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  1. #1
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”

    “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”. Il corto circuito del mainstream è completo



    DI FEDERICO PIERACCINI

    strategic-culture.org


    Talvolta, la realtà è più strana della fantasia. Quello che segue è talmente sbalorditivo che, per dargli credibilità, è necessario citare le fonti e riportare le frasi esattamente così come sono.


    Un tipico esempio è questo titolo: “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”. Il Times, evidentemente, non teme una escalation militare in Ucraina, uno scontro armato in Siria, un finto avvelenamento in Inghilterra o una nuova Guerra Fredda. Il Times non ha paura dell’apocalisse nucleare, della fine dell’umanità, delle sofferenze di centinaia di milioni di persone. No, uno dei più autorevoli e rispettati quotidiani del mondo si preoccupa di una prospettiva di pace! Il Times teme che i capi di stato delle due superpotenze nucleari riescano a parlare fra di loro. Il Times ha paura che Putin e Trump siano in grado di raggiungere una qualche forma di accordo che possa allontanare il pericolo di una catastrofe globale. Questi sono i tempi in cui viviamo. E questi sono i media con cui abbiamo a che fare. Il problema del Times è che influenza l’opinione pubblica nel peggior modo possibile, confondendo, ingannando e disorientando i suoi lettori. Non è un caso che il mondo in cui viviamo sia sempre più scollegato dalla logica e dalla razionalità.


    Anche se da questo meeting non scaturirà nessun passo in avanti significativo, la cosa più importante che si sarà ottenuta sarà il dialogo fra i due leaders e l’apertura di canali per futuri negoziati fra le due parti.


    Nell’articolo del Times si da per scontato che Trump e Putin vogliano raggiungere un accordo riguardante l’Europa. L’insinuazione (dell’articolista) è che Putin stia manipolando Trump allo scopo di destabilizzare l’Europa. Per anni siamo stati inondati con menzogne del genere dai media, megafono degli editori e dei loro azionisti, tutti appartenenti al conglomerato del Deep State. I fatti hanno però dimostrato che Putin ha sempre voluto un’Europa forte ed unita, un’Europa che fosse integrabile nel sogno euroasiatico. Putin e Xi Jinping preferirebbero vedere un’Unione Europea più resistente alle pressioni americane e in grado di esprimere una maggiore indipendenza. La combinazione delle migrazioni di massa e delle sanzioni contro Russia ed Iran, che hanno finito con il danneggiare gli Europei, apre la strada a partiti alternativi, non necessariamente desiderosi di ottemperare agli ordini di marcia di Washington.


    L’obbiettivo di Trump per questo meeting sarà quello di convincere Putin a fare ulteriori pressioni sull’Europa e sull’Iran, magari in cambio del riconoscimento della Crimea e della fine delle sanzioni. Per Putin e per la Russia questo è un problema strategico. Anche se le sanzioni sono un inconveniente, le priorità principali di Mosca sono sempre l’alleanza con l’Iran, la necessità di intensificare i rapporti con i paesi europei e la sconfitta del terrorismo in Siria. Forse solo una revisione del trattato ABM e il ritiro di queste armi dall’Europa sarebbe un’offerta che potrebbe interessare Putin. In ogni caso, la realtà ci insegna che il trattato ABM è un pilastro del complesso militare-industriale di Washington e che sono proprio le nazioni dell’Est Europeo a volere questi sistemi offensivi e difensivi nelle loro nazioni, come deterrente nei confronti della Russia.


    Sono vittime della loro stessa propaganda, o ci sono milioni di dollari che arrivano nelle tasche di qualcuno? Sia come sia, in realtà, questo non ha importanza. Il punto cruciale per Mosca sarà il ritiro dei sistemi ABM Aegis Ashore, anche quelli imbarcati sulle navi da guerra. Ma questo è qualcosa che Trump non sarà in grado di negoziare con i propri capi militari. Per il complesso militare-industriale, il sistema AMB, grazie a manutenzione, migliorie e commissioni dirette ed indirette, è una miniera d’oro, che in tanti vorrebbero continuare sfruttare.


