Sul fatto che gli immigrati siano dei poveri diavoli non ci sono dubbi. Costretti a vivere in povertà a casa loro, li attende nel migliori dei casi un lavoro mal retribuito qui da noi, la morte nel mediterraneo o il reintegro forzato nelle prigioni libiche in cui le condizioni sono disumane. Detto ciò non è sbagliato dire che non possiamo accoglierli tutti, né che l'immigrazione va regolata.

Gli argomenti di Salvini non sono solo giusti in parte (anche se comunicati in maniera assurdamente crudele), ma soprattutto sono percepiti come sacrosanti. Alla luce di questa considerazioni, non ha senso indossare magliette per dimostrare dissenso perché si finisce per passare non per favorevoli alla protezione dei diritti umani, ma come dei folli filantropi che si preoccupano più degli africani che degli italiani. Il dialogo ora è in questi termini e scendere alla dialettica della maglietta (che è la stessa della felpa) serve solo a rafforzare il sentimento di odio e divisione su un tema caldo. Rispondere alle felpe con le magliette serve solo a impoverire il dialogo, rendere più velenoso il clima, incendiare fiamme già ben alimentate...

Alle ondate di odio bisogna imparare a rispondere con intelligenza e prospettiva. La forza dell'emotività sarà sempre al servizio di Salvini, perché lui usa concetti che meglio si accordano con gli istinti piuttosto che con la razionalità. Non bisogna rincorrerlo, tanto arriverà prima sulla sua corsa: è già partito, il percorso lo ha tracciato lui e il traguardo è solo alla sua portata.