Lettera a una donna che si sente brutta e indegna di essere amata
di Francesco Lamendola



Queste righe sono per te, cara amica che non ti piaci, che detesti il tuo corpo o alcune parti del tuo corpo; e che, di conseguenza, non ti accetti nemmeno come persona, ti senti a disagio con te stessa, non ti piaci e non ti perdoni anche sul piano spirituale.
Non ti piaci, inoltre, perché sei malata; perché sei troppo magra; perché sei sciupata; perché ti si leggono in viso tutte le delusioni provate e tutte le amarezze per le quali sei passata: ti si leggono così bene, come se tu le portassi scritte in fronte.
Abitare un corpo che non riconosciamo come nostro, che detestiamo e che disprezziamo, porta necessariamente al rifiuto e al disprezzo di noi stessi in quanto esseri umani e crea una barriera invisibile, ma insormontabile, fra noi e tutto il resto del mondo.
È una situazione difficile, angosciosa.
Gli altri non sanno e, se sapessero, non capirebbero; per loro, si tratta solo di sciocchezze di nessun conto. Ma loro non possono capire, perché stanno bene e, soprattutto, vivono bene con se stessi: o perché si piacciono, oppure perché si accettano. In ogni caso, non vivono come se fossero scissi in due metà: una che si piace o che vorrebbe, almeno, provare a piacersi; l’altra che si detesta ed è perennemente arrabbiata con se stessa.
Invece non sono sciocchezze, dal momento ciascuno vorrebbe essere soddisfatto di se stesso, del proprio aspetto, del proprio corpo; a ciascuno piacerebbe sentirsi a casa nella propria dimensione fisica, proprio per potersi sentire bene in mezzo agli altri. E, per una donna, ciò è doppiamente importante: un uomo può compensare la bruttezza con le doti dell’intelligenza, della sensibilità, per non parlare dei beni di fortuna; ma gli esami, per una donna sono assai più severi. Specialmente se ha passato i quaranta già da un pezzo.
Ma è proprio vero che sei brutta, cara amica? Oppure sei tu che ti vedi brutta?
In un certo senso, quasi tutte le donne si vedono brutte, o non abbastanza belle, perché sono solite confrontarsi con dei modelli ideali irraggiungibili; se poi sono sole e non amate, allora si vedono bruttissime.
Eppure, basta che l’ala di un sentimento nuovo le sfiori, e subito il loro viso diventa più espressivo, la luce dello sguardo si accende come per magia, i gesti si fanno più dolci. Quando una donna ama e si sente amata, s’illumina qualcosa di speciale in lei; diventa bella.
Diciamo meglio: diventa interessante, da insignificante che era prima; diventa gradevole da vedere, da frequentare, mentre prima era sgradevole, perché amara.
D’altra parte, perché quell’ala benefica possa sfiorarla, è necessario ch’ella impari prima a volersi un po’ di bene.
Infatti, chi mai potrebbe sentirsi attratto da un essere umano il quale, lui per primo, si ritenga indegno di amore da parte di se stesso?
Quindi, la vera domanda che dovresti farti, cara amica, è proprio questa: che cosa hai fatto per volerti così poco bene, per fare tanta fatica ad accettarti?
Si direbbe che tu stia nel tuo corpo come un condannato a morte nella sua cella, il giorno prima dell’esecuzione. Non solo non sei a tuo agio; sei proprio in guerra con il tuo aspetto, convinta più che mai che gli altri non POSSONO trovarti carina o interessante.
Certo, ve ne sono di quelli, uomini specialmente, che badano solo ai canoni estetici delle Veline oggi imperversanti: se non una donna non è alta e snella, se non possiede un seno prorompente e delle labbra altrettanto vistose (non importa se autentici o meno), allora storcono il naso e fanno gli schizzinosi.