    Dal punto di vista del Cremlino, la rimozione delle sanzioni rimane la condizione indispensabile per la ripresa di normali relazioni con l’Occidente.



    Ma questo è difficile da ottenere, dato che Mosca ha poco da offrire come contropartita a Washington. Gli strateghi del Pentagono chiedono il ritiro dalla Siria, la fine del sostegno al Donbass e la cessazione dei rapporti con l’Iran. Ci sono semplicemente troppe divergenze per arrivare ad un punto in comune. Inoltre, le sanzioni europee contro la Russia vanno a beneficio di Washington, ma, contemporaneamente, danneggiano la stessa Europa e perciò indeboliscono uno dei maggiori concorrenti commerciali degli Stati Uniti. Il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo per il Nucleare Iraniano – Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) – può essere visto nella stessa luce: impedire agli alleati degli Stati Uniti di commerciare con l’Iran.

    Putin terrà fede ai suoi accordi con la Siria e con i suoi alleati, riluttante a mancare di parola, anche di fronte ad un riconoscimento della Crimea. D’altro canto, come già menzionato, la sua priorità rimane la rimozione degli ABM e, mentre la Crimea è già sotto il controllo della Federazione Russa, la Siria continua ad essere un territorio instabile, che rischia di trasferire il terrorismo islamico al ventre molle della Russia, nel Caucaso. Per Mosca, l’intervento in Siria è sempre stato una questione di sicurezza nazionale, e continuerà ad essere così, anche di fronte alle irrealistiche offerte di Trump.


    Bisogna tenere a mente che Putin lavora con una strategia di medio-lungo termine in Medio Oriente, dove Iran, Siria e l’intero arco sciita servono a controbilanciare l’aggressività e l’egemonia dei Sauditi e degli Israeliani. Questa strana alleanza si è dimostrata l’unico modo per scongiurare una guerra e ridurre le tensioni nella regione, e questo perchè le folli azioni di Netanyahu o di Mohammad bin Salman vengono controbilanciate dall’agguerrito esercito iraniano. Prevenire un confronto fra Iraniani e Sauditi/Israeliani significa anche non far apparire Teheran troppo debole o troppo isolata. Considerazioni del genere sembrano essere oltre la portata degli strateghi di Washington, non parliamo poi di quelli di Tel Aviv o di Riyadh.


    Anche se sarà difficile che possa scaturire un risultato positivo dall’incontro fra Trump e Putin, è importante, in primo luogo, che ci sia un meeting, contrariamente all’opinione del Times. I media e il conglomerato di potere che ruota intorno al Deep State americano temono sopratutto la diplomazia. La stessa narrativa che aveva preceduto e seguito l’incontro fra Trump e Kim Jon-un viene ora riproposta, pari pari, alla vigilia del meeting fra Trump e Putin.


    Washington basa il suo potere sulla forza, sia economica che militare. Ma questa forza è determinata, a sua volta, dall’atteggiamento assunto e dall’immagine proiettata. Gli Stati Uniti e il loro Deep State considerano le trattative con gli avversari sbagliate e controproducenti. Per loro, dialogo è sinonimo di debolezza, e ogni concessione è vista come una resa. Questo è il risultato di 70 anni di eccezionalismo americano e 30 anni di unipolarismo hanno dato agli Stati Uniti la capacità di decidere unilateralmente il destino degli altri.


    Oggi, in un mondo multipolare, le dinamiche sono differenti, e perciò più complesse. Non si può sempre utilizzare una mentalità da somma zero, come fa il Times. Il resto del mondo capisce che un dialogo fra Putin e Trump è qualcosa di positivo, ma non dobbiamo dimenticare che, come è successo in Corea, se la diplomazia non porta ad un progresso significativo, allora i falchi che circondano Trump torneranno di nuovo alla carica. I compiti che spettano a Rouhani, Putin e Kim Jon-un sono complessi e abbastanza differenti l’uno dall’altro, ma hanno in comune la convinzione che il dialogo sia l’unico modo per evitare una guerra catastrofica. Ma, apparentemente, la pace non è il miglior risultato possibile per tutti.


