre quello di cui essa piangeva il trapasso, ma dal quale non aveva voluto separarsi.
    Quale ricompensa per il tuo cuore materno, o Monica! Il Signore non si è accontentato di renderti Agostino pieno di vita; dal fondo degli abissi degli errori e delle passioni, ecco che lo eleva, senza vie intermedie, fino al bene più perfetto. La tua richiesta era che divenisse cristiano e cattolico, che spezzasse finalmente i vincoli umilianti e funesti; ed ora la grazia l'ha condotto fino alla serena regione dei consigli evangelici. La tua missione è oltremodo compiuta, Madre felice! Sali adesso al cielo: è là che, attendendo la riunione eterna, d'ora in poi contemplerai la santità e l'azione di questo figlio la cui salvezza è opera tua e la cui gloria, così radiosa e così pura, circonda fin da quaggiù il tuo nome di una dolce aureola.
    Dalla felicità di cui godi, insieme con quel figlio che ti deve la vita del tempo e dell'eternità, volgi uno sguardo, o Monica, su tante madri cristiane che stanno compiendo in questo momento, sulla terra, la dura e nobile missione che tu stessa assolvesti. Anche i loro figlioli sono morti, della morte che porta il peccato, ed esse vorrebbero, a forza d'amore, rendere loro la sola vera vita. Dopo la Madre della misericordia, è a te che si rivolgono, o Monica; a te, le cui preghiere e lacrime furono così potenti e feconde. Prendi la loro causa tra le tue mani; un cuore così tenero e pieno di dedizione, non può mancare di compatire quelle angoscio di cui esso stesso provò per tanto tempo tutto il rigore. Degnati aggiungere la tua intercessione ai loro voti; adotta questi nuovi figli che esse ti presentano, e saranno rassicurate.
    Sostieni il loro coraggio, insegna loro a sperare; fortificale nei sacrifici a prezzo dei quali Dio concede il ritorno di quelle anime care. Esse, allora, capiranno che la conversione di un'anima è un miracolo di ordine più elevato di quello della risurrezione di un morto; esse sentiranno che la divina giustizia, per rinunziare ai suoi diritti, esige un compenso, e che questo sta a loro di fornirglielo. Il cuore si spoglierà di quel segreto egoismo che si nasconde, così spesso, anche nei sentimenti in apparenza più puri. Che esse domandino a se stesse, se si rallegrerebbero quanto te, o Monica, vedendo i figli tornati al bene, sfuggir ancora una volta per darsi al Signore. Se così fosse, che esse non abbiano timore, poiché sono potenti davanti al cuore di Dio: presto o tardi la grazia tanto desiderata discenderà dal cielo sul figliol prodigo, ed egli ritornerà a Dio ed alla madre sua.
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  3. #3
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: La Voce dei Padri e dei Dottori II

    "Figliolo mio, per me nessuna cosa più ormai mi diletta quaggiù! Che cosa mi faccia io qui e perché io ci sia non so. Non ho più nulla a sperare nel mondo. Una sola cosa era che mi faceva desiderare di vivere ancora un poco, vederti cristiano cattolico prima di morire. Dio m'ha fatto più e meglio, dacché ti vedo disprezzare la felicità terrena e servire a Lui. Che faccio io qui?"
    “Nulla è lontano da Dio, e non c’è da temere che alla fine del mondo egli non ritrovi il luogo da cui risuscitarmi”
    (ultime frasi di Santa Monica, riportate dal figlio Sant'Agostino nelle sue "Confessioni")
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  4. #4
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: La Voce dei Padri e dei Dottori II

    San Cesario di Arles, Vescovo, Chalon sur Saone, Francia, 470/471 circa - Arles, Francia, 27 agosto 543 (27 agosto)



    Martirologio Romano: Ad Arles in Provenza, San Cesario, Vescovo: dopo aver condotto vita monastica nell’isola di Lérins, fu elevato all’episcopato contro la sua volontà; scrisse e raccolse in un corpo unico sermoni per le festività destinati alla lettura dei sacerdoti, perché fossero loro d’aiuto nella catechesi al popolo; compose inoltre regole sia per gli uomini che per le vergini allo scopo di disciplinarne la vita monastica.