Ma tu, per favore, rifletti: è a quel genere di uomini che vorresti piacere? È da loro che vorresti essere considerata interessante e giudicata carina? Perché se è così, guarda che nemmeno se tu fossi Miss Universo saresti esente da critiche; e tu stessa non ti troveresti mai perfetta: mai abbastanza magra, mai abbastanza esplosiva, mai abbastanza languida.
Guarda che uomini così non valgono niente: la loro ammirazione non significa nulla. Sempre ne vedranno passare una più giovane, più sensuale, più prorompente; sempre dovresti sopportare gli esami, ad ogni istante; e, prima o poi, ti troverebbero impari al confronto con qualcun’altra. E volgerebbero altrove le loro attenzioni.
Perciò, sgombrato il terreno da questi individui microcefali e banali, restano le persone di sostanza: quelle che non giudicano secondo le apparenze, che sanno vedere un po’ oltre la punta del proprio naso. E ce ne sono.
È vero: viviamo in una società superficiale e consumista, che tende ad usare le persone per poi gettarle vie, non appena non servono più. Ma non tutti sono così; in fondo, anche se godono del sostegno dell’apparato mediatico e riescono a fare un gran baccano, questo tipo di individui sono, probabilmente, una minoranza.
Il punto è un altro: e cioè che bisogna decidere in virtù di quali caratteristiche si vorrebbe piacere a se stessi e, al tempo stesso, agli altri. Non si può piacere a se stessi, indipendentemente dall’idea che si ha di ciò che è bello e amabile; e non si può piacere a tutti, a meno di rinunciare completamente alla propria personalità.
Una persona autentica e di carattere non piace mai a tutti; piace ad alcuni: ma costoro farebbero qualunque cosa per essere apprezzati da lei.
È preferibile essere desiderati e ricercati da molti individui, ma di scarso o nullo valore; o da pochi, però sapendo che si tratta di persone profonde, sulle quali si può sempre contare nelle diverse circostanze della vita?
Vi sono numerose donne, nel mondo dello spettacolo, che adoperano il proprio corpo con la disinvoltura delle prostitute da strada; ma poi si lamentano che nessun uomo riesca ad apprezzare le loro doti interiori, la loro intelligenza e così via. Se lo pensano davvero, devono essere molto stupide o molto ipocrite.
Perciò, cara amica, tieni presente questo fatto: qualità e quantità non vanno mai d’accordo. È relativamente facile attirare l’attenzione dei molti e accendere in essi un desiderio prepotente, ma superficiale e incostante; ma è un’arte riservata a pochi, quella di rendersi interessanti agli occhi dei migliori.
La persona di valore non s’inorgoglisce perché sono in molti a ricercarla e ammirarla; sa che questo accade quando ci si svende e si rinuncia alla propria dignità, alla propria fierezza. La persona di valore non teme la solitudine, perché sa che solo chi è capace di vivere solo, prima o poi troverà qualcuno che condivida gli stessi valori e una analoga sensibilità.
In fondo, tutto dipende da quanto ci vogliamo bene e da quanto rispetto abbiamo per noi stessi: non a parole, ma con i fatti.
Avere rispetto per se stessi vuol dire custodire gelosamente ciò in cui si crede e non esser disposti a svenderlo in cambio dell’approvazione altrui.
Molte donne si sono troppo abituate a vedere se stesse in funzione dello sguardo altrui. Credono di esercitare un potere, solo perché leggono il desiderio negli occhi degli uomini; ma in realtà sono schiave della peggiore di tutte le tirannie: l’obbligo di dover piacere sempre a tutti ed a qualsiasi costo.
Cara amica, ricordati che il corpo è solo il rivestimento temporaneo della nostra essenza spirituale, destinato comunque a invecchiare, ammalarsi e spegnersi.
Puntare solo e unicamente sulla bellezza del corpo, anzi, sul quel particolare genere di lusinga del corpo che è la seduttività, significa invischiarsi in una strategia suicida, in una battaglia perduta in partenza.
