Facebook censura le pubblicità a favore del referendum sulla legalizzazione della cannabis in California. Incredibilmente, il gigante del social networking ha deciso che le foglie di cannabis non possono apparire sugli Ads (gli 'spot' online), di fatto censurando i fautori della legalizzazione.

Facebook è ovviamente libera di censurare ciò che vuole. Ma questa vicenda mostra non solo una decisione stupida -un po' come se durante il proibizionismo sull'alcool fosse stato vietato di pubblicare immagini che rappresentano grappoli d'uva- ma anche la potenziale pericolosità che deriva dalle posizioni dominanti.

È indubbio che Facebook sia un soggetto privato e abbia la libertà di non pubblicare immagini e opinioni. Ma visto il suo quasi monopolio in un servizio sempre più diffuso, ormai indispensabile mezzo di comunicazione, la decisione di intervenire così pesantemente su un dibattito politico ha conseguenze significative sulla sfera pubblica e sui meccanismi della democrazia.

Di recente Facebook aveva già assunto posizioni discutibili sulla privacy dei propri utenti arrivando addirittura a coniare il motto “la privacy è morta”. Le aziende pubblicitarie erano state così in grado di ottenere informazioni personali riguardanti gli utenti. La valanga di proteste aveva costretto Facebook a fare marcia indietro.

Anche in questo caso, Facebook farà bene a fare marcia indietro, e subito.

Gli utenti di Facebook si facciano sentire scrivendo allo staff di Facebook.

Inoltre, vista l'arroganza del principale social network mondiale, non sarebbe male per gli utenti di Facebook valutare l'opportunità di diventare ex, utilizzando altre piattaforme.
Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc

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