    "E' un monaco esemplare", diconocerti confratelli. "Troppo esemplare", mormorano certi altri, meno spirituali.Infatti nel monastero gli fanno amministrare la mensa, e lui raziona severamentecibo e bevande a tutti, cominciando da sé stesso. Nato nel 470 a Chalon sur Saone da una famiglia gallo-romana di limitate risorse,sui vent’anni si è fatto monaco a Lérins, nel minuscolo arcipelago al largo di Cannes,presso il monastero che è già un illustre centro di studi e spiritualità.
    A Lérins, Cesario rimane per sette anni e poi il Vescovo Eonio di Arles lo chiama presso di sé, gli conferisce il sacerdozio e lo manda in un altro monastero a riportarela disciplina. È un po’ la sua specialità:«Uso severità perché dovrò renderne conto al Giudice eterno». Intorno ai 33 anni, morto Eonio, eccolo, suo malgrado, Vescovo di Arles,l’antica città sul Rodano, capitale della Gallia romana dal 395 fino alla caduta dell’Impero d’Occidente.
    Ora la Gallia è un enorme condominio di Ostrogoti, Visigoti, Burgundi, ai quali si aggiungono dal Nord i Franchi,futuri padroni di tutto. Cesario è Vescovo dei cattolici in una terra dove comandano i Visigoti ariani, con le campagne ancora scarsamente e irregolarmente evangelizzate, e quindi dominate dal paganesimo. Lui però si considera debitore di tutti, chiamato a offrire aiuto in un tempo disgraziato, con tanti prigionieri di guerra, tanta gente deportata altrove, famiglie smembrate... In questa situazione, Cesario si realizza come il tipico Vescovo dei “tempi di ferro”, difensore di tuttigli indifesi, che cresce in autorità per la sua dedizione alle popolazioni che nessun altro aiuta. Vende gli oggetti preziosi delle chiese per pagare i riscatti, si rivolge ai governanti e ai sovrani Visigoti e Burgundi; si ritrova pure accusato di congiura (ma dimostra poi la sua innocenza).E costruisce ad Arles l’ospedale più importante di tutta la Gallia.
    Fu un grande Vescovo, predicatore, teologo e amministratore; il suo zelo e il suo prestigio fecero di lui il più grande Vescovo della Gallia del suo tempo.
    Il suo zelo pastorale si manifestò soprattutto nella carità (riscatto dei prigionieri, assistenza agli indigenti e ai profughi, rimpatrio dei deportati, costruzione di ospedali, ecc.) e nella predicazione della parola di Dio. Visite pastorali, lotta contro il paganesimo, costruzione di chiese, formazione intellettuale e spirituale del clero completano il quadro della sua attività pastorale.
    Nei suoi quarant’anni da Vescovo, Cesario promuove concili locali e sinodi per affrontare problemi di dottrina, di organizzazione e disciplina ecclesiastica.Ma è soprattutto un grande predicatore.Col suo consueto rigore, ammonisce i preti: «Chi non predica la Parola di Dio dovrà renderne conto al Giudice». Dà al suo clero anche indicazioni pratiche sul modo di parlare, specialmente alla gente di campagna; e a quei preti che proprio non se la cavano, manda copia delle sue prediche. Molte di esse sono giunte fino a noi grazie alle ricerche del benedettino francese Padre Leopoldo Germano Morin. Cesario predica per lo più ricorrendo al metodo delle domande e risposte, presentando i suoi concetti attraverso immagini familiari ai fedeli: e poi le sue prediche sono brevi; una ventina di minuti. Si può dire che Cesario abbia continuato a predicare anche dopo la morte, perché i suoi sermoni hanno avuto un’ampia diffusione nell’Alto Medioevo, e sono stati utilizzati da generazioni di predicatori.
    L'opera scritta di Cesario comprende oltre duecento sermoni in latino. Si conoscono inoltre molte lettere, di cui una a Papa Simmaco, e un testamento; due regole monastiche, l'una per i monaci, l'altra, più celebre, per le monache; due admonitiones, l'una al clero, l'altra ai vescovi della sua giurisdizione; una "Expositio in Apocalypsim" e vari trattati.
    Il Vescovo-monaco è anche autore della Regola per un monastero femminile (fondato da sua sorella Cesaria), poi accolta anche da comunità maschili.
    Morto già in fama di santità il 27 agosto 543, Cesario viene sepolto nella Basilica di Santa Maria,devastata durante l’invasione saracena dell’VIII secolo. Ad Arles si conserva il coperchio del suo sarcofago, ma le sue reliquie sono state disperse durante la Rivoluzione Francese.
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  5. #5
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: La Voce dei Padri e dei Dottori II