Vorresti forse ridurti come quelle vecchie glorie del cinema o dello spettacolo le quali non accettano la sentenza del tempo e si rendono patetiche, accumulando innumerevoli interventi di chirurgia estetica per cancellare le rughe e puntellare la carne cadente?
Se non puoi accettare adesso la tua statura, il colore dei tuoi occhi, le forme del tuo corpo, che cosa succederà quando dovrai accettare, volente o nolente, il moltiplicarsi delle smagliature, il calo della vista, i denti che si guastano, il passo che si fa incerto?
Ma se tu avrai imparato a piacerti per quella che sei, la vecchiaia non ti farà paura: la vivrai come una stagione naturale della vita, che tocca il tuo corpo ma non diminuisce per nulla le tue qualità interiori e la tua stessa gioia di vivere.
Rassicurati: se avrai imparato a rispettarti, a stimarti, ad accettarti, troverai sempre qualcuno che ti vede bella; ma se avrai puntato tutte le tue carte sulla bellezza vistosa e provocante della giovinezza, attirerai solo le persone superficiali e verrà inesorabile il momento in cui dovrai affrontare la sconfitta umiliante dell’età che avanza e che non fa sconti a nessuno.
Una certa luce interiore traspare sempre da un’anima bella; ma da un’anima vuota non emana alcuna luce ed il corpo che la riveste sarà sempre opaco, per quanto possa fare ricorso alla palestra per tonificarsi, all’abbronzatura per aumentare la sua sensualità o ai gioielli e ai vestiti di lusso per impreziosirsi.
Tu, però, vali più degli abiti che indossi, vali più di tutti gli artifici con i quali molte donne si sforzano di fare colpo sugli altri.
Quello che in te ha valore, non ha prezzo economico e non si può prendere o togliere come si fa con un abito dall’armadio.
E tuttavia, ti vedi brutta; e sia.
Ma che cos’è la bellezza? È una luce che irradia dal di dentro, non un ritrovato che si acquisisce dal di fuori.
Se in te c’è una luce, un riflesso di questa si poserà sui tuoi capelli, sui tuoi occhi, sul tuo viso e li vestirà di bellezza. Una bellezza discreta, da intenditori e non da palati grossi: allora troverai l’intenditore che la sappia vedere ed apprezzare.
Davvero preferiresti fare colpo sulle persone dal palato grosso? Se lo pensi realmente, vuol dire che non ti stimi abbastanza, che sei disposta a svenderti. E ciò perché non hai imparato a volerti abbastanza bene.
Chi si vuole bene, con semplicità e senza narcisismo, è consapevole di avere dei difetti, tanto fisici che spirituali; ma ciò non lo abbassa nella stima di se stesso, non lo rende incline a darsi via al primo offerente di passaggio.
Chi si vuole bene, sa stare da solo e sa avere pazienza.
Sa che non esistono scorciatoie, nella vita; o meglio, sa che tutte le scorciatoie nascondono una trappola in cui si finisce per cadere, per quanto furbi si creda di essere.
Sa che per raggiungere qualcosa che vale, bisogna fare molta strada e sbucciarsi un po’ le piante dei piedi; nulla si raggiunge, standosene comodamente sdraiati sui cuscini.
Sa, infine, che c’è un tempo per ogni cosa.
Perché vuoi buttarti via?
Tu sei preziosa ed unica, come lo è ogni singolo essere umano; non sei merce all’ingrosso. Nessuno di noi lo è, anche se troppo spesso lo dimentichiamo.
Ti vedi ancora brutta?
Prova a sorridere alla vita.
Non c’è donna che, sorridendo, non diventi un po’ bella.
È come se un raggio di sole si posasse su di lei, avvolgendola nella sua carezza.
Guarda che il sole è lì per illuminare tutti; anche i cigni che si credono dei brutti anatroccoli.
E adesso, buona fortuna.



Lettera a una donna che si sente brutta e indegna di essere amata, Francesco Lamendola