    Federico Pieraccini

    Fonte: www.strategic-culture.org

    Link: https://www.strategic-culture.org/ne...wants-war.html

    13.07.2018

    Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...o/16990_24727/
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  2. #2
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    Predefinito Re: “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”

    Trump, tante chiacchiere e un'unica certezza: le sanzioni all'Iran


    di Alberto Negri*


    L’unica certezza che viene dagli Usa sono le sanzioni all’Iran dopo il ritiro dell’accordo sul nucleare del 2015: una lettera alle cancellerie europee del segretario di Stato Mike Pompeo e di quello al Tesoro Steven Mnuchin ribadisce che non ci sarà nessuna esenzione per le società in affari con Teheran. Il primo blocco di sanzioni comincia il 6 agosto, il secondo a novembre: l’Unione vorrebbe attivare le procedure di blocco per aggirare le sanzioni ma con quelle finanziarie le banche che sono in affari con l’Iran finiranno in lista nera.





    Dopo avere cercato di far saltare la Nato, insultato l’Unione europea e preso in giro la premier britannica May, Trump incontra Putin con questo viatico: non rispettare gli accordi internazionali, in primo luogo quello con l’Iran e strangolare economicamente la repubblica islamica (che si rivolgerà all’Asia), cosa che fa ovviamente piacere sia a Israele che all’Arabia saudita. L'Europa rischia di perdere oltre 10 miliardi di euro export l'anno, l'Italia 1,7 e anche 27 miliardi di commesse.


    *Post Facebook del 16 luglio 2018
    Notizia del: 16/07/2018

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...iran/82_24725/
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  3. #3
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    Predefinito Re: “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”

    Trump? Oggi è bianco, domani nero, dopodomani verde, non credo a niente ormai.
    TIOCFAIDH ÁR LÁ
    ╾━╤デ╦︻

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  4. #4
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    Predefinito Re: “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”

    E infatti...

    Trump-Putin: molla l’Iran e sarai il nostro migliore amico

    di Alberto Negri*

    Abbiamo capito l’antifona: la prossima guerra sarà all’Iran, prima economica con le sanzioni Usa, poi, se necessario, guerreggiata.

    Questo è il risultato del vertice Trump-Putin. Putin ha afferrato il messaggio: per essere amico di Trump e dell’America devi essere amico di Israele e nemico (se puoi) dell’Iran. Sul resto ci si mette d’accordo: chiacchiere amene

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...mico/82_24742/
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  5. #5
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    Predefinito Re: “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”

    La pace è imminente!
    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

  6. #6
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”

    Trump contraddice il mainstream sulla Russia: non interferisce nella politica USA

    Non c'è mai stato nessun presidente così forte come lo sono stato io con la Russia», ha spiegato il presidente USA


    Dopo il vertice di Helsinki tra Trump e Putin e le dichiarazioni poi ritrattate del presidente statunitense impazza la polemica in quel di Washington. Trump però tira dritto e rilancia: nessun suo predecessore è stato duro con Mosca quanto lui.



    Rivolgendosi ai giornalisti in seguito a una riunione di gabinetto, Trump ha scosso la testa e ha detto «no» quando gli è stato chiesto da un giornalista se la Russia stava ancora prendendo di mira gli Stati Uniti. «Non c'è mai stato nessun presidente così forte come lo sono stato io con la Russia», ha detto aggiungendo che Putin «lo sa meglio dei media».

    Ancora una volta Trump si trova in disaccordo con le agenzie di intelligence statunitensi sulle presunte interferenze di Mosca. Il tycoon newyorchese ha inoltre elogiato il suo recente viaggio in Europa, dove ha lanciato bordate a tutti gli alleati senza esclusione di colpi sulla questione delle spese per il corretto funzionamento della NATO, affermando che avrebbe creato «maggiore pace e sicurezza per il mondo intero», dunque un «enorme successo».

    https://www.lantidiplomatico.it/dett..._usa/82_24769/
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  7. #7
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    Predefinito Re: “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”

    La reazione dei politici USA all'incontro di Helsinki è stata assolutamente nauseabonda.
    Hitler or Hell.