    "Uso severità perché dovrò renderne conto al Giudice eterno"
    "Chi non predica la Parola di Dio dovrà renderne conto al Giudice"
    "Verrà in soccorso delle province un principe che è stato esiliato in gioventù e che riacquisterà la corona dei gigli. Questo principe estenderà il suo dominio sull’intero universo. Nello stesso periodo ci sarà un grande Papa che sarà eccelso in santità e perfetto in ogni qualità. Questo Papa avrà al suo fianco il Grande Monarca, un uomo di grandi virtù, che sarà un discendente della santa stirpe dei re francesi. Il Grande Monarca assisterà il Papa nella riforma di tutta la terra. Molti principi e nazioni che stanno vivendo nell’errore e nell’empietà si convertiranno e una mirabile pace regnerà fra gli uomini per molti anni, perché l’ira di Dio sarà stata placata con il loro pentimento, la penitenza e le buone opere. Ci sarà una legge comune, una sola fede, un battesimo, una religione. Tutte le nazioni riconosceranno la Santa Sede di Roma e tributeranno il giusto omaggio al Papa. Ma dopo un tempo considerevole il fervore si raffredderà, abbonderà l’iniquità e la corruzione morale diventerà peggiore che mai, ed essa porterà sul genere umano l’ultima e peggiore persecuzione dell’Anticristo e la fine del mondo".
    "« Va' prima a riconciliarti con il tuo fratello » Sapete quello che diremo a Dio nella preghiera prima di giungere al momento della comunione : « Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. » Preparatevi dunque dentro di voi a pardonare, poiché state per incontrare queste parole nella preghiera. Come le direte ? Forse non le direte ? In definitiva, questa è proprio la mia domanda : Direte queste parole, sì o no ? Detesti tuo fratello e pronunci : « rimetti a noi come noi rimettiamo. » Evito queste parole, dici. Però, allora, stai veramente pregando ? State ben attenti, fratelli. Fra poco, pregherete : perdonate con tutto il cuore ! Vuoi fare, tu, un processo al tuo nemico ? Fa' prima il processo del tuo cuore. Di' a questo tuo cuore : smetti di odiare. Ora, siccome non vuoi perdonare, la tua anima si rattrista quando le dici : « smetti di odiare ». Ebbene, rispondile : « perché ti rattristi, anima mia ? perché su di me gemi ? Spera in Dio » (Sal 41,6). Sei a disagio, sospiri, il tuo male ti ferisce, non riusci a disfarti dell'odio. Spera in Dio, è lui il medico. E' stato appeso alla croce per te, senza tuttavia arrivare alla vendetta. E tu, stai cercando proprio la tua vendetta, poiché è questo il senso del tuo rancore. Guarda il tuo Dio sulla croce. Soffre per te, affinché il suo sangue diventi il tuo rimedio. Vuoi vendicarti ? Guarda il Cristo crocifisso, ascoltalo pregare : « Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 34). "

    (dagli scritti di San Cesario d'Arles)
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  6. #6
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: La Voce dei Padri e dei Dottori II

    Sant'Amedeo di Losanna, Vescovo, Chatte (Dauphiné, Francia), 21 gennaio 1110 - Lausanne (Vaud, Svizzera), 27 agosto 1159 (27 agosto)



    Martirologio Romano: A Losanna nell’odierna Svizzera, Sant’Amedeo, Vescovo, che, monaco di Chiaravalle, fu posto come Abate del cenobio di Hautecombe e, divenuto poi Vescovo, istruì con cura i giovani, formò un clero pio e puro e celebrò nella sua predicazione la Beata Vergine Maria.

    Sant’Amedeo, appartenente alla nobile famiglia dei Clermont imparentata con la casa reale di Franconia, nacque il 21 gennaio 1110 in Val d’Isèr nel castello di Chatte, nel Delfinato francese.
    Suo padre era il Beato Amedeo di Clermont il Vecchio, signore di Hauterive, nella regione Drôme, che abbandonò il mondo con altri sedici cavalieri suoi vassalli entrando nell’Ordine dei Cluniacensi a Bonnevaux. Morì nel 1150, dopo essersi prodigato nella fondazione di vari monasteri.
    Tornando dunque al figlio, entrò anch’egli a Bonnevaux con il padre quando non aveva ancora compiuto i dieci anni di età. La sua formazione prosegui poi nel celebre monastero di Cluny dal 1121 e presso la corte reale tedesca, accolto dal parente Corrado, futuro imperatore di Germania.
    Ma il giovane Amedeo non si sentiva assolutamente attratto dal mestiere delle armi e nel 1125 giunse alla decisione di iniziare il noviziato nel monastero di Clairvaux, sotto la preziosissima guida di San Bernardo.
    Nel 1139 Amedeo fu eletto abate dell’abbazia di Hautecombe (Altacomba), in Savoia, recentemente fondata dal conte Amedeo III per divenire la prima necropoli del casato sabaudo. Già durante tale periodo era conosciuto come il “saggio di Savoia”.
    Dal 1145 dovette rinunciare a tale carica, chiamato ad occupare la sede episcopale di Losanna, oggi città capoluogo del cantone svizzero del Vaud. Ricevette la consacrazione episcopale il giorno del suo compleanno, festa di Sant’Agnese.
    Esercitò il suo ministero nello spirito della riforma cistercense, ma oltre alle funzioni di vescovo dovette occuparsi anche di politica. Alla morte del conte Amedeo III di Savoia, avvenuta nel corso di una crociata, fu infatti nominato tutore del piccolo Umberto III, venerato poi come “beato”. Partecipò a parecchie Diete dell’imperatore Federico I Barbarossa, che lo nominò Gran cancelliere del regno di Borgogna. Coinvolto in conflitti nobiliari, specialmente con il conte Amedeo di Ginevra, e quindi costretto per un certo tempo all'esilio, riuscì a giungere a un compromesso con il duca Konrad von Zähringen.
    Tutti questi avvenimenti potrebbero farci pensare che Amedeo sia stato soprattutto un buon politico. Ma vi è un’altra faccia della sua vita.
    Egli amava definirsi “Amedeus peccator Lausannensis vocatus episcopus”.
    Apostolo infaticabile, fu anche pastore sollecito nella formazione dei giovani e del clero. Era anche solito ritirarsi in un castello nei pressi di Chexbres per potersi assicurare dei tempi di preghiera e di meditazione.
    Egli affidò Losanna alla particolare protezione di Maria.