  8. #8
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”

    I rischi della guerra commerciale di Trump con la Cina


    Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si vanta spesso delle sue capacità imprenditoriali visionarie, e i suoi sostenitori acclamano l’ex magnate dell’immobiliare per la sua intelligenza raffinata. Critici e detrattori, d’altra parte, puntano la sua impulsività, la sua spericolatezza e la sua mancanza di attenzione.

    Quest’ultima caratteristica del 45 ° presidente sembra più che ampiamente comprovata quando, questa settimana, ha lanciato una guerra commerciale con la Cina e spaventato i mercati petroliferi globali per il suo bellicoso scontro con l’Iran.

    Viste le dirette ripercussioni delle azioni di Trump per gli Stati Uniti e, più in generale, per l’economia internazionale, ci si chiede come lui possa essere considerato un guru dell’economia.

    Per quanto riguarda la Cina, l’amministrazione Trump ha messo in pratica le sue minacce di alzare le tasse di 34 miliardi sulle esportazioni cinesi. Trump minaccia di alzare le tariffe su tutti i beni cinesi importati negli Stati Uniti – qualcosa che vale 450 miliardi di dollari l’anno. Pechino condanna il “primo sparo” della “più grande guerra economica della storia economica” e risponde con delle tariffe sui beni americani.

    Gli avvertimenti di Pechino che “nessuno vince in una guerra commerciale” si sono fatti sentire sui mercati finanziari, timorosi che un’escalation di tensioni tra le due più grandi economie del mondo possa portare conseguenze in tutto il mondo. Anche negli USA, il pugno duro di Trump con la Cina ha avuto rapide ripercussioni. Le industrie associate agli elettori di Trump si stanno preoccupando dell’impatto delle contromisure cinesi. Il New York Times ha scritto: “I produttori siderurgici americani, le compagnie energetiche e i produttori di automobili sono preoccupati. Alcune imprese stanno tagliando personale, rimandando gli investimenti e riducendo i costi”.

    Se l’amministrazione Trump va fino in fondo con la sua guerra commerciale con la Cina, allora è altamente probabile che l’economia americana, così come il resto del mondo, cada in recessione.

    Non che questa conseguenza fosse oscura. È piuttosto ovvia, in un’economia globale così strettamente intrecciata, e specialmente tra le due più grandi economie nazionali. Già, l’economia americana è stata colpita, eppure Trump, il presunto guru del business, cavalca ciecamente verso l’abisso.

    L’altro campanello d’allarme della scarsa visione di Trump è il suo show con l’Iran. La richiesta che tutte le nazioni cancellino le esportazioni di petrolio dall’Iran sta spingendo in alto i prezzi. Il maggiore prezzo del petrolio, di nuovo, colpirà l’economia internazionale e la crescita statunitense in particolare. Le cose possono solo peggiorare se Trump insiste nel cercare di isolare l’Iran, il quarto maggiore produttore petrolifero mondiale.

    Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha detto, questa settimana, che il suo paese è pronto a bloccare l’oleodotto del golfo persico, se il piano americano di porre un embargo sul petrolio iraniano continuerà. Rouhani si riferisce allo Stretto di Hormuz, la sottile linea d’acqua che connette il golfo persico a golfo dell’Oman e rifornisce il resto del mondo. Circa un terzo di tutto il petrolio mondiale passa ogni giorno da Hormuz. Milioni di barili dall’Arabia Saudita, Kuwait, Iraq ed Emirati Arabi Uniti passano da questa lingua di acqua non più larga di venti miglia. In un chiaro avvertimento verso gli Stati Uniti, Rouhani ha detto che a Hormuz passa “tutto il petrolio, oppure niente”, intendendo che l’Iran non starà seduto a osservare Trump tagliare le esportazioni a zero.

    Si può discutere se l’Iran ha il diritto di chiudere lo stretto di Hormuz. Anche le navi petroliere del suo vicino Oman passano di lì. Ma queste considerazioni legali sono probabilmente irrilevanti. Gli Stati Uniti vedranno qualunque ostilità dell’Iran come una minaccia ai propri interessi vitali, e dunque come un atto di guerra. L’Iran potrebbe tranquillamente ribattere che gli USA hanno già dichiarato guerra tagliandogli la sua linfa economica.