    Amedeo ci ha lasciato alcuni scritti tra cui, oltre ad una lettera ai suoi figli spirituali della Chiesa di Losanna, otto omelie mariane che hanno le caratteristiche di veri trattati teologici sulla grandezza della Madre di Dio e che gli meritarono di essere considerato un assertore dell’Assunzione di Maria.
    I loro titoli sono:
    1. Des fruits et des fleurs des vertus de la Sainte Vierge.
    2. De la Justification ou Grâce intérieure de la Sainte Vierge.
    3. De l’Incarnation du Seigneur.
    4. De l’enfantement de la Vierge et de la naissance de Jésus-Christ.
    5. De la force d’âme, ou du martyre de la Sainte Vierge.
    6. De la joie et de l’admiration de la Sainte Vierge à la Résurrection et ° l’Ascension de Jésus-Christ.
    7. De la mort de la Sainte Vierge , de son Assomption et de son exaltation à la droite de son Fils.
    8. De la plénitude de perfection dans la Sainte Vierge, de sa gloire et de la puissance de sa proctetion.
    Il suo è uno stile fresco, encomiastico e quasi ingenuo, anche nell’affrontare argomenti come la Divina Maternità, la Regalità, l’Assunzione, la Verginità e la Mediazione della Beata Vergin Maria, che egli concepisce quale “Nuova Eva”. Amedeo ci presenta la posizione di Maria nell’economia della salvezza e riscontra in lei il punto di incontro tra i due Testamenti, paragonati a due canestri d’oro posti ai lati di Maria: l’antico profetizza gli eventi futuri ed il Nuovo loda l’onnipotenza di Colui che li ha portò a compimento. In tutto ciò Maria presenziò sempre accanto al Figlio che compie la volontà del Padre.
    Nell’esporre il progresso spirituale di Maria, Amedeo illustrò gli effetti dei sette doni dello Spirito Santo su Maria: il Timore di Dio opera la giustificazione di Maria, la Pietà unisce Maria allo Spirito Santo quasi in una vera alleanza nuziale, la Scienza è diffusa nel mondo da Maria tramite il suo parto verginale, la Fortezza si rivela nel mistero della spada che trafigge la sua anima, il Consiglio riempie di gioia l’animo di Maria nei misteri della Resurrezione e Ascensione del Signore, l’Intelletto le dona l’immensa beatitudine nella gloria celeste ed infine la Sapienza riempirà di pienezza la Vergine quando tutti gli uomini giungeranno all’eterna salvezza.
    Ora Maria continua nel Cielo la sua materna missione che svolse sulla terra in favore degli uomini. Manifestazione concreta di tale sua opera sono i continui prodigi che opera nei santuari a lei dedicati. La sua materna premura dovrebbe spingere gli uomini a confidare in lei e a rivolgerle preghiere di supplica.
    Questo è in sintesi il pensiero di del santo vescovo Amedeo di Losanna, che meritò di essere citato come testimone della fede nell’Assunzione di Maria in occasione della definizione solenne di tale dogma da parte del pontefice Pio XII nel 1950. Amedeo fa inoltre parte di quella che viene definita la “seconda generazione” di autori spirituali cistercensi, con Gilbert de Hoyland, Baudouin de Ford ed Isaac de l’Etoile.
    Morì a Losanna il 27 agosto 1159, all’età di quarantanove anni. Questa data fu a lungo al centro di controversie tra gli storici. Le sue reliquie, conservate nella cattedrale, furono rinvenute nel 1911. Il suo culto è stato confermato ufficialmente dal pontefice Clemente XI nel 1710. La Liturgia delle Ore riporta ancora oggi alcuni suoi brani nell’Ufficio delle Letture.
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  7. #7
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: La Voce dei Padri e dei Dottori II

    "La santa Vergine Maria fu assunta in cielo. Ma il suo nome ammirabile rifulse su tutta la terra anche indipendentemente da questo singolare evento, e la sua gloria immortale si irradiò in ogni luogo prima ancora che fosse esaltata sopra i cieli. Era conveniente, infatti, anche per l'onore del suo Filgio, che la Vergine Madre regnasse dapprima in terra e così alla fine ricevesse la gloria nei cieli. Era giusto che la sua santità e la sua grandezza andassero crescendo quaggiù, passando di virtù in virtù e di splendore in splendore per opera dello Spirito Santo, fino a raggiungere il termine massimo al momento della sua entrata nella dimora superna. Perciò quando era qui con il corpo, pregustava le primizie del regno futuro, ora innalzandosi fino a Dio, ora scendendo verso i fratelli mediante l'amore.Fu onorata dagli angeli e venerata dagli uomini. Le stava accanto Gabriele con gli angeli e le rendeva servizio, con gli apostoli, Giovanni, ben felice che a lui, vergine, fosse stata affidata presso la croce la Vergine Madre. Quelli erano lieti di vedere in lei la Regina, questi la Signora, e sia gli uni che gli altri la circondavano di pio e devoto affetto. Abitava nel sublime palazzo della santità, godeva della massima abbondanza dei favori divini, e sul popolo credente e assetato faceva scendere la pioggia delle grazie, lei che nella ricchezza della grazia aveva superato tutte le creature. Conferiva la salute fisica e la medicina spirituale, aveva il potere di risuscitare dalla morte i corpi e le anime. Chi mai si partì da lei o malato, o triste, o digiuno dei misteri celesti? Chi non ritornò a casa sua lieto e contento dopo d'aver ottenuto dalla Madre del Signore, Maria, quello che voleva?Maria era la sposa ricca di gioielli spirituali, la madre dell'unico Sposo, la fonte di ogni dolcezza, la delizia dei giardini spirituali e la sorgente della acque vive e vivificanti che discendono dal Libano divino, dal monte Sion fino ai popoli stranieri sparsi qua e là. Ella faceva scendere fiumi di pace e grazia. Perciò mentre la Vergine delle vergini veniva assunta in cielo da Dio e dal Filgio suo, re dei re, tra l'esultanza degli angeli, il giubilo degli arcangeli e le acclamazioni festose del cielo, si compì la profezia del salmista che dice al Signore: «Sta la regina alla tua destra in veste tessuta d'oro, in abiti trapunti e ricamati» (Sal 44, 10)"
    (Sant'Amedeo di Losanna, "Omelia VII")
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  8. #8
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: La Voce dei Padri e dei Dottori II

    "Sarete chiamati papisti, clericali, retrogradi, intransigenti. Siatene fieri!"
    (San Pio X)
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  9. #9
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: La Voce dei Padri e dei Dottori II

    "Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l'ho respirato e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace"
    "Ma come invocare il mio Dio, il Dio mio Signore? Invocarlo sarà comunque invitarlo dentro di me; ma esiste dentro di me un luogo, ove il mio Dio possa venire dentro di me, ove possa venire dentro di me Dio, Dio, che creò il cielo e la terra? C'è davvero dentro di me, Signore Dio mio, qualcosa capace di comprenderti? Ti comprendono forse il cielo e la terra, che hai creato e in cui mi hai creato? Oppure, poiché senza di te nulla esisterebbe di quanto esiste, avviene che quanto esiste ti comprende? E poiché anch'io esisto così, a che chiederti di venire dentro di me, mentre io non sarei, se tu non fossi in me? Non sono ancora negli inferi sebbene tu sei anche là, e quando pure sarò disceso all'inferno, tu sei là. Dunque io non sarei, Dio mio, non sarei affatto, se tu non fossi in me; o meglio, non sarei, se non fossi in te, poiché tutto da te, tutto per te, tutto in te. Sì, è così, Signore, è così. Dove dunque ti invoco, se sono in te? Da dove verresti in me? Dove mi ritrarrei, fuori dal cielo e dalla terra, perché di là venga in me il mio Dio, che disse: "Cielo e terra io colmo?"."
    "Signore, abbi pietà di me! Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena in nessun luogo. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te. Tu sollevi chi riempi; io ora, non essendo pieno di te, sono un peso per me; le mie gioie, di cui dovrei piangere, contrastano le afflizioni, di cui dovrei gioire, e non so da quale parte stia la vittoria; le mie afflizioni maligne contrastano le mie gioie oneste, e non so da quale parte stia la vittoria. Ahimè, Signore, abbi pietà di me! Ahimè! Vedi che non nascondo le mie piaghe. Tu sei medico, io sono malato; tu sei misericordioso, io sono misero... A ragione è salda la mia speranza che guarirai tutte le mie debolezze grazie a Chi siede alla tua destra e intercede per noi presso di Te."
    (Confessiones)