    La marina statunitense ha detto che si assicurerà che lo stretto di Hormuz resti aperto a qualunque costo. Significa inevitabilmente guerra. Nessuno dubita che gli alleati degli Stati Uniti, come l’Arabia Saudita, gli Emirati e Israele saranno più che felici di unirsi in un attacco contro l’Iran.

    In un evento così estremo, l’economia mondiale affronterà un blackout. I prezzi del petrolio saliranno alle stelle, e l’economia internazionale crollerà a un punto morto. Gli USA la sua ben nota dipendenza dal petrolio a basso prezzo hanno molto da perdere.

    Dire che Donald Trump somiglia ad un “enigma” è forse un aggettivo troppo elaborato per descrivere i suoi modi di fare. In effetti, a volte è difficile capire perché dica e faccia certe cose. (Si spera che, quando Trump incontrerà il russo Vladimir Putin a Helsinki la prossima settimana, i due leader possano trovare una sorta di comprensione).

    Ma una cosa sembra fin troppo evidente dall’infelice impatto di Trump sull’economia globale – non è un guru visionario. Il suo modo di fare è quello di un toro in un negozio di porcellana. Bendato.

    (da MintPress – traduzione di Federico Bezzi)

    I rischi della guerra commerciale di Trump con la Cina | Oltrelalinea
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  9. #9
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    Predefinito Re: “Cresce la paura per un possibile accordo di pace fra Trump e Putin”

    Per Repubblica il pallone donato da Putin a Trump è un "problema di sicurezza"



    La notizia (Il pallone regalato da Putin a Trump potrebbe avere un microchip LE FOTO - Russia 2018 - ANSA.it) è di quelle che fa tremare i polsi: “Il pallone regalato da Putin a Trump potrebbe avere un microchip. Un pallone-spia alla Casa Bianca? E' polemica negli Usa sul regalo che Vladimir Putin ha fatto a Donald Trump durante la conferenza stampa congiunta di Helsinki: il pallone ufficiale dei Mondiali di Russia, quello di ultima generazione, all'interno potrebbe contenere un chip in grado di dialogare e trasmettere informazioni ai telefonini, tablet o personal computer nelle vicinanze.” Appunto, “potrebbe”. Potrebbe contenere qualsiasi cosa: un anello di fidanzamento, Novichock (https://www.lantidiplomatico.it/dett...ua/6119_24599/), il famigerato Nooskop (Ma - in nome di Dio ? cosa sta succedendo al Corriere della Sera? - Pecorarossa un diabolico marchingegno che, come ci informa il Corriere della Sera, sarebbe utilizzato dal Cremlino per “indirizzare le coscienze”)...

    Ma come nasce questa “notizia” (già smentita dai servizi di sicurezza della Casa Bianca)?

    Effettivamente il pallone Aidas Telstar 18 è dotato di un
    adidas.it/b/calcio/telstar_18/faq.html">microchip capace di dialogare, con tecnologia contactless, anche con telefoni cellulari; il suo impiego nei Mondiali di Calcio avrebbe dovuto decretare il trionfo commerciale di questo gadget che, pare, invece, non ci sia stato (il prezzo del pallone è crollato da 165 a 83 dollari). Niente di meglio, quindi, che risollevarne le sorti, con una marchetta pubblicitaria veicolata dalla imperante, paranoica, russofobia.

    A veicolarla a livello planetario l’agenzia Bloomberg; per l’Italia provvede l’ANSA e – ça va sans dire - Repubblica la quale paventa la possibilità che “Trump, collocando il pallone in un
    ambiente in cui si prendono decisioni cruciali, possa informare di queste i russi”.

    Ma Trump le decisioni cruciali ora le prende negli spogliatoi di un campo da calcio?

    Sarà meglio per lui che il microchip se lo faccia mandare da Putin dentro una penna stilografica.


    Francesco Santoianni
    Notizia del: 26/07/2018

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...za/6119_24860/
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