    "A te, Chiesa cattolica, vera sposa del vero Cristo, a te io rivolgerò la mia parola secondo le mie capacità, come un figlio tra tanti e come tuo servo…anche i miei pericoli potrebbero giovare a te, da cui ora dipende la mia liberazione."
    (Contra Faustum man. XV, 3)

    "E’ molto ragionevole credere che una prassi conservata da tutta la Chiesa e non istituita dai Concili, ma sempre conservata, non può averla tramandata che l’autorità degli Apostoli."
    (De baptismo contra Donatistas IV, 24.31)

    "Dio, che mi ha cinto perché sia forte, in modo che i traboccanti abissi della cupidigia non ostacolino le mie opere e i miei passi, ha reso immacolata la mia via; ha stabilito la via immacolata della carità per la quale io possa giungere a lui, come immacolata è la via della fede per la quale egli viene a me."
    "O Signore, ormai sono persuaso che Cristo è lo sposo. È un dato di fatto. Che però nessuno mi stacchi dalle membra della tua sposa, né succeda che tu cessi d’essere mio capo per non essere io fra le sue membra."
    "Come i nostri orecchi si volgono all’ascolto delle nostre parole, così l’orecchio di Dio ai nostri pensieri."
    (En. in Ps.)

    "Lavoriamo ora nella Chiesa; verrà giorno in cui erediteremo la Chiesa." (Sermo 45, 5)

    "Ti sia come specchio la sacra Scrittura. Dio, che è retto, non piace a chi è tortuoso. Vuoi che ti piaccia colui che è retto? Sii retto! Giùdicati, non ti risparmiare. Ciò che giustamente in te ti dispiace, castigalo, emendalo, correggilo. Ti sia come specchio la sacra Scrittura. Questo specchio ha un riflesso non menzognero, un riflesso che non adula, che non ha preferenze per alcuno. Se sei bello, lì ti vedrai bello; se sei brutto, lì ti vedrai brutto. Quando però sei brutto e prendi lo specchio e lì ti riscontri essere brutto, non incolpare lo specchio. Torna in te: lo specchio non ti inganna; non essere tu a ingannare te stesso. Giùdicati, rattrìstati della tua bruttezza, di modo che, lasciando lo specchio e allontanandoti rattristato perché sei brutto, una volta corretto puoi ritornare bello. In primo luogo dunque giudica te stesso e giudicati senza adulazione; successivamente giudica con amore anche il prossimo. Puoi infatti giudicare qualcosa solo sulla base di ciò che vedi. Può succedere, ad esempio, che tu veda la colpa di cui tu sei imbrattato; può succedere che lo stesso tuo prossimo ti confessi la sua colpa e manifesti all’amico ciò che teneva nascosto nel cuore. Giudica come vedi. Ciò che non vedi, lascialo al giudizio di Dio. Quando poi giudichi, ama la persona, odia il vizio. Non amare il vizio per l’amore che devi all’uomo; non odiare l’uomo a motivo dei suoi vizi. L’uomo è tuo prossimo, il vizio è un nemico del tuo prossimo."
    "Amerai veramente l’amico solo se e quando odierai ciò che all’amico nuoce."
    (Sermo 49, 5)

    "Colui il quale dà ai naviganti la possibilità di arrivare al porto, abbandonerà forse la propria Chiesa senza condurla alla tranquillità?"(Sermo 75, 3.4)

    "Una cosa sola raccomando alla vostra attenzione, che teniate in tutti i modi il vostro animo e il vostro ascolto lontano da chi non sia cattolico, perché possiate conseguire la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna nell’una, vera e santa Chiesa cattolica, nella quale si conosce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, unico Dio, a cui è onore e gloria nei secoli dei secoli."
    (Sermo 215, 9)

    "Perché adoriamo un Cristo crocifisso? Coloro, poi, che ci insultano perché adoriamo un Signore crocifisso, quanto più si ritengono sapienti tanto più irrimediabilmente e disperatamente sono insipienti. Né capiscono affatto quel che noi crediamo o diciamo.
    Poiché non affermiamo che in Cristo è morto ciò che era Dio, bensì quel che era uomo. Infatti se un uomo qualsiasi muore, ciò in cui è essenzialmente uomo, ovvero quel che lo distingue dalla bestia, il fatto d’avere l’intelligenza, il fatto di discernere l’umano e il divino, il temporale e l’eterno, il vero e il falso, cioè la sua anima razionale, questa non patisce la morte con il proprio corpo, ma alla sua morte lo abbandona da viva e, nondimeno, si dice: è morto un uomo.
    Così pure, quando è morto Cristo, non è morta la sua divinità presente nell’uomo Gesù. Gloriamoci dunque anche noi nella croce del Signore nostro Gesù Cristo."
    (Sermo 218/C,3-4)

    (Sant'Agostino d'Ippona)
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

  10. #10
    Piccolo insipiente
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Vivo a Perugia (Augusta Perusia Colonia Vibia) con la mia famiglia
    Messaggi
    9,978
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: La Voce dei Padri e dei Dottori II

    "Glorioso San Giuseppe, modello di tutti i lavoratori, ottenetemi la grazia di lavorare con spirito di penitenza per l'espiazione dei miei numerosi peccati; di lavorare con coscienza, mettendo il culto del dovere al di sopra delle mie inclinazioni; di lavorare con riconoscenza e gioia, considerando come un onore di impiegare e far fruttare, mediante il lavoro, i doni ricevuti da Dio; di lavorare con ordine, pace, moderazione e pazienza, senza mai retrocedere davanti alla stanchezza e alle difficoltà ; di lavorare specialmente con purezza di intezione e distacco da me stesso, avendo sempre davanti agli occhi la morte e il conto che dovrò rendere del tempo perso, dei talenti inutilizzati, del bene omesso, del vano compiacimento nel successo, così funesto all'opera di Dio. Tutto per Gesù, tutto per Maria, tutto a vostra imitazione, o patriarca Giuseppe! Questo sarà il mio motto per tutta la vita e al momento della morte. Così sia."
    (preghiera a San giuseppe composta da San Pio X)
    Sto combattendo la Buona Battaglia, sto proseguendo la Corsa, sto tentando di conservare la Fede

    Sono un clandestino nel Regno dei Cieli

 

 
Pagina 1 di 145 121151101 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Padri, Padri Separati, Divorzi... Etc..
    Di ladig nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 14-05-13, 21:52
  2. Padri, Padri Separati, Divorzi...
    Di ladig nel forum Destra Radicale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 06-05-13, 22:00
  3. Padri, Padri Separati, Divorzi...
    Di ladig nel forum MoVimento 5 Stelle
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 05-05-13, 22:36
  4. La Voce dei Padri e dei Dottori
    Di robdealb91 nel forum Cattolici
    Risposte: 224
    Ultimo Messaggio: 27-08-10, 00:38